Nel giardino della Scuola per Giovani Dotati di Charles Xavier, Emma si diresse verso le Naiadi. Era da giorni che voleva parlar loro. Finora, tra una cosa e l’altra – il rapporto claudicante con Scott, le proprie insicurezze e l’arrivo di Sophie –, non ne aveva avuto il tempo, oltre che il coraggio. Perché era ovvio che ci sarebbe voluto molto, molto coraggio per riaffrontarle. Per questo doveva sentirsi perlomeno padrona di sé – dato che ora non poteva più giovarsi della propria autostima, ormai finita sotto i tacchi – se voleva avere anche solo una possibilità di farsi intendere davvero.
Le trovò sole. Loro la avvistarono subito. Anche prima di quanto si aspettasse. Evidentemente avevano percepito il suo picco emotivo schizzare a livelli tali da attirare la loro attenzione. Non era una novità per delle telepate del loro livello che, in quel momento, in quel campo, ormai la surclassavano di gran lunga, sia perché negli ultimi anni, sempre più aduse alle loro facoltà, le avevano ampliate ulteriormente, sia perché il grado dei suoi poteri si era spaventosamente involuto, tanto che si poteva solo sognare ora di leggere i pensieri altrui per trarne profitto; al massimo poteva assestare, ma solo se si sentiva in forma, qualche buon colpo psichico il quale sarebbe andato a segno solo se il destinatario non avesse disposto di discrete protezioni da attacchi mentali…
Emma eseguì l’ultimo esitante passo e si ritrovò innanzi loro. Le tre si disposero come al solito in fila. Era una specie di strategia spontanea, innata, come una bestia che arruffa il pelo per sembrare più imponente, perché da sempre quelle tre gemelle (che per qualcuno erano solo dei mostri) si sorreggevano a vicenda agevolando l’una le facoltà delle altre.
Celeste, Mindee e Phoebe, le tre Naiadi. Un tempo erano state quattro, ma quella di loro che aveva manifestato doti più personali e maggior desiderio di potere, aveva fatto una brutta fine alla quale tutti sembravano non pensare più, prime fra tutte le sue sorelle gemelle.
«Che ci fai…» «qui…» «…Regina Bianca?», dissero una dopo l’altra come fossero state la stessa persona differenziata in tre unità.
Partivano già col piede sbagliato. Odiava essere chiamata a quel modo, come quando era molto diversa da oggi, in “carriera” e affiliata alla parte sbagliata della barricata.
«Così non mi aiutate… ragazze…», disse Emma addolorata.
«Stavi per dire “figlie”…» «Perché non l’hai detto?» «Non ci consideri più tali?», cercarono la baruffa. Le avevano estratto la prima informazione dalla sua mente, e senza chiederle il permesso.
«Ma certo che vi considero tali! Solo temevo che, visto che è da tempo che non ci vediamo… pensavo che…»
«Non saremmo più state disposte…» «a berci…» «le tue nauseanti bugie!», dissero affilate.
«Appunto. Temevo proprio questo. Che mi accusaste di qualcosa del genere…»
«Certo…» «Che ti aspetti…» «madre?» «Che ritorni all’ovile…» «E noi ti riaccogliamo subito…» «come nella parabola del figliol prodigo?» «Non era la madre…» «che veniva perdonata da suo figlio…» «Era il figlio a esserlo…»
«Beh, il senso sarebbe lo stesso, figlie mie. Stavolta siete voi a sbagliare… Non ditemi che non avete mai afferrato il vero significato della parabola…»
Le Naiadi si guardarono per un attimo smarrite. La loro rabbia nei suoi confronti era talmente apicale che già si erano fatte mettere nel sacco, anche se solo verbalmente, dalla vecchia gallina che faceva ancora il brodo buono.
«Ma non sono qui per farvi notare i vostri piccoli errori, figlie mie. Semmai per chiedere scusa dei miei…»
«Non vogliamo sentire…» «Non c’è niente da dire…» «Non occorrono altre parole…»
«Prima però ascoltatemi, figlie mie…»
«E smettila di chiamarci figlie!» «Quando te lo abbiamo concesso…» «Eravamo ironiche!»
