Paul Auster: Timbuctù

La storia sarebbe pure potuta essere interessante, sopratutto per un amante dei cani come me, ma l’empatia non è scattata per questo romanzo annacquato di episodi o troppo superficiali, o insignificanti, o che si sarebbero dovuti approfondire maggiormente. Così possiamo collocare anche questo libro tra quelli che non gli sono venuti meglio, almeno a mio giudizio.

Come accennavo è la storia del cane di un barbone che rimane solo dopo la morte del senzatetto. Allora deve imparare a sopravvivere, ovvero a trovarsi un nuovo padrone nel più breve tempo possibile. Il cane è molto intelligente e capisce quasi tutto quello che gli umani dicono… ma può bastargli questo per farlo svoltare?

BAU?

Dementoidi al televideo Rai

E mentre il televideo mediaset si è perso negli aggiornamenti dei canali del digitale terrestre, il televideo rai continua a far pena per servizi offerti…

Per esempio, nella scheda con le partite di calcio, abbreviano bellamente i nomi dei calciatori, senza nemmeno mettere un punto. La scusa sarebbe che non c’è spazio sufficiente. Una cazzata. Se volessero, potrebbero sempre presentare quelle schede su due pagine, o forse ridurre il font (non so se ciò sia possibile perché non l’ho mai visto fare). No, la sensazione è che si divertano un mondo a storpiare quei nomi, i quali delle volte, mozzati brutalmente a quel modo, assumono connotazioni stravaganti e comiche.

Per non parlare poi della pagina con i titoli dei film giornalieri, che in taluni periodi sembrano scritti coi piedi da bontemponi ubriachi. Secondo me lo fanno perché nessuno li controlla…

Che disprezzo per il lavoro! Non ci vuole molta fantasia per capire che un tempo questo non sarebbe mai successo!

Il televideo è un colabrodo… Ultimamente pure il servizio meteo non lo mettono più dicendo che non hanno dati disponibili!

E continuo a segnalare (lo farò finché campo) come il calcio femminile sia trattato malissimo. È relegato in una paginetta (288) imboscata nella sezione “altri sport” (quando ovviamente ne esisterebbe una apposita, bella grossa, sul calcio!); per di più senza neppure un indice che inoltri lì (e non c’è neppure in quello generale, a pagina 799!). Dunque uno, per scoprirlo, l’unico modo che ha è quello di arrivarci avanzando casualmente!

Vergognatevi. Maschilisti! Fascisti! Fate schifo. Siete delle merde. Voi che lo fate e quelli sopra di voi che ve lo permettono. Dovete pagarci i danni, per tutti i danni perpetrati nel corso del tempo.

Un perenne “TEMPORANEAMENTE”… Ma andate a cagare…

Sigle: Banner!

Scommetto che questo cartone non se lo ricorda nessuno. Io stesso non ne conserverei memoria se non fosse che la carinissima sigla mi è rimasta impressa! 😀

È la storia, se non erro, di uno scoiattolo che finisce per essere praticamente adottato da una famiglia (ma rivedendo il video sotto non sono più tanto sicuro che non lo stia confondendo con un altro!).

Ora, nella sigla si dice “lavarsi pochino, proprio come fa Paolino…” ma in realtà i roditori si lavano molto più degli esseri umani! 😉

Questa sigla mi fa pensare ai nostri piccoli amici pelosetti e quindi mi commuove sempre quando l’ascolto… ❤

Cell Block 99

Un uomo, praticamente un gigante inarrestabile che non ha paura di niente, si fa incastrare per fare un furto con gente non all’altezza. I complici che gli vengono assegnati fanno casino e lo fanno arrestare. Nel frattempo il committente della rapina gli attribuisce la colpa del fallimento del piano e lo ricatta: se, per sdebitarsi, non uccide un certo uomo sulla sua lista nera (collocato in un carcere di massima sicurezza) se la prenderà con la moglie incinta e il bambino che tiene in grembo. Allora quest’uomo inarrestabile comincia a picchiare poliziotti e detenuti a destra e manca pur di arrivare a stare nello stesso carcere e reparto dell’uomo che deve ammazzare. Finale molto violento. Sicuramente il regista mirava proprio a questo…

Ti spacco il @ulo!

Convivenza #31

Lei… risolve problemi! Non riesci a cambiare la suoneria a un tuo contatto sul cellulare? Glielo passi un attimo a lei e… lei te lo risolve!

Certo, la questione non era molto logica – per questo un gran maschione iper-razionale come te non è riuscito a districarla… – ma il punto è che c’era un problema e lei te l’ha risolto. Perché lei è molto sveglia per certe cose… 🙂

Mentre per altre, ovvero quando proprio non ha voglia di sbattersi perché teme chissà quali complicazioni, sei tu che ti devi impegnare per estinguere la magagna.

Come quella volta che le si accendeva una spia alla lavatrice e le hai dovuto scaricare il manuale dell’elettrodomestico da internet trovando pure il punto esatto dove si parlava di quel difetto specifico…

Insomma: divisi siete due schiappe… ma insieme siete una bomba! E risolvete un sacco di ghigliottine in più all’Eredità!

😉

Amore, lo mandiamo un razzo sulla luna?

