In memoria di Luciano

È scomparso Luciano (/Idefix) Comida, un grande scrittore, ma sopratutto un grande uomo. Non ho avuto modo di conoscerlo di persona ma leggere il suo blog era come parlarci a quattr’occhi, visto il grado di limpidezza che Luciano esprimeva ad ogni suo intervento.

Lo conobbi nel blog di Lorenzo. Luciano mi colpì subito per la compitezza e compiutezza delle sue parole, perché si percepiva immediatamente che tipo di persona buona ma integerrima e nondimeno positiva fosse.

Così cominciai a seguire il suo blog. Sì, lui fu il primo che mi fece appassionare al mondo dei blog. In verità io avevo già aperto un blog mio anni fa, solo che questo giaceva congelato a fare la muffa in un angolo sperduto della rete. Perché? Perché mi ero reso conto di non credere nel dialogo (ero piuttosto pessimista circa le possibilità effettive che avessero gli uomini di intendersi, e per certi versi lo sono ancora).

Credo che ci fu anche il suo zampino se mi venne voglia di ricominciare a prendere in mano il mio blog e di dire la mia sui più disparati argomenti. Così cambiai nome al mio blog, che prima si chiamava solo “Due parole” (in onore a Carmen Consoli) e lo trasformai in “Coule la vie” (ispirato ad un insolito album di Giorgio Canali che dal principio mi aveva fatto cagare ma che poi avevo trovato magnificamente… vitale).

E da allora, oltre ad inondare il mio blog con crescenti fiumi di articoli, divenni un assiduo frequentatore del blog di Luciano. E lui, sempre attento ai commenti di tutti, posso dire che provò all’inizio una crescente simpatia per me e mi contraccambiò diverse volte il favore di venirmi a lasciare un commento sul mio molto più modesto blog (lui che ne aveva messo su uno che ogni giorno vedeva forse centinaia di visite…).

Il bello era che con Luciano si potesse discutere di tutto: non solo di politica, ma anche di libri, cinema, fumetti (addirittura!), eventi, costume, società, religione… Era molto critico verso le religioni in generale ma era un credente fervente ed era orgoglioso di essere valdese. Fu per merito suo se conobbi questa interessante religione, la quale, se un giorno decidessi di convertirmi, sarebbe sicuramente tra quelle che valuterò meglio.

Poi accadde che io, alla perenne ricerca di una mia identità che mi permettesse di relazionarmi con gli altri cercando di esprimere senza censure me stesso, divenni più ironico e graffiante, forse dovrei dire sarcastico, o anche caustico; e lui credo che rimase un po’ scombussolato dal mio cambiamento. Senza parlare dell’occasione nella quale ammisi candidamente di (pur essendo un credente in Dio) essere un incessante bestemmiatore.

Penso che da allora lui cominciò a considerarmi tutto sommato uno un po’ troppo fuori di zucca. E a me rimase sempre il cruccio di non avergli spiegato a dovere il mio punto di vista (volevo scriverci anche un articolo ma la bozza si trova ancora nei miei appunti che rimarranno probabilmente sempre nel limbo).

Avrei voluto fargli capire meglio cosa intendessi quando dicevo che bestemmiavo “alla maniera dei toscani”, cioè più che altro contro la chiesa cattolica; come pure che ero convinto che Dio non avrebbe mai potuto offendersi se qualcuno avrebbe imprecato rivolgendosi a lui, così come io non mi offenderei mai se venissi a conoscenza che un moscerino ha detto qualcosa di non bello su di me… E i comandamenti (forse obbietterà qualcuno)? I comandamenti non li riconosco come provenienti da Dio. Infatti, se davvero lo fossero, sicuramente non discriminerebbero così clamorosamente la donna rispetto all’uomo (si dice “non desiderare la donna d’altri”, non “non desiderare il coniuge d’altri”), così come non sarebbero la palese manifestazione di un chiaro tentativo di mantenimento del potere vigente (qualunque esso sia). Ecco perché sono convinto che non è stato Dio a ispirare i comandamenti, ma solamente degli uomini che volevano rendere gli altri uomini servi del potere spirituale e materiale.

Comunque Luciano, essendo favorevole al dialogo ad oltranza, sul suo blog accettava tutti (e questo mi sorprendeva). Anche un tipo, che io chiamavo il demone teppista, che gli diede molto filo da torcere, perché Luciano cercò di farlo ragionare e portarlo dalla sua parte, mentre quello, oltre a negare le argomentazioni di Luciano non volendo ammettere che spesso fossero assolutamente vere, delle volte schiumò vero e proprio odio (in particolare sul blog di sua proprietà, che Luciano frequentava comunque e molto più del mio, anche se probabilmente gli faceva ribrezzo).

E poi fu Luciano a farmi il più grande complimento letterario che mi fosse mai stato fatto: mi disse che un mio intervento fosse il commento migliore, narrativamente parlando, che ci fosse mai stato sul suo blog, e questo mi riempì di gioia perché da uno scrittore (sincero) del suo calibro valeva almeno il doppio, anche se non dimenticavo come Luciano si facesse spesso prendere troppo dagli entusiasmi che provava. Ad ogni modo è per merito suo se oggi non mi vergogno a dire che, sì, anche questo umile scribacchino si può dire che sia uno scrittore (d’altronde se persino Corrado Augias si definisce tale… tana libera tutti!…).

Quando quel “disturbatore” decise per suoi motivi di non frequentare più il blog di Luciano, quest’ultimo blog un po’ si afflosciò. Infatti il teppista era l’unico che ci unisse tutti quanti (contro di lui), e quando sparì molti degli altri presero ad azzuffarsi tra loro; e certo la sconfortante situazione politica e sociale non favorì le cose e anzi le peggiorò (ci sarebbe molto da dire circa le dinamiche dei blog ma credo che questo discorso esuli dall’argomento di questa discussione).

