Delirius Dementhia 8: Un innocuo cappuccino

«Me lo fai tu il cappuccino che sono in ritardo? Però nel caffè mettici solo tre cucchiaini di caffè, sennò poi stasera non dormo… Mentre nel cappuccino mettici una zolletta e mezza. Mi raccomando: non due, che mi fai ingrassare; ma neppure una, che viene troppo amaro e poi è imbevibile…»
Seee. E io non saprei ancora riconoscere uno dei suoi folli tranelli quando me li pone? Col cazzo. E col cazzo che glielo faccio il cappuccino. Vuole solo un pretesto per litigare, per sfogare il suo cattivo umore con qualcuno facendo finta che non sia unicamente colpa sua se è in ritardo. Col cazzo che muovo anche solo un dito. Già so che, se anche seguissi alla lettere ogni suo dettame, troverebbe lo stesso un pretesto per criticarmi. Che poi a chi giova questa sua ennesima recita, questo gioco al massacro? Sappiamo entrambi chi è lei e chi sono io. Perché la massima aspirazione di una donna dovrebbe essere quella di attaccar briga con un uomo?
Infine non muovo neppure un muscolo. E lei rosica. Ha provato a farmi arrabbiare ma le è andata buca. Vorrà dire che si sfogherà con le amiche che si avvia a incontrare. Povere loro. Anzi, povere no. Perché se sono sue amiche vuol dire che se la meritano. Però, seguendo questo ragionamento, qualcuno potrebbe affermare che anche io mi merito questo castigo divino. Mentre trovo che non sia affatto così.

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Nemico di classe (film)

Ormai cominciano a fioccare film, come questo, che si impongono d’indagare circa i delicati equilibri che si instaurarono tra alunni e professori. Constato con piacere quanto ultimamente il risultato ottenuto spesso sia degno di nota.
In un istituto superiore arriva un nuovo insegnante di tedesco, il quale a prima vista appare agli studenti un po’ troppo rigido sopratutto rispetto a quello a cui erano abituati. Di lì a breve una studentessa si uccide. Gli alunni accusano il professore – che in verità rasenta la santità, visto che in tutto il film non commetterà un vero errore nemmeno sotto tortura –, il quale poco prima del fattaccio era stato visto in compagnia della ragazza, da solo.
La protesta degli studenti col proseguo del tempo si radicalizza sempre più fino a trasformarsi in aperta ribellione contro l’intero sistema scolastico. Mentre il professore diventa il bersaglio numero uno sul quale concentrarsi.
Perché si è uccisa quella ragazza?

