Appunti per la mia autobiografia. Sono ancora in ospedale, reparto psichiatrico, mi abituo all’odore, mi concentro sui libri che mi hanno consegnato. Per ogni rigo impiego un quarto d’ora. Non ho mai letto così lentamente. Frase, pensieri, cosa farò, dove andrò a stare, non voglio restare con lui, odio il fatto che lui stia bene […]
Cronache postpsichiatriche: perché resto bloccata qui — Al di là del Buco
Mese: marzo 2022
Come uno Stato fascista si sbarazza fisicamente dei suoi oppositori
Quando uno Stato fa leggi palesemente ingiuste, il popolo si incazza. Ma solo alcuni avranno il coraggio di protestare.
Quando uno Stato fa leggi ingiuste che però prendono di mira una sola categoria, il popolo si incazza molto ma molto meno (diciamo pure che si fa i cazzi propri, tanto più se il popolo si è bevuta la retorica dello Stato che dice che la legge in fondo è giusta). Saranno quindi ancora più pochi, in questo caso, quelli che avranno il coraggio di protestare.
Ora, se lo Stato ti porta all’esasperazione, se obbliga i tuoi cari a vaccinarsi e poi quelli stanno male o muoiono, se ti impedisce di prendere i mezzi pubblici, di accedere in taluni luoghi, perfino di recarti a lavoro, e ti riduce in povertà… A qualcuno potrebbe (giustamente) saltare il chicchero così da rendersi partecipe di qualche gesto diciamo anche “estremo”. Che però era esattamente quello che lo Stato fascista voleva ottenere, così da stanare i suoi più accaniti oppositori.
Dunque se siete indignati e per protesta ve la prendete con un poliziotto (ottuso soldato che per mestiere non si fa domande e applica pseudoleggi illiberali perché gli hanno detto di farlo), se danneggiate una proprietà pubblica o privata, se appiccate un fuoco, se lanciate una molotov… e poi ci finisce di mezzo qualcuno o qualcosa (magari voi stessi), sappiate che era esattamente quello lo scopo che lo Stato fascista voleva ottenere fin dal principio:
- voleva farvi venire alla scoperto, sapere chi siete;
- voleva screditarvi, con le vostre azioni, in modo da poter poi dire al popolo ignorante: “vedete?, si trattava solo di violenti, dopo tutto; dunque Noi siamo dalla parte della ragione e loro no, hanno torto marcio”, rimuovendo totalmente le circostanze che vi hanno portato a quel gesto, negando che il vostro gesto fosse praticamente un’autodifesa;
- infine voleva proprio arrestarvi per togliervi dalla circolazione.
E una volta finiti in questi miseri ingranaggi vi possono fare letteralmente quel che vogliono, compreso attribuirvi reati che non avete mai commesso, o amplificare a dismisura quelli che avete commesso sul serio. Per esempio so di anarchici, accusati di devastazione e un’altra serie di reati più o meno connessi, ai quali sono riusciti a dare una dozzina d’anni! Dodici anni di carcere vero, quando un mafioso può prendere molto meno! E questi anarchici non avevano ammazzato nessuno!
Ora, io non li conosco, non sto difendendo a scatola chiusa queste persone giudicate colpevoli. Sto solo dicendo che, da un lato, a un palese oppositore dello Stato, lo Stato rifila dodici anni; dall’altro, magari a un assassino vero, uno che ha ammazzato “per gelosia” la propria moglie dopo anni di angherie, violenze fisiche e psicologiche da nazista perverso e sadico… dà tre anni e mezzo – e queste sono storie vere! Capite?!
Lo Stato è feroce e ingiusto con i suoi oppositori, almeno quanto è lassista, correo e omissivo con altri individui di cui non gli frega niente (o gli interessa che non vengano puniti come si deve).
Lo Stato è capace di multarti per aver gettato in terra un pezzo di carta (biodegradabile) ma non mette in galera nessuno dei responsabili della terra dei fuochi!
Lo Stato è la mafia più forte, perché anche se le altre mafie (quelle riconosciute tali) possono contare su risorse molto superiori a quelle dello Stato, si può far forza sui migliaia, milioni di sudditi fedeli che lo serviranno anche contro ogni Logica e Giustizia.
Per questo dico alle persone che sono tentate di compiere dei gesti estremi di non compierli. Non vi fate mettere in galera: fareste solo il loro gioco. Non è vero che così darete l’esempio e la gente poi vi seguirà, perché se la notizia non circola, o verrà distorta dai media di regime, come avviene sempre, il vostro sacrificio non sarà servito a un bel niente. C’è gente che si è data fuoco per un principio ed è stata dimenticata immediatamente.
