Focus on… Carax: Cinque film di questo regista (5/5)

Pola X

Ecco là, stavo per abbandonare questo regista senza troppi rimpianti quando mi imbatto in questo film, che mi è piaciuto, nettamente il migliore, dal mio punto di vista, tra i 5 suoi finora visti. Non a caso è il film tra questi in cui la mano del regista si nota meno. Così Carax ha deciso, per una volta, di mettere da parte il proprio istrionismo per privilegiare la storia. La quale, nonostante qualcuno possa trovarla “estrema”, secondo me è senza dubbio la più verosimile (dal punto di vista dei sentimenti) tra quelle imbastite.

Un giovane romanziere è molto attaccato alla sorella maggiore, come pure alla propria fidanzata, che sta per sposare. Poi un giorno torna da un lavoro all’estero il cugino – si insinua tra le righe abbiano avuto un rapporto che va ben oltre l’affetto parentale, probabilmente anche contemporaneamente con la sua attuale fidanzata; quindi era un rapporto a tre con tutti i membri che facevano l’amore con tutti?!

Oltre a questo cambiamento, che lo turba non poco, succedono altre due cose. Per primo, sogna una misteriosa ragazza con i capelli lunghi neri di cui si dimostra molto innamorato (nel sogno); e ciò preoccupa giustamente la fidanzata, che si chiede chi sia quella donna e quanto abbia da temere che essa gli porti via il prossimo sposo.

Ma sopratutto succede che un giorno lui la incontri davvero quella ragazza, scoprendo che è una sorella di cui non ha mai saputo nulla!

Questo, letteralmente, lo stravolge costringendolo ad abbandonare la sua vita precedente per cominciare a vivere con la sorella (che in vita ha molto patito ed è povera) e una donna e una bambina nomadi con la quale essa si accompagna in quel momento di ristrettezze.

Tra lui e la sorella scoppia una passione amorosa che lo consuma. Ben presto i quattro si ritrovano in penuria estrema e… l’indigenza spesso vince sulla passione…

Il titolo del film è un acronimo del titolo della novella francese che lo ha ispirato.

Nonostante l’argomento trattato, un amore incestuoso assai carnale, la storia del film sa di vero molto più di quelle dei suoi film precedenti.

Circa il protagonista, vien da pensare che avesse qualcosa di anomalo già prima di incontrare la sorellastra di cui non sapeva niente. Probabilmente nascondeva una parte borderline che forse sarebbe emersa lo stesso prima o poi, indipendentemente dalla venuta della sorella dispersa, la quale ha funto da evento scatenante.

Inoltre mi piace sottolineare che il regista non si sia posto il problema della censura e che per raccontare questa storia non abbia voluto tagliare scene che quasi qualsiasi regista avrebbero estromesso. Ovvero, seppur non vi è alcun indugio torbido in ciò, ci vengono mostrate scene di sesso esplicito in cui – miracolo! – si intravede perfino un pene eretto e una penetrazione.

Ecco, vedete? Si possono benissimo inserire scene come queste nei film senza realizzare necessariamente film pornografici. Continuo a sostenere: è profondamente ipocrita censurare nei film, come pure nella vita di tutti i giorni, quello che tutti sanno e fanno innumerevoli volte nella realtà!

Di questo faccio a Carax un grosso plauso, perché ben pochi registi si e ci concederebbero questo tipo di scene. Perché solitamente il prezzo che poi ne pagano è sempre salatissimo. Infatti Pola X è piuttosto difficile che sia passato in tv o altrove, tanto più in prima serata.

PS: di questo regista ho in programma di vedere infine un ultimo film, Annette, ma tra qualche mese. Non mancherò di parlarvene…

Cittadino Honesto contro lo Stato marcescente (2/6)

Così, circa una settimana dopo i fatti riferiti, tocca al Cittadino Honesto in persona condursi all’Anagrafe per aggiornare i propri dati.

Dopo aver studiato su una piantina la sua meta, decide di recarvisi a piedi.

Ma è sfortunato. Imbrocca una via per un’altra, probabilmente perché la piantina consultata in precedenza, in quei punti, non è stata molto fedele nel riprodurre le distanze e le forme delle vie (e il Cittadino Honesto purtroppo non dispone di un navigatore satellitare con sé).