Nel frattempo Luciano ultimamente avvertiva dei terribili e persistenti mal di schiena… Un giorno decise di andare dal dottore e si fece segnare degli esami… Ve la faccio breve che questa non è la parte preferita del mio resoconto: gli trovarono un tumore. E lui dovette operarsi.

Sul suo blog un giorno apparve il suo articolo nel quale ci rivelava la verità e diceva che non voleva nasconderci nulla e che voleva essere sincero come sempre. Luciano non chiamò la sua malattia con il termine che io ho usato sopra (credo per non allarmarci), e preferì utilizzare una serie di termini tecnici che avrebbero potuto confondermi. Ad ogni modo intuì che fosse qualcosa di molto serio.

E volete sapere una cosa? Mi sentii anche quasi in colpa. Perché pochi giorni prima mi ero immaginato (quando ancora non sapevo nulla su Luciano ed il suo destino) che lui venisse a mancare e che io andassi al suo funerale. In realtà era una specie di visione molto comune, nel senso che (almeno a me) capita spesso di immaginarmi il momento della mia morte o quello di altre persone che mi stanno intorno. Solo che in questo caso ci avevo preso…

La notizia chiaramente ci gettò nello sconforto e tutti quanti tornammo a frequentare il suo blog avidi di notizie sulla sua precaria salute.

Ma Luciano non poteva quasi più stare al computer, allora ogni tanto sua moglie si sostituì a lui e ci tenne aggiornati. Una volta pubblicò una sua foto in cui, se non ricordo male, Luciano aveva appeso un drappo con su scritto “W la costituzione”. Questo era Luciano.

Poi venne l’operazione. La sua compagna ci disse che era andata bene. Poi più niente (e nel momento in cui scrivo ancora campeggia quell’ultimo post dal titolo “è fatta!”, ripetuto due volte sicuramente per la poca praticità della consorte con il mezzo informatico).

Quelle furono le ultime notizie che ricavammo direttamente dalla famiglia di Luciano. Sì, perché poi calò sulla faccenda un pesantissimo silenzio che ci sorprese non poco.

Io mi immaginai che Luciano e sua moglie fossero partiti per qualche posto per effettuare una terapia che l’avrebbe fatto riprendere pienamente, magari una sorta di vacanza, lontano dai veleni della politica (ma il mio era più un voler credere in una bella illusione piuttosto che l’affrontare di soffrire lentamente di uno straziante dolore). Ero certo che prima o poi sarebbe tornato sul suo amato blog e ci avrebbe detto a tutti che era più forte di prima e che voleva organizzare una tale opposizione al governo… come mai era stato fatto prima…

Quel silenzio opprimente lo accettai pensando che Luciano sapeva quello che faceva e quindi me ne feci una ragione, ma non tutti la pensarono proprio così: e sopratutto coloro che più gli erano amici ed avevano condiviso con lui varie esperienze, rimasero esterrefatti che fosse diventato praticamente irraggiungibile.

Dopo alcuni mesi di oblio uno storico frequentatore del blog ci informò circa alcune novità apprese dal profilo di Luciano su Facebook: Luciano si era dato alla politica (pur avendo subito l’amputazione di una gamba). Cercai ancora di vedere il lato positivo della cosa (ma i presentimenti negativi ormai erano ben presenti in me).

Infine venimmo a conoscenza che si era presentato alle comunali di Trieste nelle liste di Sinistra e Libertà ed aveva ottenuto un buon risultato (arrivando quarto ma non essendo comunque eletto)

Poco dopo da ultimo ci giunse la notizia: Luciano era spirato sabato 21 maggio (quando io mi trovavo ad un matrimonio).

Chi era Luciano? Era un uomo con la barba lunga che personalmente mi instillò subito simpatia. La storia della sua barba è curiosa. All’inizio Luciano se la fece crescere perché così sembrava più grande e quindi poteva andare al cinema a vedere anche dei film che normalmente gli sarebbero stati preclusi. Inoltre era convinto di avere la testa un po’ grossa e che dunque con la barba assumesse un aspetto più armonioso. Col tempo poi la sua lunga barba incolta divenne una specie di feticcio, e quando la gente gli domandava perché non se la tagliasse lui rispondeva che la mattina, quando si alzava dal letto e si vedeva riflesso nello specchio, la sua barba arruffata e storta lo faceva sempre ridere mettendolo perciò di buonumore. E perché avrebbe dovuto quindi rinunciarvi?

Addio Luciano. Sei stato una persona non comune che sono stato felice di conoscere.

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Seguono alcuni degli ultimi appunti che Luciano aveva annotato in un file (forse per un ipotetico libro?), la cui diffusione ovviamente è stata autorizzata da chi di dovere ed è stata tratta dal suo blog.

101 SEGRETI CHE HO IMPARATO LOTTANDO CONTRO IL TUMORE

di Luciano Comida

Per ognuno un miniraccontino

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Le ideologie servono (e insidiosa è l’ideologia che nega le ideologie): una bussola per muoversi nel mondo senza sentirsi troppo smarriti

Accettare la propria (e altrui) fragilità

Davanti agli imprevisti (come il tumore) non si sa come reagiremo. E dunque non giudicare gli altri che reagiscono in un modo che non ci garba

Se oppure nonostante: col SE si costruiscono palazzi di sabbia che poi ci crollano addosso, col NONOSTANTE possiamo gustare ogni momento

Pagherei tutto l’oro del mondo: essere consapevoli che la situazione presente potremmo (in futuro) considerarla invidiabile. E dunque cercare di apprezzarla fin da adesso

Le critiche sono utili sempre e comunque: ci mettono davanti allo specchio e ci costringono a ripensare all’oggetto della critica. Che poi verrà modificato che la critica prevale oppure rafforzato se la critica non lo abbatte. Le critiche dunque devono essere distruttive

