Verso le undici le arrivò puntuale il messaggino di Ariel. Miriam se lo aspettava. Sapeva che si sarebbe fatto vivo: e lui non la deluse. Perché lui era molto prevedibile dopotutto per lei, e lei lo aveva capito perfettamente come era fatto. Però non avrebbe mai ammesso che tra loro due esistesse un feeling particolare.
Lesse con gusto il messaggio una prima volta. Quella mattina il cellulare non faceva che squillare e ricevere sms. Quel singolo messaggio da parte di Ariel rispetto alle manifestazioni di tutti gli altri le regalava un gusto particolare. Aveva il gusto della rivalsa e della vendetta. Ariel si attaccava e tirava forte! Lei si sposava con un altro, con Richard, cioè col suo fidanzato storico, il solo che fosse riuscito a resistere con lei tre annetti. Mentre con Ariel a dire il vero neppure erano mai stati assieme. Allora che pretese poteva vantare Ariel con lei? Nessuna, nessuna pretesa, pensava Miriam con livore.
Quella mattina Miriam non faceva che piangere. Lo faceva incessantemente fin da appena alzata. Allora Richard se n’era accorto e sorridendole compagnone se l’era stretta a sé dicendole nell’orecchio: anche io ti amo tanto amore; che bello che ci sposiamo, finalmente! Poi l’aveva lasciata imbambolata sul bidet mentre lui si andava a vestire, senza lavarsi perché aveva preferito guadagnare tempo e farlo la sera prima, per non avere da fare la mattina quell’ennesima incombenza che avrebbe costipato la già fittissima agenda con gli impegni da espletare il giorno delle nozze.
Solo dopo quelle lacrime si erano arrestate. Era stato necessario che arrivasse l’sms di Ariel per farla mettere di buonumore. Miriam sorrise impercettibilmente. E poi, ore dopo, rilesse il messaggio, dato che la faceva sentire tanto bene. Le due persone che le stavano appiccicate in quel momento se ne accorsero. Si accorsero che bene o male qualcosa di netto aveva influenzato l’atteggiamento di Miriam ridestandola da quel mare di lacrime che aveva versato per tutto il giorno. Allora la madre le chiese che avesse, mentre la zia chi le avesse mandato il messaggio e cosa le diceva.
Miriam rilesse il messaggio sorridendo, stavolta più marcatamente, non c’era motivo di fingere, dato che era stata scoperta. Cercò di memorizzarlo nella mente, perché quel messaggio non sarebbe mai rimasto nel suo cellulare per nessun motivo al mondo. Troppo compromettente. Cioè, sarebbe stato troppo compromettente perché una volta aveva sbracato parlando a Richard di Ariel dicendogli un mucchio di falsità su di lui, tali da farlo ingelosire e fargli pensare che quel suo collega doveva essere un mezzo matto misogino che però sotto sotto la importunava provandoci a più non posso; e forse era pure un terrorista, visto sempre i suoi discorsi sulle Forze dell’Ordine e i Servizi Segreti (deviati).
Ti auguro di essere davvero felice per il resto dei tuoi giorni.
Con sincerità, Ariel.
Miriam lo cancellò senza rimpianto. E poi rispose alle curiosità delle due sorelle. Era il messaggio del capo, mentì loro: è un tale buzzurro!; ma preferirei un aumento piuttosto che un suo sms falsamente sdolcinato pieno di amenità e frasi fatte, aggiunse…
Di lì a poco riattaccò a piangere. Miriam appariva a tutti inconsolabile. E tutti a dire: ah, vedi come lo ama?; vedi che anche lei ha un cuore dopotutto?; chi se lo sarebbe immaginato che una tipa algida e infida come lei si sarebbe sciolta così tanto nel giorno del suo matrimonio?; ah, come lo ama!; come si amano quei due!; sono fatti l’uno per l’altra e saranno sicuramente felici per tutta la vita, per tutta la vita!
