Mese: gennaio 2018
Raymond Chandler: Il grande sonno
Mentre lo leggevo mi venivano in mente le scende del film (pari pari in quanto a tematiche e atmosfere) con Robert Mitchum. In realtà il libro mi ha stancato presto. Così il grande sonno me lo sono fatto io! Meglio il film.
Questo romanzo è considerato un capolavoro del genere noir-polizesco anni 40. Mah. All’epoca forse lo si poteva considerare tale. Oggi saltano troppo all’occhio le enormi discrepanze dalla realtà. I personaggi non possono essere tutti matti e insensati! Passi per le donne, mai state così pazze in precedenza, che evidentemente si facevano tutte di LSD ed erano tutte sadomasochiste bipolari alcolizzate… ma tutti gli altri personaggi?!? Per digerirlo ci vuole più “sospensione della credulità” e “sense of wonder” che per i supereroi! L’intrigo è troppo intricato e sopratutto la psicologia dei personaggi illogica. Non piacerebbe per niente a un vulcaniano.
Però certo Marlowe è un bel personaggio che ha fatto da capostipite a tanti altri.
Ninetto e il vocabolario
Il professore cattivo aveva l’abitudine, quando interrogava in Letteratura, di far cercare a un certo punto al malcapitato, in piedi a fianco alla cattedra, una parola sul vocabolario per vedere cosa significava. E così fu anche quella volta per Ninetto. Il quale cominciò a sfogliare con foga le pagine del pesantissimo librone perdendovisi dentro, in quel librone che lo stesso professore gli aveva passato con quelle sue grosse mani, assai sproporzionate per quanto concerneva la sua invece ristretta figura.
Era quella la prova finale prima di mandare a posto l’interrogato. E Ninetto lo sapeva e salutava con sollievo la prossima fine dell’interrogazione. Era andato pure bene… Nondimeno però era ancora piuttosto teso perché la prova non era ancora finita.
Ninetto, tutto proteso, sfogliò il vocabolario avanti. Per poi dirigersi tutto indietro, mentre il professore diede un occhio all’orologio e sorrise maligno. Non gli avrebbe assegnato un voto alto. Perché Ninetto era lento a trovare le parole sul vocabolario. Troppo lento…
Che poi che significava quella stronzata? Niente! Solo che Ninetto non aveva l’abitudine di farlo. E allora? Quello lo rendeva forse meno valente di un altro studente che, meno preparato di lui, avesse trovato una parola più velocemente? Assolutamente no. Ma che ci volete fare? Il corpo insegnanti era pieno di gente spocchiosa avvinghiata elle loro insulse scempiaggini che si arrogava il diritto di esprimere giudizi, pur essendo, loro, i meno adatti a farlo…
Frammenti: Filosofia della moltiplicazione
DOT: Cambio di stanza
Novembre inoltrato.
C’è un tipo insolente che ogni mattina si gira tutta la biblioteca e chiude ogni finestra aperta incontri sul suo cammino. Poi si va a mettere lontano, dove non lo vedo… Che arroganza! Pretende di decidere per ogni occupante di ogni stanza e nemmeno chiede il permesso! Mi verrebbe da litigarci subito… Forse lo farò in seguito. So cosa gli passa per la testa: fa freddo, quindi neppure ti devo chiedere se vuoi la finestra chiusa o meno. Ma ovviamente è un’immensa boiata, la sua. Anche perché, dopo un’ora e mezza, incomincia a mancare l’ossigeno e si fatica a respirare con la presenza di tutti quegli altri che vengono che non fanno altro che consumare ancor di più l’esigua aria rimasta.
