Saviano De Filippi


La de filippi è un simbolo molto limpido e forte di un certo modo di fare televisione. E anche di un certo modo di intendere il business. E di conseguenza la vita

Saviano lo sapeva bene. Tuttavia è voluto comunque andare da lei, di fatto, quindi, legittimando la de filippi e tutto ciò che essa rappresenta.

Ecco perché biasimo fortemente saviano per averlo fatto.

Inutile dire che io non l’avrei mai fatto.

Comunque, se è lui il primo ad affermare che non è avulso da quel contesto lì, che se ne tenga conto. E d’ora in poi si valuti saviano anche tenendo presente questo aspetto di lui.

Mi sbaglierò, ma mi sembra di ricordare un tempo in cui saviano criticava la tv della de filippi… Ma sì, forse mi sbaglio io…

A ognuno il suo 25 aprile

Ecco come questa povera donna affranta festeggia il suo 25 aprile: ricordando il povero nonno defunto in guerra. Che pena, eh? Ci sarebbe davvero da mettersi a piangere, eh?!

…Se non ci fosse però quel piccolissimo particolare che, se non ci fosse stato, quel suo nonno, milioni di persone, italiani e non, non sarebbero mai morti. Davvero un particolare insignificante…

Infine, ecco la parte follemente divertente! Per sapere quel che ha scritto sulla sua maglietta, questa povera donna orfana di nonno insinua quasi l’idea che non sarebbe affatto male appenderla a testa in giù. Come suo nonno…

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Elizabeth: Nella discarica


Quando finalmente Elizabeth gli fece il piacere di tornare in superficie, lui le poté fare la domanda che prima aveva tentato di presentarle, la quale nel frattempo aveva perso leggermente di valore, poiché la risposta pareva scontata.

«…Ti piace molto il vomito?»

«Non è che mi piaccia. Mi attrae. Perché, a te no?», fece lei garrula.

«Non molto…»

«Peccato…», disse con un atteggiamento irrimediabile e dispiaciuto.

«Perché peccato?»

«No, niente. Se non ti piace, è inutile che te lo dica…»

Bikal avrebbe voluto approfondire (ma solo perché era un tema che la riguardava) però non ci fu verso di farlo. Allora cambiò argomento.

«Quello da cui siamo scappati chi era? Il tuo pusher?»

Ma lei si adirò.

«No! Sei pazzo? Non mi servirei mai da lui! Quello è solo il mio magnaccia. E se ti trova con me, ti ammazza senza troppi complimenti…»

Bikal ebbe molta paura. Si figurò la scena in cui quello gli rompeva prima tutte le ossa e poi gliele estraeva dal corpo, lasciandolo senza scheletro riducendolo a un ammasso flaccido di (scarsi) muscoli e pelle. Lei comprese il suo timore e andò avanti nella dissertazione.

«Penserà che sei il mio amante, e allora impazzirà di gelosia e ti vorrà ammazzare personalmente, lasciando mucotiche scie di sangue sul terreno…»

«Ma… non è solo il tuo protettore?»

«Ovvio che no. Mi ramazza tutti i santi giorni, almeno per mezz’ora, allargandomela bene, prima di mandarmi a battere. Un po’ per abitudine, un po’ per sport. Sai, questa gente uno la crede tanto di un certo tipo, invece anelano solo una domestica semplicità, come quasi tutti. Inoltre sostiene che quando mi verrà il callo starò meglio, a sentir lui. Ma secondo me vorrebbe solo impedirmi di godere, il bastardo! Il suo sogno sarebbe quello! Puah!», sputò in segno di dispregio.

Bikal deglutì non essendo più sicuro di sapere con chi si accompagnava.

«Capisco… Comunque, tornando a noi, non abbiamo fatto niente… Non potresti… dirglielo?»

Elizabeth lo guardò con una faccia da aspettativa frustrata e lui capì di averla appena oltraggiata.