Ma Miriam non piangeva per la gioia del matrimonio. Piangeva segretamente perché si sentiva in catene, senza via d’uscita. Certo, si era sposata l’uomo con cui stava da anni, e per questo avrebbe dovuto essere felice. Solo che non tutti sapevano quello che lei provava circa quel rapporto con lui. Non tutti sapevano che solo pochi mesi prima aveva confidato a delle amiche che Richard non la faceva impazzire, tuttavia sarebbe rimasta con lui finché non ne avrebbe trovato un altro meglio. E poco dopo lo sposava! Non avevano poi molto in comune lei e Richard, se non la superficialità, l’arroganza, l’impostura e uno spiccato egocentrismo. Ma quelle erano “doti” che non bastavano a far da collante tra loro. Miriam se n’era accorta anche solo per il fatto che quando si trattava di vedere la televisione, lui andava a vedere la partita e la viveva come un evento di un’importanza apicale, mentre lei si guardava la trasmissione di gossip spinto piena di banalità, fandonie e cattivi esempi; che erano due modi diversi di essere superficiali, e forse anche inconciliabili.
In quel momento Ariel si trovava in quella pasticceria dove un paio di volte aveva incontrato Miriam casualmente, nei giorni festivi. E mentre si ripeteva che da quel momento davvero non avrebbe più dovuto pensarla, e stavolta per davvero, si era chiesto però perché proprio quel giorno avesse scelto di recarsi là, proprio in quella pasticceria nella quale aveva incontrato Miriam le uniche volte che l’aveva vista fuori dal lavoro. Ma la domanda era retorica. Era ovvio che aveva messo in atto una specie di tributo di sublimazione. Che quello poteva essere interpretato come un rito di allontanamento definitivo. Così, nel giorno in cui lei si sposava diventandogli davvero inaccessibile per il resto dei suoi giorni, lui era andato nell’unico luogo in cui l’aveva incontrata al di fuori del lavoro, per salutarla, per dirle addio irrevocabilmente, dicendo così addio anche a quella suggestione di reminiscenza più o meno languida, quella suggestione più o meno agrodolce che la comprendeva.
Ariel entrò nel negozio e poi si voltò a osservare i dolciumi alla vetrina. I suoi occhi furono calamitati da quelli preferiti di Miriam. Ricordava di quella volta che l’aveva sorpresa a mangiarne uno, lei, sempre così maniacalmente attenta alla linea. In quell’occasione lei si era vergognata molto di essersi fatta sorprendere con il “sorcio in bocca”, e lui comprese che aveva visto una sua faccia che lei non gli aveva mai fatto vedere, la faccia della sua bambinesca ingordigia.
Una volta terminata la cerimonia, dopo il gargantuesco pranzo, Richard e Miriam tornarono sfiniti a casa. Il viaggio di nozze sarebbe cominciato solo l’indomani. Dopo una serie di pippe mentali interminabili, avevano deciso di comune accordo che sarebbero partiti solo il giorno dopo, per sistemare bene tutte le incombenze che avevano ed esser comodi di partire con la coscienza sgravata.
A sera erano un po’ brilli. Per riprendersi dagli stravizi del pranzo, non avrebbero cenato. Richard le aveva messo la divisa, la sua divisa. Si era voluto sposare in alta uniforme. Ci aveva tenuto molto a farlo e Miriam non aveva posto veti, anche se gli sembrava una pacchianeria doversi sposare un tipo vestito a quel modo. E poi quello la faceva tanto sentire una specie di sposa di guerra che presto avrebbe perso il marito partito per il fronte…
Richard sguainò a un tratto la spada d’ordinanza. Che fai?, gli chiese lei con un’aria sciocca. Di certo non temeva lo sbudellamento (mentre, si fosse trattato di Ariel, lo avrebbe temuto eccome!); però non si spiegava che cazzo stesse cercando di fare o dimostrare Richard. Niente, rispose lui, avevo sempre desiderato farlo; ora l’ho fatto; come sai, questa divisa non la metto mai, perché è solo per ricorrenze ufficiali; ma a me piace tanto avere una spada in mano e poterla maneggiare, mi fa sentire come una specie di moschettiere; adesso vieni qui, mio amore.