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Andirivieni

La vecchia vicina un giorno fece i bagagli e se andò a passare la pensione in una località di mare. Nessuno avvertì la sua mancanza poiché era una signora riservata che non aveva mai intrattenuto particolari rapporti sociali con alcuno.
I nuovi affittuari che ne presero il posto erano ragazzi giovani. Si vociferava ci fosse una ragazza di capelli chiari, che parlava straniero. Ogni tanto si sentiva la sua voce dalla finestra e pure dalle scale. La si udiva distintamente intrattenersi al telefono con cadenze calde o compiacenti. E poi c’erano una serie di altri ragazzi, un po’ più misteriosi, che le aleggiavano attorno, che nessuno avevo ben inquadrato. Probabilmente si trattava di universitari, si pensava.
Personalmente non avevo mai incontrato quella ragazza perché essa sembrava avere orari molto diversi dai miei: lei era una nottambula.
Quando calava la sera, infatti, la casa della ragazza cominciava ad animarsi. Immaginai che non le piacesse affatto star sola e per questo ogni sera organizzasse una sorta, se non proprio di festicciola, perlomeno di rimpatriata tra amici.
Una sera mi coricai piuttosto tardi, verso mezzanotte. Una volta a letto, non potei però fare a meno di appurare come, tutto quel continuo viavai di persone che sentivo sfilare dalla porta della nuova vicina – viavai che invero avevo udito per tutta la sera ma a cui non avevo dato troppo risalto poiché intento a guardare la televisione – non pareva volersi affatto chetare. Il cigolio della porta d’ingresso della vicina era così fastidioso, come pure lo sbattere della porta ogni volta che veniva richiusa…
Riflettei su come fossero assai “dinamici” i giovani d’oggi, che presumibilmente transitavano incessantemente da una festicciola all’altra. E pensai pure che, se almeno non ci fossero stati quei fastidiosissimi rumori, la loro presenza sarebbe passata inosservata e sarebbe stata molto meno importuna. Ma quelli sembravano sbattersene a più non posso di quella circostanza, sembravano non concedere la minima attenzione a questioni di quel tipo, che per loro erano evidentemente insignificanti. Per loro non costituiva alcun problema l’incomodo che arrecavano.
Quella notte mi rigirai nel letto per ore. Poi mi addormentai stremato, vinto dalla fatica, verso le due o le tre.
La sera dopo andò in scena lo stesso copione ormai già divenuto detestabile rituale. Quel continuo viavai pareva inarrestabile. A quel punto decretai che la nuova vicina, pur essendo appena arrivata, già faceva il comodo suo, e questo non andava per niente bene!
Fui tentato di rialzarmi dal letto, vestirmi, recarmi sul pianerottolo e fermare uno di quei ragazzi fatui che se ne uscivano oppure venivano dicendogli di mettere un po’ d’olio a quella dannata porta. Ma già immaginavo che il mio intervento avrebbe prodotto un alterco che chissà poi come sarebbe finito. Per questo esitai.
La cosa si ripeté per giorni, mentre in me cresceva sempre più del malanimo per la ragazza e i suoi dinamici amici sempre insoddisfatti della sua compagnia tanto da andarsene uno a uno, che non rimanevano mai con lei mai fino alla fine della festicciola.
Che poi io neppure ero il vicino più prossimo. Proprio per questo attendevo, non intervenivo. Speravo che prima o poi quelli ancora più prossimi le andassero a dire qualcosa; come se essi avessero avuto più diritto di me a lamentarsi.
Sennonché, tutto sembrava immoto. Sembrava che gli altri condomini fossero diventati improvvisamente molto più tolleranti di quanto li sapevo. Ma mi sbagliavo e qualcosa si era già messo in moto ed era in pieno divenire.
C’era qualcosa di strano in quella storia che tuttavia ancora non riuscivo ad afferrare, o forse non volevo cogliere. D’altronde ancora non mi ero affacciato alla finestra per riversare un’occhiata (d’odio) agli amici della ragazza che l’andavano a trovare, altrimenti forse avrei capito subito il reale stato della cose.
Una mattina poi il mistero mi venne svelato, e da quel giorno il viavai cessò per sempre. Mi venne riferito che la notte precedente erano venuti i carabinieri e avevano fatto piazza pulita accertando come in quella casa la nuova affittuaria avesse messo su una piccola istituzione di prostituzione. Assai feconda. Segno che in zona si sentiva bisogno come il pane di un “servizio” del genere.
Pensa che scema era stata quella ragazza: avesse silenziato la porta, probabilmente in questo momento sarebbe ancora lì a vendersi. Invece no: doveva rompere l’anima ai vicini, sennò non era contenta.

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Un inquietante filmato di Topolino

Non si sa bene chi possa aver realizzato questo disturbante filmato con protagonista Topolino assolutamente sconsigliato per i bambini. Fattostà che c’è Topolino che cammina per una via… Ma, cammin facendo, l’atmosfera diventa sempre più carica di inquietudine e dolenza, e si odono per esempio delle grida di tormento, sempre più forti…

ZERO CREDIBILITÀ!

grillo

LE PAROLE DEI POLITICI VALGONO ZERO.

L’HO CAPITO DA TEMPO.

