Dicevamo, Ninnini ci ragionò su spaccandosi il cervello per sette giorni e sette notti… Delle volte la madre lo vedeva talmente preso, tutto rannicchiato in sé, con le manine sulla testa – come se, lasciandosela, avesse potuto esplodergli – che gli chiese: ma per caso hai mal di capo? Al che Ninnini le faceva un gesto netto, come a dirle: donna!, lasciami ordunque stare sprofondato nelle mie meningi, che qui bisogna risolvere una questione di vitale importanza per la sopravvivenza della specie, e anche una volta per tutte, perdincibacco!, non mi distogliere dai miei alti intenti e… vedrai che infine tutto il Creato si gioverà della mia scoperta e… un giorno sarò osannato pure al telegiornale come il bambino “più migliore” del mondo!
Dunque Ninnini ci ragionò sette giorni e sette notti, poi riuscì infine a mettere insieme tutti i pezzi del puzzle stabilendo che in realtà era così complicato capire davvero come nascessero i bambini perché… la cosa sconvolgente era che tutte quelle storie erano in larga misura vere! Ecco perché era difficile! Perché bisognava trovare un sistema per metterle tutte d’accordo! Ma lui ci riuscì! Cioè, ormai gli mancavano da sistemare solo i particolari! Ma il più era fatto!
Questa era invero l’impresa di cui andava più fiero in vita sua, perché faceva capire a tutti quanto fosse davvero sagace! La chiave era… aver compreso che esistevano varie modalità per far nascere i bambini. Diciamo che di base i bambini stavano e venivano confezionati, già nel loro pratico pannolino (che poi sarebbe stato così facilmente portabile dal becco delle cicogne) ….in Paradiso! E dove altro sennò?! A dire il vero a un certo punto proprio su questa rilevante occorrenza a Ninnini era sorto un dubbio amletico. Difatti dal catechismo aveva appresso quello strano concetto di “peccato originale” secondo cui ogni bambino nasceva con quell’atavica colpa già caricata sul groppone – per questo era necessario un prete che al più presto lo battezzasse liberandolo così da quella pesante onta –, anche se il bebè non aveva mai fatto nulla di male. Sennonché, filosofeggiando su tale questione, Ninnini comprese che ciò non implicasse in fondo niente di rilevante. Cioè, non è che nascere col peccato annesso volesse per forza dire non poter esser stato impacchettato in Paradiso. Alternativamente Ninnini avrebbe dovuto credere che i bambini, dato quel peccato, venissero dall’Inferno. Ma la cosa era improponibile! Ninnini non ce li vedeva proprio i bambini a nascer lì: faceva troppo caldo, con tutto quel fuoco, e il fumo irritava i polmoni. E poi sopratutto non stava in piedi l’ipotesi che le cicogne li fossero andati a prendere lì, perché l’ambiente sarebbe stato eccessivamente caotico per un simile volatile, che invece è risaputo come adori sempre la quiete e la calma.
Invece filava la storia che, dato che le cicogne avevano le ali, potevano andarli a prendere direttamente dalle nuvole, per poi comodamente riporli nei campi di cavoli. Tra l’altro così si sarebbe anche spiegato il perché i cavoli puzzassero così tanto. Infatti… provate a immaginare interi campi di cavoli in cui frotte di cicogne depositano di continuo dei bambini… Insomma, si sa che gli uccelli scacazzano parecchio. Dunque, se i cavoli sapevano un po’ di cacca, doveva essere perché, con tutte quelle cicogne e quegli scacazzamenti, era normale che poi i cavoli finissero per esser concimanti a quel modo e avere quell’odore.
Quindi, una volta che i bambini si trovavano sotto i cavoli, i più industriosi degli uomini se li andavano a prendere direttamente loro – era un po’ come recarsi da un grossista ad acquistare un prodotto piuttosto che aspettare che esso fosse disponibile in negozio. Per i meno dinamici, ci avrebbero pensato ancora le cicogne, recapitandoglieli nelle case, sugli usci o anche dai camini. E con questo Ninnini aveva sistemato la pratica delle cicogne e dei cavoli, e la storia filava e non faceva una piega e Ninnini era certo che fosse vera…
