Nemesis incontrò anche un mucchio di operatori delle pulizie come lui…
Il Papero era un tipo pacioccone. Fu uno dei suoi pochi amici lì dentro. Con lui Nemesis poteva parlare di tutto e per un periodo, prima che egli cambiasse lavoro per divenire avvocato, rappresentò l’unica reale alternativa a Vlad, tanto che Nemesis avvertì la sua mancanza quando non lo vide più.
Il Papero era entrato nell’azienda tramite una sorellastra che lo aveva raccomandato alla direzione. Questa, ribattezzata da Nemesis Bocca Sporgente per un lieve difettuccio fisico, era una ragazza molto prorompente e suscettibile. Tanto che una volta fu molto diretta nel rivolgere un’accusa a un anonimo il quale, a suo dire, si era macchiato del grave reato di calunniarla affermando che lei aggiungesse dell’acqua al detersivo per intascarsi nascostamente quel che trafugava, rivendendolo. E fu Nemesis che ella fissò in faccia, come ad accusarlo, quella volta che lo disse. E Nemesis si sentì tirato in ballo e volle specificare che lei, essendo una parente del Papero, per lui era proba sulla fiducia, e comunque, lui, non solo non aveva mai parlato male di lei – e tanto meno alle sue spalle –, ma non l’aveva proprio mai nominata. Bocca Sporgente si tranquillizzò e da allora rivolse i suoi sospetti su altri tizi…
C’era poi Pelle Liscia, una ragazza molto bella che, nel giorno della presentazione generale, si era mostrata con dei lunghissimi e ammatassati capelli ricci che le avevano conferito un fascino selvaggio, mentre a partire dal giorno dopo se li era drasticamente accorciati avendo provvisto anche a lisciarseli.
Così li aveva lisci, come la sua pelle, che trattava con delle creme che la rendevano sempre morbida, levigata, profumata e delicata. Tale cura la riservava anche all’epidermide delle gambe, che in più depilava a più riprese in modo da poter esser sempre pronta per accoppiamenti estemporanei.
Pelle Liscia era un’incantatrice e dagli uomini otteneva quasi sempre quel che desiderava. A esempio una volta puntò il Papero per procurarsi un cambio d’orario notturno, e lui, ingenuamente, si fece subito intenerire il cuore dai suoi sorrisi, e dunque glielo concesse senza fiatare. Da allora, guarda caso, lei non si fece più vedere con lui: d’altronde aveva ottenuto tutto quello che l’ingenuo poteva darle; perché avrebbe dovuto perder ancora il suo tempo con il Papero?
Nemesis era molto attratto da Pelle Liscia, che a tratti trovava irresistibile, quando lei gli parlava chiaro ed era molto ironica, oppure quando esibiva una sua qualsiasi debolezza. In quei momenti Nemesis avrebbe voluto andare da lei e starle vicino, abbracciarla, baciarla, confortarla, o stringerle la mano; insomma avrebbe fatto qualsiasi cosa per donare un po’ di serenità a quella ragazza così bella e inquieta.
Ma altresì Nemesis sentiva quanto lei fosse oltremodo pericolosa. Poiché essa era una di quelle donne indomite che per tutta la vita, qualsiasi cosa facciano, si poteva star sicuri che non sarebbero mai state soddisfatte di loro stesse e per questo, non avendo il coraggio di cambiare loro per prime, si sarebbero rifatte sui poveracci che, come api sul miele, avessero tentato di appressarsi nelle loro vite. E più un prode cavaliere le avrebbe concesso, e più Pelle Liscia l’avrebbe ripagato con monete scadenti e indifendibili voltafaccia.
Pelle Liscia era fidanzata con un tale – che doveva aver già capito qualcosa circa le sue reali propensioni – il quale, lei confessò, la offendeva chiamandola “pubblica donna”. Pelle Liscia si dispiaceva assai per quegli epiteti non encomiabili provenienti dal suo ragazzo, tuttavia non ebbe mai il coraggio di lasciarlo. E, anche quando intrecciò relazioni peregrine con altri, non rinunciò mai ad avere accanto quel maschio che potesse fregiarsi del titolo di “suo ragazzo (cornutone)”.
