Circa i gay che estinguerebbero la razza umana

 

         Visto che l’ho sentita ormai pronunciare troppe volte questa insensata idiozia che… “se tutti fossero gay, la razza umana si estinguerebbe”, ho finalmente deciso di rispondere agli idioti capaci di sostenerla, e di svelar loro  come mai 1 + 1 = 2 (cioè ho deliberato di rendere talmente chiara l’argomentazione che eseguirò, che anche loro potranno comprenderla; in modo che essi avranno finalmente la facoltà di poter includere l’elevato grado della loro insulsa esistenza delirante)…

         Ed ecco a voi la spiegazione! Ecco il perché, il vostro, è un ragionamento talmente insensato che una persona sana e di buoni principi (rimanendo spiazzato) potrebbe faticare addirittura a rispondervi…

 

         1 La frase “se tutti fossero gay, la razza umana si estinguerebbe” è equivalente alla frase “se tutti usassero anticoncezionali, la razza umana si estinguerebbe”, o “se tutti si masturbassero, la razza umana si estinguerebbe”, o anche “se tutti praticassero sesso orale o anale, la razza umana si estinguerebbe”. Chiaro il concetto?

E questo vorrebbe forse dire che se uno si dedica a queste altre pratiche si debba sentire in colpa ravvisandosi come un possibile estintore della razza umana? Ovviamente no!

 

         2 E poi facciamo pure l’ipotesi più pessimistica ed immaginiamoci un futuro apocalittico… Supponiamo che due coppie di gay (due maschi e due lesbiche) siano gli unici superstiti di un disastro nucleare planetario, e questo perché si siano casualmente chiusi volontariamente in un rifugio antiatomico (solo per accoppiarsi con quegli atti che molti di voi fascisti giudichereste impudichi e contronatura)… La ghenga omosessuale si rende conto che loro quattro sono gli ultimi esseri umani viventi sani sulla faccia del pianeta terra…

         E voi fascisti (intellettuali della ragione) pensate forse che essi, essendo diventati l’ultima speranza per la razza umana, rinuncerebbero a posare dello sperma maschile nelle poche vagine disponibili rimaste? Ovviamente no!

         Ed ecco che dovreste quindi ringraziare gli omosessuali perché, alla bisogna, salverebbero senza dubbio la razza umana, miei intelligentissimi ed ingegnosi fascisti… che non siete capaci neppure di eseguire un semplice ragionamento da bambini delle elementari…

         E penso che dovreste davvero ringraziare la comunità omosessuale perché, se toccasse a me di trovarmi in quella situazione, io mi comporterei in maniera differente e penserei che gli esseri umani siano troppo stronzi per continuare a vivere su questo pianeta.. Per cui io, sì, preferirei estinguerli una volta per tutte. Giusto per essere certo che dei fascisti non vengano più generati! Tiè!

Diritto di replica a Vieni via con me

 

 

Lista dei motivi secondo i quali NON si dovrebbe concedere diritto di replica a maroni nella trasmissione Vieni via con me

 

1 perché era assai comprensibile quello che Saviano aveva detto. E solo un illetterato, o un ignorante, o uno con la coscienza sporca potrebbe affermare che Saviano ha detto il falso.

 

2 perché la lega non è così pura come millanta. E ricorderete tutti che, ai tempi di Mani pulite, anche questo partito (all’epoca giovanissimo) fu condannato per finanziamento illecito dei partiti, proprio come Bettino Craxy con il suo PSI. Qualche monetina andrebbe forse tirata pure a bossi?

 

3 perché l’arroganza dei politici ha raggiunto livelli inaccettabili, così come pure l’ingerenza che loro vorrebbero avere in tutte le trasmissioni, in tutti i giornali, in tutto quello che si dice e pure magari su questo blog, se per caso venisse fuori che ogni giorno è visitato da un numero cospicuo di persone. Avete davvero rotto il @azzo!