«Se ci tieni tanto… posso anche provare a dirgli che noi due non siamo niente (e non lo saremo mai), se ti fa tanto piacere. Ma tanto lui non mi ascolterà per niente…»

Così Bikal aveva mostrato la sua natura imbelle, ma non avrebbe lo stesso salvato la pelle.

 

Litalicum (all in your ass, people!) di renzi


L’Italicum sta lì a dimostrare in modo incontrovertibile quanto renzi sia addirittura peggiore di berluscopi. Perché renzi è un professionista della politica. È più astuto. Non si fa solo consigliare. Renzi è nato democristiano assorbendo dalla dc tutto il peggio del loro modo di intendere il potere. Renzi è un incrocio tra berluscopi e andreotti. Renzi è un fascista che vuol risultare simpatico. È il principe degli arrivisti. È il contaballe per eccellenza. Berluscopi era un incontinente verbale, talmente incontinente che delle volte diceva davvero quel che pensava, contraddicendosi di continuo così da creare un mondo fantastico palesemente immaginario in cui tutte le sue panzane convivevano amabilmente in una realtà da Alice nel paese delle meraviglie. Renzi ti mitraglia di quei suoi stupidi e demagogici slogan da campagna elettorale americana fatti di battute senza alcun contenuto… E i giornalisti, come al solito, sono suoi servi complici perché si prendono la sua risposta come fosse sensata: non obiettano affermando che non fa che dire un mucchio di boiate. E adesso che le cambiali delle sua cazzate stanno inesorabilmente scadendo (perché non poteva che essere così), potrebbero perlomeno citare tutte le volte che si è sbugiardato da solo, o che le cose sono andate esattamente al contrario di come lui aveva pronosticato. In genere, questi “bravi giornalisti”, non fanno neppure questo. Eppure basterebbe riportare le sue stesse dichiarazioni…

È vergognoso, signori miei, che questo paese sarebbe sceso in piazza già una ventina di volte contro questa legge, se questa fosse stata realizzata da berluscopi. Invece l’ha fatta renzi e c’è un silenzio assordante da parte della maggior parte della (cosiddetta) sinistra. Mentre gli altri partiti semplicemente non contano un cazzo. E c’è chi fa finta di essere in disaccordo quando invece sotto sotto è felicissimo, perché ci guadagnano anche loro (leggi la destra).

E allora la prima cosa che mi sovviene è il notevolissimo intelletto di Debora Serracchiani, a sua detta a prova di incoerenza… Quella che quando era una militante come tante criticava aspramente Franceschini per molto meno! E oggi, che fa parte della squadra di renzi, non insorge minimamente su tutto lo scempio realizzato, e anzi ha la faccia tosta di asserire che renzi fa cose di sinistra!!!

E se devo dire se ci faccia o ci sia, secondo me c’è.

E quando berluscopi schiatterà, non potrò neppure festeggiare, perché ci sarà ancora renzi…

Il gran chirurgo(ne)


È troppo facile. Troppo. Le prime volte, ricordo, l’ebrezza della corruzione mi surclassava. Dire bugie… Tante bugie. Prescrivere esami inutili. Farmaci a cazzo. Quando ero giovane avevo sempre una gran paura che mi scoprissero, che qualcuno che si intendeva un po’ della materia avesse potuto contestarmi qualcosa, del tipo: ma perché mi prescrive questo medicinale se neppure mi ha chiesto se ho problemi di fegato?; oppure: perché mai dovrei fare un esame che al massimo può essere effettuato una volta ogni cinque anni, se l’ho fatto sei mesi fa ed è risultato tutto okay?

