Niente baci sulla bocca
come una puttana.
Non rispondo a domande personali
perché ho cose da nascondere.
Se t’incontro per strada non ti saluto
per non creare aderenza.
Un luglio innaturalmente piovoso e umido mai visto prima. Come non si era mai vista un’estate calda come quella di 2 anni fa…
Non so che altro vi ci voglia per capire che gli uomini (leggi i prepotenti, i potenti del mondo, quelli che decidono e rubano e devastano ogni cosa) stanno fottendo tutto il pianeta e che i pochi scienziati che affermano che è tutto normale sono corrotti poiché pagati da chi ha interessa e dire che è tutto normale, che va tutto bene, che è tutto naturale…
Continuate a dormire, narcotizzati. Continuate a brucare l’erba contaminata, pecoroni. Continuate a credere nelle bugie di chi vi tira i fili, burattini. Continuate a spiluccare avidi le briciole nella mano del padrone quando egli ha forni pieni di pane, uccellini…
Poi un giorno un altro tsunami arriverà. O un altro ciclone. O un’altra alluvione. O un’altra siccità. O un cancro, a voi o ai vostri bambini.
Poi un giorno, quando vi accorgerete di tutto, sarà troppo tardi…
La verità è sotto i vostri occhi, sotto gli occhi di tutti, ma voi guardate il dito che i media vi indicano e non la luna.
Mi fece chiamare, e già sapevo che quella non era certo una bella notizia. Io e lui non avevamo mai spartito granché se non quando c’era stata quell’altra persona a proteggermi, persona che aveva avuto il benservito ed era stata vigliaccamente allontanata da mesi. Da allora ero stato sotto l’ala di un altro a cui lui, pur sforzandosi, non sarebbe mai potuto arrivare. Ma già il fatto che proprio da quel tipo fossi stato convogliato in quelle vicende di solito non propriamente di mia competenza, avrebbe dovuto mettermi sull’avviso che l’aria era cambiata, che anche io non ero più tanto intoccabile, e soprattutto non mi potevo più giovare della protezione di nessuno. E difatti, in una maniera o nell’altra, lo avevo intuito. E per questo mi sentivo nervoso. Sapevo il rischio che correvo. In più quel tipo mi faceva vomitare, per quanto lo stimassi.
Lo detestavo. Lo detestavo perché lo conoscevo. Sapevo i discorsi dittatoriali che faceva. Sapevo come amava devastare coloro i quali non si inchinavano al suo passaggio. Conoscevo le sue ambascerie di facciata e la sua voce affettata. Sapevo che aveva indotto molte persone a lasciare, anche le più innocenti e oneste e laboriose.
Sapevo che era molto temuto, e ciò innervosiva anche me, cioè uno che se n’era sembra sbattuto di tutti. Nondimeno non gli avrei mai leccato il culo. Questo mai. Per primo perché era un tipo infimo. Poi perché certo io il culo non lo leccavo a nessuno, a costo apparentemente di rimetterci.
Mi attendeva con quella ragazza buona che invece era (povera lei) abituata ad averci a che fare, a sguazzare nella sua merda. Lei era quasi affranta che fossi stato coinvolto. Comunque non dipendeva da lei, altrimenti me ne avrebbe volentieri esentato.
Parlammo un po’. Poi mi chiese di fargli quella cosa, che sul momento non mi venne. Riprovai altre volte ma in quel periodo mi ero concentrato su altre tematiche, per cui, per quanto fosse semplice la sua interrogazione, avrei avuto bisogno degli strumenti di cui sempre mi giovavo come ausilio. Ma in quel luogo angustiante non ero nel mio ambiente, e per di più in quel frangente avevo il suo fiato fetido che mi alitava sul collo, per mettermi pressione. E desumevo i pensieri indignati che passavano nel suo cervellino ristretto e borioso.
Insomma, non gli fornii quello che voleva, così alla fine mi disse che non aveva più importanza. E a dire il vero, visto i discorsi che si erano fatti in precedenza, capii che fin dal principio quella sua richiesta era stata del tutto pretestuosa, realizzata solo per poter esercitare il suo funesto potere su di me. Che miserevole!
Quando fu il momento di andare, la ragazza buona mi considerò con uno sguardo dispiaciuto (aveva indovinato quale sarebbe stato il mio gramo destino) ma io mi sentii invece sollevato. Era più il sollievo per non avere più quella ripugnante faccia davanti che la preoccupazione per averlo contrariato, per avergli fornito quell’appiglio che chissà da quanto cercava per mettermi alla porta.
