Brevi o di non troppo valore

Ho accorpato un po’ di cose che per un motivo o per l’altro ritenevo non meritassero un post tutto loro… 😉

Il collezionista (film degli anni 60)

Nettamente inferiore al romanzo da cui è tratto. Tuttavia, vista la potenza della storia ispiratrice, non è male.

In particolare stonano le musichette che intercalano gli eventi che si susseguono (decisamente troppo abbondanti e invasive). E sì: anche le voci dei protagonisti, certo bellissime ma… talmente abusate e già sentite da dar fastidio – a quei tempi venivano utilizzati sempre i medesimi doppiatori, quindi delle volte sembrava di aver di fronte comunque gli stessi personaggi, solo con maschere diverse.

Lui e lei appaiono molto meno tridimensionali rispetto che nel romanzo.

Ripeto brevemente la storia per chi non la conoscesse. Un giovane uomo (sicuramente in qualche modo “malato di mente”) approfitta di una cospicua vincita fortunata per realizzare il suo sogno proibito: imprigionare la ragazzina di cui si è invaghito per farla innamorare di sé – altrimenti, pensa, e giustamente, che una come lei non lo degnerebbe mai di alcuna attenzione…

Lui è un incel perso. Lei è solo una ragazzina che cerca in qualche maniera di sopravvivere nelle mani di quel giovane apparentemente calmo e gentile ma di fatto molto, molto pericoloso…

Non odiare (film)

Alessandro Gassmann è il protagonista di questo film che non mi strappo le vesti per aver visto, né me le sarei strappate se non l’avessi visto.

Un medico di mezza età (senza panzetta e ancora con un buon fisico – e infatti la mia compagna mi ha fatto notare come tale fisico sia sfoggiato in più occasioni durante il procedere della storia, e non credo ciò sia stato casuale! –) si imbatte in un uomo che ha appena subito un incidente d’auto. Essendo medico, accorre per prestare i primi soccorsi. Ma quando si accorge che l’incidentato ha tatuato sul petto un’enorme svastica nazista (in seguito capiremo che il medico è ebreo) intuiamo che non faccia tutto quel che potrebbe per tenerlo in vita. Da ciò ne nascerà un gran senso di colpa che il medico cercherà di espiare aiutando economicamente, senza che lo sappiano, i giovani figli del nazi morto…

Inoltre si inserisce (secondo me male) nella vicenda anche il fatto che proprio in quel periodo il medico eredita la casa appartenuta al padre, con il quale non andava proprio d’accordo; padre che al tempo della Seconda Guerra Mondiale, pur essendo ebreo, aveva curato i denti dei nazisti, lui che era dentista, e questo il figlio non glielo ha mai perdonato…

Un film in cui si respira un’aria piuttosto pesante e afflitta, non completamente riuscito. Che non purga di nulla, non fa i conti con niente, non risolve il dilemma di che fare dei neo-nazisti che vivono ai nostri tempi. Che invero sarebbe un dilemma talmente semplice da risolvere… Ma vista l’attuale ipocrita retorica che impera, questa questione, come pure tutte le altre perennemente in ballo, non verrà mai risolta. E vaffanculo ai politici e ai buoni cittadini schifosamente conformisti che fanno sempre quello che dicono i politici. E amen.

Cavani: I cannibali

Il mito di Antigone è qualcosa di molto poderoso che, nonostante siano passati secoli da quando fu creato, conserva ancora in sé un’immensa potenza etica ed evocativa.

La Cavani ci si è ispirata realizzando una di quelle storie che si facevano una volta, distopiche, simboliche, un po’ alla Godard, per intenderci. Il risultato non è pienamente convincente. In tali casi, i più si domanderanno: che bisogno c’era?

È la storia di una ragazza e un misterioso ragazzo (che non si sa da dove venga) che si mettono contro un regime fascista il quale prevede che si lasciano marcire per le strade i corpi degli oppositori al regime. Loro, ancora umanamente dotati di compassione (più che ribelli), vorrebbero una tomba per le povere spoglie dei morti, per donar loro la pace che meritano. Ma il regime chiaramente non è d’accordo e per questo li perseguiterà.

Drugstore cowboy

È la storia di quattro giovani tossici – in particolare del loro leader – che sopravvivono facendo rapine per procurarsi il denaro per farsi.

Questo film per almeno un’ora è in grado di avvincere e non far staccare dallo schermo lo spettatore. Poi, appena il ragazzo si separa dai guai e dai suoi compagni per disintossicarsi, è come se finalmente ci si possa rilassare smettendo di trattenere il respiro (e dunque c’è un calo di tensione). In attesa del finale cruento che certo non mancherà. Perché storie come queste non hanno mai lieti fine.

David B: Il cavallo pallido

Altra infornata di sogni paranoici da parte del nostro disegnatore onirico.

Stavolta, complice forse il bianco e nero, le visioni mi sono sembrate meno ossessive delle precedenti di cui ho già parlato.

Non c’è molto altro da aggiungere.

3 pensieri riguardo “Brevi o di non troppo valore

Lascia un commento