Controllò l’orologio. Come passavano lentamente i minuti quando si eseguivano attività sgradite! Tra una cosa e l’altra erano trascorsi appena trenta minuti!, e lui sentiva che non ce la faceva più a trovarsi in quell’ambiente dove pareva che tutti sorridessero come amici fraterni: tutti tranne lui, che probabilmente era il migliore di tutti.
Sapeva che la festicciola si sarebbe protratta almeno per un’altra ora, poi sarebbe ripreso il mai tanto ambito lavoro. Nemesis temeva che non ce l’avrebbe fatta a resistere fino ad allora. Così si sentiva sempre più afflitto e gli veniva pure da piangere. Aveva il terrore che prima o poi qualcuno, incrociando la sua faccia svilita, avrebbe capito che era l’unico a non divertirsi: l’unico a ritrovarsi solo, che non aveva neppure uno straccio di amico. L’unico che più tempo trascorreva in quell’azienda e meno persone gli sarebbero rimaste attorno a stimarlo. Ma la verità era che, per una ragione o per l’altra, quelli con cui aveva legato lui gli si erano tutti allontanati per cause fortuite…
Venne in suo sostegno la salvifica figura di Marbella. Ma certo!, Marbella!, pensò Nemesis; dovevo ricordarmi che lei sarebbe stata presente! Stranamente era in compagnia dello Zoppo Tartagliante che, pur conservando un muso assai serio, la stava facendo sbellicare. Inoltre, completava il trio, una grassona incolore che era la proiezione realistica di una mosceria fiacca e disingannata.
«Ciao, Nemesis! Come va?», gli disse subito lei.
Nemesis fu felice di rispondere al suo saluto.
«Benino… Mi annoio. A me non piacciono molto le feste…», si mise a nudo. «Dopo che uno ha rosicchiato qualcosa qui e qualcosa là, poi rimane ben poco da fare…»
Quello che Nemesis voleva comunicarle era piuttosto esplicito e Marbella lo comprese senza bisogno che aggiungesse altri dettagli. Nemesis cercò di buttare la conversazione sulla pessima qualità dei prodotti alimentari forniti, ma non riscosse gran successo e, nel giro di pochi secondi, sull’argomento fu posta una pietra tombale. Quindi, vedendola che continuava a sghignazzare sotto i baffi quando incrociava gli occhi dello Zoppo Tartagliante, le chiese affabilmente:
«Che avete tanto da ridacchiare voi due?»
«No, niente», si schermì lei. Tuttavia lo Zoppo Tartagliante fu più incline a soddisfare l’indiscrezione di Nemesis.
«Per-ché non glie-lo dici?», disse rivolgendosi a lei.
«No, no… Poi chissà che si pensa!», si dimostrò restia lei.
«Posso sapere di cosa parlate? Adesso mi avete davvero intrigato…», affermò Nemesis, disposto ad attaccarsi a qualsiasi sciocchezza pur di passare il tempo. E Marbella divenne possibilista.
«Non so… Se mi giuri che non mi prendi in giro e che poi non lo racconti a nessuno…»
«Ma certo. Sarò muto come un pesce!», rispose Nemesis.
Lo Zoppo Tartagliante gli si avvicinò, abbassò il tono di voce e gli sussurrò – tuttavia Marbella poteva udirlo benissimo –:
«Indo-oo-vina un po’ che cos-a si è naa-scosta ad-dosso Ma-ar-bella… Non lo scopri-rai mai.»
Nemesis squadrò dalla testa ai piedi l’abbondante fisico non proprio scultoreo di Marbella. Non vi era traccia di tasche nelle sue vesti, né di borsette. A cosa si riferiva lo Zoppo Tartagliante? Nemesis manifestò tutto il suo stupore.
«Mah… Non vedo nulla, veramente…»
«Ap-punto!», esclamò lo Zoppo Tartagliante come fosse stato un professore pazzo sul punto di rivelare al mondo un rinvenimento memorabile. Prese la parola Marbella, leggermente avvampata, che si preoccupava che la situazione avesse potuto prendere una posa troppo osé.