Appena ritornato al mio posto mi chiesi se non fosse stato il caso di lavorare a quella cosa che mi aveva chiesto che su due piedi non ero stato in grado di fargli. Ma ciò avrebbe implicato rivederlo, il che mi procurava una profonda ripugnanza. In più mi aveva detto che non aveva più importanza, anche se ero certo che uno come lui si aspettava che sarei dovuto ugualmente tornare da lui servilmente scusandomi per la mia gravissima mancanza.
C’era una strana atmosfera. Mi sentivo in un sogno, anzi in un incubo. Fu quel giorno che si decise il mio destino, che qualcuno venne a conoscenza della notizia e se la tenne per sé, che la rivelò solo quando gli dissero che poteva farlo. Fu quel giorno che quel tipo con nessuna competenza, che neppure aveva la minima idea di cosa implicassero le pratiche in cui io ero edotto, quel tipo che ricopriva quel ruolo eminente e temuto solo perché era in simpatia col principale, quel tipo che aveva divorziato dalla moglie svedese perché alla fine anche lei si era accorta della sua ributtante essenza, perché alla lunga non si può celare la propria merdosità per troppo tempo al mondo ed essa alla fine viene fuori, quel tipo che aveva reso mezzo ritardato anche suo figlio, quel tipo che non era amato da nessuno e conosceva la vita solo come puro e semplice e avvilente esercizio del potere, quel tipo che andava con le puttane perché solo così avrebbe potuto provare l’illusione di assaporare l’amore, quel tipo che ero certo che si drogasse e che prima o poi avrebbe fatto il passo più lungo della gamba incorrendo in una fatidica e meritatissima overdose, quel tipo che non sapeva neppure usare la posta elettronica ma pretendeva di essere in grado di metter bocca in questioni bel più complesse, quel tipo abituato a mentire molto più che se fosse stato una donna… fu quel giorno che quel tipo fece il mio nome alla dirigenza dicendo loro che finalmente aveva trovato qualcuno da depennare, così come gli era stato ordinato. E loro gli fecero i complimenti per l’efficienza del suo lavoro.
Un bel giorno un tizio intuì che si potevano ricavare dei bei soldi da qualcosa (caffè, acqua, petrolio, terra, animali d’allevamento, ecc…). Allora andò lì con la forza e disse: tutto questo è mio! sgombrate!
Così quel che prima non era di nessuno, o meglio era di tutti, divenne solo suo.
E in seguito passò ai suoi figli, che anch’essi divennero ricchi. E così per le generazioni a venire…
La ricchezza nasce da un’espropriazione indebita.
La ricchezza è illegale e immorale.
Tutto ciò che ha origine da questa terra è di tutti.
Nessuno può dire l’ho trovato prima io e adesso è solo mio.
I ricchi sono mascalzoni, da generazioni e generazioni.
Le profonde ingiustizie di questo mondo nascono tutte da chi detiene il Potere e lo usa per i suoi lerci scopi.
No, no. Non lo posso accettare. Non posso accettare che quell’orso manesco ti ronzi ancora attorno, che tu non te ne sia liberata.
Ecco, è questo che intendo quando sostengo che voi donne in fatto di uomini avete pessimi gusti e siete incapaci di distinguere il bello dal brutto. Basta qualche parolina dolce che vi convincete che uno vi ami. Ma come vi può amare chi vuole solo possedervi per vanità?!
C’è un abisso tra un bravo ragazzo e un cattivo ragazzo. E, quando li confondete, siete giustificate solo se gli ultimi fingono di essere i primi. Altrimenti mi duole dirvi che quasi vi meritate il male a cui andate incontro…
È esistita un’epoca in cui le bionde erano considerate le donne più belle dell’universo, e quindi le più ricercate e rinomate.
Poi quell’epoca finì, anche perché le bionde non ce la facevano più a soddisfare da sole tutte le richieste e le aspettative dei maschi. Si ritrovarono vittime delle loro stesse immagini…
Oggi possiamo dire che le more si sono prese una bella rivincita e hanno riequilibrato le cose…
😉
{
Nota: questa prima parte del racconto mi è stata ispirata da uno di quei raccontini umoristici che ci si passa sul web… Da lì mi è venuta voglia di approfondire l’argomento. Alla mia maniera…
😉
}
#1. Andare a dormire
Lei.