 

4 perché se lo si dà a maroni, poi lo si deve pure dare alla chiesa (che vuole replicare ad Englaro), o a tutti i politici che vogliono mettere bocca sulle liste fornite da fini e bersani. E allora poi lo dovete dare pure a me un @azzo di diritto di replica!

 

5 perché maroni non fa parte degli autori della trasmissione, e neppure è Fazio o Saviano, che hanno tutto il sacrosanto diritto di invitare chi @azzo dicono loro, o no? O è in discussione anche quello?

Fatevi una vostra trasmissione del @azzo e dite quello che volete! Così come già fate (infischiandovene del diritto di replica altrui) a Matrix, nel fantastico mondo di minziolini, e come fa da anni emilio fido.

 

6 perché, se uno si sente offeso da qualche presunta falsità affermata, può sempre avvalersi della legge e querelare (come già spesso infatti costoro fanno, abusando del mezzo che la legge mette loro a disposizione ed intasando i tribunali con quelle che in verità sono più che altro delle minacce più o meno velate a cambiare versione ed ad arrendersi verso il più forte o corrotto).

 

7 perché io non inviterei mai una persona che non è attendibile e non ha mai chiesto scusa di tutti i suoi atteggiamenti altezzosi, incolti, qualunquisti, pressappochisti, squadristi, reazionari, stolti, menzogneri, che ha tenuto e che ancora tiene. Perché maroni nega l’evidenza su questioni importanti come Ustica, o ugualmente eticamente rilevanti come il caso Ruby Rubacuori, la morte di Stefano Cucchi, e tanti altri che per fortuna ho rimosso dalla mia memoria… altrimenti mi causerebbero certamente un cancro al cervello (che siano maledetti tutti i ciambellani e le puttane del regime!).

 

8 perché mi sono rotto il @azzo di dover sempre ribadire dei concetti lampanti che nel 2010 dovrebbero essere evidentissimi, ma che qualcuno continua perennemente a mettere in discussione favorendo il caos più completo.

 9 perchè maroni è leghista.

PS: questo post probabilmente lo pubblicherò martedì 23 novembre 2010. Se (come sembra) si darà comunque a maroni la possibilità di leggere una sua lista, io cambierò canale nei minuti del suo intervento, come spero che tutti facciano per protesta.

I diari di Mussolini [Veri o Presunti]

         Ma come si fa a pubblicare una cosa sulla quale molti storici hanno espresso forti dubbi?! Siete disposti a tutto, lì alla Bompiani, pur di fare denaro?! È così basso il vostro senso etico?

         Me ne ricorderò ogni volta che mi chiederò se sia il caso di comprare un vostro libro.

L’autista buono (e gli autisti cattivi)

         Incontrai l’autista buono un giorno nel quale mi ero venuto a trovare al centro di Roma (non ricordo bene perché). Era una bella giornata di sole e si era intorno alle 11 del mattino. Avevo preso l’autobus al capolinea. Mi ero seduto comodamente (per quanto comodi possano risultare quei sedili rigidi anteguerra) e mi ero anche potuto scegliere la postazione (avevo optato per un posto laterale con vista sul finestrino, che per più della metà del percorso sarebbe stato baciato dal sole).

         Quando l’autista rimise piede sulla vettura, dopo la pausa, si guardò un po’ intorno prima di tornare alla cabina di guida per partire subito. Credo che quella fosse un’abitudine che aveva preso con gli anni. Forse per individuare qualche potenziale farabuttello, o forse perché a lui piaceva sapere chi stesse portando e (in qualche modo) conoscere le persone che serviva.

