Convivenza #28

Dice che sei troppo buono. Per corromperla, basterebbe un bel dolcetto e lei farebbe tutto quel che vuoi.

Tu questo lo sai ma sinora non hai voluto tentarla, per non sentirti come un demonio che approfitta delle debolezze di una povera ragazza.

Tuttavia non è detto che prima o poi non lo farai.

3:-)

Ah, il suo candore!

Cronache postpsichiatriche: ptsd e depressione — Al di là del Buco

Un altro pezzo di me. Prima del tentato suicidio e della depressione ci sono i traumi, io credo. Ho spesso chiesto agli psichiatri con i quali sono stata in contatto se lo stress post traumatico fosse causa di qualcosa, se dovevo considerare la possibilità che essere sopravvissuta a più tentati omicidi non poteva farmi benissimo. […]

Cronache postpsichiatriche: ptsd e depressione — Al di là del Buco

La famosa invasione degli orsi in Sicilia (film animato)

Bene… Finalmente l’ho visto. Così posso dire che la cosa migliore in questo film d’animazione tratto dalla celebre favola di Buzzati sono decisamente le animazioni, che si rifanno ai disegni del fumettista visionario Lorenzo Mattotti, che tra i suoi pregi può annoverare senz’altro quello di essere unico e inconsueto e capace di esprimere con figure (e anche colori) elementari emozioni che sono già dentro noi.

La storia è sufficientemente fedele a quella letteraria, da cui eredita anche una certa componente caotica.

Insomma un film per bambini, ma di notevolissimo impatto visivo…

Se la Disney dovesse scoprire questo autore… sono certo lo scritturerebbe subito a vita! 😉

https://www.raiplay.it/programmi/lafamosainvasionedegliorsiinsicilia

Il treno (s)fascista

C’era una volta un treno…

A un certo punto del viaggio un passeggero, che soffriva di asma, si sentì male. Sentì che gli mancava l’aria. Allora, come annaspando, si tirò giù la mascherina e cominciò a fare ampi respiri, alternandoli saltuariamente a qualche colpo di tosse.

L’accaduto non sfuggì agli occhi solerti degli altri passeggeri spie fasciste i quali cominciarono subito a riprenderlo urlandogli contro frasi del tipo: rimettiti la mascherina!; ci contagi tutti, novax di merda!; ti mando in galera per il resto dei tuoi giorni, ebreo frocione di merda!

Ben presto venne allertato il personale di bordo. Così, un controllore promosso allo status di quasi brigadiere onorario, con una spilletta tricolore appuntata a mo’ di onorificenza sulla spalla sinistra, cominciò a inveire verso l’uomo, accusandolo di gravi crimini contro l’umanità.

Si rimetta la mascherina, lestofante!, urlava.

L’altro rispondeva boccheggiando che non poteva perché stava avendo una crisi di asma…

Allora, siccome lei forse ha l’asma, ci deve mettere a rischio tutti noi, che siamo vaccinati?! Mi faccia vedere il greenpasso!, intimò.

Quella operazione era già stata effettuata senza riscontrare alcuna irregolarità; ma la seconda volta che fu compiuta il kapò fece in modo di non portarla a termine.

Ecco, neppure mi risulta niente! Lei neppure ha il greenpassa! È un dannatissimo fuorilegge figliodiputtana!

Al che la folla fascista e squadrista, già infervorata, si inferocì ancora di più chiedendo l’intervento delle guardie svizzere, della celere, dei servizi segreti (anche deviati andavano bene), dei giudici di guerra e di un tribunale che per direttissima avesse arrestato l’asmatico portatore e untore di malattie esotiche altamente contagiose.

Nel frattempo il poveraccio con l’asma, per la tensione, era svenuto e non poté quindi più minimamente difendersi.

Fu così che il ligio controllore kapò poté, tra gli sperticati applausi generali, rimettergli la mascherina senza che alcuno si opponesse.

Così, quando alla fermata successiva, venne preso da degli agenti di polizia tempestivamente allertarti, se lo caricarono sulla camionetta che era già morto.

Almeno non ci ha infettato!, esultò il controllore eroe salvatore della patria. E poi meglio anche per lui, aggiunse magnanimo: è morto, sì, ma almeno è morto seguendo la legge governativa!

Fascisti di merda!

Cronache postpsichiatriche: il papà orco, la mamma complice — Al di là del Buco

Stanotte mentre ripensavo ai giorni passati in psichiatria, mi giravo e rigiravo nel nuovo letto per prendere sonno e mi è tornata in mente una faccenda della mia infanzia o adolescenza che mi ha fatto molto male. Ricordo mia madre che batteva forte la cinghia su un gradino delle scale e che lanciava improperi su […]

Cronache postpsichiatriche: il papà orco, la mamma complice — Al di là del Buco

L’ibernazione

Quando cominciai a lavorare, passavo tutto il giorno davanti al computer. Ogni tanto comunque capitava che, per via di riunioni o altre incombenze, lo lasciassi inutilizzato per svariati minuti, se non proprio ore. Allora, come molti di noi che lavoravano lì, per evitare che lo schermo si rovinasse – perché, per chi non lo sapesse, se un qualsiasi schermo, anche quello della tv, rimane focalizzato per troppo tempo sulla stessa immagine fissa, finisce in qualche maniera per danneggiarsi, e l’ombra di quella immagine potrebbe vedersi anche una volta che non sia più visualizzata – usavo applicare un salvaschermo, ovvero un programmino (solitamente poco “pesante”) che si occupa di mandare sempre immagini diverse sullo schermo, per rinfrescare i pixel.

