Password dinamiche

Tempo fa Elena delle Selve chiedeva in giro alle sue conoscenze se qualcuno di loro avesse mai inventato qualcosa…

Io, tra le varie cose, mi sono inventato le password dinamiche – ci tengo a specificare che per “inventare” intendo che ci ho pensato da solo senza che nessuno me le suggerisse, non che sono stato il primo al mondo ad avere e mettere in pratica questa idea.

Che cosa intendo per password dinamiche? Semplice: delle password che variano a seconda di parametri… che cambiano. Per esempio una password potrebbe essere formata dalla parola “Pippo” appiccicata con il giorno del mese corrente appiccicato con il giorno della settimana. Dunque supponendo che venerdì 25 aprile io voglia entrare in un dato sistema da me creato, la password che dovrei inserire sarebbe: “Pippo25venerdì” (e il giorno dopo sarebbe diversa!). Facile no?

Capirete bene che questo modo di creare password dinamiche si può complicare quanto volete e con esso si possono ottenere infinite varianti.

Ora io, essendo un programmatore, quando ho potuto ho sempre implementato questo sistema. Tuttavia non mi è mai capitato di dover e poter usare tale metodo quando mi servivo di sistemi creati da altri. Come pure ho notato una ritrosia di fondo – leggi pure rigidità mentale – degli altri ad avvalersi del mio metodo genialmente semplice.

E dire che tale metodo è estremamente agevole da tirar su e sicuramente migliore di quelli comuni che utilizzano password statiche…

Libri satirici di Altan

Trentatré

Raccolta di vignette umoristiche aventi come matrice comune genericamente il mondo della salute e della sanità. Vi è anche un capitolo sul covid e la pandemia, non so se aggiunto a vignette più storiche che esistevano già oppure no.

In genere, al solito, coglie nel segno. Anche se, come tanti, non ha capito tutto quel che c’era da capire sulla pandemia e sicuramente si è allineato su facili posizioni filo-governative. D’altronde (e non lo giustifico dicendo ciò) altrimenti sarebbe stato tacciato di fascismo o insurrezione esacerbati, destino toccato a ogni persona contraria ai vaccini e alle leggi liberticide.

Bestie umane

Stavolta il comun denominatore riguarda gli animali. Troviamo animali antropomorfi parlanti, oppure esseri umani che prendono in considerazione questioni bestiali.

La Luisa

Le donne che compaiono nelle vignette di codesto autore si configurano smaliziate, nettamente più intelligenti degli uomini. Alcune, nude, spesso son distese a leggere un libro…

Ma non la Luisa del titolo – uno dei tanti ritratti femminili forniti, che ritornano – la quale è, sì, smaliziata e più sagace dell’uomo che le è accanto, ma si caratterizza per essere una casalinga annoiata, sempre ai fornelli, o in cucina, o a lavare, o stirare…

Papi Mami Bebi

Meno ficcante di altre raccolte, questa, si concentra sul mondo dei piccoli, sia quando essi si rapportano fra loro che quando hanno a che fare con un adulto.

Gordo

Gordo è un grosso ominide arrogante, egocentrico e prepotente che non esita a prendere a calci, accoltellare, picchiare, strappare arti ai malcapitati (di solito piccoli omini) che gli capitano a tiro.

Gordo nasce probabilmente dal desiderio di dar sfogo alla parte violenta di Altan; o forse è semplicemente un modo in cui l’autore interpreta i tempi odierni – in cui davvero ci sono persone che possono fare quel che vogliono agli altri senza render conto a nessuno.

Trino

Il protagonista qui è Dio, impegnato in una perenne e sfiancante creazione del mondo. Altan lo vede come un vecchio servile che deve però costantemente confrontarsi con un altro più potente di lui – il quale si scoprirà che pure esso deve sottostare alla volontà di entità superiori.

Tra animali inutili che non creano profitti, ippopotami spioni che non fanno altro che cagare e ideazioni di sempre nuove strategie per tamponare questioni che emergono dopo creazioni di animali sbagliati…

Un Altan evidentemente molto ispirato realizza uno dei suoi libri più corposi, lunghi anche il doppio di altri.

Tunnel

Come forse intuirete, il tunnel del titolo è una specie di metafora, nel senso: il tunnel da cui dobbiamo uscire è molto lungo, tanto che non si vede ancora la luce fuori – ma è un tunnel senza uscita, in realtà…

Un insieme di vignette miste, che svariano un po’ in tutti i campi. Ovunque l’essere umano si palesa smarrito. O rassegnato.

Libro a colori.