«Ma se gli dici così, questo si pensa chissà cosa! Nemesis, adesso ti faccio vedere, ma non andare a spifferarlo a nessuno, che non voglio che mi prendano in giro…» E dunque spiegò.
«Avevo il problema di come portami appresso una boccetta d’acqua senza tenermela tra le mani, per conservarmele libere per il resto. Così me la sono infilata qui dentro…»
Introdusse una mano in mezzo i grandi seni. Ne cavò una bottiglietta da trentatré centilitri. Era mirabolante come la bottiglia risultasse invisibile quando era nascosta tra le sue mammelle. Nemesis se ne sorprese. «Chi lo avrebbe mai detto!»
Lei gli sorrise. E ripeté il gesto della messa sottocoperta e del contrario per un paio di volte. «Vedi? Si fa così! Ed è talmente pratico questo metodo…» Infine lasciò la boccetta al caldo tra i suoi bianchi budini facendola scomparire un’ultima volta.
«Potresti fare la prestigiatrice!», le disse Nemesis chiedendosi quando fosse stata la prima volta che avesse utilizzato quelle sue doti. Forse Marbella si era impratichita rubando saltuariamente dei prodotti al supermercato?
Neppure un secondo dopo si avvicinò loro CicciaBrutta che li informò di un argomento alquanto fuori luogo, visto il contesto rilassato e mangereccio. Era piuttosto arrabbiata.
«Per caso è stato uno di voi a ridurre il bagno in quello stato?! Perché è proprio uno schifo!» Ma si fece subito più indulgente. «Capisco che uno possa star male di stomaco o di intestino, ma se così fosse basterebbe che lo dica…» I quattro ragazzi capirono a cosa si riferiva, ma solo Nemesis parlò serenamente con CicciaBrutta, giusto per ribadire oltre ogni dubbio che lui, con quella faccenda defecatoria, non c’entrava nulla, e che nel momento di cagare non soleva schizzare ovunque come un ippopotamo quando piscia.
«È ridotto così male?», disse ingenuamente.
«Direi!», rispose CicciaBrutta. E, capito che nessuno di loro fosse presumibilmente l’artefice di quel misfatto, si allontanò verso un altro gruppetto di persone, tentando di rovinare la merenda anche a loro.
Nemesis rifletté sull’assurda circostanza che essa, in quel modo bislacco, pretendeva di scovare il vero esecutore della porcheria. Ma come poteva pensare, CicciaBrutta, che, così facendo qualcuno le avrebbe ammesso “sì, sono stato io a cagare tutto liquido di fuori, poiché mi è venuto un attacco fulminante di diarrea per tutto il torrone nocciolato che ho mangiato, che forse era anche di pessima qualità ed aveva troppe scaglie di prugne all’interno che hanno funto da effetto sturante”?! Nessuno avrebbe mai ammesso davanti ad altri che si era quasi cagato addosso e che per uscire da quel cesso avesse passato probabilmente decine di minuti per ripulirsi per bene il culo e forse pure le mutande e gli abiti…
Nemesis fissò la sua attenzione sull’unico membro del quartetto che non aveva dato fiato alla bocca: la cicciona che non conosceva. Il suo intuito lo convinse che doveva essere stata proprio lei a compiere quel liquefatto sfacelo.
Ma non ebbe modo di interrogarsi oltre circa quella faccenda in quanto Marbella dichiarò che si sarebbe presa delle chips, così facendo si tirò appresso anche gli altri due, senza che Nemesis facesse a tempo ad accodarsi a quel treno. Così si ritrovò ancora una volta totalmente solo.
Dunque anche Marbella, che in quella giornata era stata la sua unica boa galleggiante in un mare di inimicizia, era scomparsa all’orizzonte. Per un secondo Nemesis si chiese: possibile che se ne sia andata per non stare con me? Ma già conosceva la risposta a quella domanda: Marbella era una tipa “pane al pane e vino al vino”, e se Nemesis non le fosse stato simpatico lui lo avrebbe di certo percepito da eoni.