Parlar chiaro, “sì sì, no no”. Evitando il più possibile le ambiguità o le reticenze. Non vuol dire essere brutali ma sinceri

Dire solo ciò che si pensa ma non necessariamente dire tutto ciò che si pensa

Guardare nel proprio abisso, consapevoli che dentro di noi ci sono lati oscuri e insidiosi. Non nasconderlo sotto il tappeto né negarne l’esistenza

Ringraziare senza esitazione

Sputare via il veleno senza tenersi i rancori e le umiliazioni: il diario è uno dei mezzi per farlo. Così come scrivere l’elemento velenoso su un foglietto e poi distruggerlo

Dire che si ama: è inutile amare senza pastrocciar affettuosamente e coccolare esplicitamente questo amore

Rileggere e rivedere libri e film perché così acquistano spessore e noi con loro. E in più abbiamo l’evidenza di come cambiamo noi stessi

I libri ci leggono e i film ci guardano: ci dicono moltissimo di noi. Ecco perché ogni opera è diversa per ogni suo fruitore

E’ meno grave che se fosse peggio. E dunque (oltre un certo limite) piangersi addosso è inutile e controproducente

Nessun timore a piangere: è uno sfogo umano. Basta non abusarne

Costruirsi quotidiane oasi di serenità/piacere/rilassamento: sono aiuti nei momenti difficili.

Librerie dell’usato: il loro immenso fascino. Forse anche perché, non facendo il cacciatore di animali né il dongiovanni collezionista, gusto il piacere della ricerca

Diario: sfogo, punto della rotta, chiarire il nostro pensiero e sentire, a distanza di tempo ci fa vedere come cambiamo

Ridere di se stessi

Malattia e musica di Morricone: quando si affronta una malattia grave e si sta soli a guardare negli occhi il male, è come nei duelli nei film western quando parte la musica . Siamo soli, noi e la malattia. Non contano nulla i soldi o il potere ma solo la rete dei nostri affetti, che stanno attorno a noi

Non abbandonare le abitudini piacevoli anche (e soprattutto) quelle piccole: scandiscono ritmi, colmano le giornate, ci rafforzano, ci gratificano

Signore, dammi la forza di cambiare le cose che posso cambiare. Signore, dammi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare. E soprattutto, Signore, dammi la saggezza di distinguere tra esse

Alla fine dei tempi, Dio trionferà con la gioia e la vita eterna. Ma su questa terra, nei tempi della storia umana, Dio non è onnipotente.

70 volte 7: la fretta spesso (anche se non sempre) ci consiglia male.

Mantra per riaddormentarsi: ognuno si scelga il suo. Il mio è attaccarmi a una frase letta e ritoccarla, analizzarla, modificarla, riassaporarla…

Dire “ho sbagliato, è colpa mia…”. Non esitare mai ad ammettere le proprie colpe e responsabilità. Non esitare né davanti agli altri né davanti a noi stessi

Pagliuzza e trave: noi perdoniamo con indulgenza a noi mille e mille nefandezze. Perché dunque essere spietati col prossimo?

Scrivere subito le cose prima di dimenticarle: sono come i sogni e svaniscono.

Godere del piacere o gioia dati: non essere avari di se stessi e delle proprie azioni

La scuola serve: a stuzzicare la curiosità, a scoprire che tutti siamo infinitamente ignoranti, a non vergognarsi di non sapere, a non esitare a chiedere, a pretendere chiarezza, a imparare che è bellissimo imparare

Esibire i propri difetti o imbarazzi ci aiuta a sopportarli.

Non mollare mai: come nelle partite di calcio, il risultato può ribaltarsi in pochi minuti dallo 0-2 al 3-2

Posso morire tra due minuti e dunque ogni istante è preziosissimo

Nella storia non c’è mai stato né mai ci sarà un altro essere umano come me, che essendo unico sono preziosissimo. Ma (analogamente) ciò vale per ogni altra persona. E devo comportarmi di conseguenza

Non sono solo ma in mezzo a una rete di relazioni che si arricchisce di continuo

Non scherzare col fuoco dell’attrazione sessuale: il miglior modo per non tradire è non fare nemmeno il primo passo

L’amore è una pianta che va nutrita accudita bagnata protetta coccolata ogni giorno e ogni giorno

Le cose più belle (amore, stima, amicizia, fantasia, humour) sono gratis

Non guardare la tv accesa: una sfida per sconfiggere il suo potente richiamo

La prevenzione fisica è (banalmente) importante. Purtroppo ce ne accorgiamo solo quando è tardi

Una parola alla volta (disse Stephen King a chi gli chiese come fa a scrivere libri così lunghi). Lo stesso è per noi, in ogni cosa che facciamo

Dire BASTA e non subire ancora perché si è cominciato a subire

Peggio fare un torto che subirlo: il male fatto torna su come un boccone mal digerito

E’ peggio il silenzio degli onesti delle azioni degli uomini malgavi (disse Martin Luther King)

Guardare con gli occhi degli altri ci insegna a vedere che il nostro punto di vista non solo non è unico ma può anche essere sbagliato. Comunque, limitato

Nessun timore di non sapere e di ammettere la nostra ignoranza/incompetenza

Nessun timore a non capire: chiedere sempre spiegazioni e pretenderle

Abbracciare è un grande gesto di accoglienza e condivisione

Concedersi qualcosa, ogni giorno. Farsi dei piccoli regali

Arrabbiarsi con Dio è salutare anche per un credente: quella con Dio è una relazione vera e propria

Meditare aiuta a rilassarsi, a entrare dentro di noi, a sentirsi parte dell’Universo

Cucinare senza ricetta è piacevole, una continua scoperta sensoriale

Libertà ed eretici: come disse Cioran, interessa solo a loro. Per molti, la libertà è fonte di angoscia

Non conta solo il detto ma chi lo ha detto (Karl Kraus)

