Addio Franca Rame

 

Moglie del premio Nobel per la Letteratura Dario Fo (al quale vanno le mie condoglianze). Autrice e attrice teatrale di primo piano, si è sempre battuta a favore dell’Arte, la Democrazia, la Libertà, i diritti delle donne e di tutti gli esseri umani, in particolare dei più svantaggiati. Sempre contro il potere e i padroni.

Negli anni ’70 subì un efferato stupro a opera di tre fascisti i quali, identificandola con la Sinistra italiana, vollero infliggerle una lezione che non avrebbe dimenticato, lezione che avrebbe dovuto spezzare per sempre il suo spirito.

Ma Franca, pur patendo molto per quella violenza vigliacca, non si spezzò mai, e anzi divenne presumibilmente molto più forte. E su quella violenza ci fece anche uno spettacolo che aprì gli occhi a molti circa cosa volesse dire subire un’aggressione sessuale. Perché Franca era un’artista! E gli artisti elaborano il proprio dolore in forme fruibili alle masse che diventano arte che finisce per investire la sensibilità degli spettatori. Cose di cui nessun fascista potrebbe mai essere capace…

Per questo Franca Rame può a buon diritto simboleggiare colei la quale reagisce ai soprusi con spirito indomito: rappresenta la speranza che ci sia sempre la possibilità di non cedere, anche ai soprusi più truci.

26-5-2013: Dedicato agli Assolutamente Sopravvalutati Roma

 

Dedicato a quelli che ogni anno partono per vincere lo scudetto (e poi magari neppure arrivano tra le prime sei!)…

Dedicato a quelli che dopo una vittoria stilano tabelle dicendo: se avessimo tenuto questa media fin dall’inizio a quest’ora saremmo al primo posto (grazie ar c.)…

Dedicato a quelli che (ri)diventano romanisti solo quando si vince (altrimenti ti affermano annoiati: ma no! io non sono mica tifoso)…

Dedicato a quel romanista che il giorno del derby di Coppa Italia ha cominciato fin dal mattino a far ascoltare a tutto il quartiere le sue insulse canzoncine romaniste… E che poi all’ora di pranzo ha attaccato anche a sparare petardi che sembravano bombe… Petardi che poi dopo la partita non ha più potuto sparare, poverino… E dunque che cosa mai ne avrà fatto? Io un’idea ce l’ho…

Dedicato a quei beoti che, qualora per sbaglio avessero vinto loro, si sarebbero riversati in strada come avessero conquistato la Champions League festeggiando e rompendo l’anima per tutta la notte…

Ma sopratutto dedicato a quelli che hanno minacciato di morte i calciatori della Lazio per spingerli a perdere la partita! Siete delle persone inutili che conducete esistenze inutili. Dunque traete le giuste conseguenze…

Seno ossuto

 


Ci eravamo recati in quel centro commerciale per cercare un regalo di nozze per un nostro comune amico, io e quell’altro mio amico basso. Ci eravamo detti che lì, tra tutta quell’abbondanza, qualcosa avremmo trovato. Ma alla fine non saremmo approdati a niente e io avrei finito per regalargli i soldi, allo sposo, mentre il mio amico basso si sarebbe buttato su un servizio da tavolo così pacchiano che presumibilmente credo ancor oggi non sia mai stato usato… e deve tuttora giacere ancora imballato da qualche parte in uno sgabuzzino.

A ogni modo ancora non lo sapevamo di come sarebbe andata a finire. Dunque quel giorno ci soffermammo in un negozio, uno in particolare. Al suo interno c’era una strana aria rarefatta, nel senso che la circolazione dell’aria non era ottimale e si sudava più del dovuto. Pullulava di un mucchio di persone ma poi sembrava che tutti se ne andassero senza acquistare nulla. A servire i clienti vi erano solo una signora di mezza età e la sua strana commessa figlia.

La ragazza era circa nostra coetanea. Il mio amico si incapricciò di lei poiché non era male, e sopratutto perché lui in quel periodo si invaghiva facilmente di ogni femmina passabile gli attraversasse la strada. E allora proferiva quel suo “ciao” da bambino piccolo che era una specie di “tiaaooo!”, cioè una specie di “ti amo” miagolato e deformato.

