Al cine con la mia ragazza. L’ampia sala è gremitissima. Comunque si sta bene. Non ho la sensazione che manchi l’aria. Né la folla sollecita la voglia di fuggire da uno spazio troppo angusto.
Il film è piuttosto magnetico. Siam tutti incatenati alla sua visione. Si percepisce l’attenzione fisica della gente di non perdersi neppure una battuta.
Alla fine del primo tempo viene effettuata una piccola pausa. Appena ciò accade un signore, posizionato dietro me, si alza in piedi e comincia a parlare della sua storia personale.
Mi chiamo Ludovico Prestigiacomi. Ho quarantatré anni, sono separato, con un bambino piccolo di otto anni – il piccolo, con un’aria estremamente serena ed educata, è visibile nella poltroncina al suo fianco. Mi sono sposato dieci anni fa con Eleonora Brighi. All’inizio credevo di amarla. Ma poi ho dovuto lasciarla, perché non l’amavo più. È forse una colpa questa?
E si tace. Il tipo si è sentito di mettere in piazza i suoi affari, come in cerca di consenso o comprensione, o come a sottoporre a un tribunale popolare le sue presunte colpe, per esserne una volta per tutte assolto o condannato. Dalla sua faccia stanca apprendo come probabilmente egli sia stufo di essere sempre malgiudicato e oggetto di maldicenze.
La sala si trasforma improvvisamente in una specie di centro di autoascolto. Non passa neppure un secondo che la gente comincia a commentare. Si instaura come un brusio generalizzato. Poi qualcuno alza la voce in modo da farsi sentire dall’uomo e da tutti gli altri astanti e dice con fare accusatorio:
Hai fatto male! L’hai sposata! E il matrimonio è eterno! In salute e in malattia, in ricchezza e in povertà!
Il giudicato si prende la critica non ribattendo niente. Non si difenderà. Ha già detto quel che doveva e ora lascerà esprimere solo gli altri.
Non tutti però sono d’accordo con l’ultima affermazione.
Io per esempio, dato che ancora nessuno si è opposto con fermezza, senza alzarmi dalla mia poltrona dico in maniera da farmi sentire da tutta la platea:
No, e allora che avrebbe dovuto fare? Tenersela anche se non l’amava più, la moglie?
Un tiepido applauso scalda il cuore dei seguaci di questa posizione.
Poi intervengono altri, taluni a favore altri a discapito della mia tesi. Io ho già dato il mio contributo e li lascio parlare senza più intervenire. Comunque noto con piacere che pure la mia fidanzata è d’accordo con me. Infatti in un’occasione parla anche lei difendendo la legittima scelta di Ludovico di rimediare a un suo errore, o comunque fare in maniera di vivere senza più dover fingere un sentimento che non prova.
Infine rifletto. Che tempi incerti sono mai questi, in cui vengono rimesse in discussione perfino argomentazioni che si credevano acquisite una volta per tutte?! La società sta regredendo sempre più verso il basso e l’imbarbarimento generale.