Molte persone non vogliono star meglio perché sono terrorizzate dal cambiamento e/o perché non pensano di meritare i miglioramenti

Giustizia e libertà e accoglienza, insieme: separati generano mostri e mostriciattoli

Mezzi e fini non devono essere separati: i mezzi ci dicono moltissimo sui fini

Basta un nonnulla per farsi male o morire: attenzione sempre, senza ossessioni ma con saggia prudenza

I rimorsi sono peggio dei rimpianti

Dalla colpa si esce come Giuda o come Pietro, schiacciati dal proprio passato oppure partendo da esse

Votare sempre: se no, lasciamo spazio ai peggiori

Il dissenso non va tollerato ma fomentato (come diceva John Stuart Mill)

La gloria tra quattro mura supera lo splendore degli imperi (Cioran)

Svegliarsi e sorridere è meglio che svegliarsi col muso

Il comportamento a specchio: spessi ci trattano come noi li trattiamo. O comunque abbiamo fatto il possibile

Ci vuol più coraggio a dire “ho paura” che a fare pericolose fesserie perché si è terrorizzati ad ammettere al gruppo che abbiamo paura

Riso allo zafferano (a casa di Lalla) e dunque dire la verità, garbatamente ma chiaramente

Crescere non è rinnegare il se bambino, ma inglobarlo in noi e farlo vivere in una “struttura” più ampia e matura

Il punto di vista (Italia-Francia e i gol vissuti in modo opposto dai rispettivi tifosi) degli altri va sempre accolto

Domande stupide? Esistono solo risposte stupide

Il primo scopo di uno scrittore è costringere il lettore a voltar pagina (Maugham)

Non vergognarsi di vergognarsi

L’album delle preziose figurine (affetti, libri, film, musiche, gesti…) da custodire e incrementare dentro di noi. Anche per poterlo sfogliare e utilizzare nei momenti difficili

Addestrarsi all’ambidestrità: a facoltà diverse e opposte

Dare cinque felicità al giorno agli altri

Ringraziare sempre chi lo merita

Non giudicare i poveri di spirito (hanno poco e quel poco lo utilizzano)

Stolti e poveri di spirito (furbetti e sempliciotti)

Darsi obiettivi precisi ma realistici: nei momenti difficili aiuta avere un traguardo chiaro e raggiungibile

Guardare in faccia la realtà, anche di una brutta malattia

In questi suoi ultimi pensieri ho trovato, sorprendentemente, anche delle cose che avevo dichiarato io sul suo blog. E questo vuol dire che, o semplicemente era d’accordo con me, oppure che nei suoi ultimi giorni Luciano ha ripensato a tutti i concetti acquisti nel corso della sua vita.

Le mie enunciazioni nello specifico erano che tutte le cose migliori della vita sono gratis, e che chi non vota regala il voto al peggiore. Non sono certo il primo che le ha affermate, comunque mi fa piacere credere che su questi argomenti anche Luciano la pensasse come me.

Fatti e personaggi della settimana

La statua del papa

Non essendo cattolico non potrebbe fregarmene di meno della novella statua del papa eretta a Piazza dei Cinquecento alla stazione Termini di Roma. Però si da il caso che ci vada di mezzo anche il gusto estetico…

Qualche osservazione sparsa… L’opera è molto simbolica (troppo per l’elementare gente alla quale è destinata, che si dice professante ma che da sempre non è adusa a colgiere nemmeno i forti elementi allegorici all’interno della Bibbia e del Vangelo).

La testa della statua (cioè la parte più importante) è poco somigliante a quella del papa e ricorda inquietantemente un Mussolini ebete…

Poi, collocarla in quella zona, che di sera (ma anche di giorno) diventa il ricovero di sbandati e illegalità manifesta, mi sembra un ulteriore scempio. Senza poi scordarsi che da quelle parti ci si recano anche coloro che vanno per pisciare a cielo aperto (e la statua stessa, sembrando un grande gabinetto accogliente aperto sul davanti, non ho modo di dubitare che finità presto per divenire essa stessa luogo di evacuazioni varie).

Insomma, la statua è davvero una cagata.

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Braccialetti per ambulanti

I braccialetti riconoscitivi metteteli ai politici corrotti, ai poliziotti che abusano del loro potere, agli amministratori ladri, a chi favorisce la prostituzione minorile, ai pedofili manifesti… così che li si possa immediatamente avvistare anche in mezzo alla strada, e non agli ambulanti abusivi (ipocriti che non siete altro).

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D’Alessio pro PDL

Ricordatevi che Gigi d’Alessio si era dichiarato ben disposto a suonare ad un concerto pro PDL. Non scordatevelo mai.

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Elisa Anzaldo rifiuta la conduzione del tg1

Elisa Anzaldo chiede al “direttorissimo” di essere sollevata dall’incarico di conduttrice del tg della notte: «Non posso rappresentare un telegiornale che ogni giorno rischia di violare i più elementari doveri dell’informazione pubblica, l’equilibrio, l’imparzialità, la correttezza, la completezza».

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Ennesimo delirio berluscopi

Dice ad un attonito Obama che in Italia c’è la dittatura dei pm comunisti!

Che altro deve fare un povero cristo per dimostrare che sragiona e meritarsi un sacrosanto ricovero sanitario obbligatorio?!

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Sola contro i prepotenti

Rita Serafini, sessantatreenne, da anni si batte per il suo imprescindibile diritto alla salute e alla vita, contro i prepotenti coperti dal potere che non vogliono concederle quello che ovviamente le spetta.

Rita abita ai Parioli a Roma, subito sopra un Mc Dodald’s. Il suo problema principale sono le automobili e i loro gas di scarico, che le hanno ammazzato in dieci anni due pappagalli ed un cane, tutti morti di tumore.

