Uno.
Due.
Tre.
Uno.
Bis.
Tris.
Io.
Te.
Noi.
Io.
Noi.
Te.
Te.
Me.
Noi.
Te.
Noi.
Me.
Noi.
Io.
Te.
Noi.
Te.
Me.
Una lacrima scende dall’occhio sinistro.
Una lacrima scende dall’occhio destro.
Una lacrima scende nuovamente dall’occhio sinistro…
Padre, figlio e spirito santo?
Padre, madre, figlio.
Padre…
Non mi piace padre.
Anche perché io non lo sarò mai.
Madre.
Da essa nasce tutto.
Ogni madre è Dio.
Padre e madre.
Genitori.
Il mestiere più difficile del mondo.
Io, te, lei.
Te, me, lui.
Noi, noi, noi tutti.
Te.
Lei.
Tutte quante voi.
Marte.
Venere.
Saturno.
Il Sole.
La Luna.
La Terra.
Un gioco.
Uno scherzo.
Un tiro.
L’amore.
L’eros.
L’innamoramento.
L’innalzamento.
L’apice.
Il cedimento.
Avanti.
Diritto.
Indietro.
Tu dai uno schiaffo a me.
Io do uno schiaffo a te.
Tu dai uno schiaffo a te.
Scrivere, come suonare musica.
Scrivere, come scolpire il marmo.
Scrivere con autocontrollo.
Una ciocca di capelli ti cade davanti agli occhi.
Dopo un attimo la percepisci e la scosti.
Una ciocca ricade davanti ai tuoi occhi, e sei così bella.
Bambina.
Ragazza.
Donna.
Suggere.
Ingoiare.
Assimilare.
Charlie Brown
Linus
Sally.
O Piperita Patty.
O Lucy.
O Snoopy (o Woodstock).
Maggio.
Giugno.
Luglio.
Novembre.
Dicembre.
Gennaio.
Il primo fu quello che fumava.
Il secondo fui io.
Il terzo l’annichilito dai lutti.
C’ero io.
Poi c’era il tuo ex ragazzo.
Poi quello che ci provava.
Il tipo sfuggente che nasconde un segreto.
Quello che t’ama e ti bersaglia.
Il falso amico che ci prova subito.
La chiamata a notte fonda.
L’appostamento per vedermi passare.
L’incontro inatteso da lontano.
Vedo una che sembri te (devo essere proprio un idiota: ti vedo dappertutto).
Ci ripenso (e se fossi stata davvero te? Ti somigliava così tanto…).
Mi volto di scatto e ti colgo a dolerti (eri davvero tu).
Ti conosco a memoria.
Mi sei dentro.
Ho la tua foto tatuata nell’anima.
Quando eri triste ero calamitato da te, così venivo a consolarti.
Ma quando non eri triste, e tu cercavi aderenza, non ti parlavo.
Voleva dire che t’amavo e che tu non sapevi minimamente come prendermi.
Voleva dire che avevo un grosso conflitto.
Voleva dire che il conflitto ce lo avevi anche tu, anche se diverso dal mio.
Voleva dire che insieme facevamo scintille.
Avremmo dovuto chiudere il cerchio.
Il cerchio, il cerchio…
Invece così il nostro amore rimarrà per sempre appeso.
Appeso.
Monco.
Incompleto.
I sogni son desideri.
I sogni sono incubi.
I sogni sono pazzi.
Lei, lei, l’altra.
E l’altra.
E l’altra.
Siete tutte dannatamente unite.
Ma questo è bellissimo.
Vuol dire che amando te amo anche le altre.
Tutte quelle con cui non poteva essere.
Tutte quelle con cui fui inidoneo.
Tutte quelle che mi odiarono.
Fase uno.
Fase due.
Fase tre.
Nella fase uno ci si conosce.
Nella fase due ci si piace reciprocamente.
Nella fase tre ci si mette assieme.
Io non arrivo alla fase tre.
Io non posso arrivarci.
Io non voglio arrivarci (eppure vorrei).
Sale la luna in cielo.
Fa la falce, la luna.
Diventa piena e poi decresce.
Era troppo bello guardare i suoi occhi.
Non resistevo.
Non potevo resistere. Così glieli rubavo.
E lei se ne accorgeva.
E ne era lusingata.
