Ho deciso. Ormai ho una certa età. Vedo tutti che mi superano, si fanno la famiglia ed invecchiano più o meno beatamente, mentre io resto al palo, come se non volessi abbandonare il tepore di quel consueto focolare domestico che mi ha sempre protetto e riverito, che mi ha permesso di conservarmi eterno ragazzo senza alcuna responsabilità (oltre le poche che per forza di cose mi son dovuto accollare).
Sì, perché io ho sempre fuggito le donne. Ho sempre atteso maniacalmente quella giusta che faticava ad arrivare, ho sempre pensato che quella dopo sarebbe stata meglio dell’attuale. Ho sempre storto la bocca brontolando: ma questa è troppo orgogliosa; questa è brutta e non provo alcuna attrazione fisica per lei; questa mi vorrebbe sposare subito; di quest’altra invece non mi fido perché ha avuto troppi amanti; questa guarda in un modo che si annusa che, se un giorno dovesse convincersi di odiarmi, allora non esiterebbe ad avvelenarmi, mentre mi accoltella, dopo avermi tramortito con un potente anestetico ed un bel colpo sulla capa…
Ma adesso basta. Ho deciso che finalmente prenderò questa decisione di decidere che decisione prendere. Ho due belle contendenti da scrutinare. Che sono le uniche che bene o male mi sono rimaste accanto, e so che mi amano e che è già da un po’ che mi attendono. Se dovessi esitare ancora, anche loro finirebbero per lasciarmi, piantarmi, giurarmi vendetta e silenzio eterno. Le dovrò assaggiare… Io che sono sempre stato così schifiltoso e che non ho mai voluto illudere alcuna, io che vado a letto solo con le donne di cui sono innamorato totale, io… farò una lieve eccezione alla mia regola, perché, devo ammetterlo, non sono proprio cotto delle mie pretendenti, forse un tempo – troppo breve – lo fui, ma adesso sono più infoiato che innamorato. Sarà che è pure primavera e che anche un cespuglio mosso dal vento potrebbe farmi montare la voglia di farmelo (se avessi l’impressione che si agita per provocarmi…). Ma tornando al punto, solo così, trombandomele, potrò capire quale delle due amo davvero e di più. Poi, l’altra, dovrò lasciarla per sempre e allora le dirò: mi dispiace, ma adesso so che non sei tu quella fatta apposta per me: amo un’altra ed entrambi lo dobbiamo accettare…
Così vado da Morena, che sarà la prima ad essere assaggiata. Lavoriamo assieme. Non dovrebbe essere difficile portarmela a letto. Ci sono dei giorni che stiamo gomito a gomito, respirando la stessa aria e mischiando i nostri odori (e ho imparato che aroma ha il suo sudore e lei avrà certamente appreso la medesima informazione circa il mio): ci potremmo quasi violentare a vicenda e qualsiasi giudice ci assolverebbe perché il fatto non costituisce reato, visto l’esasperata prossimità attigua dei due imputati…
Facciamo i restauratori e trascorriamo ore intere in luoghi fuori dallo sguardo di Dio, catapecchie con i sigilli di non accessibilità ai non addetti, posti dove nessuno ci disturberà. Ultimamente siamo allocati in una chiesa di un paesino di provincia che è tutto un rudere. Ci lavoriamo da mesi ma tra un altro mesetto qui avremmo finito: ormai abbiamo fatto la parte grossa del lavoro.
E Morena è un po’ sarcastica da un po’ di tempo. Mi tratta come uno schiavo e, quando accettiamo la commessa per un nuovo lavoro, lei, approfittando che io non voglia mai avere grane, fa sempre la parte del capo e a me fa fare invece il facchino, l’uomo di fatica, il mero esecutore che non ha studiato (quando invece abbiamo la stessa identica laurea ed abbiamo sostenuto gli stessi identici esami, negli stessi identici posti e con gli stessi identici professori giudicanti, ed il nostro voto finale differisce di soli due punti, anche se a favore suo).
Le prendo la mano e vedo che lei sta per partirmi con una delle sue battute demolitrici, qualcosa del tipo: Giuseppe ma che ti sei messo in testa oggi? Non vorrai mica provarci?! Ma io la anticipo e le offro uno sguardo assai diverso dalla solita espressione calma e lievemente sonnolenta che mi ritrovo. Per questo lei è sorpresa e ammutolisce. Ha indovinato che in me è affiorata la passione e, stupita, vuol vedere fin dove giungerò. Neppure si pone il problema del perché lo voglia fare (e proprio adesso, quando avrebbe potuto accadere comodamente qualche mese fa, quando lei lo voleva molto più di me ma io non ero sufficientemente convinto). La metto dapprima sullo scherzo e la sdraio in terra su un telone ancora vergine (non macchiato da nessuna vernice e non coperto di alcun calcinaccio). Ce la poso delicatamente come fosse una rosa. E lei acquisisce il mio garbo. Le sorrido. Lei contraccambia iniziando ad eccitarsi per la novità. I suoi occhi divengono complici e desiderosi. Di lì è semplice. La bacio e lei non si oppone. Mi getta le braccia al collo e quello mi da il via libera a tutto il resto: farà tutto quello che le chiederò. È un attimo a spogliarla e a cominciare a cavalcarla.