La ragazza aveva un’aria lievemente nauseata ma questo il mio amico non dovette notarlo. Notò invece senz’altro l’indicibile spacco che essa aveva sul limitare dei piccoli seni, uno spacco che come si suol dire le faceva vedere le tonsille. Tuttavia… quella tipa era praticamente piatta, piallata, liscia come una tavola. Era un po’ come se un maglioncino del genere lo avessi indossato io. Anzi, qualora l’avessi indossato io sono certo che ci avrei fatto una figura migliore, perché almeno io avevo un po’ di pettorali (non molti ma abbastanza per fare finta che avessi un seno).

Insomma la ragazza aveva messo quel maglioncino malizioso perché solo quello aveva da offrire, e solo quello poteva mostrare o, meglio, far finta di avere. Personalmente non mi era affatto sfuggito il fine di quella occorrenza. E neppure al mio amico. Solo che lui, come detto, in quel periodo fantasticava di mettersi con qualcuna avendo una gran voglia di accoppiarsi, per cui aveva il cervello totalmente in pappa.

Chiaramente il mio amico cominciò a interessarsi a svariati oggetti: un servizio di bicchieri, uno specchio strampalatamente affilato con la cornice dorata, delle cose sboccate che non si capiva bene cosa fossero… Nel frattempo io mi ero fissato su una riproduzione decisamente ben fatta di una nota opera di Klimt.

Il mio amico si impegnava strenuamente per creare un dialogo con la commessa ossuta, ma quella gli rispondeva quel poco che gli doveva e, pur facendo grossi sforzi per fingersi interessata alle sue ciance, non poteva nascondere che avesse la testa da tutta un’altra parte e che non pensasse minimamente a lui.

Per me era evidente. Il mio amico però provava e riprovava… Le chiedeva pareri, era garbato e gentile e sopratutto le lanciava dei sorrisetti molto teneri che tuttavia cadevano sempre e inesorabilmente nel vuoto.

Dopo un po’ che eravamo in quel negozietto, la madre-padrona aveva capito il tentativo di tresca che non poteva compiersi e cercò di farci un po’ di fretta seguendoci con uno sguardo ammonitore del tipo “se ci fate perdere tutto questo tempo e poi non comprate nulla siete davvero dei poco di buono!”. Versavamo in un palese stallo. Io avrei accettato di comperare solo la riproduzione di Klimt perché non mi sembrava il caso di spendere denari sonanti per quello che tuttavia era solo in fondo un comune set di bicchieri un po’ colorati; lo specchio mi sembrava troppo istrionico e affilato, mentre la cosa che non si sapeva cosa fosse era subito decaduta…

Riuscii a trascinare il mio amico fuori dicendogli che potevamo dare un’occhiata anche in altri negozi: avremmo sempre potuto tornar là qualora non avessimo trovato niente di meglio altrove mentre ci schiarivamo le idee.

Ma poi appena fuori discutemmo solo di una cosa. «Che golfino indecente!», gli dissi. «Mi attizza parecchio!», rispose lui con lo sguardo ottenebrato dalla brama. «Ma sono davvero minime! È tutta apparenza, perché ti fa vedere la carne nuda! Se la vedessi davvero in topless ne scapperesti schifato!». «Sarà… Però a me fa il suo effetto…», e non aggiungemmo più niente.

Due ore dopo ci eravamo girati tutto il centro commerciale e avevamo avuto scarsissima fortuna. Così non ci fu niente da fare e il mio amico volle tornare in quel negozietto a lavorarsi ancora la commessa con il seno ossuto. Io, per decenza, stavolta aspettai fuori.

Ma alla fine anche lui si convinse a non fare alcun acquisto. «Mi piace molto lo specchio. Ma per il matrimonio di Luca mi sembra fuori luogo. Me lo comprerò semmai per me… Me lo sono fatto mettere da parte…», mi disse.

Pochi mesi dopo il mio amico conobbe quella che poi sarebbe diventata sua moglie. Fu una specie di colpo di fulmine folgorante. E lei rispondeva ai suoi sorrisetti, quando lui glieli faceva… 😉


Contro gli pseudo-psicologi che abusano della credulità umana


Premetto che ho conosciuto una brava psicologa che si chiama Stefania (non cito il cognome poiché non sono sicuro che essa voglia essere sponsorizzata da me in questo ambito) che ha tutta la mia stima e che giudico davvero una brava persona e una brava dottoressa…

Il mio legale mi ha suggerito, giusto per stare totalmente a posto con la coscienza ed eliminare alla radice possibili eventuali piccoli errori che forse potrei aver commesso, di rimuovere un certo post pubblicato qualche tempo fa in cui me la prendevo con quegli psicologi che si vendono per grandi luminari della mente mentre in realtà sono solo dei meri mercanti di farmaci che vendono fumo.

