Ninetto aveva dodici anni, quasi tredici, ed era già in ritardo, anche se non lo sapeva, in ritardo almeno rispetto ad alcuni suoi amichetti, mentre altri si trovavano esattamente nelle sue virginee condizioni.
Ninetto era in vacanza con i genitori in una bella località di mare. Faceva caldissimo quell’estate lì. Tuttavia in albergo si stava bene, non si soffriva affatto il caldo, principalmente perché le sere non erano poi così afose come le giornate.
Nondimeno quella sera c’era qualcosa che non andava e che lo crucciava, lo confondeva assai, anche se Ninetto non avrebbe saputo affermare di cosa si trattasse…
Nell’altra stanza i genitori si erano già coricati. Essendo state le ventidue e non avendo avuto la televisione in camera, era sempre quella l’ora nella quale si ritiravano quando non si decideva di farsi una passeggiatina notturna per facilitare la digestione. Ninetto si era abituato anche lui senza sforzo a quel trantran perché, non essendo un gran nottambulo, la sera cadeva sempre stecchito nelle braccia di Morfeo, e anche con grande adempimento.
Però quella sera c’era qualcosa che lo arrovellava da dentro e lui, come detto, non sapeva cosa fosse. Assaporava una strana percezione, qualcosa che non aveva mai sperimentato prima. L’unica cosa di cui si era accorto, seppur inconsciamente, era che in lui fosse in atto un certo lavorio che lo stava consumando, come una specie di reazione chimica lì lì dal verificarsi. O meglio, qualcosa che stava raggiungendo la misura massima e che, quando sarebbe stata colma, avrebbe finito per straripare come un fiume in piena.
Ecco, il piccolo fastidio Ninetto lo avvertiva nella zona sotto, davanti, proprio lì. Vogliamo dire al pube? E diciamolo. Gli sembrava di avere una gran voglia di… mingere? Tuttavia… perché allora non si recava in bagno a svuotarsi la vescica? Perché ancora non lo aveva fatto? Boh, forse c’era dell’altro… E poi non l’aveva forse già fatta la pipì? Forse non l’aveva fatta tutta tutta…
Lui stesso non lo sapeva in quel mentre (lo avrebbe scoperto solo successivamente). Gli sembrava strano anche a lui che preferisse pigiarselo tutto con la mano, come a turarselo… Ma davvero stava facendo quello, oppure si trattava di altro? Ninetto infatti non è che mirasse proprio a respingere quel desiderio della minzione. Era come, per fare un paragone vagamente pertinente, quando si ha una bolla che prude tanto ma davvero tanto, e allora la si comincia a grattare, a strofinarsela, sfrugugliarsela sempre più gaudiosamente con pervicacia, ricavandone invero quella classica sensazione di soddisfazione che però potrà arrivare a compimento solo per metà, perché un’altra metà sarà destinata a rimanere appesa nei meandri delle inesplicabili esperienze pseudo-sub-proto-meta-tattili…
Ecco, era un po’ quello. E Ninetto se lo manipolava con sempre maggiore convinzione e non poteva fermarsi, e quel moto diventava sempre più convulso e smodato e Ninetto non sapeva neppure dove dirigerlo (o dove si stesse dirigendo lui stesso)…
Nell’altra stanza i suoi genitori discutevano tra loro sottovoce di vicende trascurabili per questa storia. Malgrado ciò Ninetto sapeva che ancora non avevano spento le luci e che l’avrebbero fatto non prima di mezz’ora, se avessero seguito il normale copione al quale solitamente si commisuravano ogni sera… Il fatto però era che la sua stanza dava proprio davanti al bagno, quindi prima o poi una capatina i suoi genitori l’avrebbero fatta e lui… sarebbe dovuto esser bravo e bello desto a cogliere quel momento per tempo, perché sentiva che non ci avrebbe fatto una bella figura a sembrare tutto preso, accaldato (sentiva le guance in fiamme) in quell’attività perché… perché alcune volte, quando aveva veduto qualche donna scollacciata o qualche scena un po’ hot alla televisione gli era successo che gli fosse diventato duro duro e che gli avesse fatto pure male perché i pantaloni gli stringevano… E, insomma, Ninetto intuiva che si sarebbe potuta effettuare una qualche sorta di corrispondenza tra la prima situazione e quella che viveva in quel momento…
A un tratto sua madre sbucò inannunciata dal corridoio semi oscuro e si diresse placida verso il bagno. Mentre passava gli diede un’occhiata e a Ninetto prese quasi un colpo perché quella perfida genitrice gli si era approssimata senza fare neppure un rumore, come avesse avuto i cuscinetti sotto i piedi come i gatti.