A proposito, proprio per questo motivo, per stare in una stanza più grande e non stipata di persone e fare come mi pare, cioè tenere la finestra leggermente socchiusa, mi sono spostato nella sala informatica. E qui non è per niente male. Trovato il mio posticino preferito, me la passo abbastanza bene. Gli unici punti di debolezza di questa dislocazione sono che: primo, vi è un continuo andirivieni di persone, le quali però riesco abbastanza facilmente a ignorare, poiché non è che mi passino poi troppo vicino; secondo, mi si siedono intorno meno persone, e dunque anche meno ragazze. Però stranamente, per ora, la loro vista non mi manca quanto mi sarei immaginato. Sarà che sono molto impegnato nell’odierno processo di scrittura che sto vivendo, nel quale sto preparando il mio primo libro da pubblicare. Ho deciso. Ormai siamo quasi alla fine. Si chiamerà Anarcolessia e sarà un romanzo anarchico che la dirà lunga sulla mia visione comunitaria del mondo e su cosa penso del ributtante Potere.
Nel frattempo, però non è vero che in tutto questo tempo non ci sia stata nessuna nuova ragazza a farmi capolino nella vita. Infatti, qualche tempo fa, entrando la mattina presto in biblioteca, mi sono subito accorto di una nuova presenza del gentil sesso: si trattava della “donna delle pulizie”! Ah! Ne rido io stesso! Alcune volte avevo notato una chiattona sui sessanta col fiato corto, che si portava a lavoro il figlio il quale voleva arruolare nel grande mestiere delle detersione; ma il tipo non ne aveva molta voglia, si intendeva al volo. Invece adesso la cicciona non la vedo più (né tanto meno l’abulico figlio) e c’è questa nuova donna delle pulizie, che credo l’abbia sostituita del tutto. Ma non è propriamente una donna, bensì una ragazza, e pure molto giovane. Presumo che abbia circa venti anni.
La prima volta che l’ho vista, proprio perché ero abituato a donne delle pulizie rivoltanti e attempate, l’ho inavvertitamente fissata più del consueto; e allora lei si è accorta di me e dopo un po’ che incrociavamo gli sguardi… che ha fatto? Mi ha salutato dicendomi “buongiorno”, forse perché gli sembravo un tipo influente nella biblioteca. Influente, io?! Anche da questo si vede che è nuova: cerca di amicarsi le persone.
Comunque non ho potuto squadrarla per bene. Però da lontano mi è sembrata carina di volto. Inoltre ho colto un particolare che invero è stato quello che più di tutto ha focalizzato la mia attenzione su di lei: ha un enorme sederone da femmina allestita per la filiazione. Sicuramente lei ne è consapevole e se ne vergogna, come la maggior parte delle femmine farebbe al suo posto, non comprendendo quanto esso invece attiri gli guardi e le voglie degli uomini su di lei. Qualche volta ho appurato come tenda a effettuare quei gesti istintivi che tentano di coprirselo, cercando di spostarsi la camicia più giù per nasconderselo. Continua a tirarsela giù, giù, ma la camicia è finita…
Ha proprio un bellissimo sederone. Spero di poterglielo mirare meglio e da vicino. Eppure, se davvero ritenesse che la imbruttisca, seguendo una dieta mirata, potrebbe disfarsene. Ma, a molte donne, ho notato quanto piaccia mangiare non volendo rinunciare a niente, anche se poi col cibo (ma anche col sederone) finiscono per avere un rapporto conflittuale e contraddittorio…
Che è giovane si vede pure da come si relaziona con le persone. Molto gentile con gli impiegati della biblioteca: ancora non ne conosce certi dai quali farebbe bene a tenersi alla larga. In più, ha stretto diverse amicizie con altri ragazzi della sua età… E, chiaramente, la ragazza è fidanzatissima. Mi è capitato infatti di sorprenderla al telefono col moroso. Gli ha detto:
«Ciao, amo’! Come stai?»
L’altro giorno ho intravisto una mia vecchia compagna di classe del liceo, tra l’altro una delle poche verso le quali mi fossi dichiarato ufficialmente, e facendo pure diverse figure di merda, perché all’epoca le ragazze non sapevo proprio dove fossero di strada (mentre adesso invece…). È ancora piuttosto simile a come era allora. Non è bellissima. Mi chiedo che cosa ci faccia in questa biblioteca. È un po’ lontano da casa sua, dove sono stato anche ospitato qualche volta. Ma forse nella sua zona non ci sono biblioteche. O forse voleva prendere in prestito un libro che solo qui poteva trovare. Però si è diretta spedita verso le salette prese d’assalto dagli studenti le quali contengono anche molti volumi. Poi non mi è sembrato di averla veduta uscire. E dunque si deve essere trattenuta dentro.