Pelle Liscia una volta riservò un brutto tiro a Nemesis e, per fargli uno scherzo, gli disse che gli offriva un caffè, salvo poi fargli capire, quando ormai si era volatilizzata, che i soldi immessi nella macchinetta automatica non erano sufficienti per l’erogazione.
Da ciò Nemesis trasse la dura lezione di chi fosse in realtà lei e, quando ebbe modo di parlarle, pur non criticandola apertamente, le riservò parole aspre. E da allora lei temette che lui avesse scoperchiato tutta la sua anima piena di peccati inconfessabili e cercò il più delle volte di evitarlo, ma sempre in qualche modo rispettandolo, poiché Nemesis era diverso dagli altri: era più sagace e più sensibile. Troppo, per entrambe le caratteristiche, per starle attorno senza farle venire dei complessi di colpa o d’inferiorità.
Sul finire dell’esperienza lavorativa di Nemesis all’azienda, Pelle Liscia diede anche un ennesimo supremo dolore a Nemesis che, pur biasimandola, l’aveva, tutto sommato, molto in simpatia e stava male per lei se essa si buttava via rendendo la propria vita più caotica del necessario. Pelle Liscia si fece scoprire in una relazione fedifraga con… nientepopodimeno che Strabic Boy! Proprio uno dei tanti che non avrebbe mai dovuto scegliere! Quello fu un brutto colpo per Nemesis. Cosicché, quando Nemesis abbandonò l’azienda, fu almeno felice di non avere più il tormento di vedere il modo in cui Pelle Liscia flirtava nascostamente agli occhi di tutti con uno dei suoi nemici.
Ma quella non fu l’unica conquista di Pelle Liscia, che difatti emanava un fascino così rovente che nessun maschio lì dentro poteva esimersi dal notarla. E oltre il Papero, che si invaghì di lei per un sol momento, prima di mettersi l’anima in pace convincendosi che una come lei era forse troppo difficile per uno come lui, ci fu un imprecisato nugolo di persone che le corsero appresso, e Nemesis fu certo che alcune di esse non poterono non essere riuscite nell’impresa di farla cadere infine nelle loro infime mani.
Una volta Nemesis ebbe il privilegio di capitarle vicino e di sentirla parlare con una sua amica. Quello fu il canto del cigno del loro fatuo rapporto. Nemesis sentì il suono arrochito della sua voce propagarsi come una melodia di arpe e violoncelli; quindi poté ammirarla mentre si rassettava i capelli che le cadevano a ciocche sugli occhi. La vide sorridere e saltuariamente lanciargli sguardi ambigui i quali sicuramente erano un gesto d’offesa verso di lui – che la mirava avendola voluta – ma esprimevano anche la tronfia contentezza che lui la bramasse.
Tuttavia, nonostante lo spettacolo di perfidia che lei gli regalava, Pelle Liscia si sorprese accorgendosi che lui le arrideva lo stesso, come solo chi ama davvero sa fare…
L’amor mio io disprezzo
E pensai che lei aveva il dono di leggere i pensieri
Nelle altrui menti e ispecialmente la mia.
Poi pensai che un’aliena lei era, perché mai
Essere umano aveo incontrato come lei.
Poi ancora che era dolce come un angelo da amare
E beatificare per la capacità sua di dar estasi.
Infine pensai che doveva essere un demone,
Ma non di quelli malvagi, perché tanta gente pensava male di lei.
Sempre dolori dava a chi accanto le stava,
Ma ciò in primis riversava su se stessa.
Io disprezzai l’amor mio perché troppo alto era per me
(Se fosse stato!), troppo perfetto per esser amato,
Troppo smisurato per dal piacere d’un uomo esser contenuto.
Eri così bella che le mie mani toccarti non potevano
Altrimenti le stesse e te, entrambi, sareste bruciati.
Così dentro m’eri che, nella stessa misura, inappagato
Doveva rimaner il desiderio di confondermi con te in entità migliore.
Eri così cattiva a non mantenere tutte le stupende tue premesse
Che la bugia fu la più grande tua alleata, unica amica.
Io disprezzai l’amor mio perché sempre sarà irrealizzabile,
Divinamente meraviglioso e inesplicabile.
L’amor mio è morto e ciò lo sacralizza come mai
Esser sarebbe potuto.