Rita si è sempre lamentata del sopruso che pare che nessuno voglia sanare, per questo ha denunciato il sindaco di Roma Alemanno, la presidente del municipio competente Sara De Angelis ed il comandate dei vigili Maurizio Sozi, ma ad oggi quello che ha ottenuto di ritorno è stato solo una lunga serie di atti intimidatori e vigliacchi, in cui le hanno detto che l’avrebbero ammazzata, lei e i suoi cani. Sorte simile ha ottenuto l’avvocato che la tutela in questo momento, l’unico che se la senta di percorrere questa strada così irta di difficoltà ed in cui pare che la forza del potere sia troppo superiore alle energie del comune cittadino.

«Basterebbe che i pm leggessero le carte per capire cosa c’è che non funziona.», dice Rita.

In questo periodo si sta allargando sempre più l’inchiesta circa i presunti abusi edilizi del II Municipio che indaga su una serie di proroghe reiterate e ingiustificate o disposizioni non eseguite, come è il caso del Mc Donald’s a piazza Annibaliano. In molti di questi atti vagliati c’è la firma del dirigente amministrativo Elisabetta Cozza.

Fonte: Il Messaggero del 30 Maggio 2011

Il comune cittadino è sempre più incazzato e quando non ne potrà più potrebbe sfogare la sua rabbia nel primo modo che gli verrà in mente. Ad ogni modo, in casi come questi si tratterebbe di legittima difesa, non trovate?

Un giorno perfetto (di Ozpetek)

Il film mi è piaciuto e Ferzan Ozpetek si conferma un regista molto bravo e sempre attento ai sentimenti umani.
Trovo la storia assai dolorosamente credibile. L’unica critica negativa che mi permetto di muovergli è che penso che tutti quei personaggi di contorno (quasi protagonisti mancati) non siano stati funzionali alla narrazione, che in verità neppure propone veri e propri protagonisti, dato che Mastandrea è una perfetta marionetta nel precisissimo gioco di Ozpetek, mentre anche Isabella Ferrari, nonostante la bravura e la bellezza, è anch’essa un’altra maschera del teatro dello scempio imbastito dal regista.
Per questo ritengo che sarebbe bastato concentrarsi semplicemente sui componenti della famiglia, per esempio, e se ne sarebbe ricavato tantissimo materiale ugualmente autentico e toccante…

Sprecare tempo

Chi di noi non ha dei rimpianti per aver sprecato del tempo durante il corso della sua vita? Magari si potrebbe trattare di aver dedicato troppo tempo ad una persona che già sapevamo o potevamo intuire che fosse inadatta a noi, oppure potrebbe essere il semplice dissipare tempo derivante da un lavoro o un’attività che alla fin fine si è rivelata del tutto inutile.
Da par mio ho grandi rimpianti di quei lunghi pomeriggi che dedicai (direi quasi immolai) alla poco nobile causa della play station quando ero ragazzo (ma non credete che siano passati poi così tanti anni da allora). Non avendo nulla da fare accadeva spesso che mi dedicassi per ore a tornei virtuali nei quali avevo l’obiettivo di vincere il campionato con la squadra prescelta. E mi sentivo forte se vincevo, e mi sentivo una merda se non ce la facevo. In ogni caso, dopo più di tre ore che mi ci destinavo, mi subentrava una sorte di nausea (che forse avrebbe dovuto farmi intuire che non valeva la pena buttare le mie migliori energie in quell’attività così poco costruttiva e assai alienante).
Terminato di giocare mi rimaneva un senso di inappagatezza, mi sentivo malinconico e mi tremavano le mani, perché fiumi di adrenalina avevano irrorato il mio organismo. E anzi, col tempo scoprii pure che ero diventato dipendente da quell’adrenalina, perché, se non giocavo, avvertivo uno strano senso di straniamento e di perdita e sentivo che mi mancasse qualcosa… In realtà al mondo scientifico è arcinoto che l’adrenalina dia assuefazione, solo che la notizia non la si fa circolare, forse perché allora dovremmo cambiare la maniera nella quale ci poniamo nei riguardi dello sport, per esempio (a buon intenditor poche parole)…
Un giorno appresi che anche una mia amica molto cara aveva una specie di senso di colpa per aver sprecato il suo tempo. Non ricordo più bene a che ambito precisamente lo riferisse (anche perché lei fu un po’ vaga ed ebbi la sensazione che non mi volesse dire esattamente di cosa si trattasse); però quando me lo comunicò era senz’altro molto presa dalla faccenda e sinceramente pentita…
Quindi le strade con questa mia amica si divisero e smettemmo di lavorare assieme. Io cercai di rimanere in contatto con lei il più possibile tramite email, perché la ritenevo una persona molto vera e valente, ma allo stesso tempo sapevo che era molto impegnata con la famiglia e con il lavoro, e che quindi non potessi pretendere troppo da lei (ma chissà se invece lei avrebbe preferito che le avessi proposto di vederci qualche volta in più… chissà se avrebbe trovato un buco per me…).
Lo scorso anno poi ci lasciammo in un certo modo che non vi sto a spiegare nel dettaglio, basti dire che lei doveva cercare di darmi la sua opinione su una certa cosa.
Da quel momento le scrissi una volta per dirle una cosa e lei non mi rispose. Tempo dopo le riscrissi ancora e lei muta. Le scrissi ancora per il suo compleanno e lei neppure mi rispose… E questo mi allarmò assai visto che non era mai accaduto che lei non contraccambiasse la cortesia con un qualche minimo riscontro…
Trascorsero nove mesi e io meditai su tutto ed il contrario di tutto (e la mia mente deflagrò anche verso strade paranoiche). Non sapevo che pensare, ma non potevo che appurare una verità: non voleva più corrispondere con me.
Sapevo da amici comuni che lei era viva (!) e che la sua vita era apparentemente normale come al solito. Dunque se non mi rispondeva più non c’era dubbio che dipendesse esclusivamente da faccende riguardanti me. Ma che le avevo fatto mai per meritarmi quell’amaro riscontro che è il silenzio?
Naturalmente concepii anche di telefonarle, ma due cose mi trattenevano: la prima era il dover appurare che, se lei avesse voluto rispondermi, lo avrebbe già fatto (perciò non aveva bisogno che io la sollecitassi); la seconda era che, se per caso lei si fosse permessa di non rispondermi neppure al telefono, ecco che non sarei mai stato capace di perdonarla (e la circostanza voleva dire tagliare per sempre l’amicizia con lei in modo inesorabile ed abbracciare questo triste destino ineluttabilmente), ed io avevo paura che una tale occorrenza potesse concretizzarsi. Per me era come vivere il mio peggiore incubo, perché avevo sempre ritenuto questa persona superiore alle altre e non capace di tali crudeli ed immotivati comportamenti.
Per questo non ebbi il coraggio di chiamarla. Ma un paio di volte ci andai davvero vicino. Infatti ormai avevo capito che ci stavo troppo male e che un chiarimento definitivo (di qualsiasi genere fosse stato) mi fosse urgente, in ultima istanza.
Comunque decisi di non chiamarla. Recentemente viceversa le mandai quella che ritenevo sarebbe stata la mia ultima email. Ed in verità neppure mi aspettavo che mi avrebbe risposto. Pensavo che sarebbe caduta nel vuoto come tutte le altre. Ritenevo che lei non controllasse più quell’email (che tra l’altro aveva creato appositamente per me poiché lei non soleva intrattenersi in siffatte comunicazioni elettroniche). Temevo che la mia missiva mi sarebbe tornata indietro con il messaggio che quell’indirizzo non era più attivo.
Tuttavia lei mi rispose e sorprendentemente mi sembrò felice di risentirmi e del solito umore di ogni volta che aveva un contatto con me. In breve mi disse che, non avendo potuto farmi quella cosa convenuta (verso la quale però era già stabilito non avesse avuto alcun obbligo formale), non se l’era più sentita di deludere la mia aspettativa e di proferire parola!
La sua spiegazione mi sconcertò. Oltre ad essere assurda nella motivazione principale (dal mio punto di vista), non teneva minimamente conto dei miei sentimenti e che, così facendo, mi infliggeva un torto ben peggiore di quello che lei avrebbe voluto evitarmi. Da un punto di vista logico faceva acqua da tutte le parti e non mi convincerà mai che le cose siano andate esattamente come lei me le ha descritte…
Morale della favola: sono trascorsi nove mesi che si può dire noi abbiamo del tutto sprecato. Ed ora io non so bene cosa dirle perché, oltre ad essermi abituato alla sua assenza (e al susseguente dolore derivatomi dalla situazione), ho il timore che in fondo, qualsiasi cosa io le possa dire, a lei non possa interessare e che mi risponderà solo per farmi contento…
E adesso mi chiedo se prima o poi ci metterà anche me e la nostra amicizia tra i suoi rimpianti, perché così come è, il nostro rapporto è ormai fortemente a rischio, dato che si è voluto destabilizzare le sue fondamenta.
E non è tanto una questione di perdono (che non faticherei a regalarle qualora ne riscontrassi le dovute premesse), ma di sbilanciamento della nostra relazione e delusione. E su queste ho ben poco potere per cambiare le cose. La mia mente, che preme per riallacciare un legame come prima, è in conflitto con il mio cuore ferito, che non vuole più soffrire per causa sua.