Però rimedio subito. E voglio qui pubblicare un altro articolo che verterà esattamente sugli stessi temi precedentemente affrontati.

Dunque… da dove cominciamo? Partiamo da lontano…

Ricordate il ruolo superstizioso che ricopriva la Chiesa fino anche al secolo scorso (e che in certe realtà ha incredibilmente tuttora)? I preti erano considerati dalla gente ignorante come una specie di tramiti con Dio e in quanto tali si doveva loro molto rispetto e considerazione. Dunque se un prete ti diceva di fare qualcosa o comportarsi in una certa maniera, presi dal timore di infrangere qualche legge divina, per non finire all’inferno, si faceva come dicevano loro!

Ecco, per fare un paragone, il ruolo che hanno oggi i medici, e più nello specifico e ancora di più gli psicologi, è molto simile a quello dei preti in passato…

Innanzitutto vediamo l’ambito in cui ci muoviamo. Diciamo che il sistema sanitario qualche tempo fa fu rivoluzionato in modo da (semplifico un po’) far guadagnare ai medici a seconda di quanto “lavorassero”, in cui per “lavorassero” si intende che vengono prese in considerazione la quantità (non la qualità!) delle prestazioni mediche fornite… Senza contare poi tutti quei medici che stringono accordi truffaldini con le industrie farmaceutiche, in modo da prescrivere dei farmaci di cui i pazienti non avrebbero bisogno; per non parlare poi di quelli che eseguono addirittura interventi che in realtà non servirebbero o impiantano valvole che già sanno essere difettose, ecc… E tutto sulla pelle, sulla salute psico-fisica, dei pazienti, che spesso si ritrovano completamente indifesi ad affrontare tali abusi.

Questo è l’aberrante e intollerabile mondo della medicina al giorno d’oggi in Italia, mondo che si dibatte tra il fraudolento e l’incuria. Se poi consideriamo pure “la crisi” e i tagli indiscriminati alle risorse, la chiusura delle eccellenze e coloro i quali, tra il personale medico, alcune volte lavorano con abnegazione pur non essendo pagati da mesi, il quadro che ne viene fuori è davvero quello di un sistema allo sbando, portato allo sbando dalla classe politica che, non sapendo più cosa rosicchiare allo Stato per il loro viscido tornaconto personale, sta smantellando sempre di più tutto…

Ma torniamo al punto. Tra i medici vi è una sottocategoria di persone che oltre a essere calata in questi fattori che ho elencato, può vantare anche un’altra aggravante. E la categoria è quella dei psicologi-psichiatrie l’aggravante e che… essi spacciano per scienza ciò che non potrà mai esserlo!

Così hanno creato una serie di test ridicoli che servirebbero a valutare il livello di malattia mentale dei pazienti… Test in cui se rispondi che ti piacciono i fiori ma non vorresti fare il fioraio ti segnano come “strano”! Poi vagli a spiegare che essere un fioraio vuol dire aprire un’attività con tutti i nessi e i connessi, e che se uno ama davvero i fiori forse non li taglierebbe, non li ucciderebbe i fiori, ma semmai li regalerebbe vivi… Ma questo gli scienziati della Psicologia non lo possono sapere… Loro hanno infatti una laurea in Psicologia, mica in Logica!

Nell’articolo che ho rimosso criticavo in particolare il test di Rorschach… Perché quello e non un altro? Semplice, perché in quello mi ero imbattuto e tra l’altro neppure è tra i peggiori test che la Psicologia odierna può annoverare…

Nel test di Rorschach (se vi interessa cercatelo su internet per farvi un’idea) in parole povere si tratta di esaminare una serie di macchie di inchiostro create ad arte per smascherare le nostre più segrete inclinazioni (almeno così sarebbe nei loro intenti)!

Dunque tramite le risposte che il paziente fornisce si dovrebbero interpretare queste sue inclinazioni, attitudini mentali… Un po’ come l’interpretazione dei sogni che forniva Freud, il quale certo fu un maestro nel suo campo e può essere chiaramente considerato un precursore, ma non per questo si può dire che non si imbatté in grandissimi abbagli e contraddizioni, come pure soprattutto che fece l’errore di formulare dei principi credendo che essi avrebbero potuto essere adottati in larga scala per tutti gli esseri umani, o comunque questa è la lezione che oggi i suoi pigri successori applicano ciecamente senza farsi troppe domande, come se i test della psicologia fossero annoverabili a dei meri quiz per la patente!

