Mese: marzo 2017
Frammenti: Vomito
DOT: Il gioco è già finito
Tra le righe
Sogno #74: Il ritorno della ragazza dal sorriso immacolato
Un giorno, imprevedibilmente, Tereza dal sorriso immacolato tornava da me. E lo faceva di sua spontanea iniziativa senza che l’avessi cercata. E io, anche se mi ero giurato che qualora fosse tornata l’avrei ricusata così come lei aveva fatto con me molteplici volte in precedenza, io non la scacciavo, e seppure di malanimo le permettevo di ronzarmi attorno. E ben presto diventavamo amanti come non eravamo mai stati. Però il nostro non era, e non sarebbe mai potuto essere, un amore puro e gioioso, e rimanemmo incastrati in un rapporto d’amore-odio. Così io stesso mi sorpresi a picchiarla una notte, esattamente come lei si sorprese a vedermi che la picchiavo: io, Nemesis, che non avevo mai alzato mano su donna alcuna in vita mia.
La picchiavo così forte e senza pietà che il mio era come un invito ad andarsene. Era come se le dicessi: vedi?, se rimani, questo è quello che ti aspetta, cagna!, perché è quello che ti meriti; ti darò finalmente quel che ti sei guadagnata sul campo, cagna!; ma io non sarò capace a mandarti via.
Così credevo che se ne sarebbe andata sul serio e che magari mi avrebbe anche denunciato alle autorità recitando la parte dell’innocentina. Già me la vedevo mettersi negli abiti della povera vittima sacrificale, sfortunata e turlupinata, della donna che aveva avuto come unica colpa quella di fidarsi di un manigoldo che aveva sempre finto di essere un gentile non violento, mentre invece era solo un lupo travestito da agnellino. E allora io sarei finito in carcere, sì, ci sarei finito per una donna infima e falsa come lei e mi sarei maledetto per il resto della mia grama vita per essermi fatto giocare così clamorosamente per un’ultima grande volta da lei.
Quello davvero avrebbe potuto essere il mio destino, ma non andava così. Perché, fin da quella prima volta che la battei, Tereza a un certo punto cominciò a piangere e mi intenerì talmente tanto che me la dovetti stringere tra le braccia come una bambina preziosissima e casta. E lei notò il mio cambiamento e osservò che piangevo anche io (ma non per quello che le avevo fatto bensì per quello che mi suscitava). Così facevamo l’amore nella maniera più totalizzante che esistesse e infine lei si chiedeva se da ultimo non avesse trovato il grande amore della sua vita. Sennonché non passava poi molto che lei mi rimostrava la sua vera faccia di donna ipocrita, menzognera e traditrice, in maniera che ancora mi venisse voglia di picchiarla a sangue e non esitassi per nulla a seguire questa mia immonda brama.
L’avrei sempre picchiata. Mi resi conto col tempo che inconsciamente la picchiavo per punirla di tutte le malefatte che aveva compiuto nella sua vita e che sempre avrebbe reiterato, perché era nella sua stolta natura essere la donna malvagia che era.
Però rimaneva il fatto oggettivo che mi attraeva. Sì, mi attraeva, anche se lei era tanto cattiva quanto io mi sentivo buono anche se la bastonavo. Credo che, il mio, poteva essere, attraverso tutte quelle botte, anche un estremo tentativo di mondarla; oppure era il contrario: ero io che dovevo depravarmi altrimenti la nostra unione empia non avrebbe potuto permanere, essendo troppo sbilanciata per la nostra totale incompatibilità.
In realtà non avrei mai potuto davvero tenermela vicino, perché era impossibile cambiare la natura di quella donna manipolatrice. Ero dunque io che mi avvicinavo a lei, non volendolo, diventando ogni giorno più cattivo, ma solo per quel che concerneva lei.
La umiliavo in tutte la maniere, la mettevo al guinzaglio, la torturavo, la facevo giacere con altri uomini sconosciuti e poi le gettavo in faccia il denaro che le avevo fatto guadagnare dicendole che era una puttana bravissima, che in quello era la numero uno: prostituirsi era l’unica cosa che sapeva fare.
E lei piangeva, ma sapeva che, tanto più lo avrebbe fatto in maniera sincera (sì, perché c’erano delle volte che fingeva, e allora io mi arrabbiavo con lei e la battevo ancora più forte), tanto più poi mi sarei commosso amandola sinceramente, quasi pentendomi, rivelandole che tra noi due chi perdeva di più ero io. Perché mentre lei al massimo poteva perder coscienza se la battevo troppo forte avendo in eredità fiotti di sangue e qualche livido violaceo che le sarebbe stazionato sul corpo o sul viso per qualche giorno, io perdevo, giorno per giorno, pezzo per pezzo, una parte della mia anima pura che non sarebbe mai più tornata, che in realtà era come se lei fagocitasse filtrandola attraverso sé, rendendola sempre più nera, come la sua.
Così alla fine, era lei che vinceva, che mi avrebbe sconfitto. Perché era riuscita a pervertire il cuore gentile di un uomo che un tempo l’aveva amata di un amore altissimo, incontaminato e sincero. Mentre oggi quell’amore commisto con l’odio si era talmente guastato che puzzava di marcio ed era imputridito. Sapeva di morte.
Frammenti: Il sesso degli angelici canidi
Mark Haddon: Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte
Avevo sentito dire che questo libro era “bellissimo”.
L’ho letto e l’ho trovato “carino”.
È la storia di Christopher, un ragazzino con la sindrome di Asperger la quale lo costringe a comportarsi in maniera molto diversa da un comune ragazzino. Christopher non ride mai, non guarda le persone in volto e ha difficoltà a interpretare lo stato d’animo degli altri basandosi sulle loro espressioni. Per questo Christopher può sembrare ai più un po’ stupido. Ma la verità è che non è affatto stupido. Solo, la sua intelligenza funziona in maniera differente. E per esempio lo fa eccellere in Matematica…
Una notte Christopher trova il cane di una vicina ucciso. Così si mette in testa di scoprire chi lo ha ammazzato, anche perché il suo idolo è Sherlock Holmes…
Il principale pregio di questo libro è far comprendere che se uno agisce in una maniera fuori dal normale, non è detto che questi si stia comportando in un modo oggettivamente sbagliato.
Mi ha anche portato a riflettere circa un atteggiamento del mio cane. Prima dei pasti, può cadere in una sorta di “stato gemente” che mi dà molto fastidio. E ho sempre bollato la sua condotta semplicemente come “molto capricciosa”, punto e basta. Ma forse non stanno proprio così le cose. E si potrebbe affermare che, non dico che abbia una sorta di mini sindrome di Asperger, però chissà…