Il gatto e la volpe (Parte 3)

Pachiño gli si appiccicò come una sanguisuga. Un giorno andò da Nemesis implorandolo di soccorrerlo.

«Ti scongiuro, Nemesis! Aiutami tu! Il capo mi ha dato da fare un pezzo sul Medioriente e io di quel pastrocchio non ne ho mai capito un cappero! Neppure distinguo l’oriente dall’occidente, figurati!», gli disse quella volta.

«Ma come?! Ma allora perché te l’ha affidato?! Di solito non assegna mai pezzi a chi non è pratico della materia…», rispose Nemesis.

«Perché sul curriculum mi è toccato di mettercelo! Mi avevano detto che un argomento importante come quello fosse sempre apprezzabile, una cosa di cui potersi vantare, e favorisse la carriera! Così ce l’ho dovuto infilare! Tu non avresti forse fatto lo stesso pur di entrare in questo bel giornale?!»

Nemesis aggrottò la fronte disapprovandolo.

«Beh, comunque io non ci capisco niente, Nemesis! Io mi sono sempre occupato di sport, e nemmeno tutti! Là dove stavo prima avevano cercato di formarmi anche per la cronaca rosa e le notizie brevi ma, purtroppo, in quel periodo mi venne la febbre e non potei recarmi a lavoro. Così, quando il corso di aggiornamento terminò, rimasi a metà e da allora non sono più stato capace di scrivere neppure una riga!»

«Va bene, va bene!», lo placò Nemesis che non ne poteva più di sentire quella sua lagna.

«…Ma che ne so io di un articolo di giornale?! Io, se proprio te lo devo dire…», e in quel mentre abbassò la voce e gli si avvicinò così tanto che per un secondo Nemesis temette volesse appioppargli un bacio proibito «…più che altro portavo il caffè alla mattina a quelli che facevano sul serio i giornalisti! Io in realtà sono solo un povero… blogger!»

Nemesis imprecò mentalmente. Ma a questo punto c’era qualcosa che non gli tornava.

«Fammi capire però… Se vuoi che ti aiuti, mi devi rispondere sinceramente!… Ma come cazzo hai fatto a entrare in questo giornale?! Conosco l’editore e so che non saresti qui avendo semplicemente millantato dei meriti che non hai mai conquistato…»

«Infatti mi ha dato una spinta mio padre. Che mi ha raccomandato…»

Nemesis scoprì così che il padre di Pachiño era un magnate dell’idrocarburo. Il riccastro da anni cercava una sistemazione duratura e soprattutto dignitosa al figlio, in modo che un giorno questi non avesse potuto infangargli troppo l’immagine. Pachiño confessò a Nemesis che il padre non gli elargiva più molto denaro, e il motivo era che precedentemente ne aveva scialacquato così tanto, avendone avuto un tale dispregio, che questi si era rifiutato di concedergliene altro a perdere.

Pachiño lo guardò supplichevolmente sperando che Nemesis mantenesse la parola di appoggiarlo. Nemesis appariva leggermente adirato, soprattutto perché si ritrovava a dover aiutare un infingardo, inetto, figlio di papà: tutte caratteristiche che non gli andavano per nulla a genio, che anzi lo contrastavano non poco.

«Va bene… Iniziamo…», gli concesse Nemesis esaurito, che voleva togliersi quell’incombenza il prima auspicabile.