Caro adesso vado a dormire che ho un po’ sonno e domani mi devo svegliare alle cinque per lavare per terra, arare, seminare, traslocare e fare il pane fatto in casa, comunica a suo marito che la guarda pensandola una delicata donnetta che non è capace di stare in piedi la sera. Prima di andare in bagno, si reca nella stanza dei figli, dove rimette ordine e rifà i letti e apre le finestre (che sennò nessuno le apre mai). Poi vede il cane che sembra avere un’aria abbattuta. E allora pensa che il marito pigro, per fare presto, non gli ha fatto fare una passeggiata come si deve quella sera, e allora il povero cane dovrà trattenersi la popò e la pipì per tutta la sera, se ce la fa. Sennò, se non ce la fa, poi la mollerà in un angolino sentendosi tra l’altro molto in colpa… Allora chiede al cane se vuole uscire un altro po’ prima di andare a dormire, e sembra che una scintilla di contentezza si accenda nei suoi occhi. E allora riesci col cane, il quale, ben soddisfatto, alla fine farà altre due volte la cacca e piscerà così tanto da annaffiare tutto il prato del vicinato per una settimana.
Rientrata a casa si sofferma sul gatto. C’è da cambiargli la lettiera. E chi mai dovrà farlo? Lo fa lei e poi, già che c’è, scende per buttare la mondezza, perché puzza. Risale a casa e finalmente va in bagno… Oh-oh. La lavatrice ha finito. Adesso così può stendere i panni e, già che c’è, dà una stiratina almeno alle cose più urgerti sennò, se non lo fa adesso, ma quando cazzo lo fa? Già che c’è, dà una spolverata veloce con lo straccetto (fa una stanza al giorno così risparmia tempo libero per il week end).
Finalmente si dedica a lei. Però per farsi il bagno è un po’ tardi. Vada per la doccia. Si strucca, si lava, si profuma, si lava i denti accuratamente e usa il filo interdentale per evitare poi di andare dal dentista. Prima di passare in camera da letto però le tocca di passare in cucina. Lava piatti, prepara il pranzo per i figli per domani. I figli… Nel frattempo sono andati a letto. Rimbocca le coperte e li bacia sulla fronte. Chiude la finestra.
Stanca morta si reca finalmente a letto. Si mette sotto le coperte e cerca di dormire. A mezzanotte sente il marito che ha tirato lo sciacquone senza chiudere la porta del cesso. Si va ad adagiare accanto a lei. La sveglia perché fa rumore e sbatte nelle porte o nelle sedie. Sembra quasi che lo faccia apposta. Poi, preso da un fremito originatosi dalla visione del suo culo così bello tondo sotto le coperte, le chiede se le va una bottarella. E lei che deve dire? Dice che va bene. Lui inizia ma poi si addormenta. A metà, anzi a un decimo. Così lei lo rotola dalla sua parte, gli mette bene le coperte sennò prende freddo, il pupone, e tenta faticosamente di trovare l’ispirazione per dormire anche lei…
Lui.
Sì, vai a dormire, va…, le dice prendendola un po’ in giro perché la donnetta ha sonno e non regge fino a tarda ora. Si mette sul divano e poi durante la pubblicità si addormenta con la bocca spalancata e comincia a ronfare di brutto. In coma fino a mezzanotte, quando ha un soprassalto e si desta. Vede l’ora. Beh, meglio andare a dormire, pensa confusamente, sennò domani chi si alza? Va in bagno a pisciare. Dovrebbe lavarsi i denti ma non ne ha voglia. È già tanto se l’ha fatta nel water senza schizzare dappertutto nello stato in cui è. Inoltre, proprio per far contenta la moglie da quel punto di vista, quando orina ha preso la segreta abitudine di sedersi, ma ovviamente non lo rivelerà mai al mondo, preferendo farsi elogiare per il “fiotto estremamente dritto” che esce dal suo precisissimo uccello. Si reca in camera da letto e vede quel bel sedere della moglie. Ha un sussulto che lo accende. Quasi quasi, una bella scopata al volo non ci starebbe male. Ma sì, la sveglio, facciamo tutto e poi dormiremo anche meglio, pensa. Così le chiede di dargliela. Lei accetta perché non può farne a meno (pensa lui). Comincia a trastullarsi ma… ha un sonno che se lo porta via. E l’indomani si chiederà se poi se l’è trombata sul serio la moglie. E ai colleghi dirà che ha tirato fino a tardi. Fino all’una o alle due, e forse che con sua moglie ha avuto una notte infuocata…
#2. Lavoro
Lui.
