Tanto lo so che fate nei bagni…


A ben vedere l’epoca universitaria, al netto di quella famosa esperienza negativa che ebbi con una certa tipa, fu molto bella e divertente. Anche perché conobbi una persona con la quale divenni molto amico, persona che è tuttora l’individuo più simpatico che io abbia conosciuto…

Fu normale per noi finire per fare comunella e diventare inseparabili… Tra me e lui si stabilì presto un ferreo patto di estrema sincerità (anche per via delle nostre comuni sorti con l’altro sesso, davvero molto simili per certi versi). In presenza l’uno dell’altro non omettevamo quindi praticamente niente dei nostri pensieri più reconditi… o delle nostre flatulenze momentanee.

Egli era un gran ruttatore, uno specialista della materia, ed ebbe il notevole ascendente di infondere anche in me nuova linfa circa tale liberatoria pratica, la quale avevo sempre prevosto con cura. Fu in quel periodo che divenni un individuo talmente abituato ai rutti da farli ormai anche in presenza di estranei, senza ormai rendermene conto (e questo fu un po’ un problema allorquando cominciai a lavorare dovendomi riabituare con fatica a tenere un contegno decoroso…).

Per la sua dote lo stimavo tantissimo: lui poteva farli a comando! Cosa che io potevo solo sognarmi di compiere, seppure lui mi fece molti complimenti quando finsi di essere diventato capace di farli anche io a comando (ma per l’appunto, la mia, era solo una finzione. Mi fece tuttavia piacere sentire dalla voce di un competente che le mie eruttazioni false somigliavano davvero a quelle vere sue… Me ne inorgoglì non poco…).

Dunque lui riusciva a farli quando voleva (che spasso! Che privilegiato che era!) e a me pareva davvero, per questo, una persona eccezionale. Quando tuttavia lui seppe della mia incommensurabile stima nei suoi riguardi per tale questione, umilmente, mi disse che tutto sommato la sua caratteristica non rappresentava nulla di straordinario e anzi conosceva un altro suo amico che quella cosa la sapeva fare molto ma molto meglio di lui (e io, a immaginarmelo, rimasi oltremodo sbigottito…).

Il mio amico sosteneva che con bevande gassate la sua capacità di fare rutti aumentava a dismisura (cioè era fin troppo facile per lui, e gli sembrava quasi di barare quando vi ricorreva). Molto meglio, a sentir lui, fare i rutti dopo aver mangiato un panino “a secco” (cioè senza bere nulla!); meglio ancora se il panino era farcito con la mortadella…

Però il mio amico era un buon ragazzo educato e (a differenza mia) alla bisogna sapeva trattenersi molto meglio. Dunque si lasciava andare prevalentemente nei cessi, quando, pure se fosse stato udito, non gliene sarebbe fregato nulla (perché in fondo, credo io, gli interessava solamente il giudizio delle ragazze, che per lui erano quasi delle madonne le quali era impensabile che anche loro osassero dedicarsi a flatulenze “superiori” o “inferiori” come accadeva invece per noi rudi maschi). Così capitava sovente, se lo si accompagnava al gabinetto, di poter ascoltare uno di quei suoi concerti spontanei di eruttazioni di aria… Rammento bene quanto e come riuscisse a scoreggiare mentre con la bocca invece ruttava…

Un giorno accadde che, subito dopo una sua ennesima esibizione sinfonica-stereo, ci inoltrammo nel laboratorio mentre io ancora ne vantavo tali lodi. Così rinfrescammo la conoscenza di tale usuale circostanza in una ragazza che conoscevamo, la quale ci disse, consapevolmente schifata ma ormai rassegnata: «Tanto lo so che fate nei bagni…». E difatti lo sapeva perché io glielo avevo già fatto sapere precedentemente…

Ma il caso volle che nella stanza fosse presente un’altra ragazza che non ci conosceva, a noi e alla nostra fama, e difatti, subito dopo quella affermazione, essa si voltò di scatto verso di noi scandalizzata, immagino confondendo l’argomento della nostre dissertazioni (con qualcosa di sessuale) e lanciandoci un’occhiata come noi due fossimo dei grandi degenerati onanisti (che forse si soddisfacevano l’un con l’altro mescendo il piacere torbido di uno con l’altrettanto torbido piacere dell’altro? Chissà!)…

Quando riferii la scena al mio amico (alla quale egli non assistette poiché di spalle) ci facemmo insieme moltissime grasse risate…

Poi, certo, ci fu anche quella volta in cui lui cercò di smorzare la potenza di un suo ratto rutto, ma non vi riuscì sufficientemente cosicché, mentre eravamo a lezione, tale rumore fu udito distintamente da qualcuno… e ciò mi ingenerò un attacco intrattenibile di riso che dovetti camuffare incassando il capo tra le spalle e riversandolo sul banco… Bei tempi, quelli…

Si può fare (film)


Mi attendevo di assistere a una commediola infarcita di luoghi comuni all’insegna del “volemose bene”. Invece sono stato molto felice di ricredermi.

