The lodge

La nuova compagna di uno psicologo (una psicolabile con un brutto passato di violenze subite alle spalle) e i due figli dello stesso devono passare qualche giorno prima di natale in una baita isolata, per socializzare (l’idea è dello psicologo gran genio). Ma la convivenza tra i tre non è affatto facile poiché i ragazzini incolpano la ragazza di aver praticamente causato il suicidio della madre… A questo si aggiunge il fatto che una mattina i tre si svegliano e la casa sembra quasi sia stata svuotata di tutti i loro oggetti. I cellulari non funzionano più, non c’è più corrente e pure il cibo scarseggia… Cosa mai sarà accaduto?

A un certo punto il figlio maggiore avanza una strampalata ipotesi: in realtà sono morti. A suffragare questa tesi ci sarebbe il riscontro di un suo sogno in cui accadeva che la stufa a gas li asfissiava…

Amoroso: Stupida

«Adesso che l’abbiamo lanciata ci serve una canzone apripista, un hit sicura per incamerare immediatamente il successo e non abbandonarlo più… Dobbiamo andare sul velluto… Qualcosa in cui il pubblico di adolescenti e giovinastri beoti suoi fan possa facilmente immedesimarsi! …Ma sì, parliamo dei loro complessi e delle loro profonde insicurezze! Così faremo sicuramente centro!»

Sigle: JOSIE AND THE PUSSYCATS!

Stavolta parliamo di questo vecchio e dinamico cartone di Hanna & Barbera in cui c’è questo trio di ragazze, che in realtà compongono un mini complesso musicale, le quali durante i loro tour si imbattono sempre in criminali e misteri da risolvere. In una serie successiva finiranno perfino nello spazio!

😉

L’ombra del vampiro

Ricostruzione fantasiosa del dietro le quinte del mitico film di Nosferatu, quello in bianco e nero entrato di diritto nella storia del cinema.

Un prestigioso regista non ottiene i diritti per portare sullo schermo il Dracula di Stoker. Tuttavia decide di andare avanti lo stesso, d’altronde Dracula non è mica l’unico vampiro al mondo, ovvero le leggende sui vampiri non è che nascano e muoiano col famoso conte della Transilvania.

Per il ruolo del succhiasangue ingaggia un attore assai rigoroso che crede parecchio nell’immedesimazione nel ruolo. Per questo da mesi abita nei luoghi dove il film verrà girato e si comporta il più possibile come un vampiro. O almeno questo è quello che il regista lascia credere alla troupe per non turbarla troppo. Invece la verità è che… quel presunto attore in realtà è davvero un vampiro!

Ecco un esempio di film che fonde assieme più generi. Qui possiamo trovare il fantastico, il drammatico e perfino l’ironico.

Merhige è uno strano regista che ha fatto solo tre film, strani anch’essi. Il primo è il visionario horror (dove non si capisce niente, e io trovo non sia affatto riuscito) Begotten. Del secondo ho già parlato e si tratta di Suspect Zero. Il terzo è questo, che forse per qualità e originalità è il migliore.

Una barbarica quotidianità

Al cine con la mia ragazza. L’ampia sala è gremitissima. Comunque si sta bene. Non ho la sensazione che manchi l’aria. Né la folla sollecita la voglia di fuggire da uno spazio troppo angusto.

Il film è piuttosto magnetico. Siam tutti incatenati alla sua visione. Si percepisce l’attenzione fisica della gente di non perdersi neppure una battuta.

Alla fine del primo tempo viene effettuata una piccola pausa. Appena ciò accade un signore, posizionato dietro me, si alza in piedi e comincia a parlare della sua storia personale.

Mi chiamo Ludovico Prestigiacomi. Ho quarantatré anni, sono separato, con un bambino piccolo di otto anni – il piccolo, con un’aria estremamente serena ed educata, è visibile nella poltroncina al suo fianco. Mi sono sposato dieci anni fa con Eleonora Brighi. All’inizio credevo di amarla. Ma poi ho dovuto lasciarla, perché non l’amavo più. È forse una colpa questa?

