Max Giusti: Va tutto bene! (2018)

A giugno è stato riproposto in RAI questo bello spettacolo del 2018, per certi versi profetico… Nel senso che il titolo si adattava perfettamente a tutto quello che poi sarebbe successo e abbiamo vissuto nell’ultimo anno, per questo avranno pensato bene di cogliere la palla al balzo e farcelo rivedere.

Cosa che mi ha fatto piacere perché mi rimangono molto simpatici Max Giusti e la sua comicità. È uno dei tanti bravissimi professionisti usciti dalla scuola Proietti. Poi di lui ammiro la capacità che ha di non risultare mai inopportuno neppure in contesti in cui teoricamente centrerebbe molto poco – come quando seguì gli Internazionali d’Italia di tennis…

Ancora disponibile su Raiplay al seguente link:

https://www.raiplay.it/video/2021/06/Va-tutto-bene-a1096d48-fd20-46cc-bff4-c1b232c26cbb.html

Cartoni irrinunciabili: Siamo i cyborg!

Cyborg 009 (quello de “I nove supermagnifici”!) è un vecchio cartone andato in onda in Italia nei primi anni Ottanta. Narra della lotta senza quartiere di nove cyborg – ovvero uomini con sostanziosi innesti meccanici nel corpo – contro un’organizzazione segreta potentissima, composta essa stessa da cyborg, che ha come scopo in pratica il dominio del mondo (o giù di lì). La cosa che mi colpì molto di questo anime apocalittico e fantascientifico fu il taglio pessimistico, drammatico, malinconico e profondamente angustiante, oltre che la riuscita fusione di alcuni miti “classici” con per l’appunto la fantascienza.

Questi nove cyborg hanno facoltà extraumane. C’è chi ha poteri psichici, come la telepatia, la telecinesi, o la preveggenza (il poppante); chi è in grado di volare (il nasone); chi ha vista e udito potenziati (la bella ragazza francese); chi è un arsenale vivente e spara proiettili dalla mano e razzi dal ginocchio (il tedesco coi capelli bianchi senza pupille); chi è super-forte e super-resistente (il gran capo indiano); chi sputa fuoco – questo confesso che non me lo ricordavo, ho trovato questa informazione su Wikipedia! – (il cinese); chi può modificare la sostanza e l’aspetto del proprio corpo (il britannico calvo); chi è fatto per respirare sott’acqua (l’africano); chi infine ha una super-velocità (il biondo belloccio giapponese, e ti pareva!).

Ricordo quanto mi inquietassero i loro pittoreschi nemici, taluni robotici, altri praticamente soprannaturali, tutti estremamente opprimenti. Ricordo che ai vertici dell’organizzazione c’erano tre potentissimi cyborg, ognuno con un potere diverso, che in pratica erano (se non erro) tre diverse declinazioni malvagie di uno stesso essere (per questo ognuno di loro aveva una diversa porzione di faccia robotica rispetto agli altri due). E poi ricordo pure che la parte umana di questi tre, completamente buona, era invece confluita in un umano con l’aspetto di bonzo, che poi anche lui finisce invischiato nella battaglia tra l’organizzazione e i nove cyborg.

Un cartone davvero angustiante e catastrofico che vale il migliore libro di fantascienza distopica.

La sigla di questo stupendo cartone era cantata da Nino Fidenco. :-O

NINNINI: Messaggio tra le righe (per editori scassatori)

Quanto segue riguarda soprattutto l’editore…

Si sarà accorto che io dico molte parolacce. Ma visto che questo è un libro per bambini, le ho sempre sostituite con altre parole che si potevano dire, oppure ho messo gli asterischi. Quindi non mi rompesse il cacchio, cazzabubbola!, che io non ho violato nessuna legge, e lei ci deve stare!, e questo mio bel libro della mia minc*** me lo deve pubblicare e starsi pure zitto e muto che sennò vengo lì e gli fiondo una marea di *** nel suo bel ***one flaccido fin quando non dice “mamma, mamma, non avrò più problemi ad andare di corpo d’ora in poi!!”

Beh, acciderbolina, bambini. Abbiamo finito questa prima parte introduttiva su come scrivere un libro. Adesso però comincia la storia vera, quella che vi piacerà di più. Buona lettura e buon divertimento!

GREEN PASS – In un mondo ideale…

In un mondo ideale vaccinarsi vuol dire essere buoni e salvare se stessi e gli altri, certo. Ma il mondo reale è diverso. Non è così che vanno le cose. Sappiamo che i vaccini hanno forti controindicazioni per alcuni soggetti. Sappiamo che alcuni vaccini in passato sono stati commercializzati solo per meri fini di lucro. Sappiamo sopratutto che questi ultimi del covid sono stati realizzati molto in fretta e dunque sono molto meno testati e affidabili degli altri.