Miriam capì che era l’ora dell’amore. Finalmente ci erano arrivati. Si era chiesta quando lo avrebbero fatto. Quella sera sembrava che Richard avesse mandato le cose per le lunghe. Tanto che quasi quasi aveva creduto che non avrebbero consumato, quella notte, che lo avrebbero fatto solo il giorno dopo in luna di miele; ma se ciò fosse avvenuto sarebbe stato davvero un affronto per lei. Perché le tradizioni di farsi chiavare la notte di nozze esigevano che si rispettassero, anche se Miriam quella sera era molto stanca, avendo pure pianto tutto il giorno, e se ne sarebbe esentata volentieri.
In quel momento Ariel era a letto ma fatica a dormire. Ripensò a quell’sms spedito. Allora prese il cellulare in mano e rilesse il messaggio che compariva nella sezione “spediti”. Lo rilesse diverse volte. Poi lo cancellò. Immaginò Miriam che lo aveva ricevuto. Lo aveva letto e poi aveva preferito non rispondergli, cosa che lui si aspettava perfettamente visto il tipo di ragazza che era; solo che una parte di lui aveva voluto credere che, per una volta, per quella che sarebbe stata la loro ultima volta, lei avesse voluto licenziarsi da lui in una maniera decente e da amici, non con il solito astio. E invece no. Lei aveva deciso di fare la stronza fino in fondo… Certo, qualora avesse risposto a tutti i messaggi ricevuti quella mattina, c’era il caso che non l’avrebbe mai finita, però… il bello dello sposarsi non era anche quello? Non era ricevere un mucchio di telefonate e congratulazioni varie e rispondere a ognuna con un sorriso perché si dovrebbe essere in uno dei giorni più felici della vita? D’altronde, se uno perdeva il tempo a pensarti e a farti avere le sue felicitazioni, era di buon gusto rispondere e ringraziare ognuno come si doveva. Ma questo Miriam non lo aveva fatto. Cioè, con lui e qualche altro che odiava, non l’aveva fatto. Ma con chi aveva voluto Ariel era certo che lo avesse fatto.
Miriam capì che era una specie di fantasia erotica quella che Richard le aveva chiesto, di scoprirsi nuda, sopra, conservando la sua giacca militare sopra, e contemporaneamente togliersi le mutandine bianche. Richard le pose la spada sulla testa dalla parte che non tagliava e lei pensò che la volesse benedire o investire di qualche titolo. Ma se lo voleva fare, avrebbe ottenuto solo il titolo di sua puttana privata.
Mettila via, è pericolosa, disse lei con la sua faccia sbattuta che aveva pianto tutto il giorno, con il trucco oramai cancellato del tutto dalle lacrime. Richard sorrise quasi perverso, come non avesse voluto seguire quel suo consiglio. Ma poi invece gettò quella per lui così preziosa spada a lato facendola cadere sul freddo e duro pavimento e cominciò a baciarle i piccoli svuotati seni aprendosi un varco nella giacca militaresca. Per un po’ se la manipolò tutta. Poi le leccò il collo per andare a baciarla sulla bocca. Entrambi avevano un alito abbastanza schifoso. Però, se quello di Miriam in definitiva sapeva solo di alcol, quello di Richard sapeva pure di abbacchio. E quell’odore non piacque troppo a Miriam.
Mentre lei lo assecondava in tutto come fosse stata una buona bambola gonfiabile remissiva, Richard la prese e la rivoltò. Si era aperto i pantaloni, ma sembrava che non fosse troppo in forma, nonostante l’apparente infoiamento di facciata. Forse era per quello che Richard l’aveva messa di spalle?, si chiese lei. Ma non era per quello.