E si tace. Il tipo si è sentito di mettere in piazza i suoi affari, come in cerca di consenso o comprensione, o come a sottoporre a un tribunale popolare le sue presunte colpe, per esserne una volta per tutte assolto o condannato. Dalla sua faccia stanca apprendo come probabilmente egli sia stufo di essere sempre malgiudicato e oggetto di maldicenze.

La sala si trasforma improvvisamente in una specie di centro di autoascolto. Non passa neppure un secondo che la gente comincia a commentare. Si instaura come un brusio generalizzato. Poi qualcuno alza la voce in modo da farsi sentire dall’uomo e da tutti gli altri astanti e dice con fare accusatorio:

Hai fatto male! L’hai sposata! E il matrimonio è eterno! In salute e in malattia, in ricchezza e in povertà!

Il giudicato si prende la critica non ribattendo niente. Non si difenderà. Ha già detto quel che doveva e ora lascerà esprimere solo gli altri.

Non tutti però sono d’accordo con l’ultima affermazione.

Io per esempio, dato che ancora nessuno si è opposto con fermezza, senza alzarmi dalla mia poltrona dico in maniera da farmi sentire da tutta la platea:

No, e allora che avrebbe dovuto fare? Tenersela anche se non l’amava più, la moglie?

Un tiepido applauso scalda il cuore dei seguaci di questa posizione.

Poi intervengono altri, taluni a favore altri a discapito della mia tesi. Io ho già dato il mio contributo e li lascio parlare senza più intervenire. Comunque noto con piacere che pure la mia fidanzata è d’accordo con me. Infatti in un’occasione parla anche lei difendendo la legittima scelta di Ludovico di rimediare a un suo errore, o comunque fare in maniera di vivere senza più dover fingere un sentimento che non prova.

Infine rifletto. Che tempi incerti sono mai questi, in cui vengono rimesse in discussione perfino argomentazioni che si credevano acquisite una volta per tutte?! La società sta regredendo sempre più verso il basso e l’imbarbarimento generale.

Altman: Buffalo Bill e gli indiani

Sì. C’è Buffalo Bill. Ci sono indiani e cowboy. Compaiono cavalli… Ma non è affatto un western! È un film di forte impatto sociale e sopratutto di satira! Altman si conferma ancora una volta uno che l’ha sempre messo nel cu*** all’ipocrisia del mondo. Il suo Buffalo Bill, interpretato da un grande Paul Newman, è un piccolo uomo spocchioso e bugiardo, il cui scopo principale è quello di portare in giro per il mondo il suo spettacolo, cercandolo di arricchirlo di sempre nuovi numeri più intriganti per gli spettatori, e nel frattempo arricchirsi lui.

A un certo punto riuscirà nell’inverosimile: ingaggiare nientemeno che Toro Seduto, uno dei più importanti (e forse feroci) capi indiani, uno che fino a qualche tempo fa ancora faceva la guerra ai bianchi. Ma il confronto con questo grande capo si rivelerà assai impietoso per lui, dato che Toro Seduto gli infliggerà più di una lezione morale.

Dramma più comicità per questo gran film del maestro Altman, che sicuramente conosceva la Storia vera ed era dalla parte degli indiani. O comunque era contro la tracotante prepotenza dell’Occidente.

Gerald Durrell: La mia famiglia e altri animali

Un romanzo abbastanza divertente. Di uno zoologo, che narra praticamente come gli venne la voglia di svolgere quella professione. Quando era piccolo la sua numerosa e facoltosa famiglia ebbe l’idea di fare una vacanza in Grecia, nello specifico a Corfù, che allora era ancora una terra in larga parte incontaminata, piena zeppa di flora e fauna primigenia, seppur largamente abitata da uomini. La vacanza si tradusse in uno stanziamento in loco lungo anni. Durante i quali il piccolo Durrell poté collezionare animali e insetti di tutti i tipi, apprendere il più possibile delle loro esistenze straordinarie e sopratutto accorgersi che era proprio quella la strada che faceva per lui. Così un ragazzino incolto che commetteva molti errori ortografici divenne in seguito un accanito studioso del mondo naturale, e poi anche uno scrittore.