         L’autista mise in moto e, lentamente, uscendo dalla risicata area che gli era stata assegnata per sostare, il vecchio mezzo vibrò ed espettorò catarri di smog. Quindi l’autista lo portò, con una serie di leggere manovre serpentine, nel pieno del traffico caotico che era già piuttosto a portata di mano. Gli fece fare alcuni slalom che gli spettavano per itinerario, più altri che si trovò ad affrontare perché qualche immancabile furbastro aveva lasciato la macchina in doppia fila, o passava in corsie vietate…

         Non ci eravamo mossi di molto. Erano passati meno di cinque minuti e si procedeva ad una bassa velocità di crociera che a me ricordava il lento ondeggiare di una nave turistica… Quando un pazzo ci attraversò la strada e cercò il suicidio tramite stritolamento. Gli andò male perché il bravo autista, che quando guidava soleva essere molto attento, lo vide in tempo e fu costretto, per non causargli una morte certa, ad eseguire una frenata repentina che fu come un terremoto per noi che stavamo all’interno del bus… La fisica non è un optional ed in questi casi è naturale che si sprigioni sempre una forza che vada in direzione contraria a quella del moto precedente. Così, in parole povere, fummo tutti tirati in avanti bruscamente e rischiammo chi di ficcarsi un palo di ferro nelle costole, chi di dare una testata al vicino davanti, chi di capitombolare in terra. In particolare un vecchio, che per qualche motivo aveva preferito non sedersi, fu quasi scagliato fuori dal finestrino (o almeno così sembrò, visto il balzo che fece): tuttavia riuscì a rimanere in piedi, anche se il bastone che possedeva andò impudicamente ad insidiare il sedere di una donna grassoccia (che forse non era consueta a pratiche del genere, la quale si turbò non poco a quell’imprevedibile e lascivo contatto… E da allora la sua sessualità cambiò per sempre e lei iniziò a… Ah, ma questa è un’altra storia che non ci interessa, per questa volta…).

         Tutti quanti vedemmo sfrecciare la minuscola automobile che aveva osato quasi farsi calpestare dal pachidermico gigante di ferro che rappresentavamo noi. Se ne andò come se nulla fosse, inconsapevole del rischio (e forse pensando di aver dimostrato la propria innegabile supremazia impettita al resto del mondo, che doveva quindi adorarla come nuovo genio della possibile vita criminale sul pianeta…). Quelli di noi che avevano assistito alla scena con più partecipazione, perché collocati nelle prime file del mezzo, lanciarono a mo di maledizioni i peggiori improperi possibili; e si agitarono nell’aria i classici “mortacci…” che da quel dì non avevano mai trovato pace (né mai l’avrebbero fatto).

         Ma visto il sommovimento inopportuno e subitaneo che vi era stato, e visto qualche gridolino di paura che aveva accompagnato la frenata, l’autista buono si volle accertare che tutto fosse sufficientemente in ordine e che nessuno si fosse fatto del male. E, sapete che cosa fece l’autista buono? L’autista buono accostò il mezzo e mise il freno a mano. Quindi si alzò dal suo cigolante sedile imbottito e si erse in piedi guardandoci tutti quanti negli occhi. E disse con fare puro:

         «State tutti bene?»

         L’autista buono sembrava davvero un serafino (venuto a proteggere le fragili vite delle persone presenti sulla terra). Ma non per la sua bellezza, ma bensì per la sua innata bontà e gentilezza, e per tutta la tranquillità non violenta che ispirava. L’autista buono era di media altezza (ah, ma sembrava un alto principe azzurro!), aveva capelli castano scuro, lunghi e gonfi che gli si erano morbidamente arricciati in ampi rigonfi di vaporosità. I suoi occhi erano limpidi e color nocciola, ed aveva anche una barba appuntita di qualche giorno. Infine non ho modo di dubitare che le sue mani, seppur non fossero belle e affusolate come le mie, fossero senz’altro cortesi e perbene, come del resto lui. Roba che, se non fossi stato un maschio, mi sarei innamorato a prima vista di lui (anzi, diciamo che la mia parte femminile ebbe un colpo di fulmine… fulminante per lui…).