Jojo Rabbit

Siamo alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Un ragazzino, che ha completamente assorbito la propaganda nazista tanto da non essere in grado di giudicarla negativamente, vive con la madre (che in realtà collabora con la resistenza contro il regime totalitario) mentre il padre sembra sia in guerra (si scoprirà poi che anche lui è un oppositore alla dittatura).

La particolarità di questo film è che questo ragazzino ha come amico immaginario nientepopodimeno che il fuhrer in persona, quindi Adolf Hitler, certo in una immaginaria versione folle e scanzonata partorita dalla sua mente di fanciullo che finisce per essere irresistibilmente comica.

La parte satirica della storia è magnifica, da applausi e risate a scena aperta. Peccato, almeno dal mio punto di vista, che poi, più ci si addentra nella storia e più questa finisce per assumere connotazioni oltremodo seriose, o anche tristi o tragiche, lasciando sempre meno spazio all’ironia.

Con calma

August era un bambino ansioso.

Alcune volte veniva invitato a delle feste. Ma provava così tanta emozione, anche solo a immaginare di andarci, che spesso decideva di non presentarsi. Così ci guadagnava in tranquillità; però poi gli venivano i rimorsi, perché sapeva che doveva essersi perso chissà quali e quante importanti o eccitanti esperienze.

Dunque tutta la vita August la trascorse a rinunciare a cose che lo elettrizzavano troppo per, successivamente, aver rimpianti per non averle vissute.

Sotto sotto sapeva di aver solo tanta paura. Paura degli altri, d’essere ferito, di non essere all’altezza. Paura di ritrovarsi in situazioni impreviste che non sarebbe mai stato in grado di gestire.

August arrivò ai sessanta anni conducendo sempre quella medesima vita. Ormai stava diventando vecchio. Per certi versi però sembrava molto più giovane. Quel suo preservarsi da fatti ed emozioni lo aveva conservato molto meglio dei suoi coetanei. Certo, August si rammaricava un poco d’esser sempre solo…

D’altra parte, tutte quelle esperienze non vissute che un tempo lo avevano intimorito parecchio, come stare con una donna, erano ormai storia passata: si erano così stinte nel suo animo da non provocargli più paura. Certo, August si rammaricava di condurre una vita assolutamente solitaria, ma ormai vi si era così addestrato che non gliene veniva più alcun impiccio. Inoltre ormai non si sentiva più davvero solo. Più che altro poteva sentirvisi quando era in compagnia di altri, rendendosi conto di non aver nulla da spartire con le futili persone che gli erano attorno.

August la sua vita se l’era vissuta sempre con calma, secondo alcuni troppa…

Poi un bel giorno August incontrò una donna che gli fece capire che era molto buona, che non l’avrebbe giudicato, alla quale lui piaceva così com’era: dimesso ma perbene.

Così August, insperabilmente, trovò anche lui una compagna con la quale andava incredibilmente pure d’accordo.

Per tutta una vita aveva evitato di commettere quegli errori che normalmente avrebbe compiuto qualora avesse seguito la corrente uniformandosi alle vite degli altri. Quegli errori che un August maturo non poteva più compiere perché nel frattempo era cresciuto, divenendo migliore. Così, quel legame insperato, andò bene e proseguì per tutta la sua vita rimanente.

Perché ci sono persone che devono prendersela con calma. Mentre altre alle quali non frega un cazzo degli errori che possono compiere, non frega un cazzo dei danni che producono negli altri. Per queste persone, vivere è sinonimo di “fare”, anche sbagliando, purché facciano. Mentre August non era così.

Escape Plan – Fuga dall’inferno

Stallone voleva fare un film in stile Fuga da Alcatraz, però a modo suo e molto più attualizzato, ovvero al passo coi tempi e la tecnologia. Allora ha chiamato il suo vecchio amico e competitor Sciuarzy (toglietevi dalla testa che mi vada a cercare come si scrive per davvero) e gli ha chiesto di fargli da partner. Il risultato sono due sessantenni che nelle scene di azione appaiono goffi, una intrigante prima parte in cui viene pianificata la fuga da un carcere di massima sicurezza… e una fuga che però quando si concreta non è propriamente all’altezza delle premesse (sembra che basti uscire dalle condutture d’aria e arrampicarsi un po’ per evadere!). Quindi, concludendo, si tratta di un film sufficientemente gradevole ma al dunque un po’ stucchevole e vuoto.

Trama: c’è Stallone che per lavoro si fa rinchiudere in gattabuia per poi potersela squagliare. Per quale ragione?, vi chiederete voi. Perché lo pagano per farlo, così chi di dovere si rende conto delle falle nella sicurezza del penitenziario. Dopo l’ennesima evasione con successo, gli viene proposta una nuova sfida molto più difficile delle precedenti, e stavolta il committente è la CIA, di cui sarebbe sempre meglio non fidarsi. Inoltre dovrà lavorare parzialmente al di fuori delle linee guida che lui stesso ha approntato per evitare di rimetterci le penne. Lui scioccamente accetta. Si ritrova così in una prigione di cui non sa assolutamente niente e in cui non può contare che sulle proprie forze per uscirne. Si rende conto che è stato incastrato e che probabilmente fin dal principio qualcuno voleva farlo crepare lì dentro…

Eschilo, Eschilo, che qui si Sofocle…