Va dal giornalaio, con il quale scambia le immancabili due parole. Politica, calcio, sesso, tempo… Dà un’occhiata alla prima pagina del giornale. Poi cammina come soprappensiero attraversando semafori rossi o verdi che siano. Un tale che va troppo forte quasi lo investe. Una tipa quasi lo arrota anch’essa, convinta che lui tanto si scanserà perché l’ha vista. Dopo aver bestemmiato, si dirige lemme lemme a lavoro. Senza fretta. Che fretta c’è? Alza la faccia dal giornale solo se incontra una donna che attira la sua attenzione. Ha nascosto nel cervello un microchip che sputa immediatamente le misure di una femmina appena ne vede una nel raggio di cinquanta metri. Inoltre, quel suo cervello smodatamente analitico, assegna persino i voti da 1 a 10, e mette pure i mezzi voti e i + e i -.
Una volta salito, giovandosi di ciò che ha appena appreso, scambia le inevitabili due cazzate con gli altri colleghi, in particolare con i maschi. Alle donne lancia occhiate audaci che fanno loro le lastre, o battutine sessiste, credendosi un gran cacciatore… Timbra il cartellino. E poi gli viene subito un improrogabile voglia di caffè. Tutti a prendere il caffè!, annuncia.
Quando viene il capo fa un inchino deferente. E altre battute sessiste. Quando gli tocca di lavorare se la prende con comodo. Non muore nessuno, pensa, quindi perché scapicollarsi?
Passa la giornata dedicandosi a un solo compito svogliatamente e pure male. Magari fa la solita capatina a qualche sito spinto. E poi legge tutti i giornali online che può, non ricavandone tra l’altro alcuna nuova conoscenza. Non si lascia sfuggire le foto sexy che incontra sui siti, che deve guardare tutte!, dalla prima all’ultima, sennò sente di essersi perso qualcosa. Il pomeriggio procede più o meno con lo stesso andazzo indolente e incostante…
Lei.
Va di fretta. Neppure più pensa, la mattina, di passare dal giornalaio. Se vuole qualche rivista, al limite la comprerà durante la pausa pranzo. Dà comunque un’occhiata in giro a tutte le donne che incontra, delle quali soppesa per bene sedere, pettinatura, trucco e seno, ogni volta dicendosi “io sto meglio/peggio di quella là”. Corre verso il lavoro perché ha timore di arrivare tardi, che il capo sembra sempre che glielo faccia pesare se viene qualche minuto dopo perché ha portato il pupo al nido. A lavoro incontra i colleghi. Finge di non sentire i discorsi maschilisti degli uomini (ormai ci si è rassegnata); finge di non notare le occhiate maliziose che le lanciano. Se è il capo a protendersi in queste cose o un altro tizio importante, si arrampica sugli specchi cercando di respingerli fingendo però che in qualche modo li apprezzi, sperando altresì che possano pensare che non è una troia. Mentre per quel che riguarda le colleghe… tutte amichissime!, che ti pugnalerebbero appena ti hanno di spalle. Fa dunque buon viso a cattivo gioco, anche qui, seppur in maniera diversa.
Limita le pause dal lavoro e pure le andate in bagno perché non vuol far credere che non fa niente. Per tutto il giorno sta incollata alla sua postazione, risponde al telefono, controlla il file, risponde cortesemente a domande di tutti i tipi, scrive email di lavoro, scrive a un’amica di feisbuuk. E flirta quel tanto che basti per tenersi il posto ma senza esser considerata una troia, come sopra. Se però un giorno non ha nulla da fare, o finisce di lavorare presto, è capace di stare tutto il tempo a spettegolare con le colleghe. Per ore, e ore, e ore…
#3. Amore
Lui.
