Alla ridda camuffata dell’impostura (Parte VI)

Il problema di far passare il tempo si riproponeva incessantemente e Nemesis non sapeva proprio come risolverlo. Pensò perfino di uscire dall’edificio e tornare successivamente. Poi anche di uscire e non tornare più, simulando un’improvvisa malattia. Tuttavia il Pelato lo aveva visto, e anche reguardito, e quindi si sarebbe ricordato di lui deducendone che aveva messo in piedi una sceneggiata. E allora… chi lo avrebbe sentito quello lì?!

Poteva trincerarsi in bagno per una mezz’ora come fosse stato indisposto. Perché no? Ma doveva stare attento a prendere il cesso giusto. Quel giorno non avrebbe sopportato la vista della merda liquefatta di qualcun’altro che colava giù da un water…

Infine però Nemesis non fece nulla di tutto ciò. Semplicemente si spense in un angoletto sorseggiando ossessivamente dal proprio bicchiere. E, quando lo svuotò, finse che fosse ancora pieno e continuò con quel gesto illimitatamente, poiché il liquido della bibita gli faceva troppo schifo e non voleva introdursene altro nel sangue. Eppure gli serviva di eseguire quell’azione (che in breve divenne rito) per mascherare la sua incommensurabile amarezza.

Così, incredibilmente, un’ora passò. E da ultimo fece il suo ingresso, tutto impettito, come un potente collerico regnante, il Boss Nano. Ciò voleva dire che ci sarebbe stato il brindisi finale, il quale avrebbe posto termine a quel tormento.

Aveva al solito una faccia seria e irrazionalmente arrogante. Teneva il mento alto come chi disprezza la plebe alla quale si deve tuttavia mischiare per mere questioni di etichetta. I suoi occhi non si soffermavano su nessuno dei vili villani, i quali non meritavano il suo sguardo, i quali attraversava nel corpo come fossero stati invisibili. Annoiato, teneva un grosso boccione di spumante dritto per dare il là a tutti gli altri. In un secondo, i team leader dovettero arraffare in fretta il loro boccione di competenza e sincronizzarsi con lui per eruttare tutti quanti nello stesso identico momento.

Da uomo consumato qual era, il Boss Nano impartì una inappuntabile lezione circa la perfetta tecnica per stappare una bottiglia e non far versare a terra neppure una stilla di preziosa sostanza con le bollicine – chissà le volte che aveva replicato quel gesto in vita sua. Nessuno degli altri riuscì a imitarlo. Ci andò vicino solo il Pelato; ma anche lui dovette inchinarsi alla forza centrifuga che da ultimo spinse l’alcol fuori più velocemente di quanto avesse potuto gestirlo. Il Boss Nano, aspettandosi che i suoi servitori non sarebbero stati alla sua altezza, almeno in quell’occasione non si infuriò verso loro per aver irrorato il pavimento, dimostrandosi altresì oltremodo comprensivo.

Con fare compassato distribuì poi lui stesso il contenuto del suo intero boccione, così come Gesù lavò i piedi dei suoi apostoli, che pure gli erano inferiori. Ebbe però l’avvedutezza di tenere l’ultimo bicchiere per sé. Infine fece sentire il vocione – il quale immancabilmente conservava qualcosa di invariabilmente iracondo – e disse un artificiosissimo «Auguri a tutti!», alzò il calice – divenuto Santo Graal –, e tutti gli altri pecoroni gli andarono dietro alzando il loro incompostabile bicchierino di plastica. Quindi fu sancita la piena riuscita della festa e il Boss Nano sparì così come era apparso, e le ultime parole che disse, battendo le mani, a mo di far fretta, furono: «Adesso però si lavora! Non approfittate della mia pazienza!» E allora tutti i team leader scattarono all’unisono e si industriarono per far sparire al più presto i resti mangerecci della festicciola; i quali resti vennero in larga parte impacchettati in fogli di alluminio, in modo da poter essere riutilizzati e consumati forse a capodanno – forse l’anno dopo.

Ma Nemesis a capodanno non ci sarebbe stato. Fu infatti in quel momento che maturò la convinzione che per nessun motivo al mondo avrebbe più dovuto rivivere quello strazio. Inoltre, quando si era brindato, era stato l’unico che non aveva voluto condividere con tutti gli altri quell’ignobile momento di falsa partecipazione. Per questo aveva mirato con astio il nano infame, considerato la giusta personificazione di quell’azienda alienante, ed era insorto odiandolo con sincera malignità, assieme a tutti gli altri che non gli si opponevano. E Nemesis non se ne era accorto ma, in quel mentre, era stato ancora una volta il Pelato, che ormai lo piantonava fisso, a notare come quella sua non adesione contenesse già i primi germi dell’insubordinazione più fragorosa. E il Pelato aveva pensato, con molto disprezzo verso lui: questo qui è fatto al contrario! prima vuol lavorare, quando non si deve! e poi non brinda, quando lo fanno tutti! ah, ma dopo mi sentirà! Ma quando poi lo cercò tra le postazioni di coloro che riprendevano servizio, non lo trovò più perché Nemesis se n’era andato, con l’intenzione di non mettere mai più piede in quel luogo nefasto.

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