La tua fidanzata ha un sonno per certi versi estremamente “facile” eppure “leggerissimo”. Leggerissimo nel senso che se sta dormendo ma le fai una domanda, lei si sveglia e ti risponde prontamente come fosse stata già desta. Per dire, potresti chiederle all’improvviso, alle due di notte: ma tu amore come la vedi la critica della ragion pura, di Erasmo? E lei potrebbe risponderti: innanzi tutto era di Immanuel Kant: e poi penso che bla bla bla…
D’altro canto il suo sonno è facile perché… dopo che ti ha risposto potrebbe immediatamente risprofondare in un abisso di sonno (in cui russa anche un pochino). XD
Fu un film demenzial-trash, abbastanza scurrile, pieno di battutacce sconce, a gentile concessione e concezione degli Squallor, un gruppo musicale per l’appunto con le medesime caratteristiche.
Ora, a questo filmetto, praticamente un B-movie, ma che sicuramente qualcuno metterà tra i suoi cult, che oggi nessuno oserebbe più passare in prima serata, ma neppure in seconda – facciamo che si può passare solo a notte fonda –, va riconosciuto qualche merito. Uno: all’inizio (prima che stanchi e che inesorabilmente scada la qualità delle battute) fa ridere (se non vi infastidiscono troppo le volgarità). Due: ha indubbiamente belle musiche (e non lo dico tanto per dire).
Il problema principale di questo film è che nasce da alcune felici intuizioni umoristiche le quali però avrebbero meritato un maggior lavoro di approfondimento da parte degli autori. Lavoro che non c’è stato.
In prima battuta, il materiale effettivo della pellicola era davvero molto scarso e non arrivava neppure all’ora. Allora sapete che si sono inventati? Ci hanno infilato dentro una serie di false pubblicità meramente per allungare il brodo. Ovviamente anch’esse seguono il filone umoristico, sono parodie e in alcuni casi sembrano semplicemente barzellette portate sullo schermo. Il risultato finale è stato insufficiente.
Da Wikipedia apprendo:
“Il film uscì il 14 agosto 1984, in due cinema in tutta Italia (uno era a Viareggio e Ippolito portò personalmente le pizze del film con tre ore di ritardo) l’altro ad Ischia. Fu un successo di pubblico clamoroso: costato appena 135 milioni di lire, incassò 5 miliardi al botteghino, tanto che a distanza di qualche giorno le copie distribuite sul territorio nazionale erano 150.”
Io facevo le Elementari quando passò in tv la prima volta. Ci colpì molto, a noi piccoletti. Ricordo che, al solito, il giorno dopo i più “furbi” già ripetevano alcune battute a memoria. Bah, non ho mai avuto questa facoltà, io. Non so come facessero a essere così svegli quando si trattava di ricordare queste sciocchezze e invece così pippe quando dovevano ripetere la lezione di Storia o Geografia. Allora era vero che non studiavano e non si applicavano – non aprivano proprio il libro! –, altrimenti sarebbero stati studenti di alto livello…
Degli insolitamente giovani scienziati – già qui partiamo male – sperimentano con successo, su un cane deceduto, un siero che riporta in vita il malcapitato. Poi succede un incidente e una di loro muore. Allora, senza pensarci troppo, glielo iniettano, e pure quella resuscita. Ma il siero ha controindicazioni ed effetti collaterali. Uno: rende a tratti molto aggressivi. Due: invece di disperdersi nell’organismo, come preventivato, tende a permanere nel cranio cagionando un’insolita e pericolosa iperattività cerebrale. Inoltre i soggetti resuscitati appaiono per la maggior parte del tempo come svuotati o depressi… Ovviamente, trattandosi di un horror, le cose tenderanno presto al peggio.
Passabile. Con buoni momenti di tensione. Ma niente più.
Era estate, faceva caldo, ma non caldissimo. Quel giorno Ninnini decise di leggere il suo libro a cui teneva di più, I tre moschettieri, il quale gli aveva donato la maestra alla fine della scuola. Aveva insistito molto, Ninnini, affinché fosse proprio quello e non un altro, perché la maestra avrebbe voluto dargli un libro più facile da leggere, e meno “pesante”, così aveva detto. Ma Ninnini si era talmente incaponito che la maestra, per non deluderlo, alla fine glielo aveva assegnato appioppandogli anche un compito, a lui come a tutti quelli che avevano ricevuto una siffatta regalia, e cioè quello di farci sopra un riassunto, che poteva essere anche solo verbale, e non scritto; il che aveva assai ringalluzzito Ninnini perché lo urtava sempre dover fare i sunti delle cose che leggeva, e se per una volta poteva farne solo uno mentale, o meglio orale, era più contento.