Ma poi non succedeva mai che qualcuno osasse metterci bocca. E capii che i pazienti credono ciecamente alla Scienza. Ci vedono come grandi scienziati, noi medici. Persone che hanno “tanto studiato”, che sanno il fatto loro. Persone che sono in grado, con la loro grande arte medica, di risolvere quei loro insormontabili problemi, altrimenti irrisolvibili senza noi. I malati sono i diretti discendenti dei pagani che si rivolgevano al santone del villaggio per curare i mal di pancia, o allo stregone-sciamano sperando fosse in grado di far piovere. I pazienti credono ciecamente in noi come farebbero degli sciocchi idolatri religiosi. Il loro è proprio un credo perché fanno un atto di fede. Accettano l’assioma che noi sappiamo quel che facciamo. E sopratutto che lo facciamo per loro. Che idioti! Ma non capiscono che io sono esattamente come loro? Uno che, per sbarcare il lunario, essendo un po’ più dritto di loro, ha deciso di dedicarsi a una professione in grado di donarmi prestigio e ricchezza. E quella ricchezza me la regalano loro, i miei pazienti. A ognuno prescrivo un esame, un medicinale, o un’importante operazione da fare. Così il mio gruzzolo aumenta sempre più, sempre più in fretta. Perché il nefasto sistema si basa proprio su questo: più prescrivo, più opero, più dispongo e più guadagno. Chiunque al mio posto si comporterebbe esattamente come me, è chiaro.

Sì, sono proprio come ottusi credenti. Solo raramente si azzardano a contestare le tue decisioni. Solo se le cose gli vanno particolarmente male. Come quei credenti che, chiedendo insistentemente un favore a un santo o a dio, se non lo ottengono, decidono di non credere più, per sfregio…

Alcuni esempi… La signora Bianca è in coma. Non viene più seguita dai suoi famigliari. Quale irresistibile tentazione! È già predisposta per subire un’urgente operazione cardiaca. Mi basta solo procurarle una crisi per motivare il bypass….

Il signor Branco è vecchio e ha il cancro. Tra poco morirà. Tanto vale impiantargli una protesi femorale, prima che se ne vada al creatore e non possa più introitare nulla con lui…

Ma anche i vecchi in ottima salute danno lauti guadagni. Perché sono vecchi. Per cui, tutti si aspettano che possano star male o abbiano bisogno di una revisione…

È troppo facile, dicevo. È il sistema che ti spinge a farlo. Quando cambiarono la legge, i nostri amici politici lo sapevano che sarebbe finita così. Lo fecero apposta per facilitarci, perché anche loro ci mangiavano sopra, ovviamente…

Così, quando oggi trovo qualcuno che pure osa contestarmi qualche decisione, se è un profano, indosso la faccia indignata di colui che si sacrifica per la comunità e non è profeta in patria e lo ubriaco di paroloni senza senso che lo spingono a tacere immediatamente. Nel tempo ho imparato a non dire assolutamente nulla pur sembrando che dica qualcosa di molto autorevole e dotto. Se invece, più raramente, qualche collega mi pone qualche domandina in cui intravedo del dubbio deontologico sul mio operato, gli faccio capire subito che qui comando io e che, se non vuole grane, dovrà fare come cazzo dico io. Perché io sono più importante di quanto può esserlo lui, io. Io sono un grande chirurgo.

 

Philip Roth: La controvita


Philip Roth crea due personaggi simili ma diversi (a cui deve essersi affezionato molto): due fratelli, un dentista e uno scrittore. E poi comincia a permutare le situazioni scambiandoli talvolta di posto, fin quando è impossibile stabilire chi (e se) dei due è morto per l’operazione al cuore e chi no, e chi ha avuto come amante una donna chiamata Maria. Così, alla fine, ogni capitolo origina quasi un mondo a sé stante, e l’autore coglie l’occasione per sviscerare temi quale: l’essere ebrei (e cosa ne consegua, in particolare a livello di sensi di colpa); l’estremismo terrorista e militante; i motivi che spingano un uomo a tradire e cosa possa implicare l’impotenza sessuale; l’amore sdolcinato e le possibili divergenze culturali tipiche dei matrimoni misti tra gente di religioni diverse…

Secondo libro di questo autore che leggo. Secondo libro che non mi sono pentito di leggere, anche se il precedente (Everyman) mi era piaciuto di più.