La madre si accorse di averlo spaventato ma non se ne curò più di tanto, non diede peso alla cosa. Quindi prese la porta del bagno e ci sparì dentro mentre Ninetto, mollata la presa dal pistolino, cercò di ottenere un contegno che comunque era impresa impossibile che riuscisse a darsi.
Maledì la madre per avergli fatto provare vergogna. Dunque pensò di raccattare quel libro sui tre moschettieri che in quel periodo stava leggendo, quel libro deposto sul comodino, così da far finta di leggere quando la madre sarebbe ripassata per tornarsene a letto. Ma stavolta se ne sarebbe accorto per tempo quando sarebbe ripassata! Eh, sì! Perché la madre avrebbe dovuto necessariamente tirare lo sciacquone prima di lasciare la toilette, questo era poco ma certo!
Ninetto afferrò con una mano il libro, ma con l’altra proprio non poté esimersi di continuare a massaggiarsi l’arto birichino che quella sera gli stava dando quel gran impiccio. Tra l’altro gli si era pure piuttosto ingrossato, come quando era eccitato, e se avesse dovuto tentare di esprimere a parole che cosa stava succedendo al suo basso ventre avrebbe provato a dire che “una sprizzante frizzantezza gialla” era in atto da quelle parti (così se la immaginava), un po’ come quando l’acqua ribolle in superficie prima di divenire vapore…
Poi la madre uscì dal gabinetto. Aveva ripensato allo strano atteggiamento di Ninetto; così, giusto per stare con la coscienza a posto, gli si volle avvicinare per vedere se era tutto a posto. «Stai leggendo il libro, eh? È bello?», gli disse.
Ma Ninetto si manifestò infastidito (per mandarla subito via) e rispose a mezza bocca bofonchiando: «Seeee…».
Così la madre se ne tornò rassicurata nella propria stanza dicendosi che era stata una sciocca a pensare che ci fosse qualcosa che non andava.
Una volta tornato solo, Ninetto, abbandonò il libro aperto sul comodino. Suo padre, adesso che ci pensava, era andato in bagno un’ora prima, quindi non avrebbe effettuato altri viaggi fino al mattino. Bene! Poteva dunque tornarne a quell’attività che lo stava prendendo come un ossesso…
Ninetto però non si sentiva a suo agio con tutta quella luce nella stanza, visto pure che altrove prevalevano al massimo le flebili luci delle lampade sui comò. Così decise di spegnere la luce grande e di servirsi anche lui della lucetta dell’abat-jour. Ecco, così andava molto meglio e trovava che ne aveva assai guadagnato in riservatezza. Adesso l’ambiente era l’ideale per quello che stava facendo, qualsiasi cosa fosse.
Però sapere i suoi genitori a pochi metri da lui, con le loro voci in sottofondo che non la smettevano di bisbigliare, gli dava un fastidio che non gli permetteva di sentirsi tranquillo al cento per cento! Che rabbia che gli facevano quei due stupidi matusa che parlavano dei loro stupidi argomenti da grandi! Quanto avrebbe voluto essere da solo in quel momento!
Sta di fatto che loro sembrarono intuire le sue segrete esigenze e proprio in quel mentre decisero di chiudere la porta della loro camera da letto sancendo così ufficialmente che si sarebbe cominciato a dormire. E Ninetto salutò l’evento con molta gioia e si sentì finalmente a suo agio, almeno per quanto concerneva il mondo esterno. Rimaneva però quella questione al basso ventre da sbrigare.
Nonostante la sicurezza finalmente raggiunta, Ninetto non trovò fosse necessario togliersi il lenzuolo per esaminare la questione anche da un punto di vista visivo, sia perché così si sentiva nettamente più protetto, sia perché… poi che cosa ci sarebbe dovuto esser di così interessante da vedere? La vista del suo pistolino nudo non gli aveva mai regalato particolare appagamento fino a quel momento, d’altronde perché mai avrebbe dovuto farlo?