FANNO TUTTI SCHIFO.

https://www.ilblogdellestelle.it/2018/03/il_video_in_cui_salvini_tifa_pd_perche_ha_una_paura_matta_del_movimento_5_stelle.html

E SE PURE CI FOSSE QUALCUNO CHE FA MENO SCHIFO DI UN ALTRO, NON LO SAREBBE COMUNQUE MAI IN MISURA TALE DA MERITARE D’ESSER STIMATO.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/04/04/salvini-m5s-e-il-movimento-5-bufale-si-stanno-calando-le-braghe-per-essere-belli-bravi-e-simpatici/3498736/

PS: LA FLAT TAX È SEMPLICEMENTE INCOSTITUZIONALE.

flattax

Segreti

Entro nella stanza. C’è l’Erotomane dalle labbra carnose che complice dice a Occhi di Serpente:
«Che poi… ne venisse uno alla volta!»
E ride.
Non l’ha proferito chiaramente, ma è ovvio che si riferisca a me. Il debosciato si crede furbo a sputarmi in faccia senza farmelo sapere. Ma io li conosco bene, conosco tutti loro. So che si parlano tutti alle spalle, ma che quando si tratta di me, giustamente, mi si riuniscono contro. Giustamente perché ognuno di loro comprende bene, come lo comprendo io, quanta differenza ci sia tra me e loro. Loro sono infidi, malfidi, bugiardi, vili, corrotti e traditori. Io sono puro, casto, sincero, ingenuo, fedele. Per questo saremo sempre nemici. Per questo loro, che pure si odiano a morte, si coalizzeranno sempre contro me.
La Donna Cannone, anch’essa presente, appena Occhi di Serpente abbandona la stanza, si sposta verso la scrivania dell’Erotomane, dopo che egli vi si seduto davanti lo schermo col computer. Lo abbranca a tradimento da dietro con quelle sue enormi braccia adipose. E lo stringe forte come fosse un boa constrictor.
Questa donna alta, robusta e oltremodo grassa è davvero giunonica. Non vorrei essere nei panni dell’Erotomane. Difatti il poveretto prova a divincolarsi, ma non riesce a farlo, perché è molto più debole di lei. Che smacco deve essere per uno come lui, che il sesso lo intende solo alla maniera maschilista, con l’uomo sopra e la donna sotto e docile che deve esaudire ogni suo desiderio.
La insulta. Piovono improperi. Bestemmia. Le dice con vero disprezzo «Brutta cicciona schifosa!». Ma lei non lo sente. Lei ride, inebriata e accesa com’è dallo strofinio dei seni sulla schiena – per lei virile – dell’Erotomane.
Quante volte ho già visto accadere questa scena. È una specie di balzana consuetudine. Il rapporto tra quei due ha qualcosa di assai insolito, inespresso e torbido. Perché lui si vede che la odia visceralmente. Eppure, lei, per prendersi quelle confidenze, vuol dire che un tempo… Sì, un tempo tra quei due si deve esser smosso qualcosa di consistente.
Allora mi rammento di quella foto sulla scrivania dell’Erotomane che li ritrae assieme. Mi sono sempre chiesto perché lui la tenga ancora là – nostalgia? Risale ad alcuni anni fa. All’epoca apparivano entrambi più sorridenti e giovani: erano appena ragazzi di bottega. Lui però, sostanzialmente, nel fisico, era quasi uguale ad adesso. Mentre lei no. Lei sembrava quasi bella. Lei era una donna molto alta e florida, quasi un’amazzone, che poteva sembrare bella se la si guardava con distrazione. Adesso invece è diventata la vera Donna Cannone che è. Adesso è una pachiderma senza arte né parte. Emarginata da tutti. Dileggiata da tutti. Adesso è l’ultima ruota del carro aziendale. L’unica che non può criticare nessuno degli altri perché le sono tutti superiori. Ma ovviamente ha un deroga per parlar male di me, dato che io non sono come loro…

dc

Be happy (trasmissione di Rai3)

