Delirius Dementhia: Gas

Aveva tanto insistito per farmi le patate al forno. Io neppure le volevo. Ma lei diceva che ormai le aveva comprate (PER ME!) per cui adesso le doveva fare prima che cicciassero.

Non mi va di star dietro alla cottura delle patate!, le dico preventivamente perché la conosco e so che è molto probabile che poi questa incombenza me l’appioppi a me; io ho da fare qui e non voglio essere interrotto. Lei allora dice che penserà a tutto lei, ovviamente.

E stranamente, per una volta, sembra non abbia altri grilli per la testa per il momento e fa la brava, sta buona in cucina fino a quando le patate non sono cotte a puntino – e neppure le brucia.

Poi esce. Tornerà domani mattina. Le patate al forno per lei sono una specie di compensazione per il fatto che mi lascia solo. Non ha ancora capito che io sto meglio da solo e quindi sono contento quando lei non c’è.

Le patate sono abbondanti e avanzano anche per l’indomani. Però a pranzo finisco il contorno di insalata. Per cui mi accingo a prepararmene un altro, di contorno, e metto su l’acqua per cuocere una verdura.

Potrei azionare il timer e andarmene di là a lavorare per una ventina di minuti e poi tornare qui a controllare come procede la bollitura. Sennonché, per pura casualità, cinque minuti dopo, torno a girare le verdure in pentola. E mi accorgo di qualcosa di strano… C’è puzza di gas. Strano. Da dove viene? Constato che provenga dal forno. La manopola del forno non è stata chiusa! Quindi, quando ho aperto il gas, ho inavvertitamente sprigionato una grande quantità di gas dal forno che, essendo difettoso, neppure si chiude tanto bene. Spengo il fuoco, chiudo il gas, apro bene il forno e pure la finestra. Faccio circolare aria.

Se non me ne accorgevo potevo saltare per aria. Se per caso mi fossi assentato davvero dalla cucina per quei venti minuti, come poteva benissimo essere, forse sarei saltato per aria!

E nessuno avrebbe mai scoperto che sarebbe stato per colpa sua, non mia!

Non le posso far passare liscia una cosa del genere. Quando torna, l’aggredisco. Lei si giustifica minimizzando: a una certa età può capitare di dimenticarsi le cose, dice. Come se così si fosse totalmente lavata la coscienza.

Infine mi chiedo: è stato solo un errore? Siamo sicuri che sia stato solo un errore? Chi mai può dire cosa passi in quella testa bacata che ha? Posso escludere oltre ogni ragionevole dubbio che non l’abbia fatto apposta?

Non posso. Lei è molto contraddittoria. Una parte di lei mi ama. Un’altra mi odia. Un’altra vorrebbe ammazzarsi. Un’altra ammazzare me.

dd

Suspiria (film di Dario Argento)

Da piccolo mettevo questo horror dopo l’inarrivabile Profondo Rosso (che credo ancor oggi sia il mio horror preferito) e Phenomena (il quale, come in questo caso, cercherò prima o poi di rivedere, perché, dopo tanti anni, è ora che lo sperimenti da adulto).

Capisco perché non mi avesse convinto troppo. È quasi un b-movie, molto kitsch. Si svolge in un posto in cui le pareti sono tinteggiate con colori insoliti: nella pellicola prevalgono rosso, rosa, blu, e anche verde!…

La storia: una ragazza molto giovane si trasferisce in una scuola di danza, dove però, proprio la notte che arriva, muore un’altra ragazza. Vi risparmio cosa ci sia dietro per non rovinarvi la sorpresa.

La tensione del film va bene. Ma si ha la netta impressione, vedendo questo film, che… si stia vedendo un film. Per una serie di ragioni, risulta a tratti troppo posticcio e caricato e caricaturale. Molti spunti alla fine appaiono incongruenti, oppure avrebbero meritato una determinazione maggiormente adeguata. E poi forse il difetto principale è che ha un finale davvero troppo brusco, che probabilmente è il punto più dolente dell’intera pellicola.

Non è per caso che all’epoca sia stato girato con un po’ troppa fretta?, mi chiedo. Credo sarebbe bastato poco a renderlo migliore.