Invece vi consiglio di rompere le palle il più possibile, questo sì, lo consiglio e lo auspico, ognuno per come si sente e può arrivare. Chi incatenandosi. Chi con le email. Chi coi blog. Chi coi comitati… Ma sopratutto: dite la verità. Lo Stato odia che si dica la verità. Lo Stato vive di bugie e ipocrisie. Se tutti ammettessero la verità, lo Stato crollerebbe in un giorno.

Cronache postpsichiatriche: fatemi dormire — Al di là del Buco
Appunti per la mia autobiografia. Che ci faccio qui. Pareti grigie, finestre con le sbarre. Non sarò mica in prigione? Che vuole tutta questa gente, perché mi toccano. Perché mi spogliano. Sono nuda. Non riescono a tenermi ferma, sguscio via e corrò verso la prima porta che vedo. E’ un bagno. Bene. Ci sarà una […]
Cronache postpsichiatriche: fatemi dormire — Al di là del Buco
I see you (film di 1h 28)
Nei primi 40 minuti circa di questo discreto horror assistiamo a due generi di fenomeni diversi. Da un lato sembra tornare all’opera un vecchio serial killer pedofilo che rapiva e uccideva bambini. Dall’altro, nella casa proprio di uno degli ispettori incaricati delle indagini, accadono eventi strani, del tipo che spariscono cose, cadono oggetti che feriscono la gente in testa, eccetera; ma sfortunatamente per loro, i membri della famiglia non se ne accorgono troppo, o meglio, dato l’atmosfera pesante che si respira in essa (per via di un recente tradimento della moglie), tendono ad attribuire quegli episodi insoliti ognuno agli atteggiamenti infastiditi degli altri…
Di seguito capiamo almeno in parte cosa è accaduto realmente in quella casa. Torniamo indietro di qualche ora e scopriamo chi o cosa ha agito in quelle quattro mura. Poi si arriverà anche al serial killer…
Ci sono dei colpi di scena. Ne ho contati almeno tre. L’ultimo sa molto di giustizia divina e circolo fatale che si chiude…
Curiosità: in questo film recita un’attrice (che qui interpreta la moglie e madre) che decenni fa era molto popolare, e infatti aveva partecipato ad almeno un paio di commedie che furono dei grandi incassi e sicuramente, vuoi o non vuoi, rimangono nella storia del cinema (uno dei due film più dell’altro, per l’obiettiva qualità). Sapete dirmi, dopo aver visto il film, come si chiama (senza leggerlo prima da qualche parte)? Ve lo chiedo perché… l’attrice è assolutamente irriconoscibile! Un po’ il tempo che è passato, un po’ la vecchiaia non l’ha favorita – comunque non è mai stata realmente bella, anche se qualcuno poteva pensarlo quando era giovane –, un po’ la chirurgia plastica, che sono quasi certo le abbia modificato i connotati del viso… questa attrice adesso sembra molto più brutta e io almeno non l’avevo assolutamente riconosciuta.
Fatemi sapere se la riconoscete. 😉

Cronache postpsichiatriche: precarietà e dipendenza economica — Al di là del Buco
Appunti per la mia autobiografia. La mia vita professionale è fatta di tanti se. Se avessi fatto questo Se avessi fatto quello. Si conclude con un “non piangere sul latte versato” e il risultato è che sono sempre stata una precaria. Non ho completato il percorso formativo che preferivo perché aver partorito ha fatto slittare […]
Cronache postpsichiatriche: precarietà e dipendenza economica — Al di là del Buco
James Ballard: Il Condominio
I romanzi di Ballard sono storie a orologeria in cui si sa che prima o poi la violenza (insita nell’uomo) scaturirà in tutta la sua possanza fino all’inevitabile destino. Anche qui il copione non cambia. Ballard, con la sua intera produzione, sembra ammonirci rammentandoci quanto sia meschino e limitato l’essere umano. Oltre a essere l’animale più intelligente, probabilmente è anche quello che si è sopravvalutato maggiormente, che si crede il migliore, quando invece basta un niente a farlo risprofondare nei retaggi più ancestrali e bestiali della propria anima, laddove l’inconscio si fonde con l’istinto di sopravvivenza.
Bella storia, questa del condominio, anche se personalmente mi ha riservato meno sorprese del solito e trovo che esistano altre sue opere che le sono superiori. A ogni modo, anche se era facile immaginare come la vicenda si sarebbe conclusa, fin dalle prime battute, perché ciò è largamente intuibile, è stato bello farsi guidare in questo itinerario di regressione nella psiche umana, dove l’istinto, i sensi, il territorio e la violenza diventano elementi imprescindibili per ogni essere vivente presente nel romanzo.