Gli disse che ultimamente in Medio Oriente non stava accadendo nulla di particolare, ovvero di molto diverso dal solito, per cui il lavoro di Pachiño sarebbe stato piuttosto semplice in partenza, dato che si sarebbe potuto limitare a fare il punto della situazione ricapitolando i principali fatti accaduti e qualche storico motivo di attrito tra i vari stati coinvolti nelle annose questioni. Nemesis gli fornì articoli passati del giornale: gli disse di acquisirli e farne un sunto, mentre contemporaneamente doveva pure tener presente le agenzie e i dispacci per eventuali nuove notizie avessero potuto subentrare – e doveva pregare che non ne fossero giunte di eccezionali, altrimenti sarebbe stata molto dura organizzare quel lavoro senza nemmeno avere le basi…

Pachiño se la cavò così alla bell’e meglio e Nemesis capì che quando egli si ispirava ad articoli di altri, qualora riuscisse a centrare il fulcro del discorso, era particolarmente dotato nel sembrare molto più preparato di quanto non fosse. Seppur la sua vera indole si rivelò d’esser eccelso nell’uso del “taglia e incolla” da pezzi preesistenti. In quello Pachiño era imbattibile. Mai Nemesis avrebbe conosciuto al mondo un tipo con tali efferate caratteristiche speculative.

Miller + Romita Jr: IL RITORNO DEL CAVALIERE OSCURO – L’ULTIMA CROCIATA

Frank Miller è un autore molto importante per il fumetto statunitense. Secondo me toccò il suo apice qualitativo con i volumi di SIN CITY. Ma anche il suo contributo per Batman fu notevole, dato che impresse al personaggio DC, che in quel momento languiva un po’ nel proprio ristagno, una scossa violenta, con la sua saga, ripresa più volte nel corso degli anni, del CAVALIERE OSCURO, che riguarda un Batman sempre più vecchio ma anche brutale, che però sembra l’ultimo baluardo di un mondo ormai sull’orlo del baratro.

Da lì in poi tutti gli autori che si confrontarono con questo personaggio seguirono le sue linee guida, come davvero stessero preparando la strada per l’avvento di quel Batman…

Comunque oggi ci concentriamo su quella che credo sia l’ultima parte della saga del Cavaliere Oscuro ideata da Miller per Batman. Si tratta però di un prequel. Ovvero, qui Miller ci narra, coadiuvato da un ottimo e assai acconcio Romita Jr, del momento esatto in cui Batman comincia a percepirsi inefficiente, troppo vetusto per continuare la lotta al crimine. Mentre accanto a lui un nuovo scalpitante Robin non è mai stato tanto pronto e letale…

A tal proposito sono molto belle le battute che Bruce Wayne si scambia col fido Alfred circa il suo pupillo: il quale da un lato è giovane e impetuoso e arrabbiato proprio come lo era lui da giovane; ma allo stesso tempo, a detta di Bruce, non è ancora pronto per “portare il mantello”, ovvero sostituirlo per diventare il nuovo giustiziere incappucciato perché, seppur da un punto di vista fisico sia, sì, eccezionalmente reattivo, dal punto di vista della scaltrezza psicologica è ancora abbastanza indietro e acerbo.

Proprio quelle si dimostreranno parole amaramente profetiche perché sul finire di questa avventura, ammantata tutta da un alone di pessimismo e come coperta da una coltre d’attesa tragica, il Joker si prenderà ancora una volta una sanguinosa rivincita che si rivelerà dolorosissima per Batman. Ancora una volta nello stesso modo di un’altra celebre volta…

A me è piaciuto questo breve ma intenso one-shot. Anche se ormai Miller non disegna più questo personaggio. Anzi: trovo che sia meglio che non lo faccia, dato che le sue prove come disegnatore di Batman non mi avevano mai soddisfatto e le avevo trovate o troppo trascurate e svogliate, o troppo caricaturali.

Night Shyamalan: Old

Questo regista mi è molto simpatico. Ho seguito varie sue interviste e mi ha sempre fornito l’ottima impressione di essere una persona molto umana oltre che creativa. Una persona che tra l’altro spesso si ispira alla propria vita personale – per quanto ciò sembri assurdo – ogni volta che fa un film.

Ecco, credo che con questo film, Shyamalan avrà fatto ricredere tutte le sue vedove che lo davano per morto e sepolto, tutti coloro che lo criticavano aspramente solo perché aveva osato fornire al pubblico prodotti e opere sempre differenti tra loro, tali per l’appunto da spiazzare chi voleva si fossilizzasse su un solo genere e su alcune storie tipo.

