La storia della principessa splendente

Anime candidato agli oscar 2014 (nonostante animazioni più scarne del solito potrebbero far intendere che si tratti di un vecchissimo cartone!), prodotto dal mitico Studio Ghibli, in cui si narrano le vicende fantastiche di una strana ragazza, nata da una pianta di bambù, raccolta da un contadino per il volere degli dei.

La ragazza crescerà a una velocità molto superiore alla media. Con il procedere della storia mostrerà doti non comuni. E, purtroppo per lei, a un certo punto i suoi genitori adottivi la obbligheranno a traslocare dalla casa bucolica dove si trovava, nella quale aveva trovato invero un’armonia e una felicità non scontate, per trasferirsi in città, dove hanno stabilito che dovrà cominciare e comportarsi da principessa. Da lì cominceranno i problemi della ragazza, che dovrà scontrarsi con dilemmi di identità e rimorsi di coscienza, per non poter essere cosa avrebbe voluto e si sarebbe sentita di essere.

Il finale è assai malinconico e toccante e vale da solo tutto il film, il quale, anche se in una prima parte vi sembrerà eccessivamente lento (difatti la pellicola dura oltre due ore, cosa insolita per storie del genere), alla fine sarete contenti di averlo visto.

:’)

Gone baby gone (film)

Il primo film di Ben Affleck (da regista) è un thriller con molti bravi attori (primo fra tutti suo fratello, nel ruolo centrale del giovane detective privato che si occupa di un caso di scomparsa), molti misteri e menzogne che faticheranno a emergere.

Viene rapita la bambina di una famiglia difficile, probabilmente per ricattare la madre. Ci sono dietro faccende di droga e di denaro rubato. L’indagine non è facile perché come detto deve farsi largo tra omissioni e bugie di convenienza.

Da ultimo si comprenderanno i drammi di questi personaggi, ognuno con le proprie mire e la propria morale: ognuno che tenta di far ciò che è meglio (per lui o la bambina).

La domanda cardine che il film porrà praticamente sul finire sarà: è giusto interferire nelle vite negli altri? E, se sì, in che misura, fin dove si può arrivare se si è convinti di fare la cosa migliore?

La donna del tenente francese (film)

Meryl Streep e Jeremy Irons sono gli interpreti di questo film immortale tratto dal bellissimo libro di John Fowles.

Si parla della fatale attrazione amorosa tra una donna profondamente sconsolata e depressa, che attende invano il ritorno di un uomo che l’ha tradita, e un uomo già avviato a un comodo matrimonio di convenienza per motivi economici, il quale si lascerà sconvolgere dalla passione proibita verso la sconosciuta che la donna rappresenta.

Alcune considerazioni sparse:

1 Il film mi è piaciuto molto, anche se ha scelto un modo curioso per portare in scena questa storia letteraria. Difatti il libro aveva praticamente due finali… Per far sì in qualche modo di riprendere entrambi, si è scelto di creare un doppione della storia originale, come se due attori (che nella realtà si amano, pur essendo già accompagnati) stessero recitando in un film che parla appunto di codesta storia. Così si sono potuti offrire entrambi i finali: e uno è stato assegnato alla storia in costume, mentre l’altro agli attori che interpretano il film (capito? In realtà la faccenda è molto più semplice di quanto non sembri).

2 Capisco perché Meryl Streep fin dai primordi sia sempre stata considerata un’attrice superiore. Qui i suoi occhi spiritati e vogliosi incarnano perfettamente le ardenti membra di una donna contraddittoria, scossa da grandi tormenti e perturbate voglie.

3 …Tuttavia il libro, che ora non rammento più tanto nel dettaglio ma è tra i pochi che si può fregiare del titolo di essere da me comperato e posseduto – vista la sua bellezza straordinaria –, mi è piaciuto di più, perché ricordo che era molto strano, diceva verità difficili da ammettere e trovare altrove ed era anche un metalibro (qualsiasi cosa questo voglia significare! :D)

Quasi amici (film)

Normalmente non avrei mai veduto un film del genere (dato il trailer associato, secondo me altamente fuorviante) se non me lo avessero segnalato. Ma ora sono contento di averlo fatto, perché il film non si abbandona al patetismo e neppure è pieno di luoghi comuni, come invece avrei immaginato…