PS: mi ha sorpreso che, nonostante l’abbondanza di giovin fanciulle, non ci sia neppure mezza scena di nudo o vagamente erotica. Stranissimo!

PPS: una cosa che proprio non ricordavo è che compare anche un giovane Miguel Bosé! E neppure ci sta male nel ruolo che gli hanno ritagliato…

PPPS: come probabilmente saprete, recentemente è stato fatto un remake di questo film, che ho sentito dire sia molto diverso dall’originale. Quando lo vedrò ve ne parlerò.

suspiria

Ginevra

Eravamo già in cattivi rapporti. Lei se n’era accorta ma apparentemente mostrava che non gliene fregasse niente, d’altronde sapeva con chi consolarsi e qualora avessi continuato ad allontanarmi da lei, aveva già bello pronto il rimpiazzo.

Ero stato tentato di non andare a quella serata tra amici. Ne avevo già saltata una. Ma sentivo che alla seconda quell’andazzzo sarebbe potuto diventare regola fissa. E dopo non avrei più avuto la forza di tornarci, di tornare in quell’ambiente che ormai mi aveva rigettato, nel quale mi sarei sentito estraneo se un giorno mi fossi fatto ancora vivo. Per questo ci ero andato. Forse anche perché volevo farle vedere la differenza tra il me che l’amava e la portava in braccio e il me travolto dallo spleen, riottoso, che non le regalava neppure mezza bella parola o anche solo un gesto di apertura nei suoi riguardi. E lei certo che se n’era accorta, solo che non lo diceva. In seguito, quando avremmo avuto dei chiarimenti, mi avrebbe detto che sapeva tutto ma non era disposta a fare nulla. Ma a quel punto dovevamo ancora arrivarci.

Avevamo mangiato, non ricordo cosa, a ogni modo nulla di che. Dopo cena ci eravamo messi a giocare a dei giochi di società. Tra noi c’era una presenza nuova, la cugina di una del gruppo, che invero era molto più bella di chi l’aveva portata là e forse anche la più bella fra tutte. Di certo in quel momento rappresentava la novità e dunque i maschi l’avevano notata. Ma nessuno ci aveva provato apertamente. Difatti era troppo presto per farlo, se pure qualcuno se la fosse sentita, e troppo desto era il legame che ancora la univa alla cugina, il quale era come un cordone ombelicale che ancora dovesse esser reciso, che fino a quel momento la proteggeva lasciandola illibata.

Ricordo che aveva quelle tettine molli molli che il reggiseno le teneva su ma, proprio come la cugina, non le sarebbero mai cresciute e sarebbero sempre rimaste una prima misura, flessibili e piacevoli da manipolare come materia inerte e molle, che avrebbero potuto ravvivarsi solo eventualmente in presenza di una gravidanza; ma quell’evento era così lontano…

La nuova era anche quella che, non conoscendomi, mi prestava forse più attenzioni quella sera. Era intrigata dal mio fascino da tenebroso che se ne stava per conto suo non concedendo nulla al sollazzo. Doveva chiedersi certamente cosa mi rodesse, e come mai un tipo così interessante come me fosse lasciato al suo destino, senza nessuno – o meglio nessuna – che mi consolasse.

La serata proseguiva peggio del solito. E già due volte i vicini avevano bussato sui muri perché facevamo troppo baccano. Stanchi di quelle che noi consideravamo angherie belle e buone, abortimmo i giochi di società, che quella sera, complice una una mia uggia spenta, proprio non attecchivano e avevano stufato tutti, e ci trasferimmo in salotto. Ne approfittai per chiedere svogliatamente dove fosse il bagno.

Mi ci chiusi dentro. Lì mi guardai allo specchio. Avevo un colorito diafano da far spavento, e proprio una brutta espressione contratta e arrabbiata in volto. Mi chiesi come mai gli altri avessero potuto condividere con me per tutto quel tempo il medesimo spazio senza accorgersi che non ero il solito svagato e spensierato ragazzo. Ma a quei tempi il mio aspetto e il modo in cui mi vestivo distoglievano di molto l’attenzione dalla veracità della mia anima.

