Marjane Satrapi: Persepolis 2 – Storia di un ritorno

In questa seconda parte del noto fumetto che ci svela la vita di una ragazza e di tutto un popolo costretti a viver sottomessi a un regime assolutista, la nostra protagonista parte per l’Austria in cerca di una formazione più libera. Qui si trova a sperimentare alterne vicende riguardanti sopratutto la dura vita degli immigrati. A un certo punto, tra crisi esistenziali varie, decide per nostalgia parentale, di tornare in patria. La quale in breve tempo però trova nuovamente insopportabile. Dunque che fare? Tornare all’estero per sentirsi un’immigrata fuori posto oppure rimanere ma come una che ormai non può più accettare assurde leggi liberticide essendo tra l’altro bollata quasi come un’infedele che vive all’occidentale?

Sempre molto istruttivo. Ci ricorda che il nostro punto di vista è assai soggettivo e limitato. Ci ricorda che mentre noi siamo tristi perché ci ha lasciato il partner, o non abbiamo passato un esame, o ci annoiamo, da qualche altra parte del mondo esistono persone schiave di regimi totalitari alle quali è già tanto se è concesso di respirare.

Emma & Amanda

Due attrici che secondo me hanno molto in comune.

Esordiscono giovani.

Tendono a piacere molto ai maschi.

All’inizio danno come un’immagine di candore.

Hanno un leggero strabismo verso l’esterno.

Ben presto incarnano non più il candore ma la perversione…

Voi ne preferite una?

Il gaio carrozzone #2

A ben vedere tutto il carrozzone è uno spettacolo di vecchi, fatto di vecchi, per gente vecchia, o senza cervice, col cervello in pappa. Sì, i giovani ci sono. Sono un tassello indispensabile dello spettacolo, ma (da parte loro) rappresentano solo una involontaria nota di colore. La solita carne da macello per la società gerontologica. E più questi giovinastri sono ignoranti e immaturi, più sono plasmabili: fa gioco al carrozzone. E quando queste persone non sono più tanto giovani all’anagrafe, sono comunque giovani dentro, sono cioè gente infantile dedita a sballi proibiti e pericolosi sbandamenti; gente senza direzione che morirà un giorno senza mai averci capito un cazzo della vita.

Il carrozzone è uno spettacolo di vecchi che si sentono giovani, per vecchi, o anche giovani col cervello da vecchi. Il carrozzone è uno spettacolo di morti che si credono vivi che diffondono nel mondo i loro valori da non-vita beata e menefreghista. Ridi, pagliaccio, prima che il pubblico vada via, che questa vita tanfa assieme alla mia.

[Ogni riferimento a fatti o personaggi realmente esistenti è puramente casuale. E anche cazzuale.]

Cartoni irrinunciabili: Astroganga (!)

Comincio – anzi proseguo, dato che di fatto il primo capitolo di questa serie inerente i cartoni animati migliori di tutti i tempi (miei, nel senso che ho conosciuto io) l’ho già prodotto e riguardava Daitarn 3 – con quello che forse si rivelerà alla fine il cartone in assoluto più vecchio tra quelli che citerò. Si tratta di Astroganga.

Ovviamente c’è il solito discorso da fare: quando lo vedi da bambino ti sembra bellissimo; a rivederlo da adulto probabilmente non sarà più così. Però in questo caso posso garantire che è un ottimo cartone, per bambini, i quali si appassioneranno molto alle vicende di questo altro bambino, che se non ricordo male si chiama Charlie, che bene o male si mette in associazione con questo robot molto buono per fronteggiare critiche invasioni aliene.

Ricordo che mi piacevano tanto le storie. Mi piaceva tanto quel robot davvero molto, molto buono, il quale mi infondeva molta sicurezza. Cioè, sapere che c’era lui era la garanzia che non saremmo stati abbandonati alle nefaste influenze del male. Il robot era poi tutto particolare, in realtà non richiamava tanto i classici robottoni che avrebbero improntato per sempre questo settore, quelli di Go Nagai. Astroganga sembrava quasi un alieno gigante con l’armatura, anche perché aveva un volto abbastanza espressivo…

Insomma se avete dei pargoletti piccoli, meglio se maschi, che adorano i cartoni in cui i buoni si battono contro i cattivi… ve lo consiglio caldamente.

