Il mistero Henri Pick

In una strana biblioteca dei libri respinti (e mai pubblicati) dagli editori salta fuori un romanzo capolavoro. La cosa insolita però è che questo romanzo sarebbe opera di un pizzaiolo che in vita sua non ha mai manifestato alcun tipo di inclinazione artistica.

Un famoso critico letterario sente puzza di bruciato e decide di investigare per capire se si tratti di una messinscena. La figlia dell’uomo ormai defunto a cui è stato attribuito il manoscritto dapprincipio lo ostacola. Ma poi, per un verso o per l’altro, lo aiuta nell’indagine, con la palese speranza che il padre si riveli davvero il geniale autore dell’opera…

Commediola francese. Simpatica. Per passare un’ora e quaranta in serenità e nulla più.

La metafora della vita umana

I.

Si è bambini, buoni, bravi, tendenti alla felicità (salvo eventuali perturbazioni)…

II.

La giovinezza.

Ricercheremo il significato ascoso della nostra insicura, labile e contraddittoria esistenza nell’amore di un altro, sperando che questo ci salvi…

III.

Confrontarsi e vivere con gli altri è complicato. È la cosa più difficile che c’è. Per farlo bisogna esser onesti (con se stessi). Bisogna essere adulti. Bisogna essere consapevoli. Bisognerebbe cominciare a rinunciare un poco alla volta al nostro atavico egocentrismo, vero peccato originale dell’essere umano.

Per farlo, potrebbe venirci allora in aiuto l’ironia. Sì, ma questa basta? Sì, ma siamo davvero sicuri di essere in grado di essere delle persone ironiche o ci stiamo solo nascondendo dietro una maschera?

IV.

In qualche maniera, siamo cresciuti. Tra una delusione e l’altra. Tra una sofferenza e l’altra. Tra una sparuta gioia e l’altra.

Adesso conosciamo bene la noia. La malinconia. L’amore (davvero lo conosciamo bene o abbiamo solo cominciato a conoscerlo? O non siamo più in grado di conoscerlo?)

La morte.

Il tradimento.

Ci prendiamo un momento per noi. Chi siamo? Ne è valsa davvero la pena?

È il momento della riflessione. Dell’introspezione (dopo tutte le altre introspezioni, che ora ci appaiono fasulle, solo apparenti, colme di falsa retorica).

Ci guardiamo allo specchio. Facciamo schifo o in fondo non siamo poi così male?

(Un giorno rivediamo una persona che una volta è stata importante. Come va? Come stai? Mi ami ancora oppure non te ne frega più niente? Ti amo ancora oppure non me ne frega più niente? Perché è finita, te lo ricordi? Chi ha pagato per i nostri fallimenti? E stavolta chi pagherà? Pago io o paghi tu?)

Quel che ancora cerchiamo non è detto sia lì fuori.

(Sì, ma allora dov’è?)

V.

Siamo al capolinea. Ci ritroviamo stanchi.

Qualcuno è ormai incapace d’amare e comprendere gli altri.

Molti si dichiarano sconfitti dalla vita.

Qualcuno ha solo passato il tempo, in definitiva, non ha nemmeno vissuto.

Nei più prevale l’amarezza, il cinismo.

Noi. Gli altri…

Non dovrebbe esistere solo un “noi”?

Possono gli umani vivere davvero in armonia tra loro senza cagionarsi inutile sofferenze? Senza fottersi a sangue a vicenda? Senza farsi del male?

Là fuori, nel mondo reale, nella maggior parte dei casi la risposta è: no, non possono.

E allora che tutto si guasti e vada in malora.

L’essere umano è il fallimento supremo.

Sipario.

Goodnight mommy (film)

Un bell’horror tedesco in cui ci sono questi due bambini, fratelli gemelli, che vivono in un ambiente piuttosto immerso nella natura. La loro madre – l’altro genitore sembra del tutto assente, come non vi sia mai stato – è convalescente dopo aver subito un incidente che la costringe a indossare delle pesanti bende sul viso. Complice pure il fatto che sembra assurdamente dura con i bambini – a uno proprio non rivolge mai la parola! – i figli si convincono che non sia lei. Così a un certo punto si sentiranno di rivolgere le loro non tanto amichevoli attenzioni verso l’impostora pretendendo che gli dica che fine ha fatto la loro amorevole vera madre…

Non svelo il bel colpo di scena finale. Dico solo che a un certo punto ho detto ad alta voce: sarebbe bello se succedesse questa cosa. E la cosa è successa, in una declinazione non esattamente uguale a quella che avevo sperato ma ugualmente efficace e sostanzialmente similare.