In un mondo ideale se ti ammali di covid ti vengono a fare il tampone a casa e poi eventualmente ti ricoverano curandoti con le terapie migliori. Nella realtà può benissimo accadere che ti abbandonino a te stesso e neppure ti facciano un solo tampone. Può accadere che se sei vecchio semplicemente scelgano scientemente di disinteressarsi di te e farti morire, in barba a ogni diritto alla salute e alla costituzione italiana, che dicono ben altro.

In un mondo ideale è cattivo chi fa assembramenti e non porta la mascherina. Poi però i primi a dare il cattivo esempio sono i politici – ovvero coloro che fanno le leggi e stabiliscono le regole – e gli idioti che gli vanno dietro (e allora andassero affanculo tutti). Per non parlare dei calciatori, che prima degli altri possono accedere ai tamponi (ogni volta che gli serve) e poi si abbracciano, si baciano e scopano tra loro o con altri senza mascherina dopo (o anche prima) un gol. Ma non c’era quella direttiva che vietava il contatto fisico? Come mai è stata come dimenticata? Come mai ai calciatori è permesso tutto?!

In un mondo ideale, vaccinato o no, finché esisterà questo virus devi continuare a portare la mascherina e non fare assembramenti; non ti dai alle feste in casa e alla vita sociale come prima solo perché sei un coglione vaccinato.

In un mondo ideale non esistono cittadini di seria A e di serie B, vengono trattati tutti allo stesso modo. Ma abbiamo visto che non siamo in un mondo ideale.

In un mondo ideale i governi del mondo, se gli arriva un’informativa che dall’altra parte del mondo si è sviluppata una malattia potenzialmente globale, intervengono subito, non aspettano mesi che essa giunga anche nel loro paese.

In un mondo ideale i governi del mondo non permettono che nei mercati si vendano animali selvatici che hanno dei virus potenzialmente letali per l’uomo.

In un mondo ideale i governi del mondo neppure permettono che degli scienziati in un laboratorio scherzino a creare virus potentissimi capaci di sterminare la razza umana.

In un mondo ideale i governi del mondo impediscono il disboscamento e la deforestazione che anch’essi fanno in maniera di venire a contatto con animali selvaggi che hanno virus potenzialmente dannosi per l’essere umano.

Ora che sapete come stanno le cose, avete ancora il coraggio di puntare il dito accusatore su chi non si vaccina e non ha il green pass e lasciare impunite le altre immani responsabilità che hanno creato tutta questa emergenza? Perché non volete inchiodare i politici alle loro colpe? Siete talmente tanto bene asserviti allo Stato da esser incapaci a ribellarvi, perfino quando è in gioco la vostra vita e quella dei vostri cari?! Siete delle merde senza speranza.

Vaccinati stoca$$o

Il falsario – Operazione Bernhard

Il film racconta una storia vera. Prima che terminasse la Seconda Guerra Mondiale il regime nazista (che stava andando in bancarotta) mise su un gruppo di prigionieri con competenze specifiche i quali doveno occuparsi di falsificare valute estere antagoniste. Dapprima la sterlina inglese. Poi il dollaro USA. L’intento era di distruggere la loro economia immettendo in circolazione forti quantità di denaro falso.

Le tematiche del film potete immaginarle. La guerra. I nazisti. La fame. La prigionia. I privilegi di alcuni prigionieri. Fin dove ci si può spingere se si ha l’obiettivo di permanere in vita… E poi le violenze dei nazisti sugli ebrei, così simili a quelle, per rimanere a fatti recenti, della polizia penitenziaria sui galeotti…

Un discreto film, imperdibile se amate questo genere di storie.

Si può vedere gratis al seguente link:

https://www.raiplay.it/video/2018/07/Il-falsario—Operazione-Bernhard-e488ac36-7959-4938-8d0c-97debeebd098.html

Boyhood (film)

Una (abbastanza comune) famiglia con genitori separati. In particolare la lente di ingrandimento viene puntata sul figlio maschio. Fine.

Di film come questo ne esistono a centinaia. E questo non apporta proprio nulla di nuovo, in nessun senso. Dunque io non ve lo consiglio affatto nonostante questa pellicola abbia vinto diversi premi.

Ma come mai ha vinto dei premi?, vi chiederete voi. Perché il film ha una particolarità che lo rende unico. È realizzato nel corso di una dozzina d’anni, seguendo i protagonisti, in particolare i figli della famiglia, durante il loro sviluppo fisico. Cioè, per renderlo più credibile hanno utilizzato sempre gli stessi attori, dilazionando le riprese per tutti quegli anni. Secondo alcuni ciò rappresenterebbe una cosa notevole, mentre a me non ha impressionato granché.

Gli eventi che pur accadono prendono una forma troppo evanescente. Non si approfondisce quasi mai nulla, se non gli aspetti più scontati. Così l’impressione che rimane è di una storia che in fondo ci potevamo comodamente risparmiare.

Alla fine dei conti è quasi un’operazione da voyeur, di stare lì a vedere quanto e come sono cambiati nel fisico i protagonisti con il trascorrere del tempo.

Incel? Allora fottiti!