Forse ha ripreso a studiare? Non posso credere che ancora non abbia terminato l’università in questi dieci anni. A meno che, certo, non abbia contemporaneamente dovuto lavorare. I suoi avevano un negozietto…
Perfetti sconosciuti (film)
Degli amici si riuniscono in una casa per una cena… Fin qui vi potrebbero venir in mente svariati film, sopratutto un brillante film francese pieno di equivochi e rivelazioni. Ma è proprio da lì che la storia si comincia a discostare… Difatti si parte in tromba con la commedia… ma ci si ritrova presto impantanati fino al collo nel dramma. Tanto che sul finire ho pensato: voglio proprio vedere come ne verranno fuori adesso; infatti la situazione era talmente compromessa che non avrebbe potuto risolversi molto facilmente. Se non tramite l’eccellente espediente narrativo che però non vi dico per non rovinarvi la sorpresa.
Tutto nasce da un gioco che gli amici, seppur controvoglia, decidono di fare: quello di mettere i cellulari sul tavolo e condividere con gli altri ogni forma di interazione che verrà dal mondo esterno…
Stranamente, per quanto riguarda gli attori, i maschi sono più bravi nelle parti drammatiche rispetto a quelle comiche. Le femmine invece esprimono una notevole costanza di rendimento, anche se bucano meno lo schermo dei maschietti, un po’ per le loro facce, un po’ per il copione, un po’ per come le si è scelte.
La morale pessimistica del film è che se si va scavare a sufficienza, la maggior parte delle persone nascondo segreti, e forse non sono tanto belle. Condivido. Per la serie: il più pulito c’ha la rogna.
Sogno #68: La fine della congiura
Avvenne tutto gradualmente, così Nemesis non se ne accorse che a babbo morto. Un giorno si svegliò e capì che la congiura semplicemente non esisteva più: si era volatilizzata. Come era possibile?
Invero qualche segnale lo aveva colto eccome durante quell’estate così avara di patimenti. Per primo, Occhi di Serpente era andata in vacanza molto prima di lui, e da quel momento era stato come se l’occhio indagatore della ditta nei suoi confronti si fosse spento (ma allora era davvero Occhi di Serpente colei che in realtà lo controllava con più assiduità?).
Poi le vicine spione… I momenti in cui le aveva sentite ridere sboccatamente di lui si erano attenuati anch’essi. Talvolta erano cessati. Inoltre non le sentiva più rientrare e uscire di casa. Ecco, forse questa era l’unica cosa che realmente Nemesis aveva notato: una loro indubbia minor frequentazione di quell’abitazione. Forse Nemesis avrebbe pure saputo stabilire il giorno esatto in cui quella evenienza si era per la prima volta posta in essere. Quel giorno cioè in cui la smilza aveva chiuso con acredine le finestre della casa ed era uscita a quella strana ora per lei desueta. Da allora era stato come se la smilza non abitasse più lì; difatti essa solo saltuariamente effettuò alcune rimpatriate ricongiungendosi con la sua amica lardosa.
Altro segno da non trascurare fu poi quello che… il suo computer prese a funzionare molto più speditamente; a dimostrazione che prima ci fosse stato realmente qualcosa che lo rallentasse. Tutto si spiegava, se la si voleva vedere in quell’ottica.