Seppur la storia è molto semplice e lineare, si vede che dietro ha molte considerazioni non superficiali su esperienze di vita concrete dalle quali sicuramente si sono tratte lezioni importantissime. Il disagio mentale non deve essere enucleato dai “normali”, né rinchiuso…

Il film affronta tale argomentazione nel modo forse più leggero possibile (questa affermazione non vuole essere una critica). Gli attori che interpretano i disturbati sono davvero bravissimi e perfettamente calati nella parte.

Ecco cosa viene fuori quando si mettono insieme Basaglia e il concetto di cooperativa…

Consigliato (ma non lo vedete in televisione rimpinzato di pubblicità, per favore!).

PS: Giuseppe Battiston si conferma ottimo attore, e anche una specie di marchio DOC per i film a cui partecipa. Infatti, se si esclude “Pane e tulipani” (che non mi è piaciuto), a memoria mi sembra abbia sempre recitato in film perlomeno interessanti, se non molto belli.

bruciare


perché non si può

ardere in eterno

nelle fiamme della passione

ogni ora

ogni dì,

assaporarne la linfa

fino a comprenderne

l’esatta essenza

e divenir infine

quell’essenza?

scarmigliare

i delicati capelli

di quella donna

fattasi dea

che ora giace

nel letto

dopo dell’amore

le fatidiche fatiche

suggere

dall’arcaica mammella

nutritrice

fin quando si vuole

e si è soddisfatti

per questo i neonati

sono gli unici felici,

e non lo sanno

poiché inconsapevoli!

tirar su

l’acqua dissetante

da un pozzo profondissimo,

da un suo secchio;

berla

e rigettare poi il secchio

nell’antro nero infinito

che sempre l’ha contenuto

ardere

e farsi ardere

dalle fiamme dell’inferno…

come posson esse

esser davvero dannose?

non ci credo!

questa è solo una menzogna

per allontanar

dai sollevanti piacer

capaci di donar

apogelica ebbrezza rivelatrice…

non può un fuoco

esser in fondo reo

poiché ogni fuoco brucia

e energie consuma

e libera

e consuma materia

la quale si trasforma

accelerando il suo percorso,

facendosi impercettibilmente ratta

per diventar altro…

e come può

questo

esser male?

bere

dalla fonte

nella quale si urina

creando quel circolo

anelato

vero fulcro dell’esistenza inspiegabile…

come può la chioccia

aver generato il primo uovo,

se essa stessa fu uovo

scaturito da altra chioccia?

offrire il braccio

al Serpente antico,

essere con lui gentile,

dirgli:

se è questo che vuoi,

prenditelo amico;

io non mi oppongo,

io te lo do volentieri

quel che desideri…

lasciando affondare

gli aguzzi suoi denti,

sperimentando

quella lieve morsicatura

che estasia

e deprime di terrore,

poiché annunciatrice

della morte che verrà

mai annunziata

ma la verità

in realtà

io la so e la comprendo,

ed essa è che

in questo mondo crudele,

in questo deserto dei sentimenti,

seguirà sempre una notte

implacabile e gelata

a una giornata folle

in cui il fuoco è avvampato

e ci ha empito

colmandoci di fugace delizia

che quando sarà smarrita

sarà ancora rimpianta

e ce ne vorrà dell’altra

e io, amici,

a quel crudel pensiero

tremo a sapere

che un giovane diverrà vecchio

e forse ne avrà ricordo,

oh fiamme eliopiche,

centripede, auliche,

intorpidenti…

brucia, brucia, brucia

e cenere resta

laddove

era la vita

e ora piango

e non ne ascrivo il motivo…

perché or piango?

Anarcolessia: Le fasi della realizzazione



Quando rileggo dei componimenti del passato, mi succede sempre una delle seguenti due cose:

  1. mi dico: oddio come è scritto male! Dovrei abbandonare per sempre la scrittura! Sono una pippa!

  2. mi dico: madonna come è scritto bene! Ma che davvero l’ho scritto io questo portento?! Sono un grande! Finché avrò forza, devo continuare nella mia opera!

