La specializzazione di un collegio

Quel lungo viale alberato…

Un professore severissimo mi pungolava.

Aveva due donne assistenti.

La prima era buona e neutra;

l’altra malfida e passionale

ma gli ero simpatico.

Un giorno confezionai un pacchettino arrangiato.

Non era a regola d’arte

ma lei sorvolò

essendomi benigna.

Mi toccò una mano con dissoluzione.

Nella scuola d’elite suprema

c’erano tanti alunni.

Damien ripeteva da sei anni.

Eppure era il più brillante.

Non capivo come potessimo avere noi

speranze di promozione

se lui aveva fallito tante volte.

Damien possedeva tutte le risposte

tuttavia esse non gli erano bastate.

Un giorno incontrai Sabelle.

Alla fine delle lezioni

mi portò nel suo alloggio

nella sezione femminile.

Altre ragazze giocavano tra loro.

Con la sua guida potei entrare

nella loro stanza segreta.

A un tratto si distese sul letto languida.

Stese il braccio indicando un fazzoletto.

Quando glielo passai

mi accorsi che mi voleva.

Tenevo a casa un dono prezioso

di cui andavo molto fiero:

una potente moto che filava per aria.

Trovai Bianca in salotto.

Rimase a dormire.

La casa di carta(pesta)

So di gente entusiasta di questa serie che non faceva che vantarne le lodi… Allora anche io ho provato a vederla… giusto per dover tristemente constatare come la gente non sia più in grado di distinguere il bello dal brutto, il fatto bene dal fatto male.

I pregi principali di questa serie sono: per cominciare, il ritmo. Sì, quello ammetto che è buono. Diciamo che tende a catturarti impedendoti di lasciare la visione. Peccato però che un buon ritmo non sia necessariamente sinonimo di buon prodotto.

Altro pregio: la struttura, l’intrico, come vengono presentati i fatti che avvengono, le interconnessioni tra personaggi, e anche la scelta di affiancare a una parte che scava nel passato della storia una parte che si svolge come fosse praticamente in presa diretta.

Qui finiscono i pregi di questa serie spagnola. Perché oltre ciò, a giudicare dalla prime sei puntate – poi non ho osato andare oltre – ho trovato solo un mucchio di boiate, di invenzioni illogiche che hanno il solo e costante scopo di alzare sempre più il tiro, per stupire: una marcata ricerca della stupefazione.

E allora… che andassero a cagare. Io questa serie non me la guardo. La lascio a quei poverelli di spirito che hanno tempo da perdere ai quali basta poco per stupirsi e rimanere avvinti da un prodotto commerciale sostanzialmente nato per cretini. La lascio a quei malati che avendo molto tempo libero e dovendo tener occupata la testa, si devono stordire con qualcosa per non pensare troppo.

I personaggi sono tutti antipatici e piatti, non riescono ad apparire credibili. Non è che basta mettere a un tipo una barba e un paio di occhiali per renderlo intelligente, eh!

Avanzo la proposta di ribattezzare la serie La casa di carta igienica. Utile per pulirsi il cul.

Arthur Machen: Il grande dio Pan

Romanzo gotico, di un autore decadente. Sicuramente non si tratta di un horror concreto e visivo come quello di Lovecraft. Infatti qui prevale il non detto sul detto; prevale il racconto (parziale) al passato rispetto alla narrazione dettagliata delle fasi di una caduta nell’orrore. A ogni modo è ovvio che l’opera esoterica di Machen debba molto a Edgar Allan Poe, il che non sorprende dato che quest’ultimo può essere considerato l’antesignano dei racconti del terrore…

Ne Il grande dio Pan c’è una forte pulsione sessuale assolutamente sublimata, con conseguenti sensi di colpa.

Mentre Machen scriveva questo breve romanzo Oscar Wilde finiva incarcerato per la sua omosessualità, Bram Stoker realizzava Dracula, e… insomma da un punto di vista creativo c’erano influssi molto fervidi nell’aria.

Ma non vi ho parlato della storia… Il libro si compone di una serie di episodi, in cui pian piano si mettono assieme i pezzi del puzzle. Tutto parte con un folle esperimento: forare una certa parte di cervello si dice che permetta di vedere il dio Pan (o quello che egli rappresenta). Poi da lì un Male insostenibile si propaga a macchia d’olio, infettando e corrompendo fino all’estinzione tutti coloro che ne vengono a contatto…

Gli occhi della notte (Wait until dark, 1967)

Certo ci saranno professoroni fracassoni che storceranno la bocca se critico questo film senz’altro entrato nella storia del cinema, che tra l’altro deve aver originato un certo filone specifico di “cieche che devono difendersi da uomini cattivi”… Ma i fatti sono dalla mia parte se vi dico che la storia è piena zeppa di incongruenze grosse come una casa che anche la mia fidanzata infatti non ha potuto fare a meno di evidenziare – dunque non è stata solo una mia impressione. Ovviamente si salva la grande interpretazione di Audrey Hepburn, che non a caso le fece vincere dei premi.