Ninetto era lì che se lo manipolava con entrambe le mani a intervalli e i muscoli delle braccia gli si stavano un po’ stancando. Ormai andava avanti da minuti e quel tormento non sembrava trovar pace. Così provava con la morsa della tenaglia; poi lo muoveva come fosse un joystick…. ma no! Neppure quello lo soddisfaceva! Il problema era che non sapeva che tecnica porre in atto per trovare la miglior strada per la gratificazione.
Ogni tanto se lo metteva tra le cosce e tentava di premerlo più che poteva, ma anche se gli sembrava sul momento di aver imboccato la via giusta… Niente! Anche lì si rendeva conto che non era quello che doveva fare.
Tentò di darci dei colpetti sopra. E pensò di ricavarne una sensazione interessante… Ecco, forse ci si stava avvicinando… Ma come colpire? In punta o di taglio? Non gli era chiaro.
Poi, senza neppure accorgersene, cominciò, tra un movimento e l’altro, tra uno strofinio e l’altro, a compiere un’azione verticale, dall’alto verso il basso e viceversa… Ecco, forse… forse era quello ciò di cui aveva bisogno… Ma forse, no, non era ancora perfetto quel movimento…
Ninetto sentì che qualcosa dentro di lui montava: stava cioè giungendo il momento clou… Ma Ninetto non si chiese che cosa sarebbe avvenuto dopo e semplicemente andò avanti diritto (d’altronde forse, giunti a quel punto, non era più in grado di arrestarsi)…
E poi, all’improvviso, accadde. Un fiotto irruente scaturì dal suo pistolino bollente il quale gli procurò invero un gran piacere (al quale sarebbe seguito l’agognato sollievo). Ninetto tentò istintivamente di turarselo ma si rese conto che era inutile, che quello, in un modo o nell’altro, avrebbe continuato a scaturire incontenibile. Ninetto pensò: oddio, mi sono pisciato addosso! e chi glielo dice domani a mamma?!
Trascorso un minuto il fiotto non si era arrestato e Ninetto si chiese per quando avrebbe continuato. Ammazza quanta roba avevo da fare!, pensò lui. Forse, pensò con terrore, ho perso il controllo delle mie funzioni urinarie e da questo momento in poi sarò un ragazzino incontinente che se ne va sempre in giro con il pannolone. che disgrazia se davvero sarà così! forse è colpa mia che, manipolandolo per tutto quel tempo, ho rotto qualche meccanismo interno molto delicato con il quale non avrei mai dovuto giocare… però che bello che è stato questo gioco in fondo, anche se mi sono pisciato addosso… ammetto che forse lo avrei rifatto anche sapendo come sarebbe andata a finire, povero me…
Poi, finalmente, il getto si placò. Ma non lo fece tutto assieme, bensì sembrò farlo per gradi, e a poco a poco il suo pistolino pompò fuori sempre meno sostanza. Che poi… era davvero pipì? Mah! A Ninetto sembrava un po’ meno liquida del solito, più vischiosa, ma forse era una sua impressione…
Quando tutto fu finito, Ninetto si sentì assolutamente sereno e pacificato. Ahhh! adesso sì che sto bene!, pensò Ninetto. E subito gli subentrò il torpore dei sonni migliori. Così non ebbe neppure il tempo di interrogarsi a fondo se per caso non avesse espulso anche del sangue insieme a quell’orina calda che gli aveva inondato le parti basse e che poco dopo già manifestava delle insolite qualità… aderenti, appiccicose… Ninetto aveva troppo sonno. Dunque pensò che ci avrebbe pensato domani a cosa fare con il letto e a constatare se davvero aveva espulso del sangue (tanto ormai era fatta). Adesso non ne aveva voglia e voleva solo dormire…
Ninetto dormì benissimo quella notte. Tuttavia, al mattino, sembrava non essere totalmente riposato come al solito, chissà perché. E si sentiva lievemente rintronato. Ripensò subito a cosa era accaduto la sera prima. C’era quella faccenda da sistemare! Adesso era il momento di affrontare le conseguenze, di qualsiasi natura fossero. Non poteva più esimersi dall’appurare che cosa aveva combinato sul materasso.