Anarcolessia (che si chiamava “La vendetta del proletariato”) in principio apparteneva al primo caso e fu scritta in due fasi, distanti anche più di un anno tra di loro. Tutta la prima e la seconda parte furono scritte di getto in poco tempo (confrontando le bozze pubblicate sul blog, ciò si evince facilmente).

Anche l’ultima terza parte doveva concretizzarsi da lì a breve, ma mentre la stavo scrivendo persi entusiasmo per la storia e dovetti bloccarla. La completai molto più recentemente, quando mi ricapitò in mano, la rilessi, ne rimasi nuovamente catturato e trovai l’ispirazione necessaria per terminarla definitivamente (l’idea di base me l’ero già appuntata ed era comunque ben desta nella mia memoria, per cui non stravolsi nessuno dei fatti principali ai quali avevo già pensato).

Alla fine, questa ultima parte, risultò essere molto diversa dalle precedenti (forse anche troppo, pensai). Infatti era molto più enfatica, epica per certi versi, retorica (mentre nelle prime due trovavo che non ci fosse poi così tanto spazio per la filosofia, l’etica, l’esistenzialismo).

Così, quando mi misi in testa di sistemare sul serio la storia per pubblicarla, dovetti fare in modo che le tre parti non finissero per essere troppo stridenti (per toni e atmosfere) tra di loro.

Inoltre mi accadde di dovermi confrontare con tutte le bizzarrie sintattiche che all’epoca applicavo a iosa, sia per capziosità, che sopratutto per mancanza di esperienza (infatti Anarcolessia fu tra i primissimi racconti che realizzai, quando ancora ignoravo molte delle regole base del processo di scrittura)…

Per l’improba impresa, rischiai che mi venissero i capelli bianchi (e delle volte fui sul punto di arrendermi perché, come molti scrittori sapranno, qualche volta è meglio abbandonare totalmente vecchie cose piene zeppe di errori e di storpiature, piuttosto che accanirsi a ripulirle…) e fui anche tentato di riscrivere interamente le prime due parti… Ma no! Quella era la mia giusta punizione per aver scritto così male all’inizio! Così dovetti espiare la mia colpa mettendomi al tavolino, facendomi venire la cefalea (come Frollo), per, lentamente, apportare quelle modifiche necessarie che rendessero l’opera più leggibile, corretta e fruibile… E alla fine credo di aver reso Anarcolessia un’opera sufficientemente completa e omogenea.

Anarcolessia

id: W8C9U7pMvmc


Blu elettrico


Una donna nuova eri col tuo nuovo trucco che ti dipingeva il viso di blu elettrico e viola, aggiungendo alle innate ciocche tue bionde sfumature cromatiche che ti rendevano brillante e arguta come non mai.

Mi fissavi sorridente arcifelice di essere in completa comunanza con me, come solo nei sogni avevo immaginato potesse esistere, e come solo pochissime volte era accaduto. Io e solo io ero il tuo solo specchio che guardavi orgogliosa, pregna di vita.

Eri una dea, una poderosa spaccona imbattibile che non temeva nulla. Sfidavi tutti poiché ero il solo tuo complice che ti necessitasse. Noi due contro il resto del mondo, il quale dunque non contava nulla.

La tua passata pudicizia scomparve e non avesti più alcun problema a ostentarmiti nuda, senza sentirti per nulla in imbarazzo. Fare l’amore con te era semplice come indossare un guanto, e innato come muovere le mani.

Eri divenuta una pazza strega-folletto-incantatrice-giullare, sempre con quel tuo sorriso astuto sul volto: la volpe d’oro ammantata del cielo notturno e della lucentezza dei preziosi.

Mi ti posizionavi frontalmente per avere incessantemente i miei occhi dentro i tuoi e viceversa. Così proseguiva la nostra incedibile penetrazione biunivoca orgiastica mentale-affinitiva. Corrispettiva.

Nessuna paura di Mein Kampf

La Germania ha deciso che dal 2016 Mein Kampf (la delirante summa del pensiero hitleriano) sarà libro di testo nelle scuole tedesche. Così i nazifascisti la smetteranno di passarselo di mano in mano come fosse qualcosa di proibito… Inoltre, dato che lo studieranno a scuola, c’è anche il caso che perdano ogni sordido interesse per esso (così come avviene a noi che siamo molto poco attratti dai Promessi sposi e La divina commedia).

