Lei, Lui: Il grande Reset!

«Amore oggi pensavo una cosa…»

«…»

«La mia osservazione nasce da una puntata dei Simpson in cui ho appreso qualcosa di molto importante…»

«…»

«Che, quando un cane, per un qualche motivo, è sovreccitato, per calmarlo è sufficiente distenderlo a terra, toccarlo con una mano (il tocco è una specie di finto morso) e dopo rimetterlo dritto. A quel punto la bestia, come per magia, apparirà come pacificata, serena, totalmente dimentica del motivo per cui prima abbaiava tanto.»

«…E allora?»

«E allora pensavo che una cosa del genere si possa applicare alla gente. Magari proprio a te.»

«A me? Ma io mica sono una bestia, o vuoi forse sostenere il contrario?»

«Non intendevo questo. Dicevo solo che il principio, quello sì, si può applicare su di te, con le dovute differenze. Sei pur sempre un essere vivente, no?»

«Okay. E come?»

«Semplice. Mettiamo che un giorno torni tutta incacchiata dal lavoro perché hai litigato colla capa, hai presente?»

«Ho presente.»

«Mettiamo che allora io, capendo che tu necessiti di un qualche reset, intervenga per pacificarti, come nella vicenda del cane.»

«E come intenderesti farlo?»

«Pensavo che potrei fare qualcosa come… Potrei toccarti a sorpresa una tetta

«Palparmi, intendi.»

«Beh, sì, tecnicamente, è lo stesso. Una sorta di strizzatina.»

«Ah, ho capito. E pensi che dopo che mi hai strizzato una tetta questo mi resetterà al mio comune stato di spensierata beatitudine?», dice lei prendendolo per il culo senza che lui se ne accorga.

«La speranza sarebbe quella.»

«Okay. Allora diciamo che adesso mi stanno girando discretamente…»

«Vuoi che provi? Ma in questo momento non credo che sarebbe consono. Ci deve essere, secondo me, una specie di effetto sorpresa di cui beneficiare. Sennò…»

«Okay. Allora lo facciamo la prossima volta…», dice lei con fatalità, convinta di non toccare più quell’argomento.

*

La discussione sembra finita là. Poi a cena lui la riprende.

«…Che poi si potrebbe pensare a un ulteriore reset, stavo pensando. Qualcosa di anche più portentoso…»

«Come l’elettroshock?! Già esiste…»

«Non scherzare.»

«Okay. E allora stavolta dove mi toccheresti?», dice lei annoiata mentre imbocca l’ultima forchettata del piatto che sta mangiando.

«Beh, magari te lo faccio davanti, in basso. Credo che produrrebbe un effetto davvero distogliente dai tuoi problemi del momento…»

«Ah, sì, ho capito bene? Me lo faresti alla fica, il reset?», dice lei molto infastidita, anche se non lo lascia vedere apertamente. «E poi come distingueremmo il primo reset dall’altro?», dice per sfottere, ma lui non capisce e la prende sul serio.

«Beh, il primo, quello alle tette, potremmo chiamarlo soft reset. Mentre l’altro hard reset…»

«Hard, eh? Mi sembra adatto, proprio adatto», dice lei smaliziata.

Dopodiché non ne parlano più.

*

Poi tre giorni dopo lei torna tutta incazzata dal lavoro. Lui allora rispolvera quella sua avveniristica idea: prova subito il soft reset, quello alle tette. Ma lei si incazza ancora di più, e gli urla:

«MA SEI IMPAZZITO! MA PERCHÉ CAZZO MI HAI PALPATO LE TETTE MENTRE STO SACRAMENTANDO!?!»

Poi gli tira un manrovescio ai testicoli e lui stramazza al suolo.

Lui, mentre si tiene i coglioni doloranti, pensa: ma no!, non ero io che dovevo esser resettato, cazzo!, eri tu!, mannaggia la miseria, tu! Devo lavorarci ancora su, così non va bene!

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