Avverte una specie di formicolio partirgli dal testicolo destro. E quello è un segno. Un segno che si sta infoiando. E che entro la serata dovrà svuotarsi per bene le palle, sennò gli cominceranno a dolere. Che poi l’umidità qualche volta c’entra, c’entra eccome, ma lui non vuole ammetterlo. Preferisce pensare che gli piaccia fare l’amore quando piove. Così si inebria del piacere che proverà quando finalmente si congiungerà a sua moglie. Oh, baby, le dirà, mi fai godere, baby… E lei gli si contorcerà tutta con il suo pitone nell’utero e lui la farà impazzire dal piacere… Chiama la moglie al telefono e le dice che stasera se la vuole ripassare per bene, che si sente un leone, e sarebbe molto bello se lei contribuisse al suo deliquio con qualche particolare piccante: calze a rete o giù di lì, che faccia lei… Lei, da brava, gli dice di sì, che gli farà una sorpresa. E lui si inorgoglisce a pensare che lei lo ama sul serio, sul serio!
Poi la sera torna a casa. In verità è un po’ stanco anche se non ha fatto un cazzo, alla fine. Cerca di saggiare quella sensazione strisciante nei testicoli che provava la mattina. Mah, ci sarà ancora? Ma sì che c’è!, si dice per farsi forza. Poi si ricorda della sorpresa che gli ha promesso la moglie. La brama cercandola per la casa come posseduto. La bracca come il predatore spietato che è. Vuole la sorpresa, la vuole fortissimamente!
La trova in camera da letto tutta tirata e truccata e improfumata, già pronta per la copula. Ha un altro taglio di capelli. È molto provocante, un po’ da troia se vuoi, ma ci sta bene. Stupendo, pensa lui mentre si spoglia al volo.
Stavolta ti apro, le dice smargiasso. È già nudo. Si tuffa nelle onde delle lenzuola e che succeda quel che deve succedere. Lui non sarà responsabile di nulla!
Poi incomincia a darci giù. Ma qualcosa non va… E oplà! Già venuto. Già stanco… che sonno… voglia di dormire… forse un altra? Sì, magari dopo, dopo il riposino. Ti amo, le dice, sei stupenda. Anche lei dice ti amo, poco prima che lui cada in letargo.
Lei.
Era andata dal parrucchiere perché sentiva il bisogno di cambiare. Non sopportava più la propria faccia e voleva che la gente la guardasse in maniera diversa, forse voleva pure attirare l’attenzione di quel tipo, per carità, senza malizia. Mica se lo portava a letto, però voleva che pensasse che era una bella donna, tra le migliori… Il marito la chiama dopo che andata a fare la spesa, precisamente nel momento in cui sta sturando il lavandino (ha imparato a farlo da sé dopo anni di intasamenti da capelli lunghi). È tutta sudaticcia. Capisce che il marito si è infoiato, allora… che gli può dire per farlo contento? Gli dice che anche lei non vede l’ora di dargliela, che suda solo al pensiero. Poi lui le dice che vuole che lei aggiunga un tocco di eros, un non so che che non si aspetta. Allora lei passa in rassegna tutta la sua collezione di intimi sexy e si chiede se sia il caso di sfoggiare quelli più spinti, che lui ignora del tutto, non ha mai visto e neppure crede che possano esistere (tanto meno indossati da lei). Ma no, quello sarebbe troppo. Allora gli dice che gli promette una sorpresa che però non gli vuole dire per non rovinargliela. E lui ci gode a non saperla e si inebria ancora di più.
Poi quel giorno fa un mucchio di cose: vede le amiche, flirta col garzone del bar, legge Socrate, si fa un mutuo di shopping, gioca in borsa. Alla sera si fa una doccia per rilassarsi. Poi si ricorda del marito infoiato perso che tornerà a casa dal lavoro tra cinque minuti. Allora che si mette? Non ha più tempo. Si butta sul letto gettandosi il profumo addosso a secchiate. Per fortuna ha ancora la messa in piega nuova da offrirgli. Gli darà a bere che l’ha fatta appositamente per lui. Lei lo ama, sì. Lo ama quel bambinone di suo marito. Però lui non capisce che una donna è tante altre cose, non solo una moglie o una madre, meno che mai una santa o una puttana…
Entra il marito. È una furia. Si toglie i vestiti. Addirittura pure i calzini. Lei lo accoglie amorevolmente. Poi avverte un’imprecisata, fievole sensazione: come di un rubinetto che gocciola. Ah, sì. È il marito che ha fatto. Gli dice che lo ama, esattamente come glielo aveva detto lui un attimo fa. Poi le rimane del tempo libero da impiegare, perché lui è caduto in catalessi come un elefante anestetizzato. Che altro può fare prima di andare a dormire?
#4. Tradire
Lui.