         L’autista buono volle verificare che ogni singolo passeggero del suo mezzo non si fosse fatto nulla, e solo dopo ripartì (mentre noi tutti fummo orgogliosi che fosse un capitano capace e retto come lui a guidarci nel mare informe, frastagliato, tortuoso e multiperiglioso delle spire cittadine).

         Il viaggio proseguì senza altri scossoni ed io (come tutti) me ne tornai a casa sano e salvo godendomi quella che avrebbe potuto essere una giornata deprimente e odiosa, ma che, per via dell’autista buono (che con le sue preoccupazioni gentili stemperò la tensione dimostrando una volta per tutte che il Bene fosse più forte del Male), si era trasformata in un’amabile gita turistica nei rioni della città eterna (Roma capoccia del mondo infame!).

         …Ma questo racconto comprende nel suo titolo anche degli autisti cattivi (ed io non me ne sono dimenticato, anche se forse sarebbe stato meglio finirla qui e tutti quanti saremmo stati più contenti). Adesso vi parlerò anche un poco di costoro (ma non troppo, perché non voglio rovinare il ricordo dell’autista buono, che non si meriterebbe di essere insozzato e anche solo paragonato a loro)…

         Di autisti cattivi ne ho conosciuti davvero parecchi. Da quale iniziare? Ho l’imbarazzo della scelta. Il primo che mi viene in mente era un tale che guidava come se fosse ad un rally (e, potendo, avrebbe anche fatto impennare sulle due ruote posteriori l’autobus jumbo che conduceva!). Forse era uno di quelli che scommettono con gli altri autisti cattivi che riusciranno a fare tutto un giro entro tot minuti, o forse che hanno come scopo quello di superare l’autista del turno immediatamente precedente al loro per vincere la sfida… Ne sarebbero del tutto capaci…

         Comunque, questo autista guidava come se avesse appena scoperto che sua moglie lo tradiva con il suo migliore amico autista (il quale per di più era un mingherlino che comandava il proprio mezzo con raffinata pacatezza e che non aveva mai portato il motore al massimo dei giri… cioè un pappamolle!). Era per questo molto incazzato e schiumava rabbia ad ogni curva e pure ad ogni rettilineo. Il suo modo di pilotare era selvaggio, bizzoso, scostumato, illegale, collerico, stronzo, zoticone, irascibile, attaccabrighe, e chi più ne ha più ne metta (ogni aggettivo negativo credo che vada bene… Pensatene uno qualsiasi… non so: opportunista… va bene pure quello!).

         E dopo che vi ho detto questo c’è forse dell’altro da aggiungere su di lui? Direi di no. Non serve, ed io non ne ho voglia (perché rovinarmi la giornata rimembrando quel pessimo soggetto?). Meglio fare una carrellata (ma veloce veloce) su altri autisti cattivi che ho incontrato… E allora ci sono stati quelli che… non volevano aprire le porte dei loro mezzi (per qualche ragione loro, forse andavano di fretta, forse avevano una scommessa da vincere, forse non gli garbava il possibile passeggero che avrebbero caricato, o volevano esercitare l’unico potere che gli era rimasto, essendo praticamente degli impotenti, vittime e carnefici assieme della società iniqua che essi stessi contribuiscono ogni giorno a creare). Alcuni facevano finta di non vedere; altri neppure quello e te lo facevano capire bene che non ti volevano…

Per non parlare di quelli che pretendono che si salga solo dove dicono loro (ignorando che quella regola in verità è innegabilmente improduttiva se si entra in un autobus affollato, e che quindi avrebbe un senso solo per gli autobus semi vuoti. Ma a questo punto… tanto varrebbe che venisse abrogata perché del tutto idiota!); in cui “dove dicono loro” può voler significare, dietro (perché, essendo degli asociali, non vogliono avere nessuno vicino a loro), al centro (perché sono abituati ad aprire solo quella porta, altrimenti gli tocca di dover usare pure le altre dita che solitamente non riesco proprio ad immaginare in che modo adoperino…), o davanti (se sei una bella zoccoletta e vogliono inebriarsi di respirare almeno per un attimo il tuo profumo sniffandolo con il loro naso scovafica… da sempre abituato ad annusarla, ma mai a conquistarla…).

