Anna Maria Ortese: Il porto di Toledo

Bellissimo ma molto poco commerciale e, per me, gravoso romanzo, scritto in una forma antica che per me rappresenta il massimo di stile a cui tendere. Uno stile che sa di favola e incanto assieme, naturalmente poetico. Per questo mi affatica leggerlo, più di altri stili. Perché le poesie non si possono buttar giù come fossero acqua corrente. Occorre sempre soffermarvisi sopra centellinando il sapore che lasciano nell’anima. E tale operazione è per me faticosa e la posso compiere solo in moderate dosi giornaliere altrimenti non ha senso che la esegua.

È sufficiente spezzettare le frasi di questo libro su più righe, come fossero versi di una poesia, per rendersi conto che in pratica proprio di poesie si tratta!

Un libro bellissimo di cui potrei leggere una pagina al giorno per il resto dei giorni della mia vita. Ma che non riesco a leggere tutto assieme.

Potrei dirvi di che vicende si narra ma a dire il vero non è che queste contino molto perché il mondo della ragazza che parla appare come trasfigurato dalla sua emotività.

Run

Film che parte in quinta e non ti molla più fino alla fine. Una cavalcata nel terrore che, seppure si protrae solo per un’ora e venti minuti, sembra molto di più e lascia alla fine emotivamente provati.

Sarah Paulson, che ho imparato a conoscere e apprezzare attraverso alcune serie tv, qui anche regista (se non erro), si ritaglia un ruolo cucito su misura per sé, in una storia paranoica in cui assistiamo a questo forte legame tra una madre e la figlia in sedia a rotelle, afflitta da molte patologie invalidanti.

Questa giovane ha fatto domanda per esser presa in certi college prestigiosi e sta attendendo con impazienza le risposte per posta – già qui intuiamo che forse sotto sotto non veda l’ora di squagliarsela dalla casa materna, ma non ne conosciamo il motivo. Poi di lì a poco scopre una cosa che le instilla un terribile dubbio: quella madre così attenta a lei e totalmente focalizzata sulla sua vita… forse non le sta dando le medicine giuste? E se è così, come mai?

La storia di un amore folle, patologico e malato. Una storia terribile, ispirata a una vicenda vera.

Un ottimo prodotto, nel suo genere.

Lei, Lui: Il bastone del potere

Sono a letto, dopo aver avuto un appagante e proficuo congresso amoroso. Lei è girata ora su un fianco, guardando verso l’esterno del letto. Anche lui, dietro lei, è su un fianco girato nella stessa direzione, quasi a riprender fiato.

A un certo punto, senza malizia, un ginocchio di lui finisce in mezzo le natiche di lei. Lui praticamente non se n’è accorto. Ha semplicemente spostato la gamba. Tuttavia lei ha un’impressione del tutto diversa.

«Amore… ma oggi hai proprio tanta voglia…», manifesta stupore.

«Voglia? No, basta. Anzi, mi sto riposando…», risponde pacifico lui.

«Eppure non si direbbe, dalla durezza del tuo…»

«Che durezza? Scusa?»

«…Del tuo attrezzo, che mi hai appena appoggiato dietro…»

Lui finalmente capisce.

«Ma quello non è il mio attrezzo! È il mio ginocchio!», dice esterrefatto.

Scoppia un silenzio imbarazzato tra i due. Entrambi si chiedono come mai possa esser avvenuto quell’increscioso disguido.

Dopo un po’ lei si alza: quasi andando a nascondersi, si rifugia in bagno.

Una volta solo, a lui compare un bel sorriso sul volto.

Dunque ce l’ho così duro e grosso che lei lo ha confuso col mio ginocchio! Che uomo eccezionale sono! Neppure sapevo di esserlo!, pensa orgogliosamente.

Il giardino dei limoni

Un importante politico israeliano si trasferisce ad abitare in un territorio di confine. La sua vicina è una matura vedova che ormai vive solo per il suo bel giardino di limoni, tra l’altro sua unica fonte di sostentamento. Il politico però pensa che quel giardino possa rappresentare un problema per lui, dato che da li potrebbero giunger pericoli concreti di attentati alla propria persona. Così stabilisce arbitrariamente che il limoneto, per questioni di Stato (dunque superiori a ogni altra possibile ragione), vada distrutto e la donna risarcita economicamente per quella sua perdita. Ma la donna non vuol rinunciare a quella che per anni è stata la sua unica ragione di vita. Decide quindi di ricorrere a un tribunale per dipanare la disputa ed ottenere giustizia…

Ecco dunque un film sul mostro Golia-Stato contro il piccolo Davide-cittadino…

Massimo Varchetta + Antonella Tomaselli: 25 grammi di felicità

È la storia di un veterinario di bovini a cui un giorno si intenerisce il cuore trovando un piccolo riccio moribondo.

È la storia di tutto il suo percorso – i ricci sono animali molto particolari che necessitano di competenze speciali – che lo porterà poi ad aprire un suo rifugio per questi adorabili e timidi animaletti ormai a rischio estinzione, particolarmente fragili, di cui pochi si interessano.