A proposito, credo che tutti gli episodi si trovino online su youtube. C’è anche il finale in cui il cuor gentile Astroganga si sacrifica per noi e per Charlie, praticamente autodistruggendosi… 😥 Son cose tristi…

NINNINI (OVVERO: MO’ TE LO IMPARO IO COME SCRIVERE UN ROMANZO PER BAMBINI ED ESSERE FELICI NEL FARLO!)

PARTE I

INTRODUZIONE (SUPER INTELLIGGENTE, SUI ROMANZI PER PISCHELLETTI)

Perché scrivere un romanzo

Okay, bambini. Oggi la connessione internet non va, non c’è proprio verso di farla funzionare. Allora sapete che faccio? Scrivo questo fott**o romanzo che già da un po’ mi ronzava nella testa; già, proprio come fosse una fastidiosa mosca tze-tze!

Che romanzo?, vi chiederete voi.

Niente. Il romanzo a cui avevo pensato recentemente. La storia di come mi sia venuto è la seguente…

C’era una volta – attacco in questo modo così vi cominciate ad abituare… 😉 – C’era una volta, dicevo… Una mia amica a cui tengo molto… Lo voglio specificare perché non so quanto le piacerà quello che sto per dire… No, tranquilla, (parlo con lei); niente di che. (Adesso riparlo con voi) Non dico che è brutta, anzi lei è molto bella. E neppure voglio suggerire che sia poco intelligente, anzi solitamente è così intelligente che vede le cose proprio come me, pensa un po’!

Tuttavia esiste un singolo caso in cui non l’abbiamo vista alla stessa maniera: quella unica volta in cui mi ha detto che aveva letto “Il piccolo principe” di [bla bla bla, metti un nome francese a cacchio, tanto non conta niente] e le era piaciuto moltissimo. Tanto che lo rileggeva più volte alla sua adorabile bambina. Dunque me lo consigliava.

Io allora, dato che la avevo molto in stima, mi sono andato subito a prendere il libro. O meglio a scaricarmelo – perché i giovani d’oggi fanno così, voi mi capirete, bambini cari. 😉 A dire il vero ho trovato una copia gratuita, e non sono certo che sia conforme ai diritti d’autore, ma pazienza. 😀

Apro parentesi. So che la maggior parte di voi bambini si starà chiedendo che cosa siano ‘sti cacchio di diritti d’autore. Vi immagino lì che vi rodete il cervello. Però trattare una discussione su un tal argomento porterebbe via troppo tempo, e credo che finireste per trovarla noiosetta. E noi non vogliamo che voi vi annoiate, giusto? Vi bastino dunque queste mie poche parole… I diritti d’autore sono dei pagamenti che spettano a chi a esempio scrive una canzone o un libro. Fanno in maniera che, quando quella canzone o quel libro siano venduti, all’autore arrivino un po’ di soldini, come è giusto che sia. D’altro canto, dato che quell’autore ha prodotto della cultura, e che la cultura deve essere il più possibile accessibile a tutti, anche a quelli che non la possono pagare, forse capirete, bambini, che la vicenda è un poco controversa. Ma sappiate che è l’essere umano che l’ha complicata, al solito!, a più non posso, come sempre gli accade di fare con tutto quello che tocca incasinandolo per sempre! Sappiate, bambini, che se vivessimo in una società anarchica, questo problemuccio del diritto d’autore, come pure tanti problemi inerenti altre cosette molto più importanti, non esisterebbero affatto! Ma qui mi devo tacere sennò davvero usciamo troppo dal seminato. Scoprirete da grandi, se sarete fortunati, cosa vuol dire davvero “Anarchia”. Io posso solo dirvi, per ora, che vuol dire vivere tutti in pace e armonia senza nessuno che ti comanda. Difatti i problemi del mondo vengono tutti da lì, da quelli che comandano, bambini. Se il mondo non è questo Paradiso Terrestre che dovrebbe essere, di chi dovrebbe essere la colpa, se non di quelli che lo comandano, che in realtà lo vogliono proprio in questo modo, incasinato, così da far pensare alla gente stupida che loro, i politici, debbano esser necessari?!