Se cercate un libro scanzonato (del tutto scevro delle probanti iatture del mondo) e piano zeppo di animali anche bizzarri, alcuni dei quali certo non conoscerete, penso che questa lettura vi allieterà.

Delirius Dementhia: Una cecità (quasi) certa!

Da quando ha il nuovo giochetto del cellulare ci sta sempre attaccata. Tempo addietro l’avevo avvertita che se non si dava una calmata le si sarebbero rovinati gli occhi. Ma lei, al solito, ha totalmente ignorato quel che le dicevo – perché proveniva da me – non volendo concedermi alcuna approvazione (come se uno come me ricavasse piacere a fornirle semplici informazioni ammonitorie che anche un bambino delle Elementari saprebbe, ma lei non sa lo stesso).

Fino a oggi… In cui se ne esce con quel suo fare altamente tragico – quasi si mette a piangere! – affermando che ha questo serio e irreparabile problema agli occhi. Già paventa danni fatali: una certissima cecità imminente è dietro l’angolo! Eppure poi afferma che farà passare una settimana prima di farsi la visita. Anzi, anche peggio: che tra una settimana si farà segnare l’impegnativa per poi andare chissà quando dall’oculista.

Allora le faccio notare che, se davvero è afflitta da questa patologia così urgente, può recarsi da un’altra parte, dove troverà medici bravi, non farà fila e non spenderà niente di più. Ma lei liquida quel mio consiglio con banalità, anche se ciò non ha senso. Scuse proferite unicamente per non fare come dico io. Mi è assolutamente lampante come farebbe qualsiasi cosa pur di non darmi mai ragione, perfino diventare cieca sul serio!

Vorrebbe farsi compatire, la povera stronza. Ma col cazzo che la commisero. Allora, visto che non la degno di nessuna attenzione, comincia a rompermi il cazzo apertamente. Dice che anche a me verrà la stessa malattia che ora affligge (o affliggerebbe) lei.

È incredibile come riesca a rovesciare la frittata! L’afflizione (o presunta tale) ce l’avrebbe lei e… riesce a scagliarmisi contro in una di quelle reprimende insensate che avrebbero lo scopo di farmi capire perché io sbaglio a non farmi i controlli!

Solo che io non solo non sbaglio, ma neppure sono andato mai incontro a chissà quale problema né ci sto andando. C’è l’ha lei il problema alla vista!, mica io!, perché cazzo dovrei andare dall’oculista allora?!

È ormai evidente come cerchi la lite. Perché ormai è l’unico modo che le rimane per sfogarsi e suscitarmi una reazione. Ovviamente negativa. A lei va benissimo anche così, dato che è la sola reazione che riesce a smuovermi.

Tuttavia, essendone edotto, prima o poi diverrò immune ai suoi venefici giochetti psicologici, i quali già ora in gran parte rintuzzo e disinnesco prima che scattino. Così verrà il giorno che non riuscirà più a farmi infuriare, neppure negando la realtà. E allora che le rimarrà da fare? Si ucciderà?

PS: sapete come è finita poi? Per una settimana non è stata più perennemente attaccata a quello schermo azzurro del cellulare e… la malattia gravissima che rischiava di accecarla per sempre… è come svanita.

Un giorno di pioggia a New York

Uno degli ultimi di Allen, il quale stavolta, un po’ a sorpresa, si concentra sull’amore che intercorre tra due ragazzi molto giovani (forse troppo per farci un film del genere), i quali, trovandosi a passare a New York quello che dovrebbe essere un week end galante, devono loro malgrado separarsi. Quando si rincontreranno ne avranno passate tante e le esperienze vissute metteranno a dura prova il loro rapporto amoroso.

Altra gradevole commedia di questo regista che avrebbe annunciato che il prossimo dovrebbe essere il suo ultimo film (in quanto d’ora in avanti preferirebbe dedicarsi unicamente alla scrittura). Visto la qualità generale degli odierni film in circolazione, diceva qualcuno qualche tempo fa, è una grave perdita. Ci sarebbe da istituire una giornata mondiale di lutto, se davvero Allen smetterà di far film.