Senti, vorrei che, dato che è un evento speciale, questo, e che da oggi siamo davvero marito e moglie, vorrei suggellare questo giorno speciale con un regalo speciale, le disse. Non era chiaro se il regalo glielo avrebbe fatto lui a lei o viceversa, ma Miriam intuì la verità. Che cosa vuoi fare?, chiese per formalità, come fosse ancora pura come un giglio.
Niente di che!, disse subito lui; solo vorrei che mi concedessi quella cosa che già altre volte ti ho chiesto ma che non mi hai mai concesso… sarebbe ora…
Eccola là che gli era ripresa la fissa del culo. A Miriam non piaceva l’idea di darglielo, per una lunga e interminabile serie di ragioni. La prima era semplicemente che lei… Beh, delle volte, per provare, solo per provare, si era data da fare in quella zona con convinzione… Solo per scoprire che in ultima istanza non esistevano motivi validi affinché lei introducesse qualsiasi tipo di oggetto da quelle parti: perché non ne ricavava alcun piacere. Allora perché nei porno lo facevano sempre? La verità era che quella era una pratica che al maschio piaceva, ma non alla donna. Per questo si faceva. Il mondo era un luogo assai maschilista. Miriam lo aveva compreso ripensando anche a tutte quelle volte che Ariel glielo aveva ripetuto, che vivevano in una società marcatamente maschilista, tanto che uno neppure ci faceva più caso e lo accettava come fosse un fatto compiuto e basta.
Le altre ragioni che le sconsigliavano di donare il culo erano che quella era una zona piuttosto piccola e delicata, che era facile che si arrossasse, o le dolesse se si esagerava nel sollecitarla. Infatti, nelle poche volte in cui lei stessa era andata in avanscoperta in quei luoghi diabolici, si era ritrovata con l’ano che le si era infiammato e le faceva male, seppure non le sembrava affatto di aver fatto troppo forte o avesse esagerato in qualche maniera introducendosi roba troppo grossa.
E poi c’era la questione dell’igiene, a cui lei teneva molto. E poi quella che non si voleva sentire così sottomessa, perché, prenderlo in culo, era anche un simbolo, un simbolo di qualcosa di specifico a cui lei non voleva assurgere; eccetera, eccetera…
Ma ora era lì e Richard pretendeva quell’offerta da lei. Miriam comprese che prima o poi avrebbe dovuto fargli quella elargizione. Immaginò che se si fosse rifiutata quella volta lui sarebbe tornato alla carica la volta dopo, e sarebbe stato sempre più difficile procrastinare la cosa o negargliela perché ormai Richard l’aveva messa in maniera che prima o poi quell’assegnazione gli spettasse. Allora Miriam pensò che sarebbe stato meglio darglielo subito, il suo bel culetto, e far passare così tutta quella faccenda per una grande concessione estremamente occasionale, una tantum, che gli tributava, solo a lui, e solo perché si erano appena sposati, come una specie di mancia matrimoniale eccezionale. A ogni modo non volle che lui esagerasse con la spinta, seppure era certa che quella mosceria che lo affliggeva non le avrebbe fatto male, in quell’occasione almeno. Così gli disse: okay; però fai piano che ho un po’ di emorroidi.
Ora, Richard conosceva bene cosa volesse dire avere le emorroidi, perché lui stesso ne soffriva, per via di complicate questioni di sellini di biciclette e manganelli usati per giochi erotici durante il lavoro, ma non credette neppure per un momento che la sua adorabile mogliettina davvero ne soffrisse, altrimenti lei non gli avrebbe mai concesso il via libera.