Sono andato troppo fuori tema? Okay, me la pianto e torno sulla retta via. Questo è un libro per bambini, e deve essere leggero come l’aria!

Dunque dov’è che eravamo rimasti? Ah, sì. La mia amica mi ha consigliato di leggere quel libretto per bambini, Il piccolo principe. E io l’ho letto. E a me non è piaciuto affatto. E allora mi è venuta voglia di scriverlo io un libro per bambini, per dimostrare al mondo, che ritiene quel libro un gran bel libro per bambini, che chiunque o quasi potrebbe scriverne uno migliore.

Siete stanchi? So che è meglio scrivere capitoli non troppo lunghi, quando si tratta di bambini, perché essi tendono ad affaticarsi presto, non riescono a rimanere troppo concentrati su qualcosa. Beh, allora il primo capitolo lo chiudiamo qui. Domani riattacchiamo sempre con questo discorso, okay?

Bene, andate pure a giocare. E mi raccomando: non troppi zuccheri, non troppa tv, non troppi cellulari, non troppi giochi elettronici. Preferite giocare sempre con i vostri amici all’aria aperta, se potete, mi raccomando!

Ci sentiamo al prossimo capitolo. 😉

Criminal Minds (serie con regista feticista dei nasi lunghi)

Discreta serie tv dedicata a un gruppo di detective specializzati nel fare i profili dei serial killer.

La vedo spesso quando sono con la mia ragazza perché non dispiace a nessuno dei due. Personalmente ne sono rimasto piacevolmente sorpreso. Alcune puntate mi sono piaciute molto – fermo restando che considero le serie tv sempre inferiori a quel che può rappresentare un buon film. La mia ragazza invece la considera carina ma afferma che ce ne siano diverse migliori – tipo Dexter, che io non conosco affatto.

La cosa che all’inizio mi infastidiva della serie (ma poi ci ho fatto il callo) era che questi qui si mettevano a tavolino e in quattro e quattrotto diramavano un possibile profilo (cosa che nella realtà è assurdissima che si faccia, sopratutto concedendogli un tale smisurato accredito di attendibilità), del tipo: il nostro S. I. (=soggetto ignoto) è maschio, alto, bianco, gli piace scaccolarsi con la sinistra e un giorno sì e uno no ama vestirsi da donna, ma non si mette mai il rossetto perché detesta se poi questo sbava… 😀

Come saprete, alle serie ci si affeziona, se le si comincia a vedere con continuità. E pure per me è stato con questa. Così mi sono legato ad alcuni personaggi. Il bello è che ogni tanto la squadra si modifica, qualcuno se ne va e qualche altro viene (o torna). Qualcuno finisce pure ammazzato, figuratevi.

Tra i principali cito… Quello che all’inizio era il capo ma poi un giorno se n’è andato schifato dalla propria brutta faccia… Quello che poi è diventato il nuovo capo, che somiglia a un Zidane coi capelli, ha il baricentro basso e tutti sfottono sempre (pure all’interno della serie!) perché è continuativamente super-concentrato… Poi c’è il ragazzino mezzo genio mezzo psicolabile (che la mia ragazza si vorrebbe fare) del quale potrete ammirare nel corso delle stagioni i discutibili cambi di pettinatura… Poi c’è un moretto palestrato pelato (che la mia ragazza si vorrebbe fare) che rappresenta un po’ il membro dinamico, istintivo e irruento del gruppo, con quelle sue sopracciglia perennemente inarcate… Ma soprattutto potrete ammirare la notevole breccola/briscola (leggi “naso molto grosso”) di una donna mora che un regista feticista si diverte a inquadrare in maniera che risalti il più possibile…

😀

Laura Conti: Una lepre con la faccia di bambina

Il punto di vista di un bambino sul disastro di Seveso e della diossina. Tra adulti che non sanno, governi che ipocritamente negano l’evidenza e la non accettazione della realtà.

Ci sono dei punti in comune con l’incidente di Chernobyl e anche con l’odierna storia della pandemia. A dimostrazione di come certe cose quasi sembra siano scritte e non dovrebbero dunque più riservarci sorprese. La gente si comporta sempre nello stesso. E anche i governanti – che altro non sono che criminali.