Media ipermediamente isterici

Crozza è tra i migliori

Possibile che quelli di La7 non si rendano conto di quanto vale Crozza? Possibile che non siano in grado di guardare i suoi programmi con occhio critico e competente?! Non ci voleva molto a capire che Crozza (grandissimo talento satirico italiano, tra i migliori in assoluto) con il passare del tempo aveva trovato una perfetta amalgama tra il suo genio ed i suoi autori, così da fornire degli spettacoli bellissimi nei quali la qualità artistica è altissima… E loro invece che fanno? Prima gli riducono drasticamente le puntate (lo scorso anno, quando Crozza raggiunse il top della sua produzione) e poi quest’anno gli danno un contentino di due puntate striminzite (che però, immagino, gli enormi ascolti trasformeranno in una serie a più ampio respiro).
Uè! Ma ce li avete gli occhi?! E i cervelli funzionanti?! Ci sono dei programmi che crescono lentamente in ascolti ma è scontato che, credendoci ed insistendo, la qualità sia per forza di cosa premiata (pensate a “che tempo che fa”… quando incominciò non lo vedeva nessuno, poi lentamente divenne uno dei programmi più visti della RAI…).
E permettetegli poi di fare quella bellissima imitazione del papa, @azzo! Se non è censura questa!
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Bianca

Sabato scorso ho rivisto con piacere su La7D un gran bel film: Bianca di Nanni Moretti (una pellicola avanti di decenni, che oggi è ancora attuale).
Solo una cosa non ho capito e vorrei che mi venisse spiegata: come mai verso il finale, quando Michele e Bianca stanno cenando al ristorante, è stata tagliata una delle scene più celebri del film, cioè quando lui si trasforma in una specie di mostro-licantropo?
Sono io che mi sono addormento davanti allo schermo e non l’ho vista, oppure davvero è stata tolta? E se così è, perché? Si era forse usurata troppo? Possibile che una cosa del genere avvenga senza che venga fornita una spiegazione?
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Il caimano

Già che siamo in tema di Nanni Moretti, vorrei anche sapere per quale @azzo di motivo la RAI compra Il Caimano ma ancora non lo passa. Non è che è stato comprato solo per essere tolto dal mercato e per non farlo mai vedere, verooooooooooo?! Qui non siamo mica in una dittatura fascista, veroooooooooo?!
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Comizio a reti unificate