Una storia che sceneggiatori (sicuramente ubriachi) si sono divertiti a ingarbugliare a più non posso quando la vicenda in sé sarebbe pure semplice. Una donna, con un escamotage, dà in prestito una bambola a uno sconosciuto per evitare di dividere il suo contenuto (cioè droga) con un tipaccio che si appresta a incontrare. L’indomani la donna viene uccisa dal tipaccio, il quale chissà perché si affilia con altri due tipi che anche loro vogliono metter su le mani sulla bambola. Nel frattempo l’uomo della bambola se ne parte per un viaggetto lasciando la mogliettina cieca sola in casa, ma con la bambola.

La mogliettina per sua fortuna è, sì, cieca, ma niente affatto scema, anzi è così in gamba che riuscirà a tener testa a quei tre imbroglioni – i quali arzigogoleranno un piano incredibilmente complesso per farsi consegnare la bambola spontaneamente – fino all’arrivo dei soccorsi.

Blurp!

Sogno #83: La malattia di Tereza dal sorriso immacolato

Lei mi piaceva, io l’amavo. Ma avevo scoperto che stava male.

Il suo stato di salute era irreversibile, non sarebbe dunque mai migliorato. Per cui avevo stabilito che la corte che le avrei fatto sarebbe dovuta essere “delicatissima”. Perché lei, un grande amore che l’avesse scossa da capo a piedi, non se lo sarebbe più potuto permettere, altrimenti rischiava la morte.

Così il mio intento, a quell’appuntamento, era quello di non eccedere. E, chissà, forse anche per quello mi ero portato appresso Azrael, che doveva un po’ svagarsi anche lui, oltre che fungere da elemento “cuscinetto” che avrebbe impedito che tra me e Tereza dal bel sorriso immacolato montasse un fuoco della passione troppo ardito.

Così ci ritrovammo seduti, noi tre, nell’anticamera di un ospedale, in attesa, per una visita medica. Il tempo a disposizione era tanto. Dunque parlammo, parlammo, discutendo di facezie ma anche di filosofia e d’amore.

Tereza studiava con attenzione Azrael – che vedeva per la prima volta – e le sue uscite balzane. Aveva forse compreso che aveva qualcosa che non andava, tuttavia era sempre abile a cavarsela e io non potevo che bearmi di lei dicendomi che mi ero scelto una donna davvero in gamba. La mia Tereza dal bel sorriso immacolato era molto intelligente ed empatica. E anche comprensiva.

A un certo punto mi sembrò che le cose andassero benissimo, proprio come avevo sperato. Infatti riuscii, neppure io so come, a distendere la testa sulle morbide gambe di Tereza, la quale, già innamorata di me, prese ad accarezzarmi delicatamente la cute continuando allo stesso tempo a discutere con Azrael, mentre invero il loro dibattito, da cui mi sentivo sempre più escluso ma ciò non mi importava, si faceva sempre più acceso. A ogni modo, seppure Azrael, come da sua natura, metteva talvolta in imbarazzo Tereza, lei era stata brava a non cadere nei suoi tranelli e dunque a non infervorarsi come forse il vile provocatore voleva fare in modo accadesse.

La situazione volgeva al meglio per quanto riguardava il rapporto tra me e Tereza, mentre era sotto controllo per quel che concerneva lei e Azrael. Fu così che mi addormentai.

Quando mi risvegliai non sapevo quanto avevo dormito. Ma proprio in quel momento – e dunque era lecito sospettare che mi fossi svegliato appositamente, proprio su invito esplicito di Tereza – essa mi fece capire con uno scossone che voleva alzarsi dalla sedia in cui sedeva immota da chissà quanto tempo, magari per sgranchirsi un po’, e dunque la mia testa non poteva più continuare a essere cullata così dolcemente dalle sue mani benevole.

Tornato in posizione eretta, notai che il viso di Tereza si era come mortalmente offeso imporporandosi tutto. Essa guardava me eppure doveva appena aver discusso con Azrael. Dunque quel che temevo di più si stava avverando: non sapevo dire per quale motivo, ma lei infine si stava stressando, eventualità che avrei voluto più di ogni altra scongiurare.