Che male c’è un tradimento ogni tanto? Non è colpa sua se gli tira l’uccello. E in qualche modo deve pur fare. Poi tornerà dalla sua compagnia anche più soddisfatto. Quindi ci guadagna anche la sua compagna, in fondo. Lui si vuole togliere solo lo sfizio, un semplice, irrilevante sfizio. Insomma è una cosa fisica, mica mentale! Se la tradisse anche mentalmente sarebbe grave, mentre invece è solo qualcosa di meccanico, no? Come fare ginnastica, come fare ginnastica.
Così adocchia la sua preda e non gli dà più tregua. Le dice che la ama. Le compra i fiori. Le fa capire che per lei farebbe una pazzia, forse lascerebbe pure la moglie, quando ovviamente di solito non è vero. Riempie la sua preda di così tante cazzate che questa, anche se sa di essere presa in giro, prima o poi una possibilità gliela darà per forza. Perché è nella natura delle cose..
Poi… come fare a nascondere la cosa alla sua compagna? Semplice. Rimozione del senso di colpa. Un vero tradimento non è mai avvenuto. Dunque niente da nascondere: nessun senso di colpa. Quale tradimento?
Lei.
Oddio le è presa proprio male. Eccola là, si è innamorata. Non doveva farlo. Sopratutto se lui non è il suo compagno. Così adesso ha il cuore e la testa in fiamme. Alcune volte anche la patatina. Si maledice perché è una creatura capace di amare e di provare emozioni, che non può impedirsi di provarle…
Il compagno la chiama proprio mentre lei è con lui. Ma lei fa la disinvolta. Ma l’altro si potrebbe offendere. Così gli prende la mano e gli fa intendere quanto sia difficile per lei avere ancora un compagno che la allontani da lui. E quello più o meno capisce. Poi finisce la chiamata e pure con lui si deve dividere, anche se le dispiace assai. Ma avrebbe ancora ingordigia d’amore. Così le tocca di accontentarsi di quell’altro, che usa solo per scopare. Si fa una doccia, si riprofuma e torna dal marito, come illibata. E a cena le arriva un sms. Non è dell’altro, e neppure di quello che si scopa solo. È di quell’altro ancora che sta cercando di rimorchiarla. E lei si mette il cellulare tra le gambe, si scatta una foto e gliela manda, così per vedere che succede…
Sensi di colpa? Innumerevoli. Infiniti. E l’unico modo per non pensarci sarebbe quello di trovare qualcuno che le dia un po’ d’amore. Ma poi i sensi di colpa aumenteranno…
#5. Guidare
Lui.
È perfettamente padrone del mezzo. Per questo potrebbe guidare anche bendato, con le mani impegnate e mentre gli stanno facendo un pompino. Per questo, quando ha fretta, o vuole dimostrare di essere davvero padrone del mezzo, o di essere molto potente, mette la quinta marcia, sfreccia veloce, frena all’ultimo momento per poi riprendere a correre come fosse il re del mondo. E quando fa un incidente è solo perché ha bevuto, ho ha avuto un eccesso di sicurezza, o era nervoso e lo voleva dimostrare al mondo o semplicemente a se stesso… che è una testa di cazzo.
Lei.
È perfettamente consapevole che Dio segua percorsi imperscrutabili. Per questo ancora si stupisce di come possa mai essere riuscita a conseguire la patente di guida senza tra l’altro corrompere nessuno, né con denaro né con il suo corpo di donna.
Si vabbè, saprebbe che la frizione avrebbe un certo scopo, ma la usa a modo suo, con parsimonia, sennò si rovina. Talvolta cerca di partire con il freno a mano tirato domandandosi come mai la macchina non si muova.
Le frecce di posizione sono un bell’optional intermittente che non ha mai capito che funzione abbiano, oltre quella estetica.
Va piano perché così vede bene tutte le cose per la strada. E gli ultimi abbinamenti della moda.
È una donna del mondo, una cosmopolita. Dunque tenere la destra o la sinistra per lei non fa differenza (perché potrebbe trovarsi in Inghilterra). Che apertura mentale che ha!