         Poi ci sono quelli che non aprono le porte per farti scendere, e che dicono con astio «Dovevi suonare il campanello per prenotare la fermata!», ma che se per caso gli fai notare che l’hai fatto si incazzano e rosicano così tanto da negare l’evidenza.

         Poi, certo, ci sono quelli che rispondono male o dicono parolacce, e se magari gli chiedi un’informazione ti fanno notare che «Non si parla al conducente!» (con le solite eccezioni per meretrici affogate in eteri profumi); o, peggio, ipocritamente ti dicono «Non lo so!», anche quando non gli chiedi di chissà quale via, ma di una strada che addirittura è segnata sul loro tragitto e compiono tutti i santissimi giorni per… quante volte?!… Dieci volte?! E addirittura è pure annunciata dalla voce elettronica all’interno del bus che avvisa circa la fermata che verrà eseguita!

         Poi ci sono quelli che “tanto passo io che c’ho il mezzo più grosso, quindi c’ho la precedenza! Ah! Ah! E voi vi dovete attaccare e tirare forte!”…

         Poi ci sono quelli che parlano per tutto il tempo al telefono e ti costringono a sentire le baggianate di cui blaterano con i loro parenti e amici; o quelli che si son portati lo stereo e ti fanno udire la musica per trogloditi (che non avevo dubbi che quei tipi ascoltassero).

         Poi ci sono quelli che non so dove abbiano preso la patente e che guidano il loro mezzo come se avesse il singhiozzo (sfondando la frizione e la prima marcia). Ma chi cazzo li ha assunti degli idioti del genere?! La domanda ha una semplicissima risposta: raccomandazione! È così lampante…

         Insomma, quanti ce ne sono di autisti buoni e di autisti cattivi? Purtroppo è incontrovertibile che i cattivi siano sempre di più dei buoni… Ed io mi immagino la solitudine di quel singolo autista buono che al capolinea non sa con chi parlare durante le interruzioni, che vede che tutti gli altri autisti cattivi fanno comunella e bofonchiano (nel modo in cui loro sanno fare) di donne (per loro tutte prostitute), motori, politica, scommesse, e tante, tante altre menate… E l’autista buono si sente diverso perché non è come loro… Però lui sa che è nel giusto e per questo andrà sempre avanti per la sua strada. E pazienza se non la potrà condividere con qualche amico. L’autista buono sa che un giorno il buon dio gli farà incontrare un altro autista buono proprio come lui. E allora si sentirà meno isolato ed avrà finalmente qualcuno con cui discorrere…

La lasciva insegnante

 

         A quattordici anni ho avuto la disgrazia di avere una professoressa (che era molto importante nell’istituto dove sono stato), la quale era da tutti conosciuta per la sua scostumatezza. Per scostumatezza intendo che, ad esempio, le piaceva piegarsi in avanti e far intravedere il suo generoso seno ai suoi bravi scolaretti, che per la maggior parte erano ancora molto inesperti circa le questioni di sesso, quindi puri, direi…

         Una volta ci magnificò con la summa di tutti i suoi consigli, e disse (rivolgendosi alle ragazze) che “finché erano giovani la dovevano dare a tutto spiano”.