Ma perché sembrava avercela con me se sino allora aveva discusso solo con Azrael? Forse mi accusava ora di averlo portato, pur sapendo bene di cosa fosse capace, del suo notevole potere di rendere sempre tutto catastrofico e riottoso. Così, mentre ella parve fuggire in un altro locale, e lui le si buttò dietro prima ancora di me, potei intravedere il volto di Azrael, il quale appariva molto più serafico di quello di Tereza, eppure era tutto orientato esclusivamente verso lei, la puntava come un cane da caccia punta la selvaggina che anela.

Quando giunsi anche io nel nuovo posto dove Tereza aveva scelto di stare, una stanza esattamente come la precedente ma con la significativa differenza che intorno non avessimo altra gente, potei cogliere la coda di una loro terribile conversazione, in cui Azrael le diceva qualcosa del tipo che l’amava e che lei non poteva opporsi al suo immenso amore, perché lui era certo di essere contraccambiato. Sciagura!

Tereza aveva assunto un’aria dolente ma perlomeno non appariva più paonazza come prima. Tereza non gli disse, come mi sarei aspettato – neppure mi guardava più, per lei ormai esisteva solo Azrael con cui confrontarsi –, che amava me, per cui non avrebbe mai potuto accettare la sua corte serrata e violenta, bensì farfugliò solo qualcosa che non poteva, evidentemente per via della malattia mortale che l’affliggeva.

Tereza scappò verso un balcone poco distante per prendere un po’ d’aria. Vi si sarebbe anche gettata pur di fuggire al fardello che ora Azrael rappresentava. Azrael però chiaramente non era intenzionato a mollarla e fece subito per correrle dietro e asfissiarla, come sapeva fare bene quando voleva. Feci appena a tempo ad afferrarlo per un braccio. Allora dovette parlarmi per forza. E lui lo fece, anche se mi guardò negli occhi solo un istante, non volendo perdere di vista la sua irrinunciabile preda. Gli dissi velocemente, perché lui già stava per sfuggirmi:

«Ma tu sai che lei ama me! Lasciala stare! Non vedi che la fai soffrire?!»

Ma lui prontamente mi rispose:

«Macché, lei ama me!, sennò non starebbe così male adesso! Solo che non vuole ancora ammetterlo!», e dandomi una spinta si liberò di me e tornò ad assediarla al balcone…

Così compresi il grave fallo che avevo commesso. Non solo avevo perso Tereza dal bel sorriso conciliante, la quale, ingannata dal mio folle fratello, ora si era invaghita di lui, ma, cosa ancor peggiore, già sapevo che tra loro non avrebbe mai funzionato, perché Azrael non era affatto adatto a stare con una donna, a saperla gestire, difatti i suoi amori precedenti si erano conclusi tutti alla stessa maniera, con lui che veniva allontanato lestamente dalle femmine di cui si era invaghito appena esse erano venute a contatto con la sua vera essenza, con lui che infine le ripudiava odiandole e chiamandole pubbliche donne di facili costumi.

Dunque sapevo che quell’aborto di amore non sarebbe mai giunto a buon fine: ma non potevo farci niente per disinnescare esso e le sofferenze che ne sarebbero seguite, perché ormai Azrael si era spinto troppo oltre, e la povera Tereza sarebbe stata quella che ne avrebbe patito più di tutte le conseguenze, per colpa di un mio singolo errore, rivelatosi imperdonabile…

Se volete litigare (per cinefili :-D)

Questo post lo stavo preparando proprio poco prima che venissi espulso da un certo gruppo Facebook che si occupava di cinema di alto bordo… ;P

Da quando sono entrato a far parte di questo gruppo mi è successa una cosa stranissima mai accaduta prima: IL MONDO MI SI È CAPOVOLTO, a forza di sentire che film pessimi sono capolavori mentre film belli sarebbero insulsi.

Come mai? Coma mai questa cosa succede solo all’interno di questo gruppo? Me lo son chiesto fin dalla prima volta che ci ho messo piede.

Ho provato a dare delle risposte.

PRIMA IPOTESI: c’è gente molto SNOB che per far credere agli altri che sono più intelligenti, allora affermano esattamente il contrario di come stanno le cose…

Questa è la prima cosa che ho pensato. Ma ciò non mi soddisfaceva in pieno perché… bisogna essere proprio delle merde per perseguire con pervicacia un tal proposito e poi trarne anche un piacere (torbido) che costringa a continuare su quella direzione traviata.