Dunque quel giorno Ninnini si mise lì in cameretta. La luce che entrava dalla finestra, inondandogliela, era perfetta. Anche la temperatura era perfetta, perché in quella stanza non faceva né caldo né freddo. Perfetto, pensò Ninnini. Allora si sedette sulla sedia della sua piccola scrivania. A dire il vero impiegò un poco prima di trovare la posizione giusta che gli avrebbe permesso di stare più comodo sia con i glutei che con i gomiti, e pure la schiena, già che c’era.
Okay: adesso era pronto. Sennonché gli venne in mente che quello sarebbe stato un momento ottimo per andare a lavarsi i denti. Difatti la sera prima, essendo stato stanchissimo, aveva saltato quella convenzione; inoltre quando gli sarebbe ricapitato più non solo di ricordarsene ma pure di avere tempo a disposizione per farlo? Ma sì, doveva approfittarne adesso che poteva! Dunque si precipitò in bagno e si lavò i denti con dovizia, come raccomandavano i dentisti gengivali. Che una volta Ninnini era dovuto andare dal dentista, il quale gli aveva trovato una piccola carie e allora gli aveva dovuto prima trapanare un dente… Anzi prima ancora fare la pulizia dei denti, poi fare l’anestesia, poi trapanare il dente, poi fargli il ponte, poi mettergli un dente d’oro, poi togliergli il dente d’oro per mettergliene uno d’argento perché l’argento si addiceva maggiormente alla sua bocca; poi, già che c’era, gli aveva messo l’apparecchio per i denti, e questo per ben tre volte, perché i primi due apparecchi Ninnini se li era persi quando era andato a mangiare al ristorante con i nonni e quando era stato alla mensa aziendale di papà… Per questo motivo si capisce perché Ninnini cercasse di andare il meno possibile dal dentista. Quando stava lì, quello non lo voleva più mandar via! Tanto che era quasi diventato amico di famiglia del dentista gengivista. Già, ma quale amico!, pensava Ninnini scontrosamente: un amico mica sta sempre a ficcarti le mani disinfettate in bocca e ad armamentare con i suoi ferri del mestiere, che nella fattispecie erano anche temibili strumenti di tortura!
Sbrigata la pratica del lavaggio dei denti, Ninnini tornò nella sua cameretta. Ciononostante la luce era leggermente diversa da come l’aveva lasciata. Questo lo infastidì. Inoltre gli sembrò che l’aria, in quei cinque minuti trascorsi, fosse diventata un poco più calda della temperatura ottimale auspicabile per leggere un libro in una stanzetta per bambinetti della sua età. Così Ninnini ebbe un’idea geniale, di quelle che gli venivano di continuo: perché non andare a leggere in giardino? E così fece.
Effettivamente il giardino era più fresco della sua cameretta, perché c’era ancora l’arietta un po’ frizzantina del mattino, e poi, su quel lato, il sole non ci batteva completamente perché ci si poteva giovare di svariate porzioni d’ombra derivanti da un pergolato che gli correva tutto sopra la testa.
Ninnini trascinò una delle bianche sedie in plastica del giardino sotto l’ombra del pergolato. Poi però adocchiò una sdraio; allora si disse che quella sarebbe stata perfetta. Sarebbe stato ancora più comodo perché avrebbe potuto distendere le gambe! Si fece i complimenti per l’ennesima idea geniale avuta, dunque rispostò la sedia e al suo posto ci mise la sdraio che, quando ci si sedette, trovò davvero comoda.
A quel punto aprì il libro alla prima pagina e lesse la prima cosa che c’era scritta, cioè l’anno di stampa. Mmm, disse Ninnini, davvero notevole.
Poi però sorse un altro problema. Eh, già: lui se n’era già accorto da un pezzo ma per pigrizia aveva tentato di far finta di niente; però, andando avanti, aveva dovuto proprio sentenziare che… la luce sotto il porticato non era ottimale per leggere, ne serviva di più. Lo si poteva fare, certo, di leggere: però era meglio se si era esposti alla luce diretta del sole, la quale rendeva le lettere che componevano le parole molto più leggibili e limpide. Inoltre sotto il perticato doveva ammettersi che faceva pure un filino frescolino.