Così entrambi recitarono quella sceneggiata, entrambi sapendo come stessero davvero le cose. Tuttavia, quando Miriam ricominciò a piangere, Richard fu sfiorato dall’ipotesi che lo facesse per via davvero di quelle fantomatiche emorroidi che in precedenza non erano mai saltate fuori e lui riteneva che lei non avesse. Invece Miriam piangeva molto più semplicemente perché non sopportava l’idea di essersi sposata un uomo simile, con il quale avrebbe messo una pietra tombale sulla sua felicità. Perché con quel matrimonio era come se lei si fosse rassegnata a vivere una vita grama, senza vere soddisfazioni, seppure con la sicurezza di un uomo al fianco che non le avrebbe mai fatto mancare il pane, certo, però ben latro le sarebbe mancato. A ogni modo, quando lui le chiese cosa avesse, lei rispose angelicamente che piangeva perché…: sono tanto felice di averti sposato, Richard!; con te si corona il sogno di una vita!
Ariel non trovava pace nel letto. Non c’era proprio verso di addormentarsi quella sera, maledetta Miriam. Riconsiderò a fondo il giorno prima, che era stata la vigilia dello sposalizio di Miriam. Quel giorno lei era venuta a lavoro solo al pomeriggio, e giusto per sistemare le ultime faccende con l’esigente e scorbutico capo. Allora si era presentata con due occhiaie che le arrivavano fino alle ginocchia, cosa insolita per lei, che teneva moltissimo alle apparenze e a essere sempre in ordine e presentabile e che nessuno potesse malignare su di lei. Evidentemente, in quell’occasione, le era interessato invece che si capisse al di fuori di ogni dubbio che la notte prima aveva scopato con suo marito dandoci davvero giù, perché ora lei era sposata e lo poteva e doveva fare. Quelle occhiaie in realtà erano lì appositamente per Ariel, non per altri, per farlo ingelosire. Lui, nell’oscurità e nel silenzio della notte, lo aveva capito e si disse da solo nel letto: che grandissima stronza!
Poi ripensò anche alla balzana scenetta in cui lei gli aveva fatto il favore di dirgli che si sposava. Glielo aveva detto solo la settimana immediatamente prima dello sposalizio, quando ormai i preparativi che aveva messo in moto erano stati così palesi che non aveva potuto fare a meno di ammetterlo apertamente a tutto l’ufficio (dopo che lo aveva detto nascostamente quasi a tutti, ma non a lui). Così Ariel fu la penultima persona con la quale parlò del lieto evento, a somma dimostrazione di quanto lo odiasse e volesse fargli capire quanto poco fosse importante per lui. Solo una persona ebbe un trattamento peggiore e si trattò di una donna che era soprannominata Scimmietta Nera la quale Miriam odiava anche più di lui (ma questo non consolò Ariel). Per il resto Miriam si dimostrò assai ipocrita a invitare al matrimonio solo una collega, che tra l’altro era una di quelle che sul lavoro le faceva sempre sputare sangue. La invitò per mero opportunismo e falsa amicizia, sperando di lasciarle intendere che tutto sommato era una persona importante per lei e la riteneva una sua amica, quando non era affatto così in verità…
Dopo che Miriam lo ebbe soddisfatto, Richard di addormentò come un sasso. Anche lei era stanchissima e avrebbe voluto addormentarsi come lui e ronfare della grossa. Solo che non ci riuscì. E allora ricomincio a piangere, sommessamente, trattenendo i singulti per non far svegliare suo marito che comunque non si sarebbe svegliato neppure con le cannonate. Considerando la vita scialba e senza senso che l’attendeva, pensò a cosa avrebbe potuto fare per infondere un senso a un’esistenza ormai accessoria. Naturalmente aveva già considerato molteplici volte la possibilità di farsi un amante… Ma ci era già passata prima e temeva troppo di essere additata pubblicamente dalla gente perbene come “troia”, e non voleva che quello si ripetesse ancora come era stato in precedenza (ci aveva messo così tanto a far dimenticare alla gente quella brutta storia). Allora arrivò all’unica logica conclusione che le rimaneva. Un figlio, avrebbe fatto un figlio per infondere un senso a qualcosa che non lo aveva più. Per qualche anno avrebbe badato a lui. E poi, magari, una volta cresciuto, le sarebbe passata ogni voglia di vivere qualcosa per cui valesse la pena di farlo…