Già che siamo in tema di negligenze Rai, pretendo che la multa assegnata alla RAI per il comizio pro berluscopi (mai riequilibrato con la presenza dell’opposizione come vorrebbe la vigente legge) sia pagata non dai contribuenti (che non hanno alcuna colpa) ma da chi ha commesso il dolo, cioè minziolini… Non volete che chi sbagli paghi? Certo che lo volete! E allora paga minziolini!
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Di Canio fascista

Pare che Paolo Di Canio potrebbe avere qualche problemuccio ad allenare in Inghilterra, perché il popolo di Albione è ancora pienamente memore di quando, dopo un derby, il suddetto calciatore si rivolse ai suoi tifosi (con una bruttissima faccia stravolta) facendo loro il gesto fascista con la mano tesa…
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Ministeri al nord

Per quale motivo vorrebbero spostare i ministeri al nord? Solo per una questione di prestigio? Non credo proprio. È evidente che non sia per questo… È ovvio che sia perché laddove sono i ministeri c’è anche il potere e quindi pure i soldi…
Comunque a me non interessa niente dei loro sporchi giochetti a chi ruba di più. Ecco perché, se gran parte dei politici se ne andassero dalla capitale, meglio mi sentirei a non vedere più le loro facce disoneste… Così Roma si darebbe davvero una bella ripulita dalla sua sozzura principale, cioè la classe politica.
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La deriva della politica nel confronto Moratti – Pisapia

Mai in vita mia mi era capitato di assistere ad uno scontro elettorale così ributtante e colmo di colpi bassi come nel caso del confronto Moratti – Pisapia. Prima gli hanno dato del ladro di macchine (!); poi (chiaramente) del terrorista o amico di terroristi; poi hanno detto che con lui Milano sarebbe diventata zingaropoli; quindi pure che sarebbe inesorabilmente avanzato l’Islam estremista… Poi hanno detto che avevano subito un’aggressione (che si è rilevata essere fasulla)… Infine, nauseato, ho cercato di non sentire più nulla a riguardo…
il fatto è che se si permette a qualcuno di propugnare il falso per vero (che, ve lo ricordo, è un reato) e li si lascia impuniti, poi succede non solo che si alimenta un grande clima d’odio (sia in chi viene a conoscenza di queste ingiustizie, e sia in quei beoti che credono a quelle balle), ma pure che questa tensione sociale deve pur sfociare in qualche strada… E questi furbastri non hanno capito che presto potrebbero essere loro stessi ad andarci di mezzo, con le loro (inutili) incolumità…
Io li ho avvisati… Poi loro non capiranno perché si credono intoccabili e superiori alla legge e ai comuni cittadini, ma se poi succede qualcosa ne riparliamo e vediamo chi aveva ragione e chi doveva aver paura e farsi da parte e non l’ha fatto…
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Grasso ad Alfano: impossibile dialogare con chi insulta {applausi}

Cieche

Alcuni anni fa mi trovavo per via Nazionale a Roma. Faceva molto caldo e cercavo di fare due passi durante la pausa pranzo. In quel periodo le strade erano invase da torme di turisti impazziti che parevano averle immotivatamente prese d’assedio. I marciapiedi erano così ricolmi di persone che uno non poteva neppure farsi una passeggiata in santa pace senza esser obbligato a mutare di continuo il suo percorso per renderlo più agevole e per non finire per cozzare contro qualche idiota (tra l’altro ho sempre trovato via Nazionale una bruttissima via: è piena di smog e ha il solo pregio di unire due parti importanti della città).
Insomma, ero uscito per rilassarmi ma quasi mi era presa un’irritante nevrosi …
Ad un tratto scorsi una cieca camminare lungo il marciapiede.
Si trattava proprio una bella bella ragazza grossomodo della mia età. Era alta e magra (eppure ben formosa). Aveva lunghi capelli castani raccolti in un nastro e possedeva dei bellissimi occhi. Era così bella che quasi avrei avuto la voglia di andare a conquistarla. Sembrava una tipa volitiva e io le feci mentalmente i complimenti per la maniera nella quale affrontava la vita.
Visto la sua menomazione e le contingenze descritte, proseguiva piuttosto spedita. Mi stupii che, al contrario di me, proprio lei che non ci vedeva non trovasse alcun intralcio ad impedirla.
Ma si vede che un po’ gliela tirai, o che semplicemente avevo fatto un’osservazione corretta, perché ad un certo punto lei sbatté contro un turista giapponese che inavvertitamente gli ostruì la strada (il tipo era di spalle e non poté spostarsi per favorirle il passaggio). Mi bloccai ad assistere alla scena per appurare come evolveva.
La ragazza si arrabbiò molto e con il sottile bastone bianco effettuò un gesto obliquo che somigliava ad una frustata. Era chiaro cosa significasse. Vattene via, chiunque tu sia che osi intralciare il mio cammino, che sono una povera cieca! Io non ci vedo e non ho potuto evitarti, ma tu che scusa hai?!
Il giapponese sembrava dispiaciuto e si limitò a farsi un poco più in là. Lei rimase immobile a pensare. Fu come se all’improvviso sentisse che il mondo intorno le fosse diventato ostile e non sapeva se procedere o fare qualcos’altro (ma cosa?).
Ed io avrei tanto voluto avvicinarmi a lei e spiegarle come erano andate le cose, che non doveva temere nulla, che si era trattato di un incidente, che con tutto quel traffico umano sui marciapiedi anche chi conservava la vista aveva grosse difficoltà a non impattare la gente. Lo avrei voluto fare ma non lo feci. Forse me lo impedì il fatto che lei pareva così arrabbiata che ero certo che se la sarebbe presa con me, che invece non c’entravo niente. Forse temevo che avrebbe fatto una scenata in strada e che avrei finito per andarci di mezzo. Forse non volevo che pure lei mi rifiutasse (quel periodo per me era molto malinconico).
Vegliai su di lei silenziosamente e lei ricominciò a camminare diritta verso piazza Venezia. La seguii con lo sguardo finché potei.