E dire che lei non è molto sensuale in abiti da lavoro. Indossa sempre quella sua veste macchiata di innumerevoli colori (che una volta era bianca, ma che adesso è una sorta di arlecchinata), con sopra pure quella tutina (da fattoria) con le bretelline che ho sempre desiderato aprirle, liberandole i corposi seni. Una volta denudata, ci soddisfiamo vicendevolmente due volte.
Poi lei rimane ad arricciarmi i capelli per lunghi minuti, mentre io dormicchio sul suo grembo accogliente. Quel giorno non lavoreremo per niente. Ma ne sarà valsa la pena. Perché così l’avrò assaggiata e saggiata, e saprò cosa vuol dire stare con lei.
Le prime sensazioni sono belle, devo dire. Ma mi chiedo, e dopo che sarà finita l’infatuazione delle languide delizie dell’amore? Dopo cosa accadrà? Andremo d’accordo? Uno dei motivi che mi ha sempre fatto rimanere con i piedi per terra con lei è che non mi fidavo abbastanza. Lei è sempre stata una donna approfittatrice, una che cambiava uomini come fossero abiti; e poi non ho mai sopportato le sua bugie ad oltranza, anche quando era palese che fossero tali: era capace di mentire così spudoratamente che delle volte mi faceva tenerezza e simpatia… Ma mai fidarsi delle donne menzognere!, mi diceva mio padre (più volte gabbato e cornuto)…
Ora che ho fatto l’amore con lei cosa mi resta? In fondo i dubbi che avevo su di lei non sono per nulla mutati: non è cambiato una virgola, direi. Però adesso so che espressione fa lei mentre e dopo che si è fatto l’amore, conosco quel suo modo carezzevole di chinare la testa con educazione che pare che mi dica: sapevo che eri un tipo speciale, e sapevo che infine avresti accettato di stare con me: non siamo forse nati per stare insieme noi due?
Ma io non sono sicuro quanto lei della questione. Però, dai!, devo ammettermi che è bello stare con un ragazza, essere ad un passo dal matrimonio ed immaginarsi una vita che non sarà più così solitaria come è stata fino ad ora. Ma sarà davvero così, o la mia è solo un’astrazione mentale?
Fattostà che congelo la situazione con lei. Nel senso che da quel momento non la vedo più. Mi spalleggia il lavoro. Vado ad occuparmi di un’altra attività, lontana da lei. Ma entrambi sappiamo che abbiamo qualcosa in sospeso, che riprenderemo il discorso quando tornerò. Non scappare via con un altro Morena, okay? Almeno aspetta che torno, e che ne discutiamo, va bene? E lei mi fa la stessa supplica.
So già che non accetterò di intrattenere altri contatti sessuali con lei (e neppure di prenderci un caffè, a ben vedere) prima di aver assaggiato Letizia. Letizia è abbastanza diversa da Morena. Morena è alta, magra, ha un bel seno, gambe lunghe ma storte, ed uno sguardo penetrante ed intrigante. Letizia invece è bassa, ma molto più formosa (ha due super poppe!…), è un po’ abbondante dappertutto (ma di quell’abbondanza che fa allegria, se non concupiscenza), e la conformazione delle sue ossa non la trovo troppo attraente: sarebbero un po’ grossette per i miei gusti. Ma si sa che se uno è innamorato non deve stare a sindacare circa questi insignificanti particolari.