Ah, se vi fanno ribrezzo gli insetti non vedete questo film.

Come per il film della scorsa settimana, la storia ha generato un dibattito tra me e la mia compagna. La questione è questa… Prima che si giungesse a compimento dell’opera, quando ancora non si sapeva abbastanza per giudicare i personaggi… lei riteneva che i due ragazzini fossero nettamente più malvagi della madre. Io sostanzialmente invece li assolvevo quasi in toto (vista la loro età) mentre assegnavo le maggiori colpe delle tensioni creatasi alla madre stessa… Se avete visto questo film e avete un’opinione in merito, riferitela pure.

Yasmina Reza: Il Dio del massacro (da cui è stato tratto Carnage)

Breve ma ferace testo teatrale da cui è stato tratto il celebre film polanskiano. Siamo di fronte a qualcosa, pur nel suo piccolo, di compiuto e geniale, che mostra tutti i limiti della razza umana.

Una coppia di genitori visitano un’altra coppia di genitori. Devono cercar di redimere una questione, ovvero una disputa tra i loro figli. Uno dei due pargoli ha aggredito l’altro causandogli la perdita di un dente (forse due).

Ora, sono certo che tra di voi ci sarà chi (sbagliando) riterrà giusto assegnare tutte le colpe al piccolo aggressore. Come pure ci sarà chi, venuto a conoscenza che il piccolo aggressore sia stato provocato e forse calunniato dal piccolo aggredito, (sbagliando) concederà a priori notevoli attenuanti al piccolo aggressore, affermando che aveva tutte le ragioni di reagire, anche perché è solo un bambino e non sa gestire le emozioni.

Il problema, in tali questioni, non è tanto che tutti hanno un po’ ragione, bensì che tutti hanno torto. È molto difficile giudicare qualcuno solo da qualche fattarello riportato. Inoltre, se chi discute si sente in qualche maniera parte in causa, tenderà a forzare i fatti verso la propria versione delle cose. Tenderà a non (voler) comprendere gli altri, se gli sembrerà essi possano calpestare le proprie ragioni. Tenderà per di più a utilizzare, oltre che argomentazioni (che si sperano) logiche, anche argomentazioni fortemente retoriche, finendo per far un gran casino.

Così ci si sentirà pieni di rabbia e ormai impossibilitati ad avere un vero dialogo con gli altri. Perché tra l’altro le parole sono una grande presa per il culo, non faccio che ripeterlo. In teoria dovrebbero essere uno strumento per aiutare a comprenderci e per redimere gli alterchi ma, nei fatti, fanno più danni che non il contrario. Il linguaggio altera la realtà con estrema facilità (ed è anche in grado di creare frasi che sono palesi paradossi!). Che cosa vorresti discutere se dall’altra parte non riescono o non ti vogliono capire?!

Da ultimo, quindi, queste due coppie di genitori, finiranno per litigare anch’essi, esattamente come avvenuto per i loro figli.

Vedo questo breve testo come una perfetta metafora dell’intera esistenza umana. Il concetto di essere umano è qualcosa di molto sopravvalutato.

Stolti! Vi massacrerete, poiché non sarete in grado di rinunziare al vostro smodato egocentrismo!

Locke & Key – Alpha & Omega

La storia (principale) si conclude qui: col botto. Mentre il prossimo volume, molto più breve degli altri, sarà più che altro una specie di spinoff, incaricato di omaggiare questo mondo portato così bene in scena da Hill e Rodriguez.

Che dire? Ci sono tanti morti, una vera mattanza. Qualcuno anticipo che tornerà anche in vita. In ogni caso il Bene vincerà.

Il piccoletto dei Locke, posseduto dall’eco malvagia di un ragazzo morto infettato con uno dei demoni della grotta, sarebbe intenzionato a liberare tutti gli altri demoni sulla terra… Ma poi non lo fa, gli viene in mente un altro piano. In ogni caso, proprio la grotta sarebbe il luogo deputato da alcuni giovani per festeggiare il fine anno scolastico.

Quando tutto sembrerà perduto salterà fuori un’altra chiave, forgiata all’ultimo momento. Una chiave con un potere molto speciale, fondamentale per raddrizzare le cose quando ormai sembrano completamente fottute.

Il finale è molto commuovente. Tutte le sottotrame vengono a compimento. Tutto si incastra perfettamente e le colpe del passato (dei genitori) vengono finalmente sanate.

Volendo c’è da fare un piccolo appunto: non viene spiegato in maniera esplicita come un certo personaggio sia riuscito a resuscitare. Ciò dà la sensazione come che ci si sia scordati qualcosa. Ma fa niente…

Amen.