Alcuni anni dopo mi trovavo su un mezzo pubblico. Andavo da un mio amico. L’autobus accostò per effettuare una fermata e mi accorsi che sarebbe salita una persona non vedente. Salì da dietro la vettura una donna sui quaranta inoltrati. Camminò lenta ma sicura, come se in realtà potesse vedere. La poca gente presente sul mezzo le si scostò per assecondarle il passaggio ed io mi chiesi come avrebbe fatto la poverina se quella vettura fosse stata strapiena, come spesso accadeva che fosse.
Dato che ero seduto in un posto assai strategico (vicino all’uscita centrale) mi chiesi se fosse il caso di farglielo trovare libero e mi ero quasi già alzato quando una signora gli propose una cosa simile, ma lei disse che la ringraziava ma che non si sarebbe seduta. La cieca mi sfilò davanti e si posizionò proprio davanti a me.
Sull’autobus tutti quanti la guardavano più o meno segretamente e anche io, che meglio di tutti potevo farlo, la squadrai con cura. Ciò che mi colpì maggiormente era il suo viso angelico. Aveva gli occhi molto chiari (verdi o azzurri), non era affatto truccata ma mi risultava ugualmente stupendamente soave. Mi dava una sensazione di enorme bontà, pacatezza, serenità che mi mise a disagio (anche se sapevo che lei non poteva conoscere quello che mi provocasse).
Poche fermate dopo la cieca prenotò la fermata. Ed allora io avrei voluto seguirla nel suo percorso, aiutarla a scendere e cambiare programma accompagnandola dovunque lei dovesse recarsi. Ma come avrebbe accolto lei la mia preoccupazione? Si sarebbe fidata di me, oppure avrebbe pensato che ero un malintenzionato che voleva approfittarsi di lei?
Però fu così rapida che risolse il mio imbarazzo. E fece tutto con estrema cura e precisione ed io capii che non aveva bisogno né di me né di nessun altro (eppure quanto avrei voluto fare qualcosa per lei!).
Quando le porte dell’autobus si chiusero la donna che mi sedeva alle spalle (che avevo preso a disprezzare solamente per il modo in cui mi guardava voracemente, spiandomi da un vetro che dipanava un effetto a specchio) sbottò commossa: «Poverina!». E si capiva che quasi quasi si sarebbe pure messa a piangere.

Tempo ancora dopo sentii la triste storia di quella cieca che, tentando di prendere la metropolitana, aveva scambiato lo spazio tra una vettura e l’altra per l’ingresso del vagone, era caduta ed era morta…

Una delle mie paure più grandi è sempre stata quella di divenire cieco… Che cosa accadrebbe se davvero dovesse succedermi? Avrei la forza d’animo di reagire alla tragedia, oppure mi accascerei in un pietoso abbattimento? Non potrei più disegnare: sarebbe terribile! Forse, con molto sforzo, potrei imparare una maniera per continuare a scrivere, o perlomeno a creare o parlare di storie. Però la mia vita ne risulterebbe sconvolta.
Sono sicuro che imparerei a fare quella cosa che ho sempre rimandato per carenza di tempo: apprendere a suonare uno strumento, forse anche più di uno. Tempo fa ero incerto tra piano e chitarra, ma alla fine mi ero quasi deciso per la chitarra (avevo adocchiato anche un corso che era venduto assieme). Poi però mi scoppiò la passione per la scrittura, che risucchio tutto il mio tempo libero… Ma se dovesse accadermi di diventare cieco, penso che potrei imparare a suonare sia la chitarra che il piano.

La signora ammazzatutti

…Si tratterebbe senz’altro di un B-movie poco significativo, se non fosse però che è interpretato da una splendida Kathleen Turner (una delle attrici più brave e affascinanti di tutti i tempi, per quanto all’inizio mi rimanesse indigesta e non la trovassi neppure sexy).

La storia narra di una donna che sembra la perfetta casalinga (troppo perfetta) che ad un tratto comincia ad ammazzare tutti coloro che giudica un ostacolo alla felicità dei suoi cari. E presto non si trattiene più ed esagererà in ogni modo possibile…

Ma non direi comunque che si tratti di una commedia. Sembra più un film di feroce satira sociale (contro l’ipocrita società americana in primis), per molti versi grottesco. Ed è notevole la maniera in cui Kathleen Turner snocciola espressioni esasperate di tutti i tipi (con quella sua faccia che sembra essere fatta di gomma o plastica) alternando rabbia e rancore, a dolci sorrisi, a tenerezze di mamma, a ghigni osceni, ecc…

Ultima nota: nei titoli si dice che la vicenda raccontata sia ispirato ad una storia vera. Non so se ciò sia effettivo o se sia solo uno stratagemma narrativo (per prendere in giro le pellicole di siffatta natura). Ad ogni modo trovo plausibile che in una qualche tranquilla cittadina americana esistano delle donnette non troppo dissimili dal personaggio interpretato da Kathleen Turner…

Venduti

Generalmente la gente dello spettacolo (o famosa) non si pone il minimo problema a prestare il proprio volto per una grande azienda… Non si fanno domande sul passato di quella azienda, come pure da chi sia guidata, le maniere nelle quali ha fatto i soldi, se per caso e in che modo ha licenziato gente, se ha sfruttato o causato danni a delle popolazioni indifese, eccetera…

Questa gente pensa ipocritamente che il semplice fatto che una azienda sia grande ed importante voglia dire automaticamente che questa sia implicitamente da rispettare…

Sbagliato! Invece la mia esperienza mi fa ritenere che sia proprio il contrario: più un’azienda è grande e maggiori sono le nefandezze che i loro manager hanno compiuto…

Ecco perché questi personaggi che fanno la pubblicità per queste aziende in fondo sono assimilabili a delle mere puttane… A loro basta esser pagati (e non interessa nulla da dove vengano i soldi)…

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