Cico & Pippo

Questa invece è la storia beffarda di un padre cieco, Cico, e del suo discolo figliolo, Pippo, che gli fa da guida.

Qui ritroviamo un umorismo un po’ alla Amici miei, in cui la cattiveria di certe azioni si sposa col gusto amarognolo e malinconico di certo sarcasmo.

Donne nude

Le donne che Altan raffigura nude, in genere sono più sagaci e pratiche della media delle persone. Qui ne troviamo molte. Ma alcune sono anche vestite, eh!

Raccolta simile a “La Luisa”, di cui si è detto sopra.

Intellighenzia Artificiale?!

In questo periodo non si fa che parlare di Intelligenza Artificiale, che prenderebbe il posto di tanti lavoratori, bla bla bla…

Io ho trovato questo link dove provarla.

Certo, non sarà la massima espressione delle potenzialità di tali intelligenze, però credo che faccia capire come ragioni e quali siano i suoi punti deboli.

Nel sito di cui sopra avrete due modi per testarla: parlandoci in una chat, oppure facendole creare immagini non esistenti partendo da vostre direttive…

Nel caso della chat, ho già trovato le cose che non mi sconfinferano. Inoltre ho scoperto che qualcuno si è divertito a inserire informazioni sbagliate (per esempio nelle formazioni storiche della Lazio troverete anche calciatori romanisti che non hanno mai militato nella prima squadra della capitale).

Per quanto riguarda le immagini, vi accorgerete presto che… no, le donne nude si rifiuterà proprio di crearvele (sicuramente per veti da parte dei programmatori). Se scrivete il nome di un personaggio famoso… potrete avere delle sorprese… 😉

Potrei aggiungere molto altro ma lascio a chi lo desidera il divertimento di giocarci un po’.

PS: se sono queste le IA che dovrebbero soppiantare il lavoro degli umani potete star certi che in molti non perderanno il posto (ma sono davvero queste?).

Uccidere orse ma non umani?!?

PREMESSA: Di tali questioni ormai sul mio blog cerco di parlare il meno possibile, per una serie di ragioni.

1 sono tirate in ballo apposta per distogliere da questioni mortalmente più serie;

2 mi deprime e avvelena oltremodo dover esser costretto a ribadire concetti elementari che dovrebbero esser ormai acquisiti da tempo, ma non è così, perché i potenti del mondo ci vogliono sempre più ignoranti e dementi e per questo ce li rifilano a getto continuo. Così, se uno dovesse stargli dietro, non avrebbe più il tempo di fare niente altro.

Detto questo secondo qualcuno sarebbe normale abbattere presunte orse assassine che avrebbero ammazzato un umano… E a me viene subito in mente di quella scimmia messa in galera perché “rubava”…

1 OVVIAMENTE AGLI ANIMALI NON SI POSSONO ASSEGNARE PUNIZIONI CHE SI ASSEGNEREBBERO AGLI UMANI

2 POI VORREI SAPERE PER QUALE CAZZO DI MOTIVO SI POTREBBE UCCIDERE UN’ORSA CHE FORSE HA AMMAZZATO UN UMANO – E DICO FORSE PERCHÉ ORMAI UNO COME SI FA A FIDARE DELLE CAZZATE CHE CI RIFILANO A GETTO CONTINUO?! – E I PLURIASSASSINI UMANI (ALMENO QUI DA NOI) NON SI AMMAZZANO – IN CERTI CASI NEPPURE VENGONO CONSIDERATI TALI E VENGONO ANZI LASCIATI LIBERI DI CIRCOLARE A PIEDE LIBERO (VEDI ALCUNI POLITICI, TRA I PIÙ PROMINENTI, E SE NON RIUSCITE A CAPIRE PERCHÉ AFFERMO QUESTO E NON VI VIENE IN MENTE NESSUNO, AVETE UN GROSSO PROBLEMA E FORSE NON PERDERÒ IL MIO TEMPO A RIBADIRE PER L’ENNESIMA VOLTA QUALCHE PICCOLO ESEMPIO).

3 INOLTRE SEMBRA SFUGGIRE DAI RADAR DEL RAZIOCINIO QUALE SIA LA MOTIVAZIONE CHE AVREBBE PORTATO L’ORSA AD UCCIDERE QUELL’UOMO. SECONDO VOI PER QUALE CAZZO DI MOTIVO UN’ORSA UCCIDEREBBE MAI UN UOMO? SECONDO ME POTREBBE ESSERE CHE IN CERTE CIRCOSTANZE UN’ORSA POTREBBE PURE UCCIDERE UN UOMO, MA IN OGNI CASO NON LO FAREBBE MICA PERCHÉ È STRONZA O PERCHÉ AVEVA VOGLIA DI FARLO, MA SOLO PERCHÉ EVENTUALMENTE AVREBBE FATTO L’ORSA PURE IN QUELLA OCCASIONE.