Vi parlerò anche dell’ultimo volume. Alla prossima. 😉

Tuo, Simon

Film leggerino, nato sicuramente da questa assurda crociata che c’è in giro che porta avanti, esasperandolo, il discorso del politicamente corretto.

Simon è un brillante adolescente che finora non ha trovato il coraggio di dichiarare apertamente la propria omosessualità al mondo, per paura delle ripercussioni (principalmente le prese in giro).

Simon però, online, con qualcuno, si confida e si apre, e presto si innamora di quest’altro ragazzo omosessuale che ha il suo medesimo problema.

Un giorno però un ragazzetto stronzo scopre questa cosa che Simon nasconde al mondo e decide di ricattarlo per farsi aiutare a conquistare una ragazza. Nel momento in cui però riterrà che Simon non gli ha dato più abbastanza, questo stronzetto lo sputtanerà con tutta la scuola…

Ora, il film è talmente politicamente corretto che Simon si incazza col quel tipo ma nemmeno gli spacca la faccia, e a quel tipo praticamente non succede niente di niente…

Dopo una serie di patimenti da adolescenti (dicendo questo non li voglio comunque sottovalutare), l’immancabile consolatorio finale buonista si paleserà dietro l’angolo: Simon, come per magia, verrà accettato da quella comunità che prima lo schifava e troverà anche il misterioso ragazzo che amava sul web.

Lei, Lui: Un jumbino

A letto. A un tratto lui le fa, quasi a tradimento.

«Amore, senti. Pensavo questa cosa: mi faresti un jumbino

«Mo’ che è ‘sto “giumbino”?», dice lei mezza addormentata. «Ah, sì. Ho capito. Ritiro la domanda. Non può esser che quello. La risposta, quindi, è… sempre NO.»

«Vabbè, ci ho provato.»

«Eh, lo so che ci provi lo stesso… quando dovresti ormai aver capito che la mia risposta sarà sempre, immancabilmente, la stessa. Te l’ho ripetuta un mucchio di volte.»

«Lo so, lo so. Ma che ci vuoi fare? Fammi sognare che un giorno, continuando a chiedertelo (magari sovrappensiero) la tua risposta possa cambiare…»

«Non cambierà. Ficcatelo bene in testa. Sai, è un po’ scocciante dovertelo sempre ripetere.»

«Ma dai. Non deve esser poi tutto questo gran peso. Te la pongo giusto una volta ogni tanto…»

«Sì, d’accordo, ma è scocciante doversi sempre ripetere perché tu non vuoi imparare la lezione, che palle!»

«Amore, è nei miei pieni diritti di uomo maschio adulto poterti porre una domanda del genere una volta ogni tanto, con la segreta speranza che tu possa fornirmi, per una volta, una risposta affermativa.»

«Come è nel mio pieno diritto continuare per tutta la vita a ribadire che su quel fronte sarà sempre un NO netto!»

«E chi te lo vieta. Mi sono forse lamentato io? Però non togliermi quella fantasticheria. Sarebbe dura vivere un’intera esistenza sapendo già che quella cosa non arriverà mai, che l’aspetterò invano, per tutta la vita!»

«Ma sarà esattamente così che andrà. Se poi preferisci autoconvincerti del contrario, sono affari tuoi. Fai come ti pare. Sognatore!»

Che cavolo stai dicendo WIllis?!

Onora il padre e la madre (film)

Due fratelli adulti che se la passano piuttosto male economicamente decidono di fare un colpo in una gioielleria. Fin qui tutto normale. La particolarità è che quel negozio appartiene ai loro genitori.

Ora, penserete che i due fratelli odino chi li ha generati. E invece no. Non apertamente almeno. Ma evidentemente ci deve pur esser qualcosa che non va in quella famiglia se i figli decidono di compiere un tal gesto con quella facilità, non mettendo in conto che potrebbe scapparci il morto, cosa che puntualmente avverrà.

Più che la storia crime ovviamente interessano i rapporti interpersonali tra i personaggi. Dei quali ritengo non ce ne sia uno che si salvi.

Anche questo film ha determinato una discussione con la mia compagna. Io sostenevo che le colpe non potevano essere completamente sulle spalle dei figli degeneri. Che non può essere un caso se ti vengon su ben due di questi elementi. Lei sostanzialmente era per affibbiare le colpe quasi completamente ai figli…

Ai posteri l’ardua sentenza. Tanto noi non faremo figli… 😛

Il regista di questo film è Sidney Lumet. E uno dei personaggi principali è interpretato dal compianto P. S. Hoffman.

Amen