Il bambino ha come amica una coetanea un po’ più addestrata alla vita di lui che gli rifila qualche dritta (non sempre esatta) per capire meglio il mondo che lo circonda, il quale solitamente lo spiazza. Verranno sgombrati dalle loro case, ma in maniera sbalestrata e incongruente. La gente farà presto a rimuovere i morti e i malati, preferendo pensare al lavoro e ai fatti propri. Alla fine anche l’amica del bambino protagonista si ammalerà ma un medico mentecatto oserà affermare che non sarà per la diossina ma perché “sta diventando donna”. Nella vicenda si inserisce anche in maniera non secondaria la vicenda della sorella della bambina la quale, rimasta incinta, per paura di possibili deformità nel nascituro, cercherà, tra tremendi dubbi e ripensamenti, di abortire, in un’Italia in cui abortire era ancor più difficile di oggi.

Il libro è scritto con parole molto semplici, proprio come fosse stato vergato da un bambino.

Quasi una favola, ma triste.

Io e te

Film non riuscito, giustamente dimenticato, anzi rimosso, di Bernardo Bertolucci tratto da un libro di Ammanniti – autore che tra l’altro non amo –, troppo rarefatto, inconsistente. I momenti di maggior pathos sono le due canzoni di David Bowie, che curiosamente sono Space Oddity e la sua versione italiana Ragazzo solo, ragazza sola, la seconda poco prima del finale, la prima addirittura nei titoli di coda.

Bocciato.

È la storia di un ragazzino quattordicenne un po’ problematico e solitario che per far contenta la madre finge di andare in gita con la scuola una settimana mentre invece si rinchiude in segreto in cantina per i fatti propri. Sennonché un giorno capita lì la sorellastra un po’ più grande che non conosce quasi per niente. Che lo scopre. In seguito le serve un posto per dormire e non dare nell’occhio perché ha in mente di disintossicarsi dalla droga, allora torna lì. La convivenza tra i due non è semplice ma alla fine dell’avventura tra loro si instaurerà un rapporto molto più stretto e rispettoso.

Il gaio carrozzone #1

Il carrozzone è pieno zeppo di gay. Ne avevano in principio solo uno, come il fashion-trandy più spinto consigliava. Poi ne aggiunsero un altro, e videro che andava bene lo stesso. Poi ancora uno, perché nessuno ne aveva mai avuti tre. Poi un altro. Poi un altro ancora. Oggi nessuno conosce esattamente il numero vero di omosessuali presenti nel circo, neppure i loro produttori, gay anch’essi.

Questa scelta fa comodo a tutti. Li fa credere alla moda. Lascia erroneamente intendere che all’interno della Corporazione si rispettino le quote gay. E poi tutto fa spettacolo. Il carrozzone è un idra a dieci teste. E rimarrebbe tale a prescindere dalla presenza di gay o meno.

Il carrozzone è un caleidoscopio di colori brillanti. Oggi prevale un rosso innaturale, accecante. L’imbonitrice cavallerizza entra in scena presentando tutto il baraccone. Un tempo era giovane e bella, rappresentava una sex-symbol. Oggi le si sta sempre più allargando la faccia. Oggi appare come schiacciata verso il basso, come le avessero assestato una martellata in testa. Le sue ossa si sono fatte rachitiche. Le spalle piccole. L’imbonitrice si comporta come se avesse ancora cinquanta anni, quando ne ha quasi venti di più.

[Ovviamente, questo racconto di fantasia non è contro gli omosessuali. Ogni riferimento a fatti o personaggi realmente esistenti è puramente casuale. E anche cazzuale.]

Ciao Franco <3

Battiato avrebbe potuto essere ricco sfondato. Perché sapeva come far successo. Con La voce del padrone dimostrò a tutt’Italia che lui, se avesse voluto, avrebbe potuto essere anche il cantante più venduto. Ma a lui interessavano maggiormente altre cose e in vita sua sperimentò anche parecchio…

Battiato era (è) un grandissimo.

Qui un link a un mio articolo di qualche tempo fa in cui avevo temuto che Battiato non stesse troppo bene.