Se avete un cuore, vi commuoverete. Se amate gli animali, questo libro lo adorerete.

Se per caso trovate un riccio da qualche parte, sappiate che il cibo per gatti è compatibile col loro e lasciandoglielo gli farete cosa gradita.

Il centro che ha aperto si trova su facebook. Basta cercare:

Centro Recupero Ricci La Ninna

25 grammi di felicità

Marco Tagliapietra: Orientalia

I disegni e l’arte di Tagliapietra al servizio di questa storia con tante storie dentro che riesuma antiche leggende inerenti Venezia e in particolare il rapporto che questa città mercantile ebbe nei secoli coi turchi/ottomani.

È sempre un piacere incontrare questo artista. Tuttavia la storia (di chiaro intento didascalico) forse poteva essere un poco più approfondita. Invece così, a lettura ultimata, non è che resti molto, a meno che siate proprio appassionati della storia di Venezia.

Insomma i bravi autori ci hanno provato. Ma come “fumetto di qualità” gli manca qualcosa.

Mattatoio 5 (film)

Tratto da un racconto letterario di genere fantastico, è la storia di un uomo che dice di vivere (a occhi aperti o meno) la sua vita a sbalzi temporali. In pratica ci vengono narrate le vicende di questo uomo tutte mescolate assieme, sia quando era bambino, che quando era ragazzo e partì per la Seconda Guerra Mondiale (che poi è la vicenda che viene rappresentata maggiormente), sia la sua vita da adulto, da uomo sposato e personaggio politico. Infine c’è spazio parfino per una bizzarra avventura di lui e un’altra donna che vengono rapiti dagli alieni per vivere felici in una specie di gabbia dorata in cui non gli manca nulla.

A dirla così sembra un gran pasticcio ma il film (che alterna momenti comici a drammatici ma tutto sommato ha un’impronta decisamente positiva) è pienamente riuscito e lo si guarda con interesse.

Complimenti anche allo scrittore del racconto originale che ha creato la storia.

Film con una vena gradevolmente leggera, come non si fanno più oggi.

Lei, Lui: Il grande Reset!

«Amore oggi pensavo una cosa…»

«…»

«La mia osservazione nasce da una puntata dei Simpson in cui ho appreso qualcosa di molto importante…»

«…»

«Che, quando un cane, per un qualche motivo, è sovreccitato, per calmarlo è sufficiente distenderlo a terra, toccarlo con una mano (il tocco è una specie di finto morso) e dopo rimetterlo dritto. A quel punto la bestia, come per magia, apparirà come pacificata, serena, totalmente dimentica del motivo per cui prima abbaiava tanto.»

«…E allora?»

«E allora pensavo che una cosa del genere si possa applicare alla gente. Magari proprio a te.»

«A me? Ma io mica sono una bestia, o vuoi forse sostenere il contrario?»

«Non intendevo questo. Dicevo solo che il principio, quello sì, si può applicare su di te, con le dovute differenze. Sei pur sempre un essere vivente, no?»

«Okay. E come?»

«Semplice. Mettiamo che un giorno torni tutta incacchiata dal lavoro perché hai litigato colla capa, hai presente?»

«Ho presente.»

«Mettiamo che allora io, capendo che tu necessiti di un qualche reset, intervenga per pacificarti, come nella vicenda del cane.»

«E come intenderesti farlo?»

«Pensavo che potrei fare qualcosa come… Potrei toccarti a sorpresa una tetta

«Palparmi, intendi.»

«Beh, sì, tecnicamente, è lo stesso. Una sorta di strizzatina.»

«Ah, ho capito. E pensi che dopo che mi hai strizzato una tetta questo mi resetterà al mio comune stato di spensierata beatitudine?», dice lei prendendolo per il culo senza che lui se ne accorga.

«La speranza sarebbe quella.»

«Okay. Allora diciamo che adesso mi stanno girando discretamente…»

«Vuoi che provi? Ma in questo momento non credo che sarebbe consono. Ci deve essere, secondo me, una specie di effetto sorpresa di cui beneficiare. Sennò…»

«Okay. Allora lo facciamo la prossima volta…», dice lei con fatalità, convinta di non toccare più quell’argomento.

*

La discussione sembra finita là. Poi a cena lui la riprende.

«…Che poi si potrebbe pensare a un ulteriore reset, stavo pensando. Qualcosa di anche più portentoso…»

«Come l’elettroshock?! Già esiste…»

«Non scherzare.»

«Okay. E allora stavolta dove mi toccheresti?», dice lei annoiata mentre imbocca l’ultima forchettata del piatto che sta mangiando.

«Beh, magari te lo faccio davanti, in basso. Credo che produrrebbe un effetto davvero distogliente dai tuoi problemi del momento…»

«Ah, sì, ho capito bene? Me lo faresti alla fica, il reset?», dice lei molto infastidita, anche se non lo lascia vedere apertamente. «E poi come distingueremmo il primo reset dall’altro?», dice per sfottere, ma lui non capisce e la prende sul serio.