         È chiaro che questo avvalorò ancor di più il mio profondo convincimento su la peccaminosa donna (e pensai a tutti i danni che una tipa del genere poteva fare ed aveva già fatto a tutti gli scolari che le fossero passati tra le sue immonde mani grassocce)…

         Però devo dire che, per quanto vi possa sembrare strano, oggi leggo la sua incontrovertibile asserzione anche con sfumature non del tutto travianti… Infatti penso che quella frase poi, tutto sommato, non debba risultare necessariamente così corruttrice come supponevo (anche se escludo a priori che lei la intendesse nel modo in cui invece la interpeto io)…

         Sì, perché quella che poteva sembrare solo l’affermazione esaltata di una ninfomane pervertita potrebbe essere così recepita:

         «La vita è breve, ragazzi miei, e non perdete il tempo ad esitare, ad aver paura di buttarvi, che tanto non ne vale la pena. Ogni giorno ci sono persone che per la paura di non soffrire si trattengono e vivono un’esistenza di rimpianti… E voi non dovete finire come quelli che, per troppo timore della vita, finiscono poi per non assaporarla sul serio…»

         Ecco, se fosse quello che l’etera istitutrice voleva dire, allora, per una volta, sono d’accordo con la peripatetica.

 

         No, non sprecatelo il tempo ragazzi

         Non è poi tanto quanto si pensa

         Dopo domenica c’è lunedì

“Rubare” in inglese (ma pure in tutte le lingue del mondo)

 

         Me la sono sempre cavata con l’inglese e, (anche se è una lingua che detesto), posso dire di conoscerlo molto meglio della maggioranza delle altre persone.

         Allora vorrei sapere come mai, al corso di inglese, tutti quanti sapevano come si diceva “rubare” in inglese, mentre io ero l’unico ad ignorarlo (e ancora oggi non me lo ricordo)…

         Come mai?! Un motivo ci deve pur essere…

Che cosa c’è [di Gino Paoli]

 

Che cos c’è

C’è che mi sono innamorato di te

C’è che non mi importa niente di tutta l’altra gente

Di tutta quella gente che non sei tu

 

Che cos c’è

C’è che mi sono innamorato di te

C’è che ti voglio tanto bene

Che il mondo mi appartiene

Il mondo mio che è fatto solo di te

Come ti amo non posso spiegarti

Non so cosa sento per te

Ma se mi guardi negli occhi un momento

Lo puoi capire anche da te

 

Che cos c’è

C’è che mi sono innamorato di te

C’è che io ora vivo bene

Se solo stiamo insieme

Se solo ti ho vicino

Ecco che c’è

Escluso il cane [di Rino Gaetano]

 

Chi mi dice ti amo? Chi mi dice ti amo?

Ma togli il cane.

Escluso il cane, tutti gli altri son cattivi

Pressoché poco disponibili

Miscredenti e ortodossi

Di aforismi perduti nel nulla

 

Chi mi dice ti amo? Chi mi dice ti amo?

Se togli il cane.

Escluso il cane, non rimane che gente assurda

Volevano facili soluzioni

Nei loro occhi c’è un cannone

E un elisir di riflessione

E tu non torni qui da me, da me

Perché non torni più da me?

 

Chi mi dice ti amo? Chi mi dice ti amo?

Ma togli il cane.

Escluso il cane, paranoia e dispersione

Inerzia grigia e finta azione

Allestite anche le unioni

Dalle ditte di canzoni

E tu non torni più da me, da me

Perché non torni più da me?

E tu non torni qui da me, da me

Perché non torni più da me?

Giovinezza e i fascisti

 

La storia ha emanato il suo inappellabile giudizio.

Il fascismo ha perso.

Il fascismo era aberrante e malvagio.

Il fascismo è una merda.

Il fascismo è stato battuto dalla Resistenza e dagli alleati.

Per questo l’Italia è un paese antifascista.

E, se qualcuno tira fuori la storia che Giovinezza è paragonabile a Bella ciao, è, nella migliore delle ipotesi, un ignorante…

Ma tutti noi sappiamo che non è così, vero? E che se si cerca di eseguire un tale improponibile raffronto è per l’ovvio tentativo di riscrivere la storia infondendole una interpretazione mendace…

 

Se torna il fascismo allora torna anche la Resistenza antifascista.

E Giovinezza ve la mettiamo là dove deve stare….