4 ELENA DELLE SELVE PONEVA L’ACCENTO SU CHI AVEVA RIPOPOLATO QUELLE ZONE DI ORSI FACENDOSI BELLO AGLI OCCHI DELLA GENTE LASCIANDO PERÒ AI POSTERI UNA BOMBA A OROLOGERIA CHE PRIMA O POI SAREBEB POTUTA DETONARE. DI QUESTI TIPI CHE DECIDONO E PRENDONO DISPOSIZIONI TANTO DISSENNATE QUANTO RETORICHE NON PARLA NESSUNO, EPPURE FORSE NON SAREBBERO LORO I VERI COLPEVOLI, O ANCHE I PIÙ COLPEVOLI?

5 E SI POTREBBE ANDARE AVANTI CON ALTRE ARGOMENTAZIONI CHE NON HO VOGLIA E TEMPO DI CITARE…

INFINE, SE ANCHE UNA VOLTA CHE VE L’HO SPIEGATO CONTINUATE A PENSARE CHE QUELL’ORSA VADA AMMAZZATA… O SIETE RITARDATI MENTALI SENZA PIÙ SPERANZA DI ADDIVENIRE UN GIORNO AL RAZIOCINIO, OPPURE SEMPLICEMENTE SIETE DEI FASCISTI DI MERDA.

Beltramini-Ciregia: Dolores

Si vede che c’è molto studio intorno a questo fumetto che vuol ripercorrere la vita (e la prematura morte) di una delle cantanti più particolari e apprezzate degli anni Novanta e Duemila: Dolores, la voce dei Cranberries.

Dolores visse un’infanzia assai felice, ultima figlia di una numerosa famiglia irlandese, in cui non faceva che cantare e cantare per tutto il tempo. Poi però, sempre da bambina, avvenne un evento traumatico che col tempo si rivelò troppo pesante per lei da elaborare e sopportare. Così ecco che Dolores diventa anoressica. Ecco che ha sbalzi d’umore. Ecco che secondo alcuni diventa una persona bipolare. Ecco che è depressa. Nemmeno un grande amore la salverà, perché nel momento più delicato della sua esistenza, non ci sarà quell’amore vicino a lei per salvarla.

Se amata questa cantante rimarrete colpiti da questo fumetto.

Per quanto riguarda i disegni, il tratto solitamente aspro ed essenziale si contraddistingue per esser quasi tutto mostrato in un bianco e nero stringato, salvo poi alcune pagine in cui si viene come sovrastati dalla lucentezza di certi colori, i quali sembrano capaci di sprofondarci in uno di quei potenti e peculiari videoclip in cui si vedeva Dolores cantare.

Ballard: La gentilezza delle donne

Ancora una volta questo autore mi ha piacevolmente sorpreso. In occasione de L’impero del sole avevo detto che quello era il meno ballardiano dei suoi libri poiché ispirato a vicende autobiografiche. Con questo, che è una sua vera autobiografia romanzata, è come chiudesse un cerchio e si superasse nuovamente.

Una storia sostanzialmente più vera della precedente, ma allo stesso tempo “adulterata” poiché filtrata dagli occhi “romanzati” dello scrittore. A ogni modo, sembra quasi un percorso di formazione e un testamento spirituale, il suo, perché parte dalla sua infanzia di prigioniero in un campo giapponese durante la Seconda Guerra Mondiale facendoci capire come ciò rappresentò l’elemento più caratterizzante della sua intera vita, con le immagini di quelle devastanti esperienze vissute perennemente negli occhi e nella testa. Così, senza neppure rendersene conto, in un primo momento, Ballard cercherà di diventare medico – probabilmente solo per indugiare ulteriormente sul concetto di morte. Per poi virare su una carriera (anch’essa non portata a termine) da aviatore – già pronto per fare una Terza Guerra Mondiale, che però non si paleserà mai, e meno male.

Fortunatamente, prima di perdersi in vortici di autodistruzione come avvenuto a molti altri, conobbe una donna che poi divenne molto importante per lui, la quale gli fece capire come fossero false le attività in cui si protendeva, e lo incoraggiò invece a scrivere…

Tutti i personaggi di questa storia, gli amici e le amanti, diverranno un unicum con la sua vita: delle spirali aggrappate a lui a cui egli stesso si aggrapperà: finché le spirali non si saranno infine, una a una, appianate, ognuna nel proprio percorso di catarsi.