È la storia di un giovane nero, ex galeotto, indigente, che un giorno fa un colloquio di lavoro da un ricco. Non è interessato ad ottenere quel posto, a lui interessa solo che il ricco handicappato gli firmi un foglio che attesti che ci ha provato, così da poter incassare una specie di sussidio di disoccupazione. Ma sorprendentemente il ricco intravede in lui delle potenzialità adatte alla propria situazione e gli offre l’opportunità di essere il suo assistente in prova per un mese. E il disabile ci ha visto lungo perché, nonostante i due uomini vengano da realtà molto diverse, il ragazzo si dimostrerà esattamente la persona di cui aveva bisogno: ovvero un individuo schietto e affidabile. Divertente, bello. E commuovente e perfetto il finale.

https://archive.org/details/quasi-amici-intouchables-ac-3-5-1-ita-fre-1080p-h-265-sub-ita-eng-2011-sp-33dy-94-mircrew

Altman: Una coppia perfetta

Una commedia con moltissime (belle) canzoni dentro, praticamente un musical mascherato. Credo che con quest’opera Altman cercò di riprendere un po’ la strada intrapresa con Nashville, anche se qui si concentra su molti meno personaggi.

Ci sono un uomo e una donna che hanno qualche problema di socializzazione e per questo si conoscono tramite un’agenzia di appuntamenti. Andrebbero pure d’accordo, perché in fondo sono due brave persone – lei molto timida e timorosa, prigioniera di un gruppo musicale in cui si lavora molto, in cui dà il suo contributo con la propria voce; lui si scoprirà essere succube di una ultra tradizionale famiglia greca dalla quale è difficile uscire e rendersi indipendenti –, ma purtroppo la loro relazione parte col piede sbagliato, con qualche malinteso di troppo.

Fortunatamente però, tra una coincidenza e un’illuminazione, avranno altre occasioni per rincontrarsi. Finché alla fine del film riusciranno finalmente a mettersi assieme, mentre un’altra coppia che per tutto il film era andata sempre d’amore e d’accordo si lascerà.

La storia sembra suggerirci che se uno è innamorato per davvero si deve insistere avendo il coraggio di ammettere che i sentimenti sono più importanti di altri fattori secondari, che dunque si possono sempre superare, in una maniera o nell’altra.

Il fratello più furbo di Sherlock Holmes

In questo suo primo film il grande attore comico Gene Wilder sembra fare le prove per opere future che gli verranno decisamente meglio (La donna in rosso e Il più grande amatore del mondo). Tuttavia lo stile della sua comicità c’è già tutto seppur nella forma sia un po’ acerbo e non si concreti al meglio.

Sherlock Holmes decide di fare in maniera che il caso che ha appena accettato (probabilmente molto più pericoloso di quanto non si potesse intuire in un primo momento) finisca nella mani del misconosciuto fratello minore, il quale pensa di essere più intelligente e migliore di lui. Tale fratello (che non è Mycroft ma un altro!) così si imbatte nella misteriosa vicenda di questa ragazza bellissima che avrebbe un problema da risolvere… Solo che questa attraente ragazza non fa che mentirgli, dunque sarà più problematico del previsto dipanare la matassa…

Sicuramente un film minore, ma buono per farsi due risate.

Eterni: Solo la morte è eterna

Gli Eterni li creò “il re” Kirby in uno dei suoi tanti, sterminati periodi prolifici. Con questi personaggi, che praticamente sono semidei, tentò decisamente di alzare il tiro…

Di codesti Eterni ne esisterebbero oltre un centinaio, e non ce n’è uno uguale a un altro, e vivono in regni molto diversi tra loro. Insomma di spunti creativi ce ne sono innumerevoli per un autore che abbia voglia di gettarsi in questa un tantinello intrigata storiografia…

Nella saga in questione, gli Eterni, che sarebbero immortali – anche se non è proprio così –, a causa di un guasto alla potentissima macchina che li rianima, scoprono di… non avere più questa facoltà. Perché la suddetta macchina è stata manomessa. Ma da chi? Nel frattempo alcuni di loro, guarda caso, vengono subito assassinati.