Elizabeth: Il primo incontro


Quando gli fu a mezzo metro, Elizabeth percepì il suo batticuore e non lo capì. Perché aveva paura di lei? Non gli aveva mica fatto niente, né poteva conoscerla, pensò. Così, fraintendendolo, gli disse:

«Anche tu sei qui per la roba?»

«Che roba?», chiese Bikal preso in contropiede.

«Dai, che si vede da come tremi… Tremi come una fottuta foglia.»

«Veramente… è solo un momento così… Adesso mi passa…»

«Col cazzo che ti passa se non ti fai di qualcosa…»

Finalmente Bikal comprese l’equivoco.

«Guarda che travisi. Io non tremo certo perché sono un tossico. Io non mi sono mai drogato, io…»

«E allora perché tremi?»

«Se proprio te lo devo dire, tremo… per causa tua… Perché non ho mai visto una ragazza bella come te…»

Solo in sogno Bikal poteva essere così audace…

Elizabeth gli sorrise tra il divertito e l’onorato.

«Davvero lo credi?»

«Te lo giuro.»

«Beh, piacere. Io mi chiamo Elizabeth. E tu sei…?»

«Io sono Bikal. E sapevo che ti chiamavi Elizabeth. Me lo sentivo…»

«Davvero?»

«Certo. È come se ti avessi già conosciuta in un’altra vita. Ti sembrerà un discorso stupido, il mio… Però è così…»

Bikal aveva attaccato con le cazzate new age, ed Elizabeth prese per oro colato tutto quel che disse. Ciononostante parve turbarsi rammentandosi l’oroscopo mattutino…

«Che c’è? Perché quella faccia?», osservò lui.

«Niente. Mi sono ricordata una cosa. Una cosa astrale, sai… E io ci credo negli astri… Negli astri e negli stronzi…»

«E che diceva quella cosa?»

«Diceva che oggi avrei incontrato uno che mi avrebbe salvato la vita. Però, per farlo, avrebbe dovuto sacrificare la sua, altrimenti sarei morta… Tu baratteresti la tua vita per me, Bikal?», chiese improvvisamente modellando le parole con le sue labbra lucidate.

«Io… anche se non ti conosco affatto… o meglio, ti conosco solo da due minuti… Io credo di sì, Elizabeth.»

Gli sorrise avvicinandoglisi a una distanza consentita solo se si era molto in intimità. Lui ebbe un’erezione, perché capì che lei se lo sarebbe potuto fare anche seduta stante, lì al parco, allo scoperto, incurante che qualcuno li vedesse o meno.

 

Messaggi subliminali nelle pubblicità: la ragazza al polo sud


Una ragazza si ritrova tutta sola al polo sud… Che silenzio che c’è al polo sud… Per fortuna ha con sé il suo telefonino (o quello che è) che la può salvare dall’isolamento facendole ascoltare la musica e collegandola al mondo! Allora lei si scarica un po’ di musica che la mette di buonumore e comincia a gioirne, ma… Poi succede qualcosa di molto brutto! La musica si blocca. E allora lei prova un malessere praticamente fisico, come se qualcuno le infilasse degli aghi nel cervello!

Poi la musica riprende e lei si illude che tutto andrà a posto. Ma la musica si blocca nuovamente, e lei torna a manifestare quelle facce che fanno sì che le si formino sul volto delle rughe di espressione che tra l’altro sembra che accelerino la sua decrepitezza, perché, una persona sola che non prova gioia e anzi sperimenta il dolore, non può che appassire più in fretta: è condannata a un misero futuro senza luce (sembrerebbe suggerire la storiellina)!