Ninnini rispostò la sdraio e la rimise esattamente dove stava prima, cioè sotto il sole, che comunque a quell’ora non era temibile come nelle ore centrali della giornata e quindi si poteva prendere tranquillamente. Dunque proseguì la lettura.
Adesso era proprio in prossimità della prima vera pagina della storia. Che emozione! Ninnini cominciò a leggere il titolo: “introduzione”. Ma presto si accorse che una zanzara stava dando l’assalto alle sue gambette scoperte con quei tipici pantaloncini corti che indossava sempre d’estate.
Eh, già: il problema delle zanzare sussisteva eccome, se stava in giardino; per questo, si ricordò, non ci stava mai troppo a lungo, sopratutto d’estate: sennò lo pizzicavano. Ora Ninnini doveva prendere una decisione drastica dalla quale sarebbe dipesa la sua intera giovinezza, o perlomeno per quanto concerneva la lettura di quel libro: doveva restare in giardino oppure tornarsene nella sua tranquillissima cameretta?
Voi che avreste fatto? La questione non era poi così semplice da redimere come a qualcuno sarebbe potuto sembrare. Ora, se decideva di rimanere in giardino, a quel punto avrebbe dovuto tassativamente tornare in camera per vestirsi con abiti più pesanti, o perlomeno lunghi, e oltre ai calzoni doveva cercarsi pure una maglietta con le maniche lunghe, sempre per le zanzare, che erano davvero molto, molto furbe quando si trattava di succhiare il sangue impunemente a qualcuno. Erano già bellamente predisposte ad attaccargli le gambe o le braccia, o peggio la faccia, o le orecchie. E Ninnini non voleva che questo succedesse. Per questo, Ninnini, controvoglia, decise di tornarsene proprio nella sua cameretta piuttosto che rivestirsi da capo con completini adatti al giardino. Era meglio restarsene lì, protetti, per leggere in santa pace il suo sacrosanto libro.
Due minuti dopo era tornato nella sua cameretta. Certo, gli era dispiaciuto molto dover rinunciare alla soave comodità della sedia sdraio ma… non poteva mica portarsela in cameretta, anche se… adesso che ci pensava non capiva perché. Stava di fatto che quelle sdraio non si erano mai mosse dal giardino, sia d’inverno che d’estate, al massimo si potevano mettere nel ripostiglio, tutte piegate; dunque sembrava proprio che lui non potesse spostarle altrove.
A ogni modo ormai Ninnini si era abituato all’idea di leggere in assoluta comodità per cui pensò di farlo direttamente… a letto. Infatti quale posto migliore poteva esistere sulla faccia della Terra? Nessuno, non ce n’era nessuno!
Allora cominciò a leggere da sdraiato, a pancia sopra. Ma si accorse presto che così non si poteva. Perché il libro gli pesava troppo e finiva che gli si addormentavano le braccia. O le mani. Allora, dopo una serie di tentavi andati a vuoto, trovò la posizione migliore. A pancia sotto, con le braccia fuori dal letto, in modo che il libro finisse per poggiare a terra, sul pavimento. Sì, non era affatto male quella posizione, Ninnini, al solito, si fece i complimenti per la sua astuzia da volpe.
Lesse ininterrottamente ben mezza paginetta. Poi gli venne un poco sonno. D’altronde quella mattina, tra il lavaggio dei denti e sopratutto quel continuo spostare sedie e sdraio, si era un po’ stancato. Allora si concesse un riposo ristoratore di mezz’ora, in cui non fece niente di niente e delle volte tenne anche gli occhi chiusi.
Poi, a un certo punto, sentì il padre che era tornato dal centro del paese con i giornali, tra cui anche i suoi amati fumetti, e i cornetti freschi per fare colazione, allora si precipitò da lui a fargli le feste e il libro se lo scordò per tutto il giorno.