Il parcheggio. Sarebbe capace di trascorrere una vita intera nel tentativo di eseguirne uno come cristo-comanda. Esistono donne che trascorrono più tempo a parcheggiare che a viaggiare… Inoltre delle volte si incaponisce e vorrebbe piazzare la sua volsvagen in uno spazietto tanto furbetto da smart…
Beh, per quanto riguarda questa singola cosa del guidare, forse dovrebbe un tantinello imparare qualcosa dall’uomo, ma questa è una quisquilia in fondo…
Li avevo visti sempre assieme, mai divisi, tanto che li consideravo quasi lo stesso essere, o perlomeno un essere attaccato a un altro, come fossero stati gemelli siamesi. Lui sembrava dotato di un certo fascino: volitivo, quasi bello, robusto. Sempre con la giacca e i pantaloni da adulto (difatti erano un po’ più grandi di me, sia lui che lei, essendo per la precisione degli studenti lavoratori). Lei invece aveva quei capelli tinti di biondo pallido che si sposavano perfettamente con la sua carnagione spettrale. A parte questo era sempre truccatissima agli occhi e alla bocca. Il rosso delle sue labbra sembrava fosse il pigmento in cui le erano state intinte fin dalla nascita, un rosso molto forte e prominente. Lei non l’avevo mai sentita parlare allora, e mai l’avrei sentita in seguito, perché mandava avanti sempre lui. E non aveva bisogno di parlare. Al massimo fumava. Fumava e mostrava le gambe, molto spesso. Doveva sapere di avere delle belle gambe perciò le infarciva di tacchi altissimi, da sera, da adulta. Così non potevo non notare quanto quei due risultassero diversi rispetto a me e i miei coetanei.
Gli anni passarono e mentre io diventavo sempre più maturo, loro già cominciavano a sfiorire. Più lui che lei, ovviamente, perché lei era pur sempre una donna che si curava di sé, mentre lui il massimo della cura che si poteva prendere era quella di mangiare abbondantemente tutti i giorni. Così abbondantemente che aveva cominciato a gonfiarsi. Non solo nella pancia, ma anche nella faccia, le membra, addirittura nelle mani. La sua faccia da maiale era ora sempre tumefatta mentre il naso, su cui non avevo mai avuto a ridire, che mi era sembrato sempre normale, si era ingobbito e appatatato. Lo notai quando ebbi occasione di parlare con loro, cioè con lui perché lei anche quella volta non mi fece udire il suono della sua voce.
E allora mi resi conto di chi fossero in realtà quei due: una coppia formatasi probabilmente in giovane età, che da allora non si era più divisa. Una di quelle coppie costituita da individui che, non accorgendosene, finiscono per bastarsi l’un l’altra nelle loro singolarità: una di quelle coppie che ergono una muraglia che li protegge e li esilia dal mondo. Cosicché loro non valicheranno mai quella muraglia di protezione, ma neppure coloro che sono fuori si sentiranno attratti da quella loro meschina e statica, complice contingenza simbiotica.
La voce di lui era ridicolmente buffa, da paperino. E anche il suo modo di esprimersi denotava una cultura molto inferiore di quanto si sarebbe detto a giudicarlo semplicemente dalle sue giacche con sotto camicie con l’ultimo bottone sempre sbottonato perché il collo non era molto alto quanto in compenso spesso. La loro interdipendenza era stata così assoluta che presumibilmente aveva influito anche sulla sua loro cultura, arrestandola a uno stato adolescenziale, quando dovevano essersi conosciuti.
Lei oggi non mi pareva più quella femmina fatale e bellissima che mi era parsa le prime volte che l’avevo veduta. Lei che non aveva cambiato neppure una ciocca della sua acconciatura, che eppure adesso mi appariva stinta e non attraente, con anche il suo naso che aveva subito una mutazione e si era allungato, con le sue gambe che mi sembravano più flaccide, con quegli occhi meno luminosi per via degli anni che erano passati. Occhi che in precedenza avevano ricambiato timidamente mie occhiate ardite ma che, oggi, non guardavo più con alcuna passione. Occhi che comunque, prima o poi, si sarebbero stancati della faccia gonfia da maiale che avevano avuto sempre accanto e si sarebbero rivolti altrove. Glielo potevo leggere nel destino…
Lasciar morire un amore
scientemente
giorno dopo giorno
piano piano
ogni giorno sempre di più
fino a quando non rimane più niente
questo è un assassinio
un crimine terribile
efferato
imperdonabile
che ogni giorno viene perpetrato
da gente malvagia
e gente non propriamente malvagia
ma ugualmente stolta
Mi risulta che alcuni anarchici si battano per l’abolizione totale delle galere, viste come strumento troppo disumano e coercitivo della libertà individuale.
Vorrei dire la mia su questo argomento.