Appena sceso dalle scale mobili della metropolitana. Mi affaccio sulla banchina sporgendo la testa per cercare di capire il prima possibile dai cartelloni luminosi quanti minuti manchino al passaggio del prossimo treno.

Un mezzo uomo, bassino, magrolino, con una di quelle carnagioni mortifere per esser stato rintanato troppo tempo al buio (a nascondersi), che avevo già notato poiché alquanto intento a emettere gigantesche volute di fumo dalla bocca, pronuncia questa frase:

«Cara, sai l’ora?»

Ovviamente non gli rispondo.

Sennonché quello mi fissa e la ripete. Quindi ce l’ha proprio con me. E La sua è una provocazione bell’e buona.

Allora gli rispondo come si conviene in questi casi, ovverosia minacciosamente.

«Non si fuma sulla banchina!»

Quello si trova subito in imbarazzo. Prova a ribattere:

«Questa è elettronica… Si può…»

«No! Non si può!», ribadisco ancor più ferocemente mentre quello comincia a darmi le spalle e, temendomi, fa per allontanarsi con la coda tra le gambe.

Adesso vi spiego come mai ritengo che quel tipo fosse una specie di incel fascista testa di cazzo col membro amputato… D’estate ho l’abitudine di indossare delle camicie a maniche corte aperte sul davanti, con solo un paio di bottoni allacciati alla fine. Come mai?, vi chiederete voi. Evidentemente perché così, porcorazzo!, passa più aria e di conseguenza ho meno caldo! Ora, ho già riscontrato altre volte in passato come questo mio modo di apparire dia adito a fraintendimenti, facendo erroneamente ritenere a qualche idiota ipointelligente che io sia bellamente un gay. Ecco dunque spiegato perché quell’incel si è sentito di fare il bullo con me ritenendosi a torto molto più virile. 😀

Che poi deve ringraziare il cielo se non ho seguito quell’istinto che avevo di buttarlo direttamente sotto i binari.

Incel. Codardi. Misogini. Fascisti. Bulli. Ritardati mentalmente ed emotivamente. Pseudo-esseri umani irrecuperabili che se avessero un pizzico di dignità in più dovrebbero trarre l’ovvia conclusione che per loro non c’è spazio su questo pianeta.

Il gaio carrozzone #5

Il secondo ospite è una donna anoressica che mentre racconta la propria storia afferma di essere un escremento e soprattutto una fallita. In vita sua ha sempre sbagliato tutto. Delle volte si è troppo nascosta; delle volte si è troppo esposta. Così si ritrova a cinquant’anni che non ha mai fatto un cazzo di sensato.

Praticamente racconta senza remore che ha pensato più volte al suicidio, ma senza mai dirlo chiaramente, senza nominarlo. È stata una sua idea rivelarlo perché non sapeva di che parlare. Ha pensato: vediamo che succede, magari qualcuno se ne accorge e mi salva. Ma nessuno è disposto a piangere per più di quattro minuti netti in quel carrozzone di vecchi, morti nel cuore e nell’anima. Così tutti fanno finta di niente, e a fine puntata la donna anoressica pensa se non sia il caso di farla finita davvero, per una volta. Ma poi ha l’illuminazione. È già morta. Infatti come si può chiamar “vita” quella condizione insultante in cui si trova adesso, in cui fa finta di esistere? Allora decide di lasciare tutto così. Si è già riservata il destino peggiore possibile, pensa. Se davvero si togliesse la vita, quel suo gesto risulterebbe ridondante: sarebbe un vero spregio per la vita che non ha mai vissuto. Non fa niente. Continuerà a far parte del nauseante carrozzone finché esso la vorrà fra i suoi tentacoli. Peggio di questo non c’è niente.

[Ogni riferimento a fatti o persone realmente esistenti è puramente casuale. E anche cazzuale.]

Timecrimes (film)

Un uomo di mezza età è nel giardino di casa sua quando viene colto da una scena che lo spinge a indagare. Una giovane donna, nel bosco adiacente, assume strani atteggiamenti e poi si spoglia nuda. L’uomo si addentra nella boscaglia, la segue. La trova praticamente svenuta, seduta a terra. In quel momento viene accoltellato alle spalle da un misterioso uomo con una mostruosa maschera rosa. Allora fugge arrivando in un complesso piuttosto tecnologico. In breve entrerà in una macchina del tempo che lo materializzerà alcune ore prima… Ma a quel punto sarà già troppo tardi per “sistemare le cose”. Anzi, fin dall’inizio era già troppo tardi, perché le cose dovevano andare proprio così…

Non vi svelo i vari colpi di scena. Dico solo che l’uomo viaggerà altre due volte nella macchina del tempo nel vano tentativo di influenzare alcuni eventi nefasti.

In questo film ci ho visto anche una metafora filosofica dell’esistenza dell’essere umano: per quanto si affannerà a cambiarlo, egli è deputato a non esser in grado di cambiare il proprio destino.