Insomma, credo che a chiunque sia dotato di un minimo di buonsenso e perspicacia non sfuggano i gravi pericoli che si celano nell’applicare pedissequamente alcuni precetti della Psicologia che tenderebbero a standardizzare le risposte e le reazioni dei rispondenti ai loro insulsi quiz.

Per valutare correttamente quei test si deve tener conto di alcuni fattori. Primo, il linguaggio (in senso lato) del test (o del medico) e del rispondente devono essere identici, altrimenti si va incontro a ovvi fraintendimenti. Poi si dovrebbero valutare le esperienze personali del paziente, esperienze di cui il medico non può mai essere pienamente edotto. Se uno da piccolo è stato caricato da una mucca potrebbe essere per esempio che abbia sviluppato a livello inconscio delle paure in merito a questo argomento, mentre magari lo psicologo che non lo sa potrebbe interpretare una sua affermazione come… una ribellione contro la madre!

Poi senz’altro conta lo stato contingenziale con cui il rispondente risponde allo psicologo. Se ho appena avuto una lite con qualcuno, per esempio, mi gireranno molto e sicuramente le mie risposte saranno influenzate da quel rodimento…

Insomma, per valutare correttamente quei test (come pure un qualsiasi colloquio tra psicologo e paziente), si dovrebbero prendere in considerazioni così tanti fattori che… sarebbe ridicolo continuare ad accanirsi servendosene!

Perché @azzo non vi fate semplicemente una bella chiacchierata con i vostri pazienti, psicologi dei miei stivali? Come potete pensare che uno stupido test vi possa rivelare di più di una bella chiacchierata? Tutto quello che potreste trarre (di pur vero) da un test lo potete capire da una chiacchierata, sempre se siete davvero in grado di fare il vostro mestiere!

Lo psicologo deve essere empatico con il suo paziente. Non può permettersi di considerare i suoi pazienti tutti allo stesso modo chiudendoli in delle categorie precostituite che non ammettono eccezioni e deviazioni. E soprattutto non gli deve prescrivere dei farmaci per far finta di aver capito quale sia il suo problema, per giustificare la lauta parcella (in genere assai immeritata) che andrà a intascare! Lo psicologo, con il suo intervento, non deve far danni, in primis! Non deve aggravare il problema del suo paziente con il suo comportamento dissennato o scorretto!

…E faccio notare che una bella fetta di psicologi stessi la pensa esattamente come me, riguardo all’immotivato proliferare dei test psicologi come pure su tutto il resto.

Infine riporto il mio piccolo caso personale. Un giorno vado al pronto soccorso perché mi sento in punto di morte. I medici si accorgono che presento alcuni valori anomali, mi fanno gli esami, tuttavia da quegli esami non si evince alcun male. E non sapendo che dirmi allora… che cosa fanno? Ignorano i segnali anomali che presento e preferiscono pensare che il tutto sia da ascriversi da uno stato emotivo. Allora mi propongono di andare dallo psicologo. E io, pur sapendo che non è certo quella la fonte del mio male, dato che ormai la giornata l’ho buttata, mi dico che quel tipo di colloquio non mi farà male. Ho fatto trenta, facciamo trentuno, penso. Poi però, una volta che sono dallo psicologo, quello mi tratta come un suo paziente e figuratevi se non mi prescrive come minimo un ansiolitico e mi consiglia di fare dei test presso uno psicologo suo amico… Ed ecco come un malato fisico, per via delle idiosincrasie del sistema sanitario, si trasforma in malato mentale!

Per chi fosse interessato a un racconto dettagliato di questa mia avventura farsesca legga:

http://keyofeye.blog.tiscali.it/2012/03/28/test-proiettivi/

Andare dallo psicologo e chiedergli se avete bisogno di lui è un po’ come andare dal dentista. Con la differenza che il dentista si accontenterà di farvi una pulizia dei denti, mentre lo psicologo tenderà a mantenervi tra i suoi pazienti per un tempo che sia il più lungo possibile! Alla facciaccia della deontologia medica!