«Beh, il primo, quello alle tette, potremmo chiamarlo soft reset. Mentre l’altro hard reset…»

«Hard, eh? Mi sembra adatto, proprio adatto», dice lei smaliziata.

Dopodiché non ne parlano più.

*

Poi tre giorni dopo lei torna tutta incazzata dal lavoro. Lui allora rispolvera quella sua avveniristica idea: prova subito il soft reset, quello alle tette. Ma lei si incazza ancora di più, e gli urla:

«MA SEI IMPAZZITO! MA PERCHÉ CAZZO MI HAI PALPATO LE TETTE MENTRE STO SACRAMENTANDO!?!»

Poi gli tira un manrovescio ai testicoli e lui stramazza al suolo.

Lui, mentre si tiene i coglioni doloranti, pensa: ma no!, non ero io che dovevo esser resettato, cazzo!, eri tu!, mannaggia la miseria, tu! Devo lavorarci ancora su, così non va bene!

Lei, Lui: L’ultimo tabù

«Sono molto contento che tra noi non vi siano mai stati segreti, o meglio: abbiamo da subito messo in atto tutti quei comportamenti naturali che, eppure, la gente bigotta si nasconde di continuo, per non far brutta figura, dicono, ma in realtà rappresentano solo paranoie allo stato puro…»

«Sì, capisco cosa intendi…»

«Insomma, son contento che fin dal principio ti ho detto che non avrebbe avuto alcun senso, tra noi, trattenere rutti e scoregge. Perché, farlo, vivendo sotto lo stesso tetto, avrebbe rappresentato una vita di inferno…»

«Certamente. Un’inutile complicazione. Dove vuoi arrivare?»

«Dove voglio arrivare? Beh, pensavo che tutto sommato, forse, tra noi potrebbe esser sopravvissuto un unico piccolo, vetusto tabù, di cui non abbiamo mai parlato…»

«Tu dici, eh?»

«Sì. Cioè, si tratta di una sciocchezzuola, chiaramente. Però, formalmente, è ancora in vigore, almeno da parte mia…»

«Credo di sapere a cosa ti riferisci…»

«Davvero? Meglio, se lo sai già…»

«Se è quello, sono completamente d’accordo nell’abolirla subito…»

«E cosa credi che sia?»

«Facciamo così. Contiamo fino a tre, e poi ognuno mostra all’altra di cosa si tratta…»

«Okay, allora facciamolo in contemporanea…»

«Sì. Uno…»

«Due…»

«…TRE!», urlano entrambi all’unisono compiendo pressappoco lo stesso inequivocabile gesto.

😛

Mirrorshades

Raccolta di racconti cyberpunk a cura di Bruce Sterling, anche lui autore di genere.

Il libro mi ha deluso. Non tutti i racconti trovo siano riusciti (nonostante si evinca l’indiscussa bravura narrativa e la smodata fantasia degli scrittori coinvolti). La mia opinione è che alcuni di essi risultino troppo confusi. E che gli espedienti fantascientifici utilizzati non apportino significative differenze o migliorie rispetto come sarebbero stati qualora non fossero stati per l’appunto usati. In particolare mi hanno inappagato gli scritti di William Gibson, che poi sarebbe il santone-guru dell’intero movimento (movimento che teoricamente è durato forse due decadi a partire dagli anni Ottanta).

Ma cosa si intende realmente per “cyberpunk”? Me lo sono chiesto e non credo di aver trovato una risposta esauriente. Diciamo che alcune caratteristiche sono che deve esser presente forse un certo tipo di fantascienza distopica (?). Forse (spesso) devono esser presenti delle droghe le quali hanno raggiunto una notevole importanza nelle società descritte? Non saprei. Di certo, se volessi fare una battuta, direi che piuttosto, per apprezzare al meglio questi racconti, bisogna prima essersi calati un acido (come forse avranno fatto taluni di questi scrittori quando li stavano scrivendo), per compensare con la fantasia le numerose e lacunose suggestioni suggerite tra le righe.

Ho sentito dire che Blade Runner sarebbe un film cyberpunk, e di conseguenza anche l’autore del racconto che lo ha ispirato, ovvero Philip Dick. E io che non me n’ero mai accorto…

Comunque il racconto che mi è piaciuto di più di questa raccolta è stato Petra di Greg Bear, il quale origina un mondo depresso e in rovina in cui… Dio è morto per davvero! Un mondo totalmente allo sbando nel quale creature di pietra hanno preso vita e possono accoppiarsi (seppur questo rappresenti un abominio) con creature viventi originando ibridi tra le due razze. Un mondo che potrebbe esser salvato solo qualora si facesse vivo un qualche nuovo messia sacro capace di guidarlo e riportare la Luce… Davvero un’ottima idea da sviluppare.

Segnalo anche un altro racconto che mi è piaciuto, Solstizio, di James Patrick Kelly, in cui si affrontano tematiche come la spiritualità, la decadenza morale e fisica, il possesso/gelosia e la clonazione.