C’è una famiglia (con problemi) che va in vacanza in un luogo da sogno. Poco dopo il loro arrivo, vengono condotti, da una delegazione dell’albergo, insieme ad altri ospiti, su una spiaggia magnifica che “merita assolutamente di esser visitata”.

Ma presto proprio su quella spiaggia si verificheranno fatti spiacevolmente anormali e gli ospiti capiranno che non possono più lasciarla…

Rimango sul vago per non rovinarvi nessuna sorpresa. Comunque il film merita, commuove ed emoziona. Ve lo consiglio.

Ah, ultimo appunto. Non pensate che le industrie farmaceutiche rappresentate in questo film siano frutto di pura fantasia da parte dell’autore. In realtà sono davvero come vengono rappresentate, anzi sono anche peggio. Vi potrei fare mille esempi, ma se non l’avete capito neppure con la storia della pandemia, siete talmente idioti che non posso fare nulla per voi, mi spiace…

Before Watchmen – Nite Owl + Dr. Manhattan

Niente male anche questo secondo volume incaricato di approfondire alcuni aspetti dell’interessante mondo di Watchmen.

Qui lo scrittore che si cimenta con il reprise è Michael Straczynski e fa davvero un ottimo lavoro.

La parte in cui ci parla del Dr. Manhattan, coadiuvato ai disegni dal mitico Adam Hughes, è la migliore tra quelle lette.

Ah, la Fisica Quantistica… Ah, le coppie di gemelli di cui uno va nello spazio e poi torna e il suo orologio segna un’ora diversa dal fratello… 😉

Riesumazioni: Diritti delle donne

Una volta una mia amica, spacciandosi per femminista convinta, voleva convincermi che chi si prostituiva coi potenti aveva tutto il diritto di farlo e che qualora mi fossi opposto avrebbe significato che estirpavo dei diritti sacrosanti alle donne: il diritto di fare quel che volevano (e dunque ero maschilista!).

Però quella mia amica non voleva sentir ragioni circa l’occupazione abusiva di posti di lavoro senza alcun merito a discapito di altr* più degn* e tutto quello che ne sarebbe seguito. Perché non era solo una mera questione di prostituzione, quella di cui discutevamo, ma di mignotte messe a occupare poltrone di cui, nella migliore delle ipotesi, non avevano competenze e non capivano niente. Nella peggiore, erano già ben addestrate a rubare, a danno sempre dei più deboli.

Se una, in una ditta privata, si prostituisce col capo per avere dei favori, a me non frega niente, se non provoca danni a qualcuno. Ma se una lo fa nel pubblico, allora ruba qualcosa a un altro che l’avrebbe meritato onestamente più di lei – per non parlare delle ripercussioni per eventuali utenti/cittadini comuni.

Vendere consapevolmente il proprio corpo non è detto che sia deprecabile. Ma vendere la propria anima lo è sempre.

PS: ciao, troia.

Cloud Atlas (film)

Una storia composta da sottostorie dislocate in epoche diverse, per di più – almeno apparentemente – di vari generi (fantascienza, comico, storia d’amore, spionaggio, ecc.), che però qualcosa in comune ce l’hanno. I protagonisti lottano sempre: lottano per la libertà, loro o altrui, contro i soprusi, per i diritti degli esseri umani, per il diritto alla felicità. Sopratutto lottano contro i grandi mostri, incarnati sopratutto da stati fascisti o spietate multinazionali, i quali vorrebbero schiacciarli.

L’idea di riutilizzare spesso gli stessi attori sia in ruoli da buoni che da cattivi talvolta appare non azzeccata, ma in fondo questo è un dettaglio.

Il film è bello, è riuscito e sembra suggerire che valga sempre la pena battersi, se dalla nostra abbiamo giuste motivazioni: anche qualora dovesse sussistere comunque un’egemonia superiore in grado di annichilirci.