Italo Calvino: La strada di San Giovanni

 

Dopo le sbornie con Kafka e l’Ulisse di Joyce volevo leggere qualcosa di più naturale, immediato e genuino. Per questo ho reclinato sul sempre affidabile Calvino di cui trovo sempre qualcosa che non ho letto…

Calvino fu ragazzo quando scoppiò la Seconda Guerra Mondiale. Da ciò ne consegue che si trovò spettatore di tanti fatti interessanti e importanti, essenziali per capire chi siamo e chi eravamo.

Il libro è formato da alcuni racconti autobiografici (avrebbero dovuto essere circa il doppio, ma purtroppo non fece mai in tempo a scriverli poiché morì prima), che sono:

La strada di San Giovanni (in cui rievoca il suo rapporto da bambino con la natura e il padre che avrebbe voluto farlo essere anche lui un agrimensore);

Autobiografia di uno spettatore (in cui ci parla doviziosamente di cosa sia stato per lui il cinematografo, a mio parere il resoconto più bello in assoluto tra questi);

Ricordo di una battaglia (in cui si rammenta di un terribile conflitto bellico ormai scoloratosi nella sua mente nel quale avrebbe potuto lasciarci la vita così come molti altri suoi compagni d’armi);

La poubelle agréée (in cui partendo dalla tipica e civile usanza umana di portare fuori l’immondizia compie un excursus su cosa voglia dire essere un capofamiglia nell’ambito domestico al giorno d’oggi);

Dall’opaco (un racconto sperimentale nel quale confonde il lettore con la sua inconsistente visione del mondo).

Ossa nodose

 


Nemesis ascoltava frequente il suono sordo che la smilza provocava scendendo le scale. Infatti essa, calzando sempre sottili scarpe basse e muovendosi con quel furore che la contraddistingueva, lasciava profonde tracce uditive nel suo attento orecchio, il quale distingueva perfettamente i momenti in cui essa, premendo concitatamente il tallone a terra, si involava verso il suo lavoro di copertura….


La teoria del complotto I

Fashion Beast #2

Questa seconda parte è meno interessante della prima ma si scoprono alcune cosette…

Primo: lo stilista Celestine non è così inaccessibile come si pensava e ha un debole per Doll.

Secondo: Doll, la ex guardarobiera divenuta prima modella di Celestine, non è un travestito, come poteva sembrare, bensì solo una donna con curve e tratti un po’ mascolini.

Terzo: d’altro canto Tom Boy, non si è ancora capito se sia davvero un maschio che sembra donna o una lesbica che si atteggia da uomo. A ogni modo sogna di divenire un famoso stilista anche lui…

Don Gallo e altro…

E’ morto don Gallo, aveva 84 anni
Addio al prete contro. E dei movimenti

Don Andrea Gallo è morto. Don Gallo Andrea vive

“SONO UN PARTIGIANO DEL VANGELO
L’ERETICO CHE ANTICIPO’ PAPA FRANCESCO

“Il nostro ricordo di Don Andrea Gallo”

In alto il calice Don Gallo!

Don Gallo che rideva in faccia al potere con fame di verità e giustizia

Amnesty International: in Italia vuoto legislativo ed erosione dei diritti

Il controllo del web e la sordità della politica italiana

Chi è il sen. Compagna che vuole dimezzare le pene per mafia

Gioco d’azzardo, M5S: “Alla Fondazione di Enrico Letta soldi di Sisal e Lottomatica”

L’ambiente ai tempi del berlusconismo

Monti: “Ineleggibilità Berlusconi? Ridicolo applicarla dopo 8 elezioni”

Come dire, se uno evade le tasse da così tanto tempo o stupra serialmente da decenni ormai è condonato, vero? Non fa una piega!

Amina in carcere, Basma in politica: le donne che cambiano la Tunisia

Pd, ineleggibilità per Grillo o per Berlusconi?

Violenza sulle donne, i rischi delle operatrici nei centri

Berlusconi Vertice Dell’illecito

“B. anche da premier gestiva l’evasione”

Travaglio: “L’apoteosi del ‘non detto”

Salviamo Roma da Alemanno, salviamo Marino dal Pd!

Il ministro Cancellieri: “Le nostre carceri non sono degne di un Paese civile”

 

Ipocrisie varie su nudità ed erotismo

 

Le donne possono prendere il sole a seno nudo sulla spiaggia, vero? Allora perché non possono farlo in città? Sulla spiaggia ci sono forse solo viziosi?