Comunque, quando dicevo che sono diverse, mi riferivo invero al loro carattere. Morena è una donna forte, anche se ha (come tutti) i suoi momenti di depressione acuta (durante i quali non vuole vedere nessuno); è sardonica (sa essere affilata come una serpe), ma è anche capace di grandi genuini entusiasmi. Letizia invece è incline più che altro alla malinconia, di quel tipo che intriga perché ti viene voglia di soccorrerla ed aiutarla come se lei fosse una bambina piccola che si è sbucciata un ginocchio. Ma Letizia è anche molto orgogliosa. E forse questo è il suo difetto principale, che ci ha allontanati maggiormente negli ultimi anni. Una volta, per esempio, osai farle uno sbadiglio in faccia mentre eravamo in un tenero tete-a-tete. Credo che ci fosse l’atmosfera giusta per combinare qualcosa di buono, però io quella sera ero molto stanco e giuro che non mi sarebbe passato per la testa in nessun caso di farmela (neppure se si fosse spogliata nuda e mi avesse lusingato in ogni modo possibile… No, le avrei detto “no grazie”, ma solo in quell’occasione però, mentre in tutte le altre ne sarei stato felicissimo…). Insomma successe che ad un tratto si adombrò, e dunque mi disse lei che aveva sonno e che dovevo andarmene. E per mesi interi fu così arrabbiata con me che non ci fu modo di rivederla o di spiegarle che ero rincresciuto per quella mia mancanza (che pure non era certo stata volontaria, ma che era scaturita semplicemente da oggettivi fatti fisiologici)…
Ma dopo aver assaggiato Morena mi serve un momento di pausa per riflettere su quello che c’è stato: e non ho alcuna voglia di gettarmi subito nella seduzione di Letizia. Mi serve una sosta per riordinare bene le idee, ritrovare un equilibrio e rigovernarmi. Anche perché non sarebbe corretto approcciare Letizia quando ancora ho negli occhi il sesso di Morena, e forse finirei per sovrapporle… Io invece voglio fare le cose regolari e dare la medesima opportunità a tutte e due, senza favoritismi, o incasinamenti di sorta.
I giorni mi scorrono davanti senza che me ne renda conto. Mi accorgo che rimando sempre l’incontro con Letizia, anche perché so che lei potrebbe respingermi (ma non poteva forse anche Morena?). Diciamo che con Letizia dovrò essere più accorto perché lei, per via della sua tendenza indolente, potrebbe sfuggirmi appena dovesse intuire la motivazione delle mie azioni…
Così passano altri giorni e altri ancora, e ogni mattina mi dico che non è il giorno giusto per assaggiare anche Letizia, salvo poi la sera prendere l’impegno che domani sarà quello buono.
Un giorno do un’occhiata al calendario e allora trasalo… Cazzo! È passato quasi un mese da quando mi accoppiai con Morena. E da allora non l’ho più cercata, e quando lo ha fatto lei sono stato evasivo e le ho riservato solo qualche sparuto sms, che di certo era ben poca cosa rispetto ai suoi, così colmi di tenerezza. Anche ieri ad esempio non le ho risposto al messaggio… Se continuo così penserà che me la sia solo voluta scopare per togliermi lo sfizio, quando invece non è assolutamente così.
Dunque mi deciso e le scrivo che mi scuso se ultimamente sono stato poco reperibile e sfuggente, ma le garantisco che ci vedremo la prossima settima, quando ho intenzione di affrontare con lei un discorso realmente primario. Lo invio ma lei non mi risponde. Comunque credo che per ora si accontenti. Tra una settimana le dirò se ho scelto lei oppure Letizia come mia fidanzata ufficiale: ormai sono grande e mi voglio fare la famiglia.
Ma prima devo pensare a Letizia. Ho una settimana di tempo per assaggiare pure lei. Mi basterà? Se mi muovo bene sì. Ma lei è una un po’ difficile e indisponente. Mi ci dovrò impegnare con tutto me stesso per riuscirci.
Mi brucio quattro giorni inutilmente. In quel periodo i miei tentativi di approdo finiscono tutti miseramente. Ma, infine, il quinto giorno, riesco ad attraccare al suo porto (che faticaccia anche solo avere un appuntamento con lei, però!… Spero che, se dovessi scegliere lei, in futuro si rivelerà meno capricciosa, sennò sai che inferno diverrebbe la mia vita assieme a lei!).
La attiro nella mia tana come fossi un ragno e lei una mosca. Mi duole dovermi attenere a queste strategie calibrate al millimetro per lei, ma se non facessi così lei non mi permetterebbe mai di appurare quanto ci amiamo e quanto potremmo essere compatibili, e queste cose non me le posso inventare, né le posso affidare solamente al lucido scanner delle mie elucubrazioni: le devo testare! Non vi è alternativa!
Sto attento a non farle capire che la impegnerò fino alla sera. Sono perfetto in tutto quello che le dico e come glielo dico. Lei, dopo anni, torna a guardarmi come un possibile amante e non solo come un algido amico al quale non riservare nessuno spazio significativo del suo piccolo e palpitante cuoricino. Si fa così tardi che apparecchio la tavola per due, dando la cosa per scontata. «Beh, rimani a cena, che è tardi. Tra l’altro è già tutto pronto…». Lei soppesa l’onere delle mie asserzioni. Ma che male ci può mai essere a rimanere, dato pure che (incredibilmente) mi trovo così bene con lui dopo tanto tempo?, immagino che pensi. E poi le ho fatto trovare un sacco di prelibatezze che so che solletichino non poco il suo palato acuto (e lei è assai golosa).