Io ci ho visto nascosto tra le righe un messaggio metaforico, pessimistico, chiaramente, sulla razza umana, destinata a farsi sfruttare dai più stronzi di loro (esattamente come sta avvenendo oggi, nella quasi più totale indifferenza comune): messaggio che i più non coglieranno perché sono talmente idioti da non coglierlo.

La verità, compagni, è che non ci avete mai capito un cazzo. E che senza capipopolo che vi guidano non siete in grado di fare e capire nulla. Credete di pensare, ma non lo fate sul serio. Vivete esistenze da vigliacchi convincendovi che non possiate fare di più e che sia giusto non uscire dal seminato. Molti di coloro che si dichiarano “antifascisti” in realtà sono dei falliti, perché non sarebbero in grado di riconoscere un regime nemmeno se ci vivessero dentro.

LA MORTE DEL CAIMANO: Sbrodolata (quasi) finale – che pure io mesorottoerca…

Si dichiarò il miglior presidente del consiglio che mai ci fosse stato!

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Tentò di varare svariate leggi palesemente anticostituzionali.

Come saprete, molte altre invece le cambiò per non finire lui dentro.

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Fece scudi fiscali assai vantaggiosi per la gente di malaffare.

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Inventò la tecnica della smentita fissa delle proprie dichiarazioni (infatti, qualche volta era talmente verbalmente incontinente che gli capitò di dire davvero quello che pensava, pur essendo un bugiardo patentato). Così finì per contraddirsi innumerevoli volte.

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Giurò il falso sul popolo e sulla Costituzione Italiana, insudiciando entrambi a più riprese. Per questo sostengo che avrebbe dovuto essere sicuramente incriminato per alto tradimento – esiste ancora la fucilazione per un tal vilipendio?

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Invitò a non pagare le tasse, il canone e a molteplici altre forme di disubbidienza civile (per motivazioni capziose, superficiali, truffaldine e demagogiche).

Già questo sarebbe dovuto bastare per escluderlo dalla vita politica italiana. Ma la legge in italia funziona in un modo coi poveracci e in un altro con i politici o con chi è ricco…

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Accomunava Stalin e Lenin (da lui ribattezzato Lelin) come fossero praticamente la stessa cosa e avessero compiuto le medesime azioni.

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Contribuì assai a fomentare assurde discussioni parificatrici riguardanti Fascismo e Resistenza. Così si cercò di mettere sullo stesso piano “Giovinezza” e “Bella ciao”, tanto per dirne una.

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Si rifiutò sempre di festeggiare ufficialmente l’anniversario del 25 aprile, la Liberazione italiana dal nazifascismo.

Non diede mai alcuna spiegazione valida circa questa sua omissione che, come minimo, sarebbe dovuta essere un atto dovuto, visto i ruoli istituzionali ricoperti.

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Portò in auge Ghedini, Ferrara, Sgarbi, Porro, Sallusti, Belpietro, Giordano, Mimum, Fede, Rossella, eccetera.

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Quando la gente scioperava contro il suo Governo, aveva la faccia tosta di affermare che erano di più quelli che erano rimasti a casa, e dunque la maggioranza era con lui! Concetto che riprese allorquando millantava che gli italiani avrebbero continuato ad amarlo qualsiasi cosa sarebbe successa…

Viceversa, quando c’era una (blanda) manifestazione a suo favore, questa era composta spesso da gente pagata per farsi una gitarella a Roma, oppure da pittate vecchie impellicciate le quali sfilavano senza alcuna vergogna assieme a derelitti estremisti di destra che non tralasciavano il saluto fascista.

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Sostenne che a casa sua un individuo poteva fare quel che voleva, suggerendo subdolamente che dunque in tal luogo la vigente legge non valesse.

Faccio notare che è un tipico modo di fare fascista: gli altri si devono attenere alla legge, ma per te è giusto fare delle eccezioni.