Allora ho ipotizzato che potesse esserci dell’altro…

La SECONDA IPOTESI che ho fatto è degna del miglior pensatore della terra. Ho pensato che forse, loro, il gruppo degli snob – in ogni caso ho deciso di chiamarli così –, non fingono: le pensano davvero quelle cose. Certo, ciò sarebbe incredibile perché… come si può sostenere il contrario di quello che il mondo ha già stabilito essere la verità su qualcosa? Allora ho pensato che forse il vero punto è che gli snob in verità percepiscono la realtà in maniera diversa da noi, noi altri “popolo”, proletariato cinematografico che giustamente riteniamo Fantozzi un capolavoro (di comicità e satira, ma pur sempre un capolavoro, anche se è “popolare” e piace a “tutti”, tranne agli snob). Forse gli snob soffrono di una forma di autismo – mi scuso preventivamente con gli autistici per l’uso assolutamente improprio di questo termine, che non vuol essere lesivo della loro dignità in alcun modo – che fa percepir loro la realtà in maniera diversa da noi altri. In fondo chi può dire cosa sia davvero la realtà? Quel che noi definiamo “realtà” non è altro che una serie di percezioni che vengono filtrate dai nostri cinque sensi (sei, se si tiene conto del noto film col pelatone con i piedi bruttissimi). Da qui ci potremmo addentrare in discorsi filosofici e retorici che però non intendo fare…

Comunque, sempre se questa seconda teoria fosse corretta, chi potrebbe dire che la loro realtà debba esser per forza sbagliata, solo perché sono in minoranza rispetto al resto del mondo?

A ogni modo si può affermare che gli snob, sia se si tratti di soggetti “diversi dalla media” o meno, siano in genere delle persone che se le contraddici diventano molto nervose e tendono a esser intolleranti e a rinfacciarti le stesse cose di cui li accusi…

Kingsman Secret Service + Kingsman – Il Cerchio d’Oro

Spregiudicato film d’azione il cui tocco sarcastico di Millar si annusa lontano un miglio.

Mark Millar è un talentuoso scrittore di fumetti che si è messo in mostra a partire da qualche decennio fa, con delle storie molto violente e politicamente scorrette, diciamo nella scia di Garth Ennis (anche se molto meno forti e ripugnanti di quest’ultimo). Il fumetto da cui trae spunto questo film è: The Secret Service (che non ho letto).

Un ragazzo rimane orfano. Un tizio gli lascia un numero da chiamare se un giorno dovesse trovarsi in difficoltà. Il ragazzo poi lo chiama: viene così a contatto con un’organizzazione di agenti segreti che si ispirano ai valori arturiani della Tavola Rotonda. Nel frattempo un geniale cattivone sta tramando per diventare il padrone del mondo…

Per quanto riguarda Kingsman – Il Cerchio d’Oro, è la seconda parte della storia, per cui è raccomandata precedentemente la visione della prima. Stavolta il supercattivo è una donna che ha inventato un veleno che infetta le persone che assumono droghe…

Non male, se vi piacciono i film d’azione iperviolenti molto caustici, che somigliano ai film con supereroi.

Due lunghe novelle di Arthur Schnitzler

Morire

Quando a un uomo viene diagnosticato un anno di vita, gli equilibri all’interno di una coppia patiscono notevoli scossoni. Dapprima lui vorrebbe lasciarla, per non farla soffrire. Lei dal canto proprio dichiara che non lo abbandonerà mai per nulla al mondo e gli sarà vicina sino alla fine. In un secondo momento lui diventa più egocentrico e possessivo, tanto che reclama per sé tutte le attenzioni di lei, la quale invece si interroga se sia davvero il caso di tener fede alla propria promessa…

Fuga nelle tenebre

Un uomo viene da un esaurimento nervoso in cui ha patito anche stati di delirio e paranoia. Sembra, ora, che stia meglio; tuttavia in passato, spaventato dal proprio stato di salute, ha consegnato al fratello una lettera che è praticamente un’autorizzazione ad ucciderlo qualora questi dovesse rinvenire in lui evidenti e irrevocabili segni di pazzia.

L’uomo stringe un legame con una signora che lo porta presto al fidanzamento. Il rapporto con questa donna spazza via gran parte dei dubbi che esso nutriva sulla propria salute psichica. Sennonché altre paranoie riemergono e lui pensa che la sua unica via di fuga possa esser scappare via con la sua fidanzata…

Entrambe le novelle presentano innumerevoli spunti interessanti che scavano negli animi delle persone. Per questo mi sarebbe molto piaciuto se l’autore avesse avuto la voglia e la pazienza di trasformarle in veri e propri romanzi.