Aprii il rubinetto. Fui tentato di sciacquarmi la faccia. Ma dopo sapevo che si sarebbe notato e sarebbe sembrato che avevo pianto. Allora non lo feci. In preda a quella ira repressa per la mia condizione di amante dolente, avrei voluto drogarmi, se solo fossi stato un drogato. Ma tecnicamente non lo ero, anche se la mia droga, che mi faceva esattamente l’effetto della droga vera, si chiamava Diva, ed era di là con gli altri che, lei sì, avendo intuito che avevo la luna storta, non mi sollecitava e sembrava contenta di farmi macerare nel mio brodo acido. Tirai lo sciacquone per far finta che almeno avessi fatto qualcosa.

Quando tornai di là la nuova arrivata osò chiedermi se stavo “meglio”. Ah, dunque lei qualcosa aveva percepito, o perlomeno era l’unica disposta a parlarmene. Glissai, le dissi che stavo bene, perché avrei dovuto star male?, le risposi facendo lo gnorri. Lei mi disse che Diva aveva suggerito che fossi andato in bagno a vomitare. Diva era lì vicino. Una volta che seppi quella cosa mi voltai a guardarla con un sorriso diabolico che voleva dire: ah, dunque fai tanto la stronza facendo finta di non sapere e non vedere però sotto sotto vedi e sai, vero? Lei si sentì in evidente impaccio e non fu capace di sostenere il mio sguardo, e dunque svicolò subito il suo.

Mezz’ora dopo avevo preso possesso del divano. Mi ci ero seduto in una maniera quasi volgare, con solo i polpacci delle gambe fuori. Gli altri si dibattevano in attività ludiche per me inconsistenti, oppure in chiacchiere ancor più fatue, che trovavo rivoltanti. Anche Diva provava a farsi dominare dalla corrente, e continuava a evitarmi. Ma poi ci fu quel momento in cui dovette tornare di là per chiedere se volevamo un pezzo della torta di mele che lei aveva portato da casa appositamente per l’occasione. E allora mi vide. Vide come mi ero sistemato. Vide che ero Lucifero, l’angelo più bello ormai caduto dal paradiso e condannato all’inferno. E io le regalai un altro dei miei sguardi volgari, che potevano voler dire di tutto, anche le cose più oscene, da “ti odio dal profondo di tutta la mia anima”, a “ti voglio scopare in questo momento e tu lo sai”. Lei sbatté gli occhi e se ne scappò in cucina.

La sua vendetta fu flirtare con altri maschi e farmi udire le sue risa falsamente gioiose, che lei sapeva far risaltare bene. Di lì a breve per fortuna venne posta fine a quella serata tanto ripugnante quanto indigesta. E quella fu l’ultima volta che accettai di aderire a serate del genere in cui c’era lei. Ma a dire il vero lei prese presto il pretesto del mio rifiuto all’occasione dopo per non chiamarmi più, e neppure farmi più pervenire la voce che si vedessero.

Ma la cosa certo non mi diede fastidio. E quella non fu certo l’ultima volta che potei vedere e confrontarmi con Diva. Anzi, eravamo solo all’inizio di quel nostro tormento che eravamo così bravi nell’assegnarci.

ginevra

Mon roi – Il mio re (film)

Film francese d’autore.

Una solare giovane donna si innamora di un uomo ricco, apparentemente espansivo e fascinoso. Lei teme che lui si voglia solo divertire sennonché lui sembra davvero avvinto da lei, tanto che arriva anche a sposarla. Da lì nascono i veri problemi e i due devono fare i conti con i reali caratteri l’uno dell’altra, con i loro pro e i loro contro. Così si incamminano per un lungo percorso in parte distruttivo di amore-odio…

Cominciano a esser molti i film di questo tipo, che indagano all’interno di quelle complesse dinamiche di coppia da cui non è facile emanciparsi.

Mi è piaciuto. Attori molto bene nella parte. È un tipo di film completamente focalizzato sui due protagonisti, che avvince, che si rimane incollati a guardare per tutto il tempo. Che produce un osmosi di sentimenti facendoti per forza di cose essere partecipe con le emozioni suscitate.

monroi

La fregatura del tempo

A dieci anni osservavo i vecchi e credevo fossero sempre stati così. Certo, sapevo che un tempo anche loro erano stati giovani, finanche bambini… Però dentro me pensavo che in fondo un po’ vecchi lo fossero sempre stati. Dunque era quella la reale condizione della loro vita, che infatti si meritavano.