A ogni modo, mezz’ora dopo il previsto, il Cittadino Honesto si trova davanti l’ufficio preposto.

È il momento di aggiungere un piccolo particolare: vi è giunto di pomeriggio, perché quella persona che già lo aveva imbrogliato una volta aveva riferito che la mattina avrebbe trovato molta più fila, mentre il pomeriggio praticamente la cosa si “sarebbe risolta all’istante”. Ma anche in questo, quella persona così malevola, si è rivelata inaffidabile. Infatti il Cittadino Honesto apprende facilmente come, in coda, ci siano un sacco di persone. La seppur grande sala è quasi completamente gremita.

Il Cittadino Honesto prende il numeretto all’ingresso e si va a sedere nell’unico posto rimasto vuoto. Al suo numero, nota dai visori elettronici che riportano i numeretti serviti, ne mancano ben venti.

Ah, non si aspettava un tale sperpero di tempo in attesa, ma oramai è meglio che rimanga e aspetti tutto il necessario in maniera da togliersi una volta per tutte quell’incombenza, la quale finora gli ha riservato più di un’amara sorpresa.

Guido Morselli: Dissipatio H. G.

Un uomo si reca in montagna per uccidersi. Ma al dunque tituba e non vi riesce. In compenso ha un incidente e sbatte la testa.

Torna da dove proviene… solo per rendersi conto che il mondo nel frattempo è totalmente cambiato: non vi è più traccia di essere umano sul pianeta. Lui, per qualche oscura ragione, sembra l’unico rimasto – e ciò è un bene o un male?

All’inizio il nostro non cederà al panico. Anzi, questo incredibile sviluppo forse lo stupirà pacificando, visto che era già ampiamente avviato alla misantropia. Ma dopo, a un certo punto, il terrore subentrerà. E allora si domanderà perché è stato risparmiato. Quel che gli è accaduto è una punizione, un premio o uno sbaglio?

Se amate le citazioni colte e la filosofia qui ne troverete diverse pillole, perché il protagonista, piuttosto colto e riflessivo, si lambiccherà non poco cercando di capire cosa gli sia mai successo.

Questo romanzo di Morselli (che poi fu l’ultimo prima del suicidio – e in molti si son chiesti se da esso si sarebbero potuti derivare i prodromi di quel suo fatal gesto –) mi ha ricordato parecchio quel che succede nel mio modestissimo romanzo Nelle spirali del tempo, lei piange, dove un diciassettenne si trova a rivivere continuamente lo stesso identico giorno. Ovviamente lì la solitudine era data dall’impossibilità di comunicare col mondo, non propriamente dalla sparizione dell’intera razza umana, ma il risultato era praticamente lo stesso. Come pure, essendo più giovane e immaturo, il ragazzetto andava subito in crisi…

Il finale è aperto. L’uomo, ormai dilaniato da una smodata paura, si convince di ricevere dei segni da un suo vecchio amico – ma sarà davvero così o se li immagina lui? Allora lo cercherà per parlarci…

Il romanzo è costellato da molte considerazioni intelligenti (alcune vi riporteranno perfino al covid), a testimonianza dell’indubbio acume di questo autore molto sottovalutato in vita, che vide pubblicate le sue opere solo una volta defunto.

Chissà che non siano state, dopotutto, tutte quelle stroncature a fargli decidere a un certo punto di suicidarsi davvero.

L’essere umano è una merda

Polarity

Max Bemis è un artista (credo sia il frontman di un gruppo musicale) ed è anche un soggetto bipolare. Ciò vuol dire che va incontro a momenti di esaltata fiducia in sé ma anche momenti opposti, di assoluto scoramento. E vuol anche dire che usa dei farmaci per stabilizzare queste due distruttive fasi.

Da questa sua caratteristica ha cercato di trarre un fumetto dai connotati indipendenti. Direi che l’esperimento sia riuscito, dato che ha creato una storia fantastica che da un lato divulga informazioni utili circa la sua patologia, dall’altro si concreta in un prodotto di intrattenimento giovanile imparentato coi supereroi.