Premesso che le galere sono piene di poveracci, mentre lestofanti ben peggiori sono liberi di corrompere e avvelenare e delinquere praticamente protetti dai governi del mondo (perché loro li hanno corrotti, vedi a esempio recenti casi di p2isti mafiosi e pedofili assolti poiché hanno cambiato la legge all’ultimo momento)…
Premesso che le galere dovrebbero essere (almeno nella maggioranza dei casi, dirò dopo alcune eccezioni) luoghi adibiti al recupero dell’individuo che ha sbagliato (se davvero ha sbagliato) e non luoghi di punizione vendicativa che rovinino quel che ancora ci sarebbe di buono nella persona, e che quindi le galere dovrebbero innanzitutto fornire delle alternative a una vita di malaffare, elevare l’individuo culturalmente e spiritualmente, e magari imparargli un mestiere o permettergli di studiare, sempre se davvero si vogliono migliorare le persone che ci finiscono dentro…
Premesso che sono perfettamente consapevole delle palesi ingiustizie e squilibri della Legge (italiana e non solo), per cui vengono dati, ad esempio 11 anni a un individuo che si è reso colpevole del reato di devastazione, e una pena molto più mitigata, o irrisoria, o magari pure l’assoluzione piena a chi ammazza la moglie per gelosia, o chi inquina ammazzando non solo una persona ma tante, n persone che neppure sono quantificabili, oltre magari agli animali e alla vegetazione…
Premesso che insomma la Legge spesso abbia due pesi e due misure e che non sia poi tanto giusta, e che ciò non può essere solo un caso…
Premesso che esistono luoghi del mondo in cui le galere sono uno strumento di oppressione anche più forte che qui da noi, in cui vengono negati anche i più elementari diritti degli individui…
Premesso che i mafiosi non hanno più il carcere duro quando anzi dovrebbero averlo durissimo…
Premesso la quasi totale impunità di cui spesso inspiegabilmente possono giovarsi quegli esponenti delle forze dell’ordine colti in palesi abusi del loro potere e del loro ruolo sociale, che delle volte è già tanto se vengono appena sospesi per un breve periodo dalle loro funzioni…
Premesso che Corona non può farsi più anni di Berlusconi sennò si capisce che il sistema non ha alcuna credibilità!…
Premesso che pure i giudici che commettono errori gravi e inesplicabili non la possono certo far franca e andrebbero puniti assai severamente, sia se l’errore che compiono è fatto in buonafede e sia, a maggior ragione, se è doloso…
Premesso che i servizi sociali spesso servirebbero molto più rispetto a una pena scontata dietro le sbarre…
Premesso che le carceri italiane sono spesso illegali poiché per esempio ammassano troppe persone in uno spazio troppo esiguo e quindi non si capisce come possano continuare a esercitare la loro funzione anche in queste manifeste condizioni di prevaricazione, aggiungendo alla pena carceraria stabilita un’altra punizione del tutto fuorilegge…
Premesso che quando assisto alle pantomime degli avvocati nelle aule durante un processo mi viene il voltastomaco perché è la sagra della violenza psicologica, dell’illogicità consequenziale, dell’accanimento nel cercare di far cadere in contraddizione il teste che si desidera screditare, e tutto ciò andrebbe vietato…
Premesso che sono contrario alla pena di morte decretata da Governi o persone corrotte, ma che ritengo altresì sacrosanto pensare che molti esseri umani si meritino di morire per il male che compiono ogni giorno…
Premesso tutto questo, tornando a bomba, ritengo che battersi per l’abolizione del carcere su questo mondo sia un falso problema, una falsa battaglia. Un po’ come cercare di risolvere la cosiddetta “violenza negli stadi” non tenendo conto che il problema vero non è la violenza nello stadio ma la violenza in sé.
Agli anarchici che si battono per la totale abolizione delle carceri sul pianeta dico questo: il giorno (se un giorno) ci sarà l’anarchia sulla terra, spontaneamente, non ci sarà più alcuna galera, perché non ce ne sarà bisogno.
Finché questo mondo anarchico non ci sarà, e finché questo mondo sarà ancora il peggiore possibile, i carceri esisteranno sempre, perché è nella natura delle cose. Quindi magari per ora battiamoci affinché vengano rispettati i diritti umani. Battersi per chiudere le galere, finché continuerà a esistere questo mondo, è come cercare di prosciugare il mare con un secchiello. Irrealizzabile. E si fa una fatica inutile.