Certo c’era ancora quel piccolissimo particolare da stabilire, cioè da dove potessero uscire mai i bambini. Difatti, per quanto ne sapeva Ninnini – ma poteva benissimo sbagliarsi perché lui non era certo pratico della questione –, non uscivano dal sedere. Anche perché Ninnini non ci vedeva proprio i bambini a sbucare da quel posto da dove normalmente passava la cacchina.
Allora da dove uscivano? Forse proprio dalla pancia. Difatti Ninnini delle volte aveva sentito che i dottori facevano un taglietto alle future mamme, per far venir fuori i bambini…
Ninnini era incline ad avallare questa ipotesi… ma poi gli sorse uno stranissimo dubbio: e se… le femmine non avessero proprio avuto il pisellino come invece ce lo aveva lui? Cioè magari il pisellino ce lo avevano solo i maschi, chissà, mentre le femmine no. A un certo punto Ninnini ebbe come il forte sentore che le femmine non avessero potuto aver niente lì. Chissà come gli era venuta quella balzana idea. Ma tanto valeva cercar conferme…
Così un giorno Ninnini si fece prendere la mano dalla propria curiosità scientifica e, in barba alla propria sterminata timidezza, chiese senza peli sulla lingua a Ninnina se aveva il pisellino anche lei, oppure non aveva niente, pregandola, per favore, di fargli vedere…
Sennonché Ninnina non prese quella gentile interrogazione granché bene, e forse quel giorno le giravano pure male, cioè aveva “le sue cose” – che era un’espressione metaforica molto pittoresca da cui Ninnini aveva appreso che le ragazze fossero frequente di cattivo umore. Fattostà che essa per un attimo lo considerò con uno sguardo pieno di disprezzo, e l’attimo dopo gli stampigliò una sonora cinquina di dita sulla sua incolpevole gota destra – difatti Ninnina era mancina –, e poi, non contenta, la streghetta aggiunse le seguenti lapidarie parole: non mi rompere il ca$$o! La patatina non te la faccio vedere!
Il che indusse Ninnini in uno stato di maggior confusione mentale. Eppure, se aveva detto di non romperle il “ca$$o”, voleva dire che ce lo aveva, il pistolino (detto anche volgarmente “ca$$o”), questo era poco ma sicuro. Però che c’entrava mai quella sua “patatina”? E perché mai avrebbe dovuto fargliela vedere? Lui neppure sapeva ne avesse avuta una che evidentemente portava sempre appresso con sé nelle tasche (probabilmente come portafortuna). Sicuramente tra di loro doveva esser sorto un qualche strambo malinteso…
A ogni modo Ninnini non volle star troppo a sottilizzare e, anche se non proprio ogni aspetto di quella sua teoria gli era chiarissimo, tornò a credere ciò che aveva con così tanta fatica elaborato… Che i bambini venivano dal paradiso. Poi una parte erano smistati dalle cicogne, sotto i cavoli; una parte i volatili li portavano a casa degli interessati – e non sapeva se si pagava qualcosa, per il servizio, o esso era gratis, offerto direttamente dalla incommensurabile generosità di Dio in persona –; mentre un’altra parte ancora, che poi finiva nelle pance delle donne, era costruita da un’ape, la quale era infilata direttamente dal papà nella bocca della mamma.
Ma sì, in conclusione Ninnini fu davvero orgoglioso di sé: raccontato a quel modo, tutto aveva un senso. Dunque le cose dovevano andare davvero in quella maniera. Lui era contento di essersi dimostrato più intelligente degli altri bambini ignoranti. E ora conosceva pure uno di quei tanto odiosi segreti che gli adulti non vogliono mai condividere con i bimbi. Ah, ma lui era troppo in gamba e ci era arrivato da solo, alla facciaccia loro! 😛
Quando Ninnini andò da suo padre a spiegargli per filo e per segno cosa aveva scoperto, non si curò della faccia che egli fece, né di quello che gli ribatté, perché nella testa gli rintronava già la sigla trionfale del “Grande Mazinga”, perché anche Mazinga espelleva dei missili dalla pancia, più o meno come le donne espellevano i bambini.
Quella sigla a dire il vero lo riempiva sempre di grande letizia: perché gli regalava sicurezza sapere che al mondo esistesse uno come Mazinga che si batteva contro gli alieni cattivi. Quella canzone che faceva…
“Ha la mente di Tetsuya ma tutto il resto fa da sé… Non conosce la paura… Sempre vincerà… Robot Mazinga!”
LIETO FINE
🙂
Qui finisce l’avventura
di Ninnini il testa dura,
il bambino con la stipsi
che ballava li calipsi,
che beveva le sue pepsi,
che faceva le sue scepsi.
Il bambino un po’ pigrone
con quel bel grande nasone,
il bambino fantasioso
assai tanto petaloso,
un bambino d’un amore
ve lo dico dal mio cuore.