Che poi… fosse stato solo e sempre a casa sua, e non fosse stato, lui, il presidente del consiglio, forse ce ne saremmo sempre fregati di lui…

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Credendosi molto simpatico e arguto, aveva la mania di raccontare barzellette spinte, razziste, e sessiste.

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Della Merkel disse che era una culona inchiavabile. Lei rispose con eleganza dicendo che sarebbe stata lei a non voler chiavare con lui, prima ancora che lui avesse potuto porsi la questione.

Era il primo a sfottere le donne per il loro aspetto fisico riducendole a meri strumenti sessuali – tra l’altro il suo legale si inventò il termine “utilizzatore finale”, per non dire puttaniere – e questo fu inaccettabile.

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Stravolse il senso delle parole. Cosicché oggi la sua “libertà”, il suo “amore”, la sua “giustizia” (“veloce”), la sua “etica”… non corrispondono più a ciò che prima erano sempre state (e spesso sono diventate il contrario).

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Per suoi fini personali ed esclusivi, fece in modo di aumentare le prescrizioni e accorciare ulteriormente i tempi massimi dei processi, lasciando di fatto impunti reati che ancora gridano vendetta. Allo stesso tempo però introdusse crimini assurdi, pasticciati e confusi (come alcuni riguardanti la prostituzione, o l’essere un clandestino) che non fecero altro che ingolfare ancora di più i già oberati tribunali d’Italia. Perché lui voleva che la giustizia NON funzionasse!

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Depotenziò più che poté le intercettazioni e quindi la possibilità dei giornalisti e dei giudici di fare il loro mestiere nel migliore dei modi.

Come vedete, ancora oggi, i suoi successori tentano di proseguire su quella stessa strada.

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Corruppe a destra e a manca (Mondadori docet).

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Ebbe il coraggio di negare anche l’innegabile.

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Auspicò e propose (con la sua solita faccia tosta) la propria candidatura per il premio Nobel per la pace.

Roba che uno si chiedeva sempre: ma ci fa o c’è?!

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Fu definito dagli USA troppo debole nel corpo e nella mente per via dei troppi festini.

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In un suo ennesimo delirio di onnipotenza, dichiarò che in tre anni avrebbe sconfitto il cancro.

Sapete come è andata questa storia.

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Quando sveniva in pubblico io pensavo sempre che fosse per essersi lasciato ciucciare il cazzo troppe volte. Perché a certi suoi vizietti proprio non sapeva rinunciare.

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Invitò caldamente i presentatori delle sue trasmissioni televisive a sponsorizzarlo per le elezioni.

E così fecero Vianello, Zanicchi (che divenne europarlamentare), Dalla Chiesa e tanti altri.

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Trasse da una barzelletta (osé, chiaramente) il sommo significato con il quale improntare la sua intera esistenza: era quella del bunga-bunga.

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Quando i suoi Governi andavano in crisi, lui, come niente fosse, faceva shopping di nuovi proseliti nelle file “nemiche”.

Glielo lasciarono fare come se la cosa non fosse reato, aggiungo io.

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Più volte annunziò che la crisi era finita, non c’era mai stata e che già era cominciata la ripresa.

La crisi era una fandonia della Sinistra.

“I ristoranti sono sempre pieni”, disse.

Sì, quelli dei ricconi dove andava lui, forse lo erano.

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Quando, pressato da tutte le parti, decise infine di dimettersi dopo aver portato l’Italia sulla soglia del fallimento, la gente scese in piazza e festeggiò con lo spumante (mentre lui trasformava, il suo, in un gesto di responsabilità).

Da allora, sentendosi meno influente, cominciò a percepirsi come un pensionato depresso. Perse interesse per le questioni politiche (ancora più di prima, intendo) e delegò tutto al suo delfino Alfano (il quale alcune volte lui stesso aveva sonoramente delegittimato).

Tornò in gioco nel momento in cui probabilmente comprese che la gente lo considerava molto meno – troppo poco per il suo ego.

Così dovette romperci le palle fino alla fine…