Qualcuno storcerà il naso sostenendo che, di opere del genere, sarebbe meglio se non si parlasse per niente. Ma io non sono d’accordo. Questi nazifascisti ignoranti sono tali anche perché evidentemente non si è detto loro sufficienti volte il perché delle cose. E ripetere aiuta. Diciamoglielo ogni volta che possiamo quanto sono ignoranti.

Non mi fanno paura i libri filosoficamente farneticanti. Anzi, così posso additarli per ripetere per l’ennesima volta quanto essi siano bieca propaganda fascista.

*

Premier islandese condannato per non essere stato all’altezza!

Esulto! Giusto! Molto giusto!

L’ex premier islandese Haarde è stato condannato da una corte di Reykjavik per aver favorito il tracollo economico nel suo paese!

Certo che si può fare! E allora facciamolo anche noi con i nostri politici! L’evidenza della loro deleteria azione è sotto gli occhi di tutti! Cominciamo dagli ex democristiani e poi andiamo su a salire…

Elsa Morante: Il mondo salvato dai ragazzini


È un manifesto.

È un memoriale.

È un saggio filosofico.

È un romanzo.

È un’autobiografia.

È un dialogo.

È una tragedia.

È una commedia.

È un documentario a colori.

È un fumetto.

È una chiave magica.

È un testamento.

È una poesia.

{tratto dalla quarta di copertina}

PURE SE CI FA TREMARE

PER GLI SPASIMI E LA PAURA,

TUTTO QUESTO,

IN SOSTANZA E VERITÀ,

NON È NIENT’ALTRO

CHE UN GIOCO”

Elsa Morante

Non capisco come, una come Elsa Morante, non sia stata insignita di un giustissimo e meritatissimo Premio Nobel per la letteratura…

Io non credo al campionato


Io non credo nella regolarità del campionato. Io non credo ai primi tempi scialbi e ai secondi tempi pirotecnici. Io non credo alle partite di fine stagione. Io non credo ai gol presi giocando alle belle statuine. Io non credo che laddove circolino molti soldi non ci sia un acclarato e immenso malaffare. Io non credo nella loro buona fede. Io non credo che essi davvero possano sostenere che sostanzialmente è tutto pulito. Io credo che loro lo dicano poiché coinvolti. Io non credo agli improvvisi cali di rendimento. Io non credo che l’arbitro non possa non vedere alcuni rigori o fuorigioco. Io non credo che un atleta possa fare tutta una stagione correndo come un matto senza qualche sorta di doping. Io non vedo perché si debbano praticare delle flebo a gente sana. Io credo che, forse, l’ultimo campionato abbastanza regolare svoltosi fu uno di tanti anni fa, quando ero piccolo e vinse imprevedibilmente un outsider in volata. Io non credo che l’insorgenza di alcune gravi patologie nei calciatori sia casualmente più elevata. Io non credo che gli sportivi e i dirigenti sportivi non sappiano ciò che succede (o che loro fanno succedere). Non credo neppure che non lo sappiano quei giornalisti che sono sempre al loro seguito.

Io non credo che i tifosi siano la parte più malata del calcio.

Io credo che, se tutto fosse regolare, il più debole vincerebbe molto più spesso di quanto accade oggi.

Io credo che molti calciatori siano dipendenti dall’adrenalina e che sia anche per questo se poi finiscono per divenire scommettitori compulsivi.

Io non credo nei mostri sbattuti in prima pagina, nei benpensanti, nei giornalisti iene e nei bigotti che soffrono di perdita della memoria.

Io non credo che chi bari se la possa cavare con una lieve condanna, una radiazione e una pacca sulle spalle.

Io, sopratutto, non credo che ad oggi sia emerso tutto ciò che doveva emergere e che dunque alla fine ognuno abbia avuto ciò che si meriti. Penso il contrario, che è emersa solo una minima parte, che se fosse emerso tutto, molti avrebbero avuto l’ergastolo e alcuni sport sarebbero stati cancellati.

Io non credo che si possa dire che un uomo sia morto in circostanze accidentali quando invece è palese che sia stato ammazzato da un’organizzazione criminale. E non credo che chi indaghi possa ostinarsi a sostenere il contrario senza subirne delle conseguenze.

Io sono libero di credere e non credere in quello che voglio. Questo nessuno me lo può togliere, né può farmi tacere.

Affaristi e persone in carriera…


Nell’infiltrazione mafiosa nel Comune di Salemi “il sindaco ha precise responsabilità”. Il sindaco è vittorio sgarbi. Lo dice il ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri, nella relazione sullo scioglimento dell’amministrazione della cittadina in provincia di Trapani.