A venti anni mi stupivo di come gente ben più grande di me potesse manifestare debolezze o infantilismi che non mi sarei mai creduto. Così disprezzavo quelle persone essendo certo che quando io avrei avuto la loro stessa età mi sarei dimostrato sicuramente più maturo.

Raggiunti i trenta anni, un po’ spaventato della non consapevolezza relativa a quell’età, mi chiesi: dunque sarebbero questi i trent’anni?, sentirsi ancora giovane ma esserlo di meno di quanto ci si sente?

A quaranta anni infine scoprii la magagna. Il tempo che passa è una gran fregatura. Si invecchia di fuori. Ci invecchia la facciata. Diventiamo tutti più amareggiati dalla vita. Ma dentro manteniamo il nostro animo così com’è, così com’era.

La verità è che il tempo passa in fretta, molto in fretta. Per questo molte persone non maturano mai e sono identiche a come erano da bambini, con gli stessi identici difetti puerili.

Beh, io almeno mi sento evoluto. Sono diventato quello che dovevo diventare…

Rupture (film)

Una donna viene rapita da misteriosi individui che compiono spietati esperimenti su di lei. Sembrano quasi godano a torturarla. In realtà vogliono terrorizzarla, per dei loro scopi personali non chiari. E come lei, nel complesso in cui la tengono rinchiusa, la donna trova altre persone che subiscono il suo stesso destino, nel senso che ognuno è seviziato a modo suo in maniera che possa avere più paura possibile…

Horror avvincente, se vi piace il genere, in cui non ho potuto non cogliere una certa metafora circa quegli pseudo scienziati che per uno pseudo “bene superiore” torturano povere bestioline inermi.

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Aria di abuso di potere

Il treno viene da un’altra città. Temo possa essere pieno, ma non è così vista l’ora crepuscolare. Ci accomodiamo in una delle prime postazioni da quattro posti che incontriamo e la gente ci oltrepassa per andare avanti. Quasi subito però avviene un incidente che mi turba molto. Dei poliziotti entrano con fare minaccioso. Prendono di mira tre ragazze africane. Fiuto puzza di abuso di potere lontano un chilometro e ciò mi provoca molta contrarietà. Se fossi in forma potrei interessarmi alla questione per capire se davvero le prendono di petto solo poiché deboli ed eventualmente intervenire a loro favore, ma visto le condizioni in cui verto, non faccio altro che sperare che la cosa passi in cavalleria concludendosi nel minor tempo possibile e non ci siano strascichi per la mia situazione.

Capisco rapidamente che si tratta di prostitute – vere. Temo che i poliziotti vogliano stuprarle una volta portate via. Chiedono loro il biglietto, ma il biglietto ce l’hanno. Allora chiedono che lavoro fanno, se hanno il permesso di soggiorno e il documento, e in questo ambito ricevono risposte negative o ambigue. Provano a prenderle con la forza ma… si preoccupano troppo dei numerosi spettatori passeggeri che assistono alla scena. Infatti è impossibile non essere coinvolti nel clima da pandemonio che ne scaturisce, con i poliziotti che tentano di convincerle a scendere minacciando questo o quel capo di accusa, e le ragazze che cercano di tenere tenacemente duro.

I poliziotti non fanno altro che salire e scendere dal treno, e ogni volta che si ripresentano si fanno più minacciosi. Una delle ragazze si sarebbe quasi convinta a seguirli per far loro quel lavoretto che mi credo, ma a un certo punto c’è un colpo di scena. Si intromette un’altra persona, e anche questa deve essere un nordafricano, si capisce dal tono della voce e dalla parlata stentata. Il fulcro del suo discorso è il seguente: le ragazze hanno il biglietto, perché ve le volete portar via a tutti i costi?! Perché non vi comportate così con tutti gli altri passeggeri?!