Sennonché arriva un mega pinguino a soccorrerla che, con fare assai informale (diciamo volgare), le fornisce la connessione migliore, una connessione che non la lascerà mai sola, così lei non marcirà più in una vita priva di sollazzi e socialità…

Qualcuno potrebbe chiedersi: perché il pinguino? Perché il pinguino è percepito come uno degli animali più indifesi del creato, per cui non ti darà mai la “fregatura”…

Il messaggio subliminale della pubblicità è chiaro: vieni con noi sennò con gli altri proverai sofferenza e finirai del tutto abbandonato e isolato!

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Questa pubblicità produce una sgradevolissima sensazione di fastidio in chi la vede e subisce, per di più è stata passata a getto continuo. Era così fastidiosa che tendeva a continuare a propagarsi nel cervello.

Di solito io ho uno schermo naturale che fa in modo che la mia soglia di attenzione si abbassi quando ci sono le pubblicità, ma questa pubblicità mi rimaneva impressa. E quella dannata musica che si inceppava mi faceva eco nel cervello. È solo una casualità, oppure è tutto studiato ad arte per creare questi effetti?

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Pretendo che chi di dovere intervenga per arginare il costante lavaggio del cervello che queste pubblicità producono.

A mio giudizio, questa è una pubblicità invasiva. Dunque inaccettabile.

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PS: okay. Ogni pubblicità a modo suo contiene dei messaggi subliminali incorporati in sé. Però ci sono messaggi che è lecito inoltrare e messaggi che superano con la forza le comuni barriere che dovrebbero arginare questi intrusi malevoli.

La borsa


Lei mi chiama e mi dice di prendere una sua borsa, ficcarci dentro un librettino e appenderla alla maniglia della porta per segnalare che vada portata via (da lui). Poi arriva lui.

Lo sento armeggiare. Si è sicuramente accorto della borsa e, conoscendo la sua insana curiosità, l’avrà anche aperta ispezionandone avidamente il contenuto.

Mi cerca lamentandosi che non è stato avvertito:

«Perché non l’ha detto a me dato che ci ho parlato?!»

Poi se ne va rimuginando su nostri eventuali segreti, miei e di lei, compiuti alle sue spalle.

Riordinate le idee, ritorna alla carica domandandomi:

«C’è qualcos’altro dentro?» (intendendo ovviamente dentro la borsa).

Ciò prova che:

1. l’ha aperta e ha visto che dentro c’è qualcosa;

2. ha tentato ugualmente, per qualche oscuro motivo (forse per vedere se gli mentivo), di farsi dire da me cosa ci fosse dentro, anche se lo sapeva già;

3. ovviamente la sua domanda è il frutto di un lapsus freudiano in cui chi ha fatto qualcosa che non doveva fare si tradisce rivelando di averlo fatto.

Così, di fronte a quella domanda totalmente sconclusionata (perché poteva guardarselo da solo tutto il contenuto della borsa senza ricorrere a me, come infatti ha fatto nascostamente!), il mio cervello si sforza di infondere a questa richiesta una parvenza di logicità. E allora fa finta di non aver udito quel “qualcos’altro” e trasforma la domanda in un più innocuo “c’è qualcosa dentro?”, simulando di non aver scoperto così bellamente che lui già sa cosa ci sia.

Rispondo scocciato (perché detesto prestarmi a queste pantomime dell’ipocrisia recitate pure molto male) con una faccia minacciosa:

«Sì!»

E vaffanculo.

La storia purtroppo non è finita qui anche se avrei tanto voluto che lo fosse…

Più tardi esce. E quando rientra ha ancora nella testa il chiodo fisso del segreto contenuto della borsa da scoprire. Allora, approfittando del fatto che io sia indaffarato, facendo l’indifferente, prende la borsa e se la porta di là, dove si chiude in stanza.

Alcuni minuti dopo, sempre con impassibilità, la rideposita dove l’aveva posta prima, sperando che non mi sia accorto di niente…