Beh, proprio questa, forse, a ben vedere, è l’unica pecca del fumetto. Per una volta si poteva evitare di arrivare a quel tipo di cultura popolare americana. Già solo portando avanti le teorie complottistiche tipiche di chi soffre di paranoia, ampiamente presenti nel fumetto, si poteva raggiungere un ottimo risultato…

Cittadino Honesto contro lo Stato marcescente (1/6)

Il Cittadino Honesto deve semplicemente cambiare un modesto, singolo dato che lo riguarda alla Anagrafe locale. Che poi sarebbe un’operazione estremamente elementare da eseguire, non è vero? Tuttavia in questi odierni tempi (resi sempre più astrusi e tortuosi) di paranoie, uffici dislocati altrove, regole assurde, orari scaglionati, eccetera, la faccenda può rivelarsi non così banale.

Una persona, una sua vecchia conoscenza, gli racconta che deve compiere esattamente la medesima operazione per sé, e pure a breve, probabilmente prima di lui.

Il Cittadino Honesto è mite e non pretende niente. Per questo è convinto che se quella persona avesse avuto la possibilità di assolvergliela lei, quella questione, essa si sarebbe fatta avanti; ma questo non è avvenuto. Malgrado ciò, il giorno prima che quella persona si appresti a eseguire quell’azione, essa gli manda un messaggio chiedendogli se vuole che la faccia anche per lui.

Il Cittadino Honesto si chiede come mai non glielo abbia chiesto prima riducendosi così all’ultimo momento… Ma in definitiva accetta, perché in tal modo si risparmierebbe di fare dei giri uggiosi.

Rimangono dunque d’accordo che l’indomani il Cittadino Honesto dovrà spedire a un certo numero di fax, che la persona gli comunicherà alle 11 in punto, le fotocopie del tesserino elettronico d’identità con, in aggiunta, una dichiarazione scritta che funga da delega.

L’indomani il Cittadino Honesto, dopo aver fatto tutte le fotocopie del caso, si trova puntuale alle 11 davanti una copisteria in grado di mandare e ricevere fax. Ma la persona con cui è d’accordo non chiama. Quando la contatta lui, venti minuti dopo l’orario pattuito, la persona gli dice che è occupata e non può parlare.

Dopo un’ora passata in strada e al freddo (siamo in inverno, sotto zero), non è accaduto nulla di nuovo. In quel momento il Cittadino Honesto rammenta come quella persona non sia mai stata molto affidabile. E in più possieda un animo molto commediante e vendicativo. Così il Cittadino Honesto comprende in cosa si è ficcato e da ultimo se ne torna a casa.

Il pomeriggio, quella persona, facendo finta di nulla, gli manda un messaggio con un numero di fax, senza specificargli altro, senza scusarsi, senza una riga di spiegazione sul proprio colpevole ritardo, volendo fargli intendere che ora sia pronta a ricevere il fax.

Il Cittadino Honesto, che non ha più neppure tanto voglia di litigare, le risponde che non gli interessa più che gli faccia quel presunto “favore”. Il quale, a dire il vero, invece di semplificargliela, finora gli ha solo complicato la vita.

Da quel momento il Cittadino Honesto estromette da quella faccenda quella persona che, in definitiva, ha voluto solo creargli più problemi possibili.

…E ora parliamo di Kevin

Film (con un argomento molto pesante) tratto da un libro.

Una giovane donna decide di avere un bambino, e così facendo rinuncia a molte possibilità, prima fra tutte quella di realizzare una carriera letteraria potenzialmente assai valida. Ma lo fa volentieri… O meglio, lo avrebbe fatto volentieri se non gli fosse nato un bambino con cui fin dal principio non riesce a creare un legame affettivo valido, nonostante si impegni allo spasimo.

Tuttavia, per una volta, ciò non è colpa della madre, bensì del figlio – nota: qui si potrebbe aprire un immenso dibattito concernente la “diversità” di questo bambino. Ovvero, sicuramente in questo caso sussiste una componente genetica… ma fino a che punto essa lo condiziona? E se tali anomalie fossero il frutto di atteggiamenti sbagliati ricavati dai genitori, nel senso di aver respirato aria inquinata, mangiato cibi insalubri e magari aver assunto droghe? Tutto questo non ci è detto, ma nella realtà, se un bimbo nasce con qualcosa di anomalo, da par mio la cosa non è semplice sfortuna ma dipende sempre da qualcosa di sbagliato che gli è successo.

