Un giorno la Ragazza delle Meraviglie decise assieme al suo amore: ce ne torniamo nel Vecchio Continente!
Non ne potevano più di quella gentaglia così diversa da loro. In un primo momento era stata contenta, sì, di ritrovarsi intorno tutti quegli androidi che scimmiottavano la vita umana, che in apparenza sembravano umani, ma parlavano in una maniera strana, sempre sfocata, si vestivano a cazzo (spesso con sandali e infradito), e oltre a far soldi a palate sembrava non fossero in grado di realizzare niente altro. Ma perché campano?, si era chiesta la Ragazza Meraviglia non riuscendo a trovare una risposta soddisfacente. Ma davvero pensano che la vita sia questa?
E poi erano così kitsch. Aveva ancora negli occhi tutta quella gamma di immani minchionerie: le scale irte senza corrimano che si estendevano anche per cento metri d’altezza; anelli dell’umore ormai storicizzati nel resto del globo ma non lì; pitture per render la cacca di un altro colore; notizie di incendi un giorno sì e uno no; assistere a colossali eventi stralunati che invero polarizzavano nel paese gente da tutto il pianeta rendendo quei posti più saturi dei suoi normali livelli di sopportazione; dover discutere per email tutto il giorno con gente di cui ignorava la faccia; subire le pressioni dei vicini che la reguardivano perché faceva troppo rumore – troppo rumore, lei?! Le sembrava quasi di essere in quel film di quel regista polacco e stare al terzo piano! – od osava anche solo fischiettare un motivetto che richiamava il canto dei suoi amati pappagallini. Ma più di ogni altra cosa le erano mancati gli affetti, tutti troppo lontani per non poterne sentire la nostalgia.
Gli animali strambi e bizzarri di cui quel luogo era ricolmo però le sarebbero mancati, oh sì! Di quelli non ne aveva mai abbastanza, perché erano vivi, per davvero, e anche se talvolta si palesavano apparentemente brutti o sghembi, avrebbe voluto tutti coccolarseli stringendoseli al petto.
Ordunque avevano colto l’occasione al volo, lei e il suo maritino trasduttore istantaneo, per cambiare lavoro, prospettive, continente, tutto! E riavvicinarsi a casa. Anche se il luogo dove sarebbero rientrati era ancora super-segreto, difatti non volevano che eventuali super-scocciatori locali avessero potuto seguirli giusto con l’idea di rovinargli le uova nel paniere.
Quel giorno in cui il sole si era un po’ offuscato la Ragazza Meraviglia salì sull’aviogetto. Si voltò indietro a guardare i paesaggi mozzafiato e si disse: sì, tornerò per questi posti, per questi animali meravigliosi, non per la gente, ma comunque tornerò, lo prometto. Però ora… e che razzo!, me ne voglio proprio andare, che mi hanno proprio scassato!
E con quel pensiero in capo non si voltò più. Qualcuno chiuse uno sportello alle sue spalle e lei si andò a sedere nel posto prenotato che già la stava aspettando. Una nuova avventura in Teutonia l’attendeva!