C’è un certo supercattivone, che tecnicamente anche lui sarebbe un Eterno rinnegato, cioè Thanos, in giro… Il colpevole dovrebbe esser lui ma… qualcosa non torna. Perché egli non avrebbe potuto fare quel che ha fatto senza l’aiuto di un complice tra gli Eterni, un traditore! Bisogna scoprire quindi di chi si tratti e perché questi stia perseguendo questo suo piano assassino…

L’avventura mi è piaciuta – alla fine si scoprirà una grande e scomoda verità circa il mondo degli Eterni. I disegni sono belli e le storie sono corredate spesso da piccoli episodi di accadimenti passati circa gli Eterni, oltre che da schede riassuntive piuttosto utili.

Alle storie faccio solo due appunti. Primo: eroi così mitici non dovrebbero mai finire nel traffico di New York, sono proprio sprecati in quel luogo – ovvero: io li terrei sempre confinati in una dimensione puramente fantasy.

Secondo: non mi è piaciuta la voce narrante della storia, cioè la macchina guasta, che proprio per via di quel guasto parlava in maniera troppo “confidenziale” per i miei gusti… 😉

Pontypool (film)

La cosa più bella di questo horror è senz’altro l’atmosfera che riesce a creare raccontando semplicemente degli accadimenti inquietanti, senza, per gran parte del film, farci vedere niente del gran casino di cui si parla.

Un’epidemia riduce gli esseri umani a una specie di zombie (fin qui nulla di nuovo, d’accordo) ma è il modo in cui si diffonde che è diverso e anche intrigante. Con la voce. Con alcune parole

Sorvolando su qualche incongruenza o cazzata iperbolica nel finale, rimane un discreto film capace di catturare l’attenzione dello spettatore.

Se poi qualcuno mi spiega cosa voglia dire quella scena delirante, con i due protagonisti agghindati in maniera strana, passata tra i titoli di coda… mi fa ancora più contento.

Patrick McGrath: Follia

Credo che di questo libro si parlò molto quando uscì, ed ebbe pure parecchio successo – tanto che mi sovviene di averlo già letto oltre venti anni fa, ricavandone tra l’altro la stessa impressione che andrò a dire.

Ma la celebrazione di questo romanzo a mio modo di vedere è abbastanza immeritata perché si basa tutta sulle premesse e su ciò che il romanzo promette. Di stuzzicante c’è solo la storia, che infatti giurava di fare fuoco e fiamme …ma che alla fine si rivela barbosa e forse eccessivamente accademica.

Si vorrebbe indagare nel torbido caso di uno scabroso rapporto tra la moglie di uno psicoterapeuta e un paziente uxoricida ma… al dunque ci si fanno un sacco di sonni – tanto che ho interrotto la lettura a metà.

Per un fan di Arthur Schnitzler quale io sono un libro del genere non possiede né fascino né significato.

Shadow (film)

Quando ci si imbatte in film orientali di questo tipo (d’azione, ma allo stesso tempo fantastici, epici e storici, simili per certi versi a drammi shakespeariani) a un certo punto (per quanto mi riguarda) possono succedere due cose . O il film mi conquista completamente, e allora, sì, si può chiamare capolavoro… Oppure il film non riesce a compiere il suo scopo, le trovate messe in atto dal regista finiscono per rivelarsi al dunque poco più di una carnevalata e, purtroppo, il film non regala emozioni degne di nota – anzi talvolta si rischia di cadere quasi nel ridicolo. Ecco, in questo caso siamo di fronte alla seconda eventualità.

È la storia (siamo in una specie di Giappone feudale) di alcuni regni che si contendono con la guerra una data città. In uno di essi, c’è un potente quanto geniale (bellicamente parlando) generale il quale, ferito gravemente al petto, ha pensato bene di crearsi una specie di sosia che farà le sue veci mentre si riprende…

Una storia d’onore, lealtà, tradimenti, astuzie, amore, riconoscenze e chi più ne ha più ne metta, che finirà nel sangue, ovviamente, come tradizione vuole. La maggior parte dei personaggi periranno (e pure male); solo alcuni sopravviveranno.

Dal regista di Lanterne rosse (anche se per molte cose non sembra proprio) e di tanti altri rispettati e celebrati film.

Sembra che questo sia un regista che alterna capolavori a opere del tutto “vuote”…