Dunque alla Rai, incoraggiati senza ombra di dubbio da trasmissioni meritevoli come Saturday Night Live sul Canale 8, si sarebbero ricordati che magari si potrebbe avere un qualcosa di comico anche loro. Così hanno preso il radiarolo Presta e la ozpetekiana Minaccioni e gli hanno detto di provare a condurre il programma. Ne viene fuori qualcosa che non è proprio da buttare però potrebbe essere fatto meglio.
Il radiarolo Presta si presta come conduttore televisivo ma, e non gliene faccio una colpa, non è il top come improvvisatore. Secondo me rende al massimo avendo un copione già scritto dal quale non sgarrare di una virgola, che riesce a interpretare alla perfezione.
Mentre la Minaccioni – a cui evidentemente piace indossare sempre lo stesso modello di abito che le mette in risalto le gambe procaci e il seno pure (che rischia sempre di uscirle fuori quando, chissà per quale motivo, si gettano sempre su quel divano letto bianco) – tende a strillare un pochino troppo, ed è più attrice comica che presentatrice anche lei. Inoltre le gag, anche se salvo loro due, non fanno troppo ridere.
Insomma, buona l’idea di questa striscia comica quotidiana su RAI3, ma si poteva fare meglio a livello di autori e interpreti al posto giusto.
E poi basta con le finte dirette, in cui si vede uno di spalle che finge di parlare con quello che in realtà è solo un video registrato. Queste cose le trovavo vetuste già ai tempi di Tunnel. Non vedo perché ribadirle decenni dopo. Si capisce che la trasmissione è in parte registrata.

Il racconto dei racconti (film)

Partiamo dalle cose negative. Siamo nel 2018 e non voglio più vedere animali brutalizzati, schiavizzati, abusati. Non mi interessa se “il copione lo prevede”. Non è una scusa. Il cinema è finzione e ci sono un’infinità di modi per raccontare una storia. E in questo caso non c’era alcun bisogno, a esempio, di servirsi di un orso umiliato da un ammaestramento. Garrone sei avvertito. E adesso devi espiare la tua colpa in qualche maniera. Magari cominciando col chiedere scusa, non tanto a me ma agli animali, e poi magari puoi diventare vegano ortodosso.
Passando strettamente al film invece… devo dire che mi è piaciuto molto. Rimarrà nella storia del cinema – già adesso vi è entrato con pieno diritto –, non solo fantasy.
Le storie sono tratte dai racconti di Basile (che forse prima o poi leggerò). Si tratta di tre vicende che vedono come protagonisti diversi regnanti, le quali alla fine si riuniscono.
C’è una regina addolorata dal fatto di non riuscire ad avere figli la quale fa una specie di patto col maligno per realizzare il suo sogno. Dovrà strappare il cuore di un drago e mangiarlo. Ma qualche altro dovrà morire. Inoltre qualcosa va storto e anche un’altra ragazza rimane incinta. Le due donne partoriranno due ragazzi praticamente gemelli e albini. Ma uno sarà nobile, mentre l’altro di bassa estrazione…
C’è un re che un giorno comincia ad allevare come fosse un animale domestico una… pulce. Questa semplice stramberia genererà terribili conseguenze assolutamente non preventivate per sua figlia in cerca di marito…
Infine c’è un re piuttosto dissoluto che non sa resistere al richiamo della carne (chissà perché lo hanno fatto interpretare a Vincent Cassel ;-)) il quale un giorno si imbatte in un canto femminile di cui si infatua all’istante. Ma c’è un disguido. La casa in cui si reca non vede seducenti fanciulle ad abitarla. Ci sono solo due vecchie sorelle le quali, felici per l’attenzione del re, anche a causa delle sue insistenze e dei regali che egli porta, non riescono a respingerlo come dovrebbero. Così finiscono per mettersi nei guai perché il re di certo non si può accontentare di baciare solo un dito a una delle due sorelle…