Cena buonissima ed abbondante (sopratutto per lei, perché io cerco di trattenermi, in previsione di quello che si sarà dopo). Fiumi di vino rosso dolce e frizzante, di quello che va giù che è un piacere, ma che poi ti ritrovi ciucco senza rendertene conto, con la testa che ti gira piacevolmente e che non puoi fermarla. Ed infatti, mentre le gira la testa, finiamo casualmente sul lettone ad ascoltare la musica. Ma presto la bacio sulla fronte come la bimba che lei si crede di essere, e, invece di fermarmi, proseguo. Lei si commuove.
«È tutto così bello… Mi sembra di essere dentro una favola. E anche tu sei bello come lo eri una volta. Anzi, sei molto meglio… Oggi sei divenuto davvero un uomo irresistibile, Giuseppe|»
Comincia a piagnucolare, ma anche a parlare a profusione come so le capiti talvolta quando non si controlla più e allenta i robusti freni inibitori con i quali sempre si attanaglia per non cedere alle emozioni, che altrimenti la abbrancherebbero rendendola fragile e senza difese.
Le sigillo la bocca dicendole «Ti amo» ed occupandogliela materialmente con la mia morbida lingua. La denudo e le apro rapido il vestito lungo sui seni (madonna che spettacolo queste mammelle belle gonfie che si ritrova!). Poi subito su la gonna, e giù le mutandine. Anche con lei è la prima volta che facciamo l’amore e la scopro più appassionata di quanto mi immaginassi. Inoltre la nostra alchimia funziona rendendomi, stranamente (non so perché), più resistente ed accalorato del solito. Così le regalo la mia migliore prestazione di sempre (mio personale record mondiale), mentre lei non fa che versare profluvi di lacrime ed infine, quando ha di nuovo la bocca libera, mi dice «È stato magnifico! Ma come abbiamo potuto essere così idioti da stare lontani per tutto questo tempo?! Noi due ci amiamo così tanto!».
Io la penso pressappoco come lei, con la sola differenza che tuttavia c’è anche un’altra persona nella mia vita, e in un paio di giorni dovrò decidere se è lei che preferisco, oppure è l’altra con la quale sono più in sintonia… Questo proprio non ce la faccio a rivelarglielo… Chiamatemi pure vigliacco…
Ora ho tutti gli elementi a disposizione. Chi prediligo: la calda sensualità di Morena, o il timido candore di Letizia? A dir la verità fin da subito tutto mi appare ingarbugliato ed irrisolvibile! Ma come?! Proprio ora che devo decidere e che le ho assaggiate tutte e due, come si fa per i gusti del gelato! Cosa ti piace di più, Giuseppe, il pistacchio o il cioccolato? Non l’ho mai capito!
Sfoglio una vecchia agenda che non ho mai buttato via perché in essa ho vergato centinaia di poesie e pensieri vari sulle donne che ho avuto, ed allora rileggo quello che negli anni ho scritto su Morena e su Letizia… Sto tutto un pomeriggio a perdermi nei ricordi, nelle recriminazioni e nelle incazzature di allora… Mi tornano sott’occhio anche le riflessione più fresche su Morena (scritte appena dopo aver finalmente giaciuto con lei). La cosa divertente è che mi risultano così inedite!… Avevo completamente dimenticato di averle realizzate (eppure è stato quasi un mese fa)! E nella prima pagina che la riguarda c’è una specie di lunga dichiarazione in cui mi dico sicuro che lei sia la donna che ho sempre cercato e che finalmente ho trovato… Nella seconda c’è il disegno tutto colorato di un lungo occhio (che sarebbe inconfondibilmente il suo) e sotto c’è una poesia di amore sulla notte e sui piaceri che si ha sotto gli occhi ma che non si è capaci di apprezzare. Sul terzo foglio c’è l’abbozzo del suo busto (come fosse di marmo) ed il suo viso scultoreo…
Ma anche per Letizia collaudo emozioni che non mi sarei immaginato, riassaporando il gusto dolce-amaro di una delle mie memorabili e forse più belle poesie di tutti i tempi, risalente ovviamente al periodo di quando lei non mi parlava più. Nella accorata poesia trattavo del tema delle lontananze forzate o volute che uno si dava o subiva, e di come fossero tutte quante durissime da accettare, se uno era davvero innamorato di qualcuna…
Quanti ricordi, quante emozioni, quante lacrime versate (ma anche quante pippe mi sono fatto pensando a tutte queste donne che hanno attraversato la mia vita…). Ma ora è giusto il momento di restringere il campo finalmente a solo una: colei che mi accompagnerà per sempre nel percorso del resto della mia vita. Colei che sarà forse la madre dei miei figli…
Quando chiudo l’agenda mi ritrovo però al punto di partenza, senza avere la minima idea se preferire in fondo Morena o Letizia…