Ah, ma ci avrebbe riprovato, bambini, non temete, perché Ninnini era un tipo tosto che non si rassegnava a capitolare alla prima avversità, ormai lo avrete capito. Nossignore! Lui andava diritto per la sua via e travolgeva ogni ostacolo avesse potuto trovare! Ninnini era un bambinetto eccezionale! Mica come certe pappemolli che girano oggi! Senza fare nomi…
Signore e signori, qui siamo di fronte a uno dei più belli, antesignani, intensi e animalisti cartoni di sempre! Kimba, il leone bianco – che ovviamente influenzò parecchio Il Re Leone della Disney.
Una postilla per iniziare: dovete sapere che i leoni bianchi in natura esistono sul serio – se ancora non li hanno estinti – anche se sono molto meno numerosi dei non-bianchi e più che bianchi hanno un manto diciamo più stinto…
Il cartone nasce dal manga del grande Osamu Tezuka – qualcosa mi dice che questo nome risalterà fuori quando parlerò anche di altri cartoni mitici entrati nella storia. Gli animali della storia vivono tutti assieme nella foresta/savana. La saga è costruita come fosse una comune storia di potere fra animali, ma poi ci sono anche tematiche assai avanguardiste che affrontano temi quali i cacciatori di frodo, e più in generale il devastante e nefasto impatto dell’essere umano nel mondo della natura. Difatti l’essere umano è qui visto come il cattivo per eccellenza – personalmente sottoscrivo in pieno.
Le storie sono commuoventi, vivaci, talvolta crude e seguono Kimba da quando nasce ed è cucciolo a quando diventerà grande e re…
Terzo film che vedo di “so er mejo de tutti” Lanthimos, dopo le due precedenti immani cagate. Posso affermare che almeno questo abbia i crismi indubbiamente del “bel film”, seppur non rientri nei miei gusti – tiè! Prendetela in culo ancora una volta, Lanthimos! Non mi hai conquistato neppure stavolta! Ti eri illuso, eh?! E invece no! Ti ho fregato, pezzo di $/%£%! 3:-)
La differenza con gli altri due film (sotto trovate i link a essi) è che qui il gran registone non ha intenti così istruttivi e ammorbantemente ammonitori e giudicanti tali da farmi incazzare. Qui realizza il suo bel film, storico e in costume, sì, si concentra parecchio sull’ironia, ma per il resto non mi è risultato molesto. Seppur, a film concluso, ho pensato: vabbè, e allora? Che senso ha raccontare una storia simile? Risposta: secondo me nessuno.
Diciamo che talvolta Lanthimos è stato accostato da qualcuno a Kubrick. Beh, allora diciamo che questo è il suo “Barry Lyndon”, che guarda caso è il film di Kubrick che mi è piaciuto meno e ho trovato più inconsistente – a onor del vero, valuto il film di Lanthimos molto migliore di quello di Kubrick, nel complesso.
Adesso alcune cose che ci tengo a specificare prima della pubblicità:
1 La trama: c’è una giovane ragazza, caduta in disgrazia per via dei debiti di gioco del padre, che si autoinvita, in cerca di una qualsiasi occupazione, nella vita della cugina. Solo che la cugina è la persona a più stretto contatto con la Regina Anna d’Inghilterra, nel delicato momento storico in cui la Bretagna sta facendo guerra alla Francia e il conflitto comincia a esser molto pesante sia dal lato economico che per il bilancio delle vittime. In breve la ragazza entrerà nelle grazie della regina, ma così facendo scatenerà le gelosie della cugina, e da allora tra le due sarà conflitto aperto…
2 Emma Stone, che fa la damigella decaduta, appare meno bella del solito, perché finalmente le scoprono il viso ed essa non può più confonderlo nei capelli! Ecco perché Ortolani la considera una rana! 3:D
3 Vorrei sapere per quale stracavolo di motivo il film è passato col bollino rosso. Dai, spiegatemelo. Forse solo perché a un certo punto la Stone fa una sega (handjob) a un uomo, senza che comunque si veda assolutamente nulla? Tra l’altro è la seconda volta che una performance del genere avviene in uno dei film che ho visto di questo regista. Due su tre non è male come media… ;-> Ah! Ma sapete che adesso che ci penso… avrebbe potuto esserci anche nell’altro, in cui comunque c’erano scene di sesso (anche anale)?! Sarebbe clamoroso…
4 Ah, anche qui è emerso l’uso che fa Lanthimos della musica. a) ce ne mette un sacco, classica (sicuramente poiché convinto che così impreziosisca il film) b) … troppa! c) …e pure a tratti fastidiosa ed eccessivamente reiterata, tanto che a un certo punto mi sono ritrovato a esclamare: aho, ma la volemo finì co’ ‘sta tortura?!?