Tra noi c’era una specie di gara a chi avesse il salvaschermo più fico. C’erano quelli con un’immagine che lentamente si muoveva come rimbalzando ai limitari dello schermo (noi stessi, che eravamo programmatori, ne creammo di personali). Poi c’erano quelli ispirati da film (io per un periodo ne ebbi uno in stile Matrix). Insomma se ne potevano trovare di ogni tipo, compresi quelli di default che forniva il sistema operativo, magari quelli con una mera scritta grossa che si muoveva, che qualcuno di noi si divertiva a personalizzare con messaggi buffi o piuttosto scurrili – tipo: SONO ANDATO AL CESSO.

Ma presto i salvaschermi mi stancarono. Trovai infatti un metodo che secondo me era migliore: lasciare che lo schermo si spegnesse in automatico dopo tot minuti, che certo aveva il grosso pregio, tra l’altro, di risparmiare energia elettrica e non tenere acceso qualcosa che non necessitasse di esserlo.

In seguito, mentre crescevano le mie mansioni nel mondo del lavoro, cambiarono anche un pochino le esigenze. Entrai in un’azienda più seria della precedente dove ognuno aveva il suo pc personale tassativamente con una password che non doveva essere resa pubblica… Un giorno mi capitò un piccolo inconveniente: lasciai il pc aperto dopo essermene andato a casa. Il problema fu che rimase ben visibile un file aperto su cui avevo scritto una specie di racconto su una collega verso la quale accentuavo un coinvolgimento sentimentale.

Il giorno dopo seppi che nella stanza la sera prima si era tenuta una mini riunione e che con tutta probabilità qualcuno si era seduto alla mia sedia e si era impicciato dei fatti miei. La cosa mi riempì di vergogna.

Da allora decisi che il mio pc, dopo un tot tempo di inattività, dovesse bloccarsi (cioè sarebbe stato necessario rimettere la password per accedervi).

Per anni mi rimase quell’abitudine. Che esportai anche sul pc di casa, sopratutto per evitare che la mia ficcanasissima madre si facesse i fatti miei andando alla ricerca di misteri e segreti che mi riguardassero.

Più tardi mi resi conto che, se sapevo già che non avrei utilizzato il pc, potevo avvalermi anche di un’ulteriore funzione, risparmiando energia. Potevo usare la Sospensione. Sospendere una sessione vuol dire che il pc è come se si addormentasse. Vengono salvati tutti i programmi aperti (è come se facesse una foto istantanea dello stato del pc in quel momento) e poi si spegne. Ma non totalmente. Difatti quando si usa questa funzione potrete notare praticamente tutte le lucette spente, tranne quella della batteria e quella di un’altra lucetta che lampeggia “delicatamente”. Ecco, quello è come se fosse il respiro profondo del pc che sta dormendo. 😀

Recentemente ho preso a utilizzare frequentemente anche un’altra funzione: l’Ibernazione. Difatti delle volte mi scocciavo di dover ogni volta spegnere il pc la sera per poi doverlo riavviare al mattino, e stare lì ad aspettare diversi minuti che tutto fosse perfettamente caricato e funzionante. L’Ibernazione permette di risparmiare molto tempo. Difatti con l’Ibernazione non si riavvia il sistema da capo. Dapprincipio il pc si spegne; mentre quando lo si va a ripristinare ci si ritrova esattamente al momento in cui lo si era ibernato la volta precedente. E come fosse un backup.

Ciò è quasi sempre molto comodo, dunque lo consiglio a tutti. Seppure, in certi frangenti, non sia consigliabile. Se per esempio il vostro sistema necessita di eseguire degli aggiornamenti, ovviamente in quei casi è preferibile riavviarlo come si fa comunemente, per evitare che una mole eccessiva di dati permanga in memoria in attesa di essere realmente processata.

Altrimenti, un altro metodo, che vi consiglio per alleggerire un po’ il sistema (quando magari della roba è rimasta in memoria anche se avrebbe dovuto essere scaricata) senza riavviarlo da capo, è quello di disconnettersi.

Insomma, a seconda delle vostre esigenze, potete scegliere cosa sia meglio fare e quali tecniche eseguire. Azarulla roditi il fegato! 😉

Un posto al sole (soap opera)

Un posto al sole è la telenovela italiana più longeva di sempre, e con merito. Sembra ieri che cominciava… Oggi siamo tutti abituati a sapere che esista e vada avanti, diamo per scontato che sia così, per quanto è entrata nel nostro immaginario. Abbiamo visto alcuni personaggi invecchiarci dentro…

Ora, a dire il vero, io non l’avevo mai guardata assiduamente, né mai mi sarebbe venuto in mente di farlo, almeno fino a pochi mesi fa. Poi succede che se improvvisamente vai a convivere con qualcuno quel che guardi in televisione cambi… Così ho scoperto questa telenovela nostrana e l’ho presa in simpatia. Ma sopratutto ho notato alcuni enormi pregi che ha.

Per prima cosa ci recitano un mucchio di attori molto bravi. Secondo, e io queste cose le noto parecchio, mi hanno sorpreso in positivo le caratterizzazioni dei personaggi e il loro approfondimento psicologico. Mi hanno sorpreso i dettagli, le sfumature di alcuni atteggiamenti mentali, che esistono realmente nella vita di tutti i giorni.

Per questo faccio un grande encomio degli autori, che davvero si sono mostrati gente capace. Non so se semplicemente si sono limitati ad attingere a piene mani alla (loro?) realtà o se hanno inventato tutte quelle vicende e quei personaggi da zero, ma il risultato, come ripeto, è molto verosimile. Non incontrerete mai alcune sfumature simili in Beautiful o in altre soap.

Complimenti.