Crescendo appare evidente che il figlio sia molto stronzo e irrequieto di suo, nonostante le cure affettuose dei genitori. Per qualche motivo, tra l’altro, esso sembra contrapporsi in maniera molto più sfacciata e polemica alla madre, mentre col padre recita la parte del bravo figliuolo. Anche per questo il marito tende a credere che la moglie esageri quando gli riferisce alcuni atteggiamenti stranianti del figlio. Il quale da adolescente diventa sempre più pericoloso e potenzialmente ferale. Fin quando commette qualcosa di davvero grosso e irreparabile che certo non si può perdonare.

Purtroppo la tragedia di queste storie è che spesso i segnali ci sono tutti, ma non li si vuole ammettere. E quando pure li si ammette e si chiede aiuto allo Stato non è affatto detto che questi sia in grado di risolver qualcosa, anzi. In genere se ne lava le mani, ma potrebbe arrivare perfino a peggiorare le cose.

Ho odiato quel ragazzo, quel suo sguardo malvagio, indisponente e luciferino, mentre mi sono totalmente immedesimato nella povera madre – una Tilda Swinton che sembra il clone femminle di Bowie – la quale le prova tutte per risultargli simpatica, ma che al dunque forse non è in grado di prendere davvero la decisione drastica che si richiederebbe in tali casi per evitare che un giorno una tragedia possa esplodere in tutta la sua possanza.

La domanda è: bisogna sempre per forza aspettare che ci scappi il morto oppure si sa già che le cose andranno a finire male, se si lascia certi individui liberi di agire?

La risposta della Stato – “bisogna per forza aspettare” – è solo la più comoda e menefreghista; per cui non pensate che ripetendola possiate avere la coscienza pulita. Invece la risposta giusta, quella che non avete il coraggio di affrontare e avallare poiché non “conformista”, è: si deve agire prima che questi tipi si scatenino, anche in maniera drastica. Se sai che uno è stronzo, lo devi fermare prima; non devi aspettare che te lo dimostri, sempre di più e in maniera incontrovertibile.

Questo piccolo stronzetto…

Spietato giudizio temporaneo e parziale circa i quattro film di Carax di cui ho già parlato

Per la cronaca i film sono: Gli amanti del Pont-Neuf, Rosso sangue, Holy Motors e Tokyo!.

Non avete mai sentito parlare di Carax? Non ve lo ricordate? Nessun problema! Penso che di questo regista si parlasse in maniera (potenzialmente) molto positiva qualche tempo fa, prima che stufasse con la sua prosopopea tronfia di iperpavonismo (termine inventato seduta stante).

Dovessi giudicare Carax unicamente da questi suoi quattro film (ne vedrò prossimamente altri due) direi che è tanto talentuoso quanto montato. E alla fine della fiera è molto più fumo che arrosto. Una volta terminata la visione di questi suoi film, per un motivo o per l’altro, ho sempre accusato motivi di malumore.

Inoltre non sopporto quell’attore funambolo, Denis Lavant, a cui evidentemente è molto legato, il quale immancabilmente è il protagonista maschile di tutti questi film!

E non sopporto che nei suoi film ci sia sempre un sacco di gente che fuma incessantemente! Ma signor Carax dei miei testicoli, ma lo sa lei che un tempo Hollywood veniva pagata dalle criminali industrie del tabacco affinché si producessero film in cui la gente fumava? Che cosa dovrei pensare del fatto che questa cosa succede anche nei suoi film? Che la pagano anche a lei? Oppure lei è talmente deficiente che lo fa gratis per emulare i vecchi film, non rendendosi minimamente conto di ciò che sta facendo? Sta di fatto che lei fa pubblicità alle sigarette, ovvero a qualcosa sul cui pacchetto c’è scritto NUOCE GRAVEMENTE ALLA SALUTE, a qualcosa a cui tra l’altro sarebbe pure vietato far pubblicità. Detto ciò non rimane nulla da aggiungere.

Poi ho scoperto che il nome di Carax è un anagramma tratto dal suo vero nome di battesimo, Alex, più la parola Oscar... Ma non sarà per caso quell’Oscar lì, quello del premio Oscar?! Spero di no! Ciò mi farebbe pensare che il tipo ha cominciato a far film essendo convinto d’esser destinato a vincerlo!

Ad ogni modo vi anticipo che il film successivo che ho visto di Carax mi ha fatto rivedere in maniera più accomodante il giudizio negativo qui esposto. Ne parlerò la prossima volta… 😉