Prese il coraggio in mano e spalancò bene il lenzuolo con una mossa secca… Ta-dan! Nel lenzuolo che copriva il materasso sembrava fosse stato versato più di un bicchiere d’acqua (non proprio purissima, anzi forse un po’ intorbidita). Ed era pure ancora piuttosto umidiccio. Ninetto presagì che quell’enorme patacca non sarebbe andata via. A ogni modo, non era pipì quella cosa che gli era uscita dal pistolino la notte prima. Adesso ne era certo. Infatti anche sulle sue cosce era rimasta appiccicata una strana patina polverosa bianca… Un indistinto sentore di consapevolezza si impadronì di lui. Di li a poche ore Ninetto avrebbe afferrato cosa era accaduto e come si chiamasse quella cosa che era successa, e pure quella sostanza che era scaturita.
Per fortuna non è capitato a casa!, pensò. Gli venne da ridere pensando alla faccia che avrebbe fatto la cameriera quando quella mattina avrebbe cambiato le lenzuola. Si chiese se quelle informazioni avrebbero potuto giungere agli orecchi dei suoi genitori, ma si rispose felice che non gli sembrava proprio il caso. Così si sentì di averla fatta interamente franca. Nessuno (tranne la cameriera) avrebbe mai scoperto il suo terribile fallo (fallo inteso come colpa)!
Andò in bagno. Aveva una grandissima voglia di pisciare! Ma quando andò a farla, già pronto a inondare il water, si accorse che curiosamente ogni tanto il fiotto si interrompeva, non era forte e deciso come al solito. Chissà se d’ora in poi sarà sempre così!, si chiese Ninetto immaginandosi handicappato…
Ninetto si recò a fare colazione ancora un poco scombussolato. Mentre spalmava la marmellata sulle fette biscottate gli parve che la madre lo fissasse in maniera un poco insolita, come avesse saputo leggere dalla sua faccia cosa era accaduto; ma ciò era impossibile, si disse Ninetto. Nondimeno anche il padre lo osservava un po’ incuriosito…
Il novello accadimento della notte prima occupò la mente di Ninetto per tutto il giorno. Anche sulla spiaggia continuò a pensarci incessantemente… Così, quando al pomeriggio si fece la doccia, volle subito mettere in atto i concetti appena assimilati. La sua mano si mosse allora come non avesse fatto mai altro nella vita, e non passò molto che Ninetto assistette con i suoi occhi allo straordinario fenomeno dell’eiaculazione. Mentre si trovava sotto l’acqua provò un brivido e… voilà. Stavolta ne venne fuori di meno e il fenomeno fu anche indubbiamente più rapido (Ninetto non lo sapeva, ma in tutte le altre occasioni future non avrebbe mai battuto l’impareggiabile record di tempo d’espulsione registrato la prima volta). Dunque sarebbe questo “farsi una pippa”, si disse Ninetto contento della scoperta poiché voleva dire che stava diventando grande… Che strano colore che ha quella cosa uscita, e come è filamentosa… Non è proprio liquida, considerò ancora.
Ancora in bagno, Ninetto analizzò la sua faccia allo specchio e capì che… era cambiata. Sembrava più sbattuta. Se ne spaventò assai. Tutti avrebbero potuto cogliere facilmente quello che già sapeva sarebbe diventato il suo principale vizio!
Nel pomeriggio Ninetto ebbe l’occasione di accordarsi per giocare una partita a tennis con un ragazzo della sua età conosciuto sul luogo. Ninetto era sempre contento di giocare a tennis ma quella volta… quella volta però recandosi al campo con la racchetta sottobraccio sentiva di avere delle gambe pesantissime che infatti strascinava sul terreno come fossero state legate a dei pesi. E poi aveva tantissimo sonno! Non aveva proprio voglia di giocare sotto quel sole estivo che ora gli stava dicendo che lo avrebbe fatto proprio soffrire…
Quel giorno Ninetto non realizzò certo la sua migliore prestazione sportiva. Fu anzi molto falloso e svogliato. E da quel giorno il sesso divenne per molti anni la sua principale croce e delizia, il suo insopprimibile assillo. Poi un giorno Ninetto sarebbe diventato grande e allora avrebbe imparato a controllarsi. Solo una a settimana!, sarebbe divento il suo irrinunciabile credo (al quale però delle volte non avrebbe avuto la costanza di non abiurare, perché la carne è debole per tutti, anche per lui). Ciao, Ninetto!