Ha ragione da vendere, il suo ragionamento non fa una piega. Ma io non so se i poliziotti sono lì poiché hanno un motivo valido oppure vogliono semplicemente incularsele. Però tempo dopo colgo le parole di quello che deve essere un controllore, che dice che ha la tachicardia e non può stare appresso alle ragazze, come se esse avessero compiuto qualche reato che l’avesse spinto ad allertare i poliziotti.

Siamo alle soglie di una colluttazione. I poliziotti si lamentano di non avere forze sufficienti per applicare la Legge, sono in tre e devono badare a tre ragazze scatenate più il loro esacerbato tutore. Minacciano di non lasciar partire il treno: a quel pensiero, tremo. Poi alla fine le ragazze decidono di loro spontanea volontà di seguire i poliziotti – che sono certo in caserma gliela faranno pagare cara per il disturbo – e la situazione si sblocca. Nondimeno sento i poliziotti confabulare per sistemare anche il protettore coraggioso. A una stazione successiva faranno intervenire la polizia del luogo per prelevarlo, e lui non potrà fargli alcun pompino per ammorbidire la propria situazione e dovrà prendersi solo un mucchio di legnate che rischieranno di ammazzarlo, e se gli andrà bene finirà all’ospedale, sennò lo lasceranno con le ossa e gli organi interni rotti a gocciolare sangue caldo in una cella – per fortuna poi potrò constare che ciò non avverrà, e a nessuna stazione successiva ci saranno poliziotti per arrestarlo e il nero la farà franca. Che poi, quale sarebbe il reato del prode difensore? Quello di aver intralciato le forze dell’ordine? Ma queste non sembrava agissero tanto per motivi oggettivi. Perché semplicemente non gli hanno detto che erano stati allertati dal capostazione per dei reati precedenti delle ragazze, se davvero era così? Nessuno, in tal caso, avrebbe fiatato, neppure lui…

nera

Greta al senato

Ha sedici anni. È vegana e pacifista.

Confesso che mi fa sia ridere che piangere.

Mi fa ridere perché è palese il paradosso che debba essere una ragazzina come lei a puntare il dito contro i politici, perché gli adulti sono delle merde con le catene che amano i padroni che gliele hanno messe, quelle catene.

Mi commuove fino alle lacrime perché… il fatto che ci sia lei vuol dire che c’è ancora un barlume di speranza, dopo tutto.

Adesso ha individuato il problema: i politici.

Brava. Complimenti.

Ma ancora non ha ben chiaro con chi ha a che fare (altrimenti non ci andrebbe mai a parlare e li prenderebbe direttamente a calci nel culo).

Mi chiedo quanto ci impiegherà a comprendere che con le buone maniere non otterrà niente.

Mi chiedo quanto ci impiegherà a diventare anarchica.

Io comunque a sedici anni ancora mi stavo interrogando sulle differenze tra socialisti e comunisti, quindi lei sta decisamente precorrendo i tempi.

Ma ce la farà a completare la sua evoluzione-rivoluzione… prima che il mondo finisca?

Ho

Il cuore d’un settantenne.

La malinconia d’un sessantenne.

L’amarezza d’un cinquantenne.

La consapevolezza d’un quarantenne.

La fermezza d’un trentenne.

I riflessi d’un ventenne.

L’ingenuità d’un bimbo.

*

L’astuzia di Odisseo.

L’acume di Atena.

L’ingegno di Efesto.

Il fuoco di Apollo.

Il coraggio di Eracle.

Gli occhi di Edipo.

Lo specchio di Narciso.

La colpa di Dionisio.

Il destino di Orfeo.

Il regno di Ade.

Le voglie di Zeus.

Le profezie di Cassandra.

Il vaso di Pandora.

*

La sapienza di Salomone.

Il sapore del rabarbaro.

L’alito dell’anice.

Le zanne della tigre.

La bocca nera del cane.

I denti nella carne.

Le unghie dello stregone.

Le corna del toro.

I capelli nel vento.

Le ali del pipistrello.

La coda dell’uroboro.

Il culo del diavolo.

Le motivazioni dell’angelo.

L’anima dell’unicorno.

La fierezza del drago.

Il colore della viola.

La forza di Shiva.

Il fascino del negato.

Il garbo d’una carezza.

Il sonno del sognatore.

La luce del crepuscolo.

La cognizione degli spettri.

La nostalgia del mare.

ho