In particolare ho trovato molto toccanti gli ultimi capitoli.

Un romanzo in cui c’è dentro l’anima segreta di questo scrittore e si comprende perfettamente quale fu la sua evoluzione artistico-emotiva.

La tesi che si sostiene tra le righe del romanzo è che in definitiva a lui lo abbiano sempre salvato le donne che aveva intorno e la loro generosità.

L’impero del sole (film)

Era facile immaginare come questo film, affidato a uno come Spielberg, non mi avrebbe deluso ma mi sarebbe sembrato molto più edulcorato (e buonista, direi) del libro di Ballard, da cui è tratto, di cui ho già parlato.

D’altronde Spielberg è un esperto regista, e sa che leve muovere per suscitare le emozioni della commozione – dunque in questa storia non c’è posto per le squallide e tristi verità di cui era infarcito il libro. E infatti i personaggi nei campi di prigionia non sembrano particolarmente afflitti da malattie croniche, non sembrano perennemente affamati e in continuo bilico tra la vita e la morte. Al massimo sembrano quasi gli sfollati di un terremoto costretti ad accontentarsi a vivere in case prefabbricate (che, per carità, è un dramma pure quello, il quale però, capirete, non raggiunge le vette di tragicità di una guerra).

Le scene di maggior pathos, di questo ragazzino che senza più i genitori intorno si ritrova a cercare di sfangarla, sono tutte accompagnate da musica catartica, che tra l’altro, è essa stessa a creare la catarsi, più dei fatti narrati.

In questo blog poche volte troverete articoli dedicati a Spielberg. Non che non lo apprezzi o mi stia antipatico. Ma col tempo il suo cinema, nella maggior parte dei casi, mi ha come assuefatto, dunque non mi avvince più particolarmente.

Chiudo con una curiosità: ricordate per caso chi è il ragazzino che interpreta il protagonista della pellicola? Qui è alla sua prima (ottima) interpretazione. Ne seguiranno moltissime altre. Dico solo che è uno degli attori più apprezzati e versatili sulla piazza, uno di quelli che non esita a dimagrire o ingrassare se il suo ruolo lo richiede! Io l’ho riconosciuto dagli occhi, da quello sguardo un po’ del ca**o che si ritrova (e aveva pure da infante). Se non rammentate chi sia, non fate una ricerca su google per trovarlo: rivedetevi qualche scena del film e poi ditemi. 😉

Gaglione Izzo: Uccidendo il secondo cane

Siamo in Polonia nel 1956. Una Polonia psicologicamente distrutta dalla guerra e da quello che ne è seguito, in cui gli uomini non fanno che stordirsi ubriacandosi fino allo sfinimento, tra violenze, soprusi e scarso adattamento al nuovo regime (sovietico) imperante. È la storia sopratutto di Marek Hlasko (e di altri artisti polacchi suoi amici), un giovane scrittore che non si vuol piegare a diventare un derelitto come tanti. E allora descrive nei suoi racconti l’autenticità che vede intorno a sé.

Il suo primo libro risulterà essere così innovativo da regalargli una fama insperata. Ma presto lo scrittore comprenderà come la sua opera lo abbia reso inviso al regime. Così si ritroverà a fingersi pazzo per poter mangiare tutti i giorni. Proprio allora avverrà la svolta della sua carriera: sarà invitato a stare in America da un famoso giovane regista polacco che già si è fatto un nome con le sue opere, conosciute in tutto il mondo… (capito chi è il regista?)

In ogni caso, lo scrittore maledetto, come costretto a recitare un copione, come fosse egli stesso un personaggio dei suoi racconti, prevedibilmente accuserà una fine prematura…

Complessivamente questo fumetto mi è piaciuto. E mi ha fatto venir voglia di cercare maggiori informazioni sugli artisti citati.

Tre anni fa, dopo svariate prove, l’inizio del Nuovo Mondo Neofeudale — 2010: Fuga da Polis

Volevo semplicemente rispondere all’articolo di Albert1, ma mi sono dilungato, e allora ho deciso di pubblicare queste riflessioni in separata sede. Sono passati tre anni dall’inizio di tutta questa follia, e stento ancora a rendermene conto… o per meglio dire, non capisco come ancora ci sia chi non si sia reso conto di quanto assurdo […]

Tre anni fa, dopo svariate prove, l’inizio del Nuovo Mondo Neofeudale — 2010: Fuga da Polis

Gli Stati sono le mafie più forti. Perché decidono loro chi mandare in galera e chi no. Inoltre la Legge, per chi ancora non l’avesse capito, NO, non è uguale per tutti.