5 Una particolarità della pellicola è che è estremamente orientata al femminile. Le protagoniste assolute sono queste tre donne di cui sopra. Gli uomini ci sono ma sono sempre in fondo accessori. Buoni o cattivi che siano, sempre comparse sono. Tanto che direi che si sente un po’ la mancanza di essi. Credo che il film piacerà molto a qualche movimento lesbico che ce l’ha a morte cogli uomini (in genere, a ragione).
6 Le scenografie, le luci, le inquadrature, bisogna dargliene atto, sono bellissime, da un punto di vista squisitamente tecnico. Poi adesso vanno molto di moda queste inquadrature in cui sembra sempre di guardare le cose attraverso una prospettiva deformata… Qui ci sono, perché codesto registone deve sentirsi molto alla moda. 😉
Infine come promesso ecco i link agli altri due suoi film che ho esaminato in precedenza con la scrupolosa meticolosità cazzarona che mi contraddistingue:
È da anni che si è convinta che il sale faccia “male”.
In realtà il sale fa male solo se se ne assume troppo. Quasi tutti sanno che il sale è uno dei minerali fondamentali al nostro organismo, il quale si indebolisce se gli manca.
Nonostante questo, lei, un bel giorno – quando ancora non era vecchia –, ha preso la sua bella decisione “salutista” di dichiarar guerra aperta al sale. Allora ha cominciato a mangiare sciapo. Sciapo ad oltranza.
Così il cibo cucinato da lei, per un bel pezzo, è stato qualcosa di assai insipido, a cui dovevo sempre aggiungere io il sale, con mio grande fastidio.
Spaghetti, minestre, secondi, contorni… Tutto divenne sciapo! Tranne quella volta in cui, per farmi un dispetto, finse di scambiare lo zucchero col sale, per rovinarmi anche il gusto di un caffè decente.
La cosa bella di questa sua mania è che poi, quando si fece gli esami del sangue, venne fuori che – ed è piuttosto raro che succeda ai giorni nostri e infatti il medico rimase molto meravigliato – aveva carenza di sodio, ovvero di sale!
Così, negli ultimi anni, a forza di ripeterle come un disco rotto quella cosa, i suoi cibi sono tornati passabili a livello di salinità. Ma ciò non toglie che lei continui ad avere carenze di sodio nel sangue, perché comunque ne assume troppo poco…
Tipo Amore criminale. Ma completamente epurato dalle scene violente. Eppure l’efferatezza dei crimini di questo assassino e stupratore seriale si sarebbero prestate perfettamente al caso. Ma si è scelto di farne quasi un prodotto per famiglie, che indaga unicamente nella maschera dabbene dell’assassino in questione e di come egli fu tutto sommato un “buon fidanzato” con la sua ragazza.
Mah! Da un lato si opta per un soggetto truculento, per attirare le curiosità più morbose della gente; dall’altro, per evitare che il film possa esser etichettato come “troppo spinto”, lo si depaupera di tutte quelle tematiche che potrebbero essere considerate “forti”. Ma vaffanculo. Come vedere “Nudi e crudi” con le nudità oscurate. Così il film appare “zoppo”. Una mera operazione commerciale. Certo è discreto, ma non arricchisce di nulla. Sapevamo già che per essere un potenziale assassino si può anche sembrare una persona affabile e intelligente. Guardate i politici, per esempio.
Questo film fece epoca. E tentò di raccontare una storia difficile e anche diversa dalle altre.
Il ligio poliziotto (Morgan Freeman) chiede a un suo influente amico avvocato (Gene Hackman), implicato nel ritrovamento di una bambina stuprata e strangolata, di passare dieci minuti da lui per sistemare alcuni piccoli dubbi sorti dopo la sua deposizione. L’avvocato ci va ingenuamente credendo che se la caverà in quel breve lasso di tempo. Il problema però è che la deposizione che ha fornito è piena zeppa di piccole o grandi incongruenze, così sembra proprio che egli stia mentendo…
Un giallo/thriller psicologico la cui soluzione si trova nel complesso rapporto che l’indagato ha con la moglie (Monica Bellucci), che non vuole più unirsi carnalmente con lui da molto tempo…