«Allora vi posso chiamare per nome, eh? Mi sembra anche più giusto per certi versi. Voi siete gemelle abituate a essere considerate come un unico corpo ma in fondo rimanete individui diversi, per quanto indubbiamente siate state sempre unite oltre ogni possibile forma immaginabile…»
Le Naiadi tacevano. Per il momento era riuscita ad arrestare la loro furia battagliera.
«Se davvero ti vuoi scusare…» «Allora scusati…» «Non vediamo l’ora di ascoltarti…», dissero sadicamente.
«Va bene, Celeste, Mindee e Phoebe, lo farò. So che nutrite, probabilmente a ragione, delle recriminazioni verso me…»
«PROBABILMENTE A RAGIONE!», dissero all’unisono. «Ci hai fatto di tutto!» «Ci hai abbandonato!» «Ci hai plagiato!» »Ci hai dato dei falsi valori in cui credere!» «Ci hai addestrato alla malvagità!» «E ti sorprendi se ora noi… » «TI RIPAGHIAMO CON LA STESSA MONETA?!»
«Avete ragioni da vendere. Ho fatto cose orribili in passato e non finirò mai di ammettermelo e di scusarmi presso le persone che ho loro malgrado coinvolto. Tuttavia immagino sappiate che sono la prima a biasimarmi e che non c’è bisogno che mi ricordiate i miei sbagli del passato. Figlie mie, quando avrete i miei anni, sono sicura che anche voi avrete commesso qualche errore in vita vostra, anche se spero proprio che quegli errori non saranno della portata dei miei…»
«Qualche errore, dice…» «Come se potesse capitare a chiunque…» «Tu sei la persona peggiore che abbiamo mai conosciuto!»
«Davvero pensate questo di me?!»
Una lacrima affiorò dal volto di Emma. Le dava del genuino dolore sapere quanto le sue ex allieve predilette fossero giunte a odiarla.
Questo nuovo atteggiamento di Emma – non l’avevano mai vista manifestare dei sentimenti così veraci e molli – stupì le Naidi le quali si fermarono a soppesare la corretta portata di quella manifestazione lacrimosa. Forse stavano esagerando con lei? Forse erano troppo feroci? Forse non sapevano perdonare perché nessuno aveva mai imparato loro a farlo? Anche Emma non aveva fatto a tempo a impartir loro quella lezione, perché quando lo aveva imparato lei loro non erano più sotto la sua egida.
«Ragazze, posso solo dirvi che se una persona non è in grado di vivere nel modo giusto… A maggior ragione quella persona non sarà in grado di essere una buona genitrice, o un buon tutore per figure più giovani che si affidano a essa… Purtroppo è una legge di natura. Ed è molto dura da accettare… Spero che un giorno potremo ritentare… parlare, azzerando tutto, perché ciò che accadde in precedenza è stato tutto sbagliato, tutto sbagliato…»
Emma si asciugò la lacrima e prese la via del complesso dell’istituto. Le Naiadi rimasero sole. Comunicarono telepaticamente tra loro…
Forse è sincera… Forse vuol davvero fare la pace ed essere una persona nuova, più umana… Forse dovremmo darle una chance… Sarebbe troppo facile, sorelle. Non dobbiamo farci incantare dalle sue lacrime di coccodrillo. Avete scordato che la Regina Bianca che conoscemmo noi era una persona in grado anche di fingere?… Sì, ma stavolta sembrava sincera… Sincera o non sincera questo non cambia nulla dei suoi peccati passati. Ha distrutto la nostra infanzia, e forse nostra sorella non sarebbe mai morta se non fosse stato per la sua deleteria influenza… Ragazze, penso che non possiamo far altro che stare a vedere come si comporterà. Effettivamente ammetto di non riconoscerla affatto per quella che era, la donna spietata che era. A ogni modo il nostro perdono, qualora ci sarà, dovrà meritarselo col sudore, nostra madre…