C’è questo condominio che in realtà è anche un grattacielo. Ovviamente la gente lo ha colonizzato in base all’appartenenza alla propria classe economica. Più in basso c’è il proletariato. In mezzo la classe medio-borghese. Più in alto i ricchi. Ben presto all’interno del condominio nascono attriti, che tutti noi possiamo facilmente intuire, per la musica alta, per aver lasciato la mondezza dove non si doveva, per altri atti di inciviltà varia. Le dispute si ingigantiscono divenendo faide accorpate per l’appunto per classe sociale. Così gli inquilini dei piani più bassi si alleano più o meno tra loro contro quelli dei piani intermedi e contro quelli dei piani più alti, in una rappresaglia che prende sempre più piede… Fino all’annientamento totale della civiltà e a un regresso a veri e propri uomini delle caverne.
Certo è un romanzo di genere “fantastico”, nel senso che non è realistico al cento per cento, perché una cosa del genere non potrebbe mai accadere. Tuttavia sicuramente è assai realistica invece la potenzialità di questo evento, il quale potrebbe manifestarsi con maggior probabilità qualora ad esempio non sussistesse la paura di dover subire una punizione da parte di un’autorità superiore (tipo la polizia). Qui questo freno inibitore è stato narrativamente rimosso con un pretesto. Così questo romanzo è il risultato di cosa accadrebbe se la gente non temesse più tanto la possibilità di finire in galera…
Ma si noti che è un romanzo pessimistico verso l’essere umano, non tanto verso l’anarchia. Non afferma che in assenza di uno Stato ci si potrebbe presto ridurre così. Al contrario, spesso, per Ballard, è un’autorità superiore, o la società stessa, che determina la vessazione dell’essere umano.

Cronache postpsichiatriche: gli anni della malattia nascosta — Al di là del Buco
Appunti per la mia autobiografia. Il termine che più si adegua alla situazione è impostore. Ho vissuto gli ultimi anni come impostora. Campagne per l’accettazione del corpo e io non accettavo il mio. Campagne per il superamento della condizione di vittima di violenze e non avevo superato la mia. Per il resto è stato difficile. […]
Cronache postpsichiatriche: gli anni della malattia nascosta — Al di là del Buco
Convivenza #29
Quando eri single vedevi tutte le coppie e ti dicevi con orgoglio: io non diverrò mai come questi due, che non si somigliano per niente, che discutono per sciocchezze, che non si sa proprio come si siano appaiati, se sono così diversi. Io non farò la fine di Giorgio Gaber e Ombretta Colli (che politicamente erano su due pianeti diversi)…
Poi un giorno capisci. Capisci che è toccato anche a te metterti con una che per certe cose è il tuo opposto – d’altronde lei è donna!
Tu sei di orientamento, diciamo così, comunitario. Lei si dichiara di destra.
Lei sarebbe per concedere libertà di parola a tutti indistintamente. Tu agli stronzi la leveresti.
Lei è cattolica; tu non credi nelle religioni.
Lei è bassa, tu sei alto…
Capisci che l’amore fa di questi scherzetti: ed è toccato pure a voi soggiacere a uno di essi.
Per fortuna avete un bel paio di cose in comune che vi permetteranno di andare avanti fino alla fine dei tempi. Siete entrambi buone persone. E anche molto sincere. Qualità, queste, molto rare al giorno d’oggi.

Cronache postpsichiatriche: informazione indipendente e il G8 di Genova — Al di là del Buco
Appunti per la mia autobiografia Negli anni ’90, come già scritto lavoravo a ritmi inverosimili. Non avevo tempo di pensare a me. Mangiavo male, ingrassavo o dimagrivo e i miei disturbi alimentari si acuivano. Ma se stai combattendo contro la mafia tutto questo va messo in secondo piano. Quando avevo una settimana di pausa mi […]
Cronache postpsichiatriche: informazione indipendente e il G8 di Genova — Al di là del Buco
Daniele Silvestri: L’uomo col megafono
L’uomo col megafono parla di un piccolo politico locale, che crede davvero in quel che fa, che si impegna in prima persona per quanto le proprie forze glielo permettono per rendere il mondo un posto migliore. Lo sguardo dell’artista lo percepisce e cattura in questa canzone…
Ma è davvero da stimare l’uomo col megafono? Un uomo che s’è bevuto la propaganda politica, che un tempo aveva come riferimento ideologico l’URSS, o peggio la Cina, o Cuba. Paesi idealizzati oltremisura, oltre l’ingenuità.
L’uomo col megafono è un idiota fallito che finché ha avuto quel megafono in mano ha creduto alle bugie dei politici di alto livello del proprio partito non essendo capace di vedere come stavano realmente le cose, cioè che la politica è tutta una merda, da qualsiasi parte della barricata tu sia. Che il problema del mondo sono i politici, i quali non stanno lì per aiutarci a vivere meglio, al contrario son lì solo per depredare, non risolvere mai i problemi, che creano tra l’altro loro stessi, fingendo che la loro azione sia necessaria.