Mentre si falciano spese e prestazioni mediche, la Regione Lazio (leggi polverini) pubblica un bando da otto milioni di euro per costruire nuovi uffici. Toh! Che strano! E io che credevo che le priorità fossero altre…

Dino Stringa è responsabile delle morti per “mesotelioma pleurico” di alcuni lavoratori. Cinque mesi e quindici giorni è la pena che gli è stata inflitta (non è un po’ pochino per uno che ha ammazzato delle persone mentre lavoravano?!)

L’insostenibile leggerezza dell’essere formigoni…

Mi ricorda un tal silvietto che negava, negava, confondeva, la ammischiava, rettificava (retti-fica-va, o anche retti-ficcava), smentiva, restaurava, e poi ancora negava sempre anche l’evidenza più palese… con quella sua amabile faccia da @azzo…

Adesso posso dirlo. Prima non la conoscevo abbastanza, ma ora posso. Quelle lacrime di cui tanto si è discusso e si è lodato, a mio parere erano assolutamente false, fasulle, falsificate, scadute, recitate (fatte con la cipolla?), vere come i soldi di monopoli. Per questo monti rimase basito e infastidito (e in quel momento deve aver compreso di cosa fosse capace quella donna chiamata al suo fianco a fare il lavoro sporco con lui. Essa era la più ambiziosa e pericolosa di tutti!). Una paccata di improperi!

Allora la verità vera fu la seguente… Esse lo pregarono di essere invitate alle sue feste (e non furono racimolate da un infimo magnaccia) poiché sapevano che c’era assai da divertirsi in casa sua… E lui, generoso come pochi, non poté rifiutare (anche se in quelle sere aveva il mal di capo per aver fatto un’altra delle sue numerose leggi anticostituzionali) poiché il Galateo glielo vietava, e si sa, lui sì che era un gentiluomo!… Dunque quelle ragazze, poiché erano tutte attrici o attricette esibizioniste assai, non trovarono niente di meglio da fare che organizzare una bella mascherata (anche se carnevale era lontano)… Così una si vestì da suora, una da poliziotta, una da infermiera (e il cinema erotico anni ottanta italiano ancora grida vendetta per quel palese plagio mai riconosciutogli!)… Di lì il passo allo spettacolino improvvisato di burlesque fu breve. E berluquoni la suora ignuda battezzò, prese il manganello alla poliziotta sexy (ma non sappiamo cosa ci fece), e si fece visitare dall’infermiera accaldata…

Poi, a fine sceneggiata, dato che aveva il cuore grande come una casa, anzi una villa annessa di mini-vulcano al seguito, dispensò elargizioni alle povere starlette che in fila si misero per intascare la mancietta… E tutti vissero felici e contenti, nevvero?

Quindi lui non giacque mai con nessuna sgualdrina (ribattezzata escort per far meno clamore), né tanto meno con quella minorenne tettona la quale gli disse impunita – ma pensa te la smorfiosetta! – che era nipote di mubarak… E lui le credette poiché troppo ingenuo e candido era il cuore suo…

E quando la ragazzetta venne intercettata ella non sapeva mai che lo fosse (come mai avrebbe potuto intuirlo?)! Né ad essa capitava mai di mentir (dato che era quasi santa!)… Per cui fu assolutamente sincera quando disse all’amica che papi le dava denari senza neppure una sveltina… Inconfutabilmente!

La teoria del volo (film)


 

Un uomo si lascia con la compagna e va in crisi, esce di zucca, ha un esaurimento nervoso. Infrange la legge e un giudice lo condanna a dover passare alcune ore nell’accudire persone con handicap fisici. Gli capita in sorte una ragazza spastica sulla carrozzina, piuttosto sagace, pungente, caustica, per nulla facile da gestire. Nel frattempo l’uomo nutre la dissennata idea di realizzare un piccolo aeroplano in grado di volare (laddove neppure Leonardo ci era riuscito)…

La ragazza e lo sclerato imparano a conoscersi meglio e a stimarsi (pur riconoscendosi diversissimi). Un giorno la ragazza gli chiede di esaudire un suo desiderio il quale rimpiange da quando era adolescente… Ma lo chiederà alla persona giusta? Infatti in certi momenti sembra proprio che il ragazzo non ci stia con la testa…

Questo coraggioso, impegnato, strambo e un po’ folle film mi è piaciuto molto perché fa incontrare due tipi di disagi diversi, il disagio fisico e quello mentale, li unisce insieme e infine ci lascia riflettere su diverse questioni (che non vi anticipo per non rovinarvi la sorpresa), in particolare su una…

Non banale. Da vedere.