Anche la grassona, senza la compagnia della sua compare smilza, aveva dunque cominciato a diradare il tempo trascorso in casa. E a Nemesis capitava sovente di sentirla ormai rientrare sempre più tardi, anche se invero non si accorgeva più quando essa se ne usciva. Ma questo si poteva spiegare col fatto che la pachiderma non solesse più indossare quella robuste scarpe rinforzate con il tacco che sempre ne segnalavano la posizione…
E poi un giorno non percepì più neppure la cicciona. Anche lei aveva preso il volo. E nelle strade non c’era più gente che lo guardasse con sospetto, malignità o timore. Al contrario, sembrava che fosse diventato la persona più mediocre e insignificante del mondo: quindi una persona da ignorare alla quale non concedere più neppure uno sguardo.
Quella nuova libertà regalò a Nemesis delle sensazioni che non provava da tempo: rilassatezza, giubilo, speranza nel domani. E poi anche una sensazione che non si sarebbe mai aspettato: noia. Era incredibile a dirsi eppure… Una parte del suo cervello era come sperasse che ci potesse esser ancora qualche scusa per non vivere felice e sereno.
Adesso non aveva più scuse. Adesso poteva tornare a essere ciò che aveva sempre desiderato: un uomo normale, pure banale magari, ma normale, e con problemi normali.
Ah, però Nemesis non era mica nato per quello, per essere uno dei tanti. Solo allora lo comprese. E adesso non sapeva più che fare della sua vita…
Un giorno, appostatosi alla parete con un bicchiere all’orecchio, rimase in fremente ascolto. Per molto tempo non percepì volare neppure una mosca, ma non volle darsi per vinto. Dopo mezz’ora udì la cicciona che rideva smodatamente, seppur cercando di attutire quelle risa il più possibile per non farsi ascoltare. Così Nemesis pensò che non avrebbe mai potuto sottrarsi al suo destino. E neppure la cicciona al suo…
Il ragazzo invisibile (film)
Un adolescente sfigatello scopre di avere il potere di diventare invisibile. C’è di mezzo il suo vero passato, che ancora non conosce. Dei cattivi lo cercano per mettergli le mani addosso.
Film discreto, supereroistico, italiano, per ragazzi, di grande successo.
Ecco, credo che sia questa la giusta dimensione di Salvatores, quella di fare film per ragazzi (vedi che non ce l’ho con te per partito preso, Salvatores, e sono pronto ad assegnarti i tuoi meriti, quando ce li hai?).
In questo periodo è nei cinema la seconda parte, nella quale spero siano presenti più superpoteri e maggiori conflitti. Se poi ci fosse anche un pizzico della violenza caricata di Kickass (ma ci credo poco) sarebbe anche meglio.
Abbracci e baci
Ogni volta la osservavo discutere con il suo interlocutore di turno. Notando il modo in cui lo guardava, come gli si poneva, quanto sbatteva gli occhi, potevo facilmente indovinare la reale natura del rapporto che intercorreva tra loro. E non sbagliavo mai. Così già sapevo se subito dopo la fine dell’evento, quando si sarebbero entrambi alzati in piedi per andarsene, salutandosi, si sarebbero solo stretti la mano cordialmente, oppure si sarebbero baciati. E allora mi chiedevo quante volte fosse accaduto che ci fosse stato di più di quell’apparente rapporto d’amicizia. Quante volte lei aveva finito per stringere relazioni con quelle persone, frequentarle al di fuori del lavoro, viverle, per esserne entusiasta, o più spesso delusa, per poi ritrovarsele, quelle stesse persone, volente o nolente, sempre al lavoro, e allora dover essere ancora gentile con loro, incrociare i loro occhi cercando di non tradire il fuoco delle passioni che le ardevano nel cuore, quel fuoco che durante il lavoro non avrebbe dovuto mostrare a nessuno che la osservasse.
E io vedevo, vedevo il suo imbarazzo quando in special modo con quell’Alberte si toccavano dati argomenti dei quali era evidente avesse discusso in privato con lui in cerca di sostegno. Perché lei era una donna fragile e molto sensibile, per cui talvolta andava incontro a crisi che necessitassero aiuto. E allora lei lo cercava quell’aiuto, ma talvolta cadeva in mani sbagliate dalle quali al massimo avrebbe potuto trarre solo un momentaneo sollievo; e poi si sarebbe ritrovata sola come al solito, con gli stessi problemi da affrontare, non avendone risolto alcuno. Avendone forse aggiunto un altro.