racconto

Riesumazioni #3

Riguardo la tua infelicità… Non ti voglio allarmare ma solo metterti su chivalà… Devi sapere che persone che per lunghi periodi si sentono tristi sono persone a rischio, persone cioè che, in un modo o nell’altro, un giorno possono crollare improvvisamente (depressione, esaurimento nervoso, o qualche seria malattia fisica). Giustamente tu magari ti senti ancora giovane e forte, e non a rischio, però purtroppo l’infelicità protratta richiama la sfiga.
Anche per questo, per prima cosa, ti suggerisco di cominciare a scrivere qualcosa! Ti ho già parlato del potere catartico (da non sottovalutare affatto) che ha lo scrivere, ma non ti ho detto che io ho cominciato a scrivere proprio per sfogare delle tensioni che altrimenti avrebbero preso strade sbagliate… Ho cominciato a scrivere per dire che io non ero d’accordo su come andavano le cose nel mondo e nella vita di tutti i giorni! E la mia è stata una critica spietata e ribelle!
Altra cosa che potrei suggerirti, se ne hai la possibilità economica, è quella di provare a fare qualche seduta da uno psicologo. Ma che sia valido però! In realtà sappi che io diffido assai di medici e psicologi vari (perché, quando non sono bravi, possono facilmente rovinare la gente). Però ho conosciuto una psicologa che si è meritata la mia stima e che quindi, se vuoi, ti posso suggerire. È molto comprensiva e preparata. Ha due studi: uno a X e un altro a Y (dunque luoghi facilmente raggiungibili con la metro). In più è specializzata in una materia che si chiama “psicomachia”, che dovrebbe consistere in una serie di tecniche per favorire il rilassamento o simili… Se non l’avessi provata io stesso non mi azzarderei a parlartene…
Andare dallo psicologo non è una tragedia. Equivale alla possibilità di farsi una sana chiacchierata in santa pace con uno che ti ascolta, a cui poter confidare anche umori che difficilmente si direbbero ad altri.
Cmq, almeno una delle due, è bene che tu la faccia, okay?
Un bacione.

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Delirius Dementhia 7

Ancora le sue avventure su internet…
Siamo al telefono…
«Dove devo cliccare per vedere quello che voglio vedere?», chiede.
E io che ne so! Non so né cosa cerca né cosa sta vedendo in quel momento. Comunque è già tanto che lei sappia cosa vuol dire “cliccare”.
«Usa la freccia per posizionarti sulle cose che ti interessano…», suggerisco.
«Quale freccia?»
Orca boia!
«Come… quale freccia!? La freccia del mouse!»
Saprà cosa vuol dire “mouse”?, mi chiedo raggelando. Segue un lungo momento di silenzio assoluto in cui posso solo intuire che il suo cervellino si stia sforzando di compiere uno sforzo immane per tentare di dare un senso alle mie parole. Poi, infine torna a parlare.
«Quale freccia? Il mouse non ha nessuna freccia. È solo attaccato a un filo…»
«Ma porca…! La freccia! Il puntatore del mouse!»
E mo come glielo spiego? Se stiamo a questo livello, è un’impresa disperata.
Tuttavia avviene un miracolo. Qualcosa si sblocca nella sua testolina.
«Ah, la freccia… È la cosa che muovo quando muovo il mouse…»
«Esatto!»
«E come posso fare per leggere tutto? Qui mi dice solo l’inizio delle cose…»
Ha fatto una ricerca su Google…
«Devi andare dove portano i link…»
«“Andare”?»
«Ti muovi col mouse su quei pezzi di testo… Quando compare una mano invece che una freccia, vuol dire che se ci clicchi sopra ti rechi in quella pagina, capito?»
«…“Compare una MANO”?!»
Per la cronaca: le ho detto un mucchio di volte che se vuole apprendere le basi di internet deve: frequentare un corso che le spieghi tutto (e ce ne sono anche di gratuiti); oppure comprarsi un libricino di cinque euro che, allo stesso modo, le fornisca le basi, libricino che mi sono offerto di fornirle io stesso. Ma ha rifiutato. In entrambi i casi ha detto che lei non ha tempo di studiare la teoria e preferisce apprendere sperimentando.
Più volte ha provato a invischiarmi nel pantano di spiegarle tutto io. E io l’ho pure fatto, una volta, ma con delle accortezze. L’ho obbligata a prendere appunti (perché la conosco bene!). Ma adesso… puff!… è come se avesse dimenticato tutto, al solito. E dove sono finiti quei fogli con qui copiosi appunti? Volatilizzati…
Stando così le cose, non esiste una soluzione al problema.
Dunque la dirotto verso una sua amica che sa navigare su internet. Così se la sorbisce un po’ lei e ci litiga lei. Mi sembra giusto. Che tutto io?

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