In alcuni documentari possiamo osservare dei “selvaggi” anche completamente nudi e li accettiamo così come sono, perché quella è la loro cultura, si dice, mentre qualcuno però li percepisce quasi come fossero bestie… Però, se un individuo nudo compare in un film (anche in atteggiamenti assolutamente non erotici), a quel film viene assegnato il bollino rosso!

Le Femen non possono sfilare a seno scoperto. Come mai?! Eppure il loro non è certo un messaggio sessuale! Il loro messaggio è duplice: il primo, implicito, dice “il mio corpo è mio e ci faccio quel che voglio” (difatti loro lo utilizzano per avere maggiore visibilità). Il secondo invece se lo scrivono letteralmente sul corpo e manifesta di volta in volta la loro opinione su qualche questione sociale o qualche dittatore. Perché sul loro profilo Facebook sono obbligate a cancellarsi i capezzoli dalle foto che pubblicano mentre i capezzoli non vengono cancellati dalle immagini delle atricette che fanno i calendari?

Forse qualcuno dimentica che si nasce nudi! Che ci vestiamo solamente perché, avendo perduto quasi tutti i peli, è facile che si abbia freddo! Non certo per questioni morali o religiose!

È la società che crea i tabù sessuali, che rende contorto, contraddittorio e perfido quello che sarebbe assolutamente naturale e ovvio. Se la società fosse meno ipocrita sicuramente vi sarebbero molti meno crimini sessuali.

Donne sfatte

 


La vera bellezza è la giovinezza. Per questo ogni donna da giovane può dirsi bella e come tale desiderata e riverita. Di questo ogni donna si nutre: della falsa sensazione che abbia un senso essere desiderata da un uomo; che quella sia la cosa più importante che ci sia.

Poi gli anni passano. I corpi si appesantiscono. La giovinezza sfiorisce più o meno rapida. E le donne si ritrovano a quarant’anni con un corpo adiposo che si sta deformando (e lo farà sempre più). Hanno sposato un uomo che, se è andata bene, è al massimo un bonaccione mediocre e insignificante (esattamente come alcune di loro). Se è andata male, è qualcuno nel quale non si riconoscono più; qualcuno che ha tradito la loro fiducia e che ora ha voltato loro le spalle. Così a un certo punto devono ricominciare da zero non avendo più dalla loro parte il fondamentale, incosciente entusiasmo della giovinezza.

Se hanno avuto bambini, adesso che i figli stanno diventando grandi e sempre più indipendenti, questi acuiscono il loro senso di inutilità. Perché per anni le donne si sono annullate in loro nome, in nome dei figli, e senza di loro non sanno e non ricordano più come si fa a vivere.

D’altro canto, se non hanno figli, è forse quello il loro rimpianto principale. E sentono che diventando vecchie perderanno per sempre quell’unico privilegio che la loro condizione di donna avrebbe potuto regalar loro. Ho visto donne brutte ricrearsi una vita totalmente nuova allorché hanno messo al mondo un figlio. La gente non le percepiva più come donne brutte, ma solo come madri.

Forse l’unico, vero, essenziale motivo di vita per le donne, in definitiva, è proprio quello di divenire madri, senza il quale tutta la loro esistenza perderebbe di significato.

Le donne di mezz’età si trovano in un corpo che non percepiscono più come loro. Quel corpo che ha sempre calamitato gli sguardi di uomini avidi. Quel corpo che fino a qualche tempo fa davano per scontato, ma che adesso non le supporta più, e si avverte la sua mancanza.

E le donne vanno allora in crisi e rimpiangono la gioventù. Qualcuna si rende conto che ha vissuto incessantemente immersa in un mondo adulterato che non corrispondeva a quello reale. E giungono panico, depressione, tristezza. Quel profondo senso d’inutilità.

Si sentono fregate, sì. Tuttavia se la prendono con loro stesse, che non sono state capaci a vivere. Molte, per prolungare fino all’inverosimile la bugia della loro bellezza, ricorreranno allora alla chirurgia estetica…

Non fa bene svegliarsi un giorno e assimilare che si è vissuti in una società molto più maschilista di quanto si credeva. Una società che loro stesse hanno involontariamente incoraggiato. Ma loro pensavano che fosse quello il giusto modo in cui una donna dovesse atteggiarsi, comportandosi come gli uomini volevano che facessero. Ed esse così hanno fatto, perché quei maschi bastardi hanno fatto creder loro che un po’ superficialotte e puttane si dovesse essere in fondo, se si è una donna.


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La teoria del complotto I