E si chiedeva perché la guardassi con quella faccia così indulgente e appassionata.
Lei mise in atto la sua strategia fatta di piccolissime delicatissime carinerie.
Io sapevo che non dovevo fidarmi, me lo dicevo pure.
E conoscevo le voci su di lei. Ma alla fine capitolai.
Lei volgeva verso me.
E io feci l’errore di dirmi: che male c’è?
Solo un poco.
Solo un poco.
Domani smetto.
Domani finirà ma intanto avrò vissuto.
Domani tornerò nel mio bozzolo di piccolezza.
Domani ammattii per lei.
Ammattii per lei.
Per lei.
Così, dalle carinerie si passò alla confidenza.
E a natale sapevo che sarebbe apparsa.
E lei apparve.
Allora non mi ingannavo!
Allora era tutto vero quel che pensavo di lei.
Allora mi contraccambiava.
Ma poi freddezza.
Freddezza, freddezza, freddezza.
E io che mi domandavo: ma che cazzo succede?!
Perché non mi vuoi più?!
Che ti ho fatto?!
Perché sei così algida?
Tanto cattiva.
Tanto cattiva. Perfida.
Troppo cattiva. Sapevi di vendetta.
Un giorno se ne uscì con quella frase davanti a tutti.
Abbiamo questo rapporto…
E vedevo che sorrideva emozionata.
Non può essere, mi dissi. Una come lei…
Soffriva in silenzio quando intuiva i miei tentativi di fare la pace con…
Oppure quando sorridevo alla mia preferita con gli occhi stupendi.
Ma non riusciva a odiarmi.
Mi voleva.
Aveva perso la testa per me, proprio me.
Il suo primo movimento fu l’inebriamento.
Il secondo una dolce, folle illusione.
Il terzo lo spingersi avanti, tanto da farmi paura.
In cosa mi sono cacciato?
Ma io la voglio?
O non la voglio?
Io che rifiutavo tutte,
anche quella con gli occhi stupendi, la mia preferita.
Anche quella con la quale cercavo di far pace.
Quella volta mi fece la domanda diretta.
Era nell’aria.
Me l’attendevo.
E io le dissi la verità.
In verità ero io che disinnescavo tutto.
Stare con una donna vuol dire scendere a compromessi.
Compromessi che io forse non avrei comunque accettato.
Ma non era che mi sentissi sfortunato.
No, io non volevo (non le dissi che non potevo).
La prima fase fu l’innamoramento. Un folle innamoramento che non mi sarei mai aspettato.
La seconda fase fu il rimuginare sul mio non farmi avanti.
La terza fase fu abbandonarmi al mio destino pensando che l’avessi rifiutata.
Notai i suoi lunghi capelli.
Notai i suoi fianchi prominenti.
Notai che mi sorrideva, a me. Gli piacevo.
Fu allora che quell’assillo mi si ficcò nella testa senza che me ne accorgessi.
E da quel momento il mio cazzo fu più sveglio di quanto non fosse il mio cervello ottenebrato.
Fu più lungimirante e pratico (averlo ascoltato!).
Ecco.
Da una passo all’altra.
Sempre.
Siete unite.
Unite.
Sorelle (e vi fate la guerra!).
E adesso c’è lei.
Lei, lei, lei.
Lei. Lei. Lei.
Te.
Te.
Te.
E questo l’ho scritto
solo per te.
Solo per te.
Solo per te. Solo per te.
Solo per te. Solo per te.
Solo per te. Solo per te.
Sai, non riesco più a immaginare la mia vita senza te.
Come sarebbe?
In cosa mi sarei perso? Che senso avrebbe tutto?
È un bene che abbia incontrato te.
Il resto non importa.
Ti assicuro che non conta.
Non preoccuparti per me.
Non preoccuparti di niente.
Abbi fiducia per la tua situazione.
Son io che mi preoccupo per te.
E tu mi dici che non devo.
Ma io ho paura per te.
Delle volte sei un fulgido richiamo.
Delle volte un ammonimento corvino, con pallido sfondo.
Tu sei tutto.
E non lo sai.
E ti ci struggi.
Se solo tu potessi amarti…
Dici che sei stronza,
ma io ti so pura.
Pura. E incolpevole.
Solo per te.
Solo per te.
E io questo, tutto questo, l’ho scritto solo per te.