Joseph Roth: Romanzi brevi
Tomo contenente quattro romanzi. I primi due mi sono piaciuti: il secondo più del primo. Gli altri no (il mio ordine di gradimento è il seguente: 2, 1, 3, 4). Nei primi tre si può trovare sempre un più o meno marcato “tema sociale”. Nell’ultimo l’autore si concentra maggiormente sulle vicende personali del protagonista e lascia in sottofondo il resto. I primi due presentano una scrittura che ho trovato brillante, nel senso che si vede siano frutto di uno scrittore indubbiamente molto dotato. Nel terzo questo meccanismo sembra cominciare a incepparsi, per peggiorare ulteriormente nel quarto… Ora, visto che questi romanzi sono stati presentati in ordine cronologico di realizzazione, viene da pensare che l’alcolismo c’entri qualcosa nella minor efficacia di un autore che inizialmente mi era sembrato lampantemente eccelso, mentre in seguito, noioso e macchinoso. Leggendo altre opere dello stesso, vedrò se confermare o smentire questa mia ipotesi.
La tela di ragno
Storia di un ragazzo vile che, sentendosi giustamente una nullità, coltiva il sogno del potere e della rivalsa sociale. Così, quasi senza accorgersene, finisce a letto con un principe, il quale invero gli spalanca le porte per una cospicua carriera politica, che il giovane farà fruttare portandola al massimo apice tramite una lunga serie di spiate e calunnie ai danni anche di colleghi che fanno il suo stesso mestiere di spietato servitore del governo. Il proto-nazismo descritto argutamente in salsa anche smaccatamente sarcastica.
Hotel Savoy
Per lunghi tratti è un libro scritto per il piacere della scrittura che si legge per il piacere della lettura. Troviamo un mucchio di personaggi bizzarri che alloggiano all’hotel Savoy. Poi la storia subisce un’accelerazione drammatica. Si parla di Rivoluzione. I conflitti tra ricchi e poveri, tra potenti e persone insignificanti, assumono un ruolo predominante che indirizza il libro sino alla fine.
La ribellione
Un uomo è rimasto invalido per la guerra. Tuttavia si può dire che sia felice. Primo perché è uno che si contenta di poco e ha la sua indennità di guerra. Secondo perché con un colpo di fortuna ottiene una licenza speciale che gli permetterà di chiedere l’elemosina ovunque. E tutto ciò rinsalda la sua convinzione che si debba avere fiducia nel Governo, il quale sa sempre cosa è meglio per tutti e non sbaglia mai, sia quando dà che quando punisce, pensa.
Sennonché a quest’uomo un giorno capita per la prima volta in vita sua di adirarsi per una questione di principio. Quell’unica volta cambierà per sempre la sua vita. Perderà tutto. Comprenderà che sbagliava gravemente quando si fidava del Governo, il quale non è affatto infallibile, tutt’altro.
In parte questo romanzo sembra frutto di pensiero anarchico… 😀
Il peso falso
Un uomo che di mestiere si occupa per l’appunto di verificare che i commercianti non usino pesi taroccati, si trasferisce con la moglie in un paese nuovo, che gli è abbastanza ostile. Il verificatore è attaccato al suo lavoro ma è anche molto insoddisfatto della sua vita, anche se ancora non l’ha ben messo a fuoco. Rimpiange che la moglie l’abbia spinto ad abbandonare la carriera militare nella quale si sentiva più sicuro e riteneva più confacente a lui. Pure la moglie, sotto sotto, capirà che non lo ama. A lavoro ha come aiuto un giovane e bel ragazzo biondo che detesta, contraccambiato. Il quale trama per fotterlo. Nel frattempo arriverà a fottergli per davvero la moglie. Così al verificatore non resta che la blanda consolazione della locanda, dove può